Il dialogo tra persone di convinzioni diverse ... |
La parabola dei tre anelli (Ringparabel), che si ispira alla novella terza della giornata prima del Decameron di Boccaccio, è al centro (terzo atto) dell’ultimo lavoro teatrale (“Nathan il Saggio”) di Lessing (1729-1781), ambientato in Palestina all’epoca della terza crociata (1187-1192). Nathan, ricco e saggio mercante ebreo, dopo aver perso moglie e sette figli bruciati dai cristiani, raccoglie una piccola orfana cristiana, Recha, la alleva come sua figlia, aiutato dalla vedova di un crociato, Daja. Mentre Nathan è via per affari, nella sua casa scoppia un incendio e Recha viene salvata da un giovane templare. L’opera teatrale si apre con il ritorno di Nathan che spiega a Recha che non è stato un angelo a salvarla, come Daja le ha fatto credere, ma un uomo in carne ed ossa. Nathan è convinto che il dialogo tra persone di convinzioni diverse, il coraggio di parlare ed interagire non escludono la possibilità di diventare amici e che un uomo può “amare più di un angelo”... Nathan viene poi convocato da Saladino che, in grave necessità economica, intende estorcergli un prestito. Con questo intento gli propone un interrogativo al quale ritiene non si possa impunemente rispondere: quale delle tre religioni monoteistiche è quella vera? Nathan risolve la situazione con il racconto della parabola dei tre anelli.
Quale delle tre religioni è quella vera? |
Molti anni or
sono un uomo, in Oriente, possedeva un anello inestimabile, che non si toglieva
mai dal dito. La sua pietra, un opale
dai mille riflessi, aveva il potere segreto di rendere grato a Dio e agli
uomini chiunque la portasse con fiducia. Prima di morire, l'uomo affidò l’anello al
figlio più amato, lasciando scritto che a sua volta lo lasciasse al figlio
più amato ed ogni volta il più amato dei figli diventasse, primogenito o no, il
capo e il signore del casato.
L'anello così, di figlio in figlio ... |
L’anello così, di figlio in figlio, giunse a un padre di tre figli. Egli amava tutti e tre nello stesso modo, tanto che promise l’anello a tutti tre, all’insaputa uno dell’altro. Vicino alla morte, il buon padre si trovò in imbarazzo: che fare? Chiamò in segreto un gioielliere e gli ordinò due anelli in tutto uguali al suo. L’artista ci riuscì perfettamente, tanto che, quando glieli portò, nemmeno il padre fu in grado di distinguere l’anello vero. Felice, chiamò i figli uno per uno, impartì a tutti la sua benedizione, a tutti tre donò l’anello.
... nemmeno il padre fu in grado di distinguere... |
Poco dopo morì ed ogni figlio si fece avanti con il proprio anello, reclamando il diritto ad essere il signore del casato. Impossibile provare quale fosse l’anello vero. I figli allora decisero di ricorrere in giudizio e ciascuno giurò al giudice di avere ricevuto l’anello dalla mano del padre insieme alla promessa dei privilegi concessi dall’anello. Chiese il giudice: “Voi dite che l’anello vero ha il magico potere di rendere amati, grati a Dio e agli uomini. Sia questo a decidere. Su, ditemi: chi di voi è il più amato dagli altri due?”. Silenzio da parte dei figli. Allora concluse il giudice: ”Non posso emettere una sentenza, ma posso offrivi un consiglio: accettate le cose come stanno. Ognuno ebbe l’anello da suo padre: ognuno sia sicuro che è autentico. Vostro padre certo vi amò ugualmente tutti e tre.
... l'anello vero. |
Non volle, infatti, umiliare due di voi per favorirne uno. Sforzatevi dunque di imitare il suo amore incorruttibile e senza pregiudizi. Ognuno faccia a gara per dimostrare alla luce del giorno la virtù della pietra del suo anello. E aiuti la sua virtù con la dolcezza, la pazienza, la carità e profonda devozione a Dio. Quando le virtù degli anelli appariranno nei nipoti, e nei nipoti dei nipoti, io li invito a tornare in tribunale, fra mille e mille anni. Sul mio seggio siederà un uomo più saggio di me; e parlerà. Andate!”.
... ognuno faccia a gara per dimostrare ... la virtù ... del suo anello ... |
Aggiunse Nathan: “Se tu, Saladino, senti di essere quel saggio promesso dal giudice …”. E Saladino: “Io polvere? Io nulla? Nathan, caro Nathan! I mille e mille anni del tuo giudice non sono ancora passati. Il suo seggio non è il mio. Và! Ma sii mio amico!”.
Liberamente ridotto ed adattato da:
Gotthold Ephraim Lessing, Nathan il Saggio,
Introduzione di E. Bonfatti, trad. di A. Casalegno, Garzanti, Mi, 1992, pp.
155-163.
Che ne pensate?
Tutte le immagini riproducono opere di Robert e Sonia Delaunay.
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Ma nella narrazione viene dipinta un'umanità, sì imperfetta, ma che riconosce come oggettivi ed assoluti, se non divini, valori e sentimenti...senza relativosmo sul concetto di BENE e MALE...perfino dal Saladino che avrebbe, con il dubbio, potuto trarne profitto. Oggi è difficile sostenere una banale discussione sul perché non si può ammettere il tal o tal altro comportamento: il termine assoluto di paragone manca...è stato abilmente messo in discussioni...Etica, Giustizia, Solidarietà, Umani sentimenti, Uguaglianza...non sono più modelli,.ma astratti concetti che infastidiscono. Credo che dovremmo chiedere a chi ci rappresenta di porli come proncipi basa della loro azione...Una provocazione ed una sfida a creare una nuova società consapevole e diversamente abile culturalmente. Grazie Gian Maria per le tue continue "punzecchoature"
RispondiEliminaCara Rosa, sono d’accordo sul significato della narrazione e non posso non convenire con te che la cultura odierna, la politica, i costumi del nostro tempo sono quelli che tu descrivi. Quelli dominanti, s’intende. Nel mio “ottimismo tragico” voglio vedere però la presenza di fermenti e tensioni nuove che ci aprono al futuro, al non NON-ANCORA, al POSSIBILE, per i quali tu, io, noi e tanti altri (grazie al cielo sono tanti) hanno orientato la loro vita e continuano a non demordere. Non senti anche tu, finalmente, nell’aria con sempre maggior frequenza, pur nelle contraddizioni e nelle sbandate ricorrenti che i media non cessano di riproporci, la pressione di un insaziabile desiderio di trasformazione del mondo? I giovani, i giovani! Sì, aiutiamoli, ognuno di noi come può, soprattutto con la nostra coerenza, a “porre come principi base della loro azione”, con libertà creativa, i modelli che ricordavi. Grazie. Quanto alle “punzecchiature”, non credo che tu sia da meno …
RispondiEliminaBeh...mi pare che allora siamo abbastanza per iniziare o continuare un cammino, ma che fatica! Lo ammetto...spesso mi assale la asensazione di "aver girato a vuoto"...ma dura solo un attimo! Io, con tutti i miei limiti e le mie "punzecchiature", ci sono!. A presto
EliminaLa parola è nostra indiscutibile ed irrinunciabile ricchezza: condividere, ripensare, ricercare e rielaborare insieme idee, ideali, valori, sentimenti...è già costruire il nuovo. Senza atteggiarsi a maestri di nessuno, in coerenza con il nostro essre e fare. Grazie. Ciao.
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