“La bellezza è la verità, la verità è bellezza:
questo è tutto quel che voi sapete in terra
e tutto ciò che vi occorre sapere”.
(John Keats, poeta inglese 1795 – 1821).
Perché ci commuove questa immagine? Che cosa ha di bello?
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La citazione, riproposta da Fazio nel 2009 all’inizio di una sua trasmissione, a suo tempo fece un certo rumore. In realtà si scopriva l’acqua calda: da secoli la filosofia e teologia non solo occidentale sono in dialogo con il “pulchrum, verum et bonum” (penso soprattutto ad Agostino e Tommaso d’Aquino), tema ripreso anche ultimamente nel dibattito culturale ed artistico italiano.
Non so se gli uomini e le donne di oggi vivano consapevolmente l’armonica
conciliazione tra la dimensione della ricerca della bellezza e
quella della verità e della bontà delle azioni.
Una riduttiva ricerca della bellezza estranea o avulsa da quella della verità e della bontà - limitata al “gradevole”, al “piacevole”, al “carino”, all’”emozionante” – sarebbe qualcosa di monco e di mancato, effimero, inconsistente, al limite vuoto. Ognuno di noi ha bisogno di nutrirsi di bellezza, ma insieme di respirare il vero e di vivere il bene. E’ un modo di educarci ad una pienezza di umanità.
Bello perché vi scorgiamo l'esperienza umanissima del riposo, della confidenza ... |
La miseria non è bella, ma qui è bella la rappresentazione di questa povera casa, delle vite che vi immaginiamo ... |
Una riduttiva ricerca della bellezza estranea o avulsa da quella della verità e della bontà - limitata al “gradevole”, al “piacevole”, al “carino”, all’”emozionante” – sarebbe qualcosa di monco e di mancato, effimero, inconsistente, al limite vuoto. Ognuno di noi ha bisogno di nutrirsi di bellezza, ma insieme di respirare il vero e di vivere il bene. E’ un modo di educarci ad una pienezza di umanità.
Sono vecchie scarpe, eppure belle perché dentro c'è tutta la verità della fatica: del camminare, del lavorare ... |
E' il ritratto di un contadino. La sua bellezza sta nella verità del volto. |
La bellezza è una realtà tra le più difficili da definire: termine complesso, che si usa quotidianamente a proposito ed a sproposito, che si applica a tutte le realtà, carnali e spirituali, temporali e non, che mette in causa ora l’intelletto ora i sensi della vista e dell’udito. E’ una forma alta di conoscenza che tocca il cuore delle cose, generando quel piacere che ci fa dire “è bello”.
Non è l'oggetto in sè ad essere bello, ma la vita semplice che attraverso l'oggetto viene evocata ... |
Ed è bello perché in armonia con se stesso ed il contesto nel quale si pone (“integritas” e “proportio” tomiste), perché in esso risplende la verità (“claritas”), perchè ogni cosa è chiamata al suo specifico compito di essere “buona”, cioè di svolgere al meglio il proprio essere-nel-mondo.
E
così bellezza, verità, bontà, nella loro unità, sono lo splendore dell’essere.
Non ci si arriva per improvvisazioni. L’emozione ed il gusto immediati
sono una cosa; la ricerca del vero, la sensibilità per il bello, la capacità
verso il bene sono ben altro: non si improvvisano e vanno educate ed alimentate.
A questo punto, non so bene se quanto Keats afferma (“questo è tutto quel che voi sapete in terra e tutto ciò che vi occorre sapere”), sia l'inizio o la conclusione di un percorso.
La sensibilità per il bello, il vero, il buono, non si improvvisa ... |
A questo punto, non so bene se quanto Keats afferma (“questo è tutto quel che voi sapete in terra e tutto ciò che vi occorre sapere”), sia l'inizio o la conclusione di un percorso.
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