Possiamo dire chi siamo? Lo possono dire gli altri? |
David
Maria Turoldo ( 1916-1992): "Ci sarà mai
qualcuno che sappia dire di sé chi sia?"
“Credo che nessuno possa rispondere a una domanda
simile: dire di sé chi sia. Se lo sapesse, sarebbe la fine. Non è con questo che
non ne riconosca la legittimità; dico solo che è una domanda che non può avere
risposta esauriente e persuasiva, tanto meno se espressa dall’interrogato. […]
Che altri dicano di me quello che vogliono, ciò che ritengano più fondato e
legittimo; io stesso mi metterò in ascolto per imparare, per continuare a
conoscermi: continuare a scoprirmi! Senza naturalmente vendermi a nessun
giudizio, senza rinunciare a nessuna primogenitura, e cedere al mito dell’opinione
della gente” (pag. 17).
E allora, in queste giornate di memoria dei nostri cari e di speranza oltre la morte, Turoldo così si può presentare, nella prosa (1) e nel canto della poesia (2):
Gli altri aiutano a conoscerci. |
E allora, in queste giornate di memoria dei nostri cari e di speranza oltre la morte, Turoldo così si può presentare, nella prosa (1) e nel canto della poesia (2):
Adamo ed Eva simbolo della morte. |
“Tre cose devono essere messe a fuoco. Il mio colloquiare continuo con la morte, cosa sia per me la morte; quanto ”ami” la morte, eccetera. E quanto perciò ami la vita; cosa intenda per la vita; questo grido senza eco lanciato sull’infinito. Al di fuori di questo confronto continuo nessuna risposta sarà quella vera, e nessuna scelta potrà essere mai definitiva; a prescinderne anzi, ogni proposito sarà vano, imperfetta ogni decisione, e quindi sbagliata. Tutto il resto non è che fuoco pirotecnico tra questi due focolai della vita e della morte. Ogni sentimento, ogni bagliore di grazia, ogni speranza e disperazione, tutto sarà legittimo e vano insieme. Giorni come faville; visioni e miraggi di una traversata senza fine. Tutti felici e sempre inquieti: appunto con la gioia nel cuore e “con la morte sulle braccia”, con la cenere posata sulle stesse parole che cantano la gioia, con i denti legati di cenere appena tu assapori il frutto dell’albero” (pag.149).
Leggeri nel vento |
(2) CAMPANE
SUONATE A DISTESA…
“Quando
avrò dalla mia cella
salutato
gli amici e il sole
e
si alzerà la notte
finalmente
saldato
il conto,
campane
suonate
a distesa:
la
porta è da tempo
segnata
dal sangue
pronte
le erbe amare
e
il pane azimo:
allora
andremo
leggeri
nel vento.
(DAVID MARIA TUROLDO, Canti ultimi)
Le
citazioni sono tratte da David Maria Turoldo, La mia vita per gli amici, vocazione
e resistenza, Mondadori, Milano, 2002.
Tutte le immagini riproducono affreschi della Cappella Brancacci di Firenze (Masaccio, Masolino, Meucci).
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