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sabato 30 aprile 2016

Bicicletta e spazio poetico. Immagini di Enrico Benaglia.

La moda della bicicletta è legata senza dubbio, almeno in parte, a un fenomeno di opinione, ma, appena siamo in sella, cambia tutto, e ritroviamo noi stessi, riprendiamo possesso di noi […] noi come spazio di libertà intima e di iniziativa personale, come spazio poetico, nel pieno e primo senso del termine” 
(M. Augé, Il bello della bicicletta,
Bollati Boringhieri, To, 2009, p. 64).

Enrico Benaglia, 
La piuma rossa (olio su tela)
Parlare della bicicletta in molte città è come gridare nel deserto. In un articolo  de “La Stampa” del 12 gennaio scorso, a firma di F. Amabile,  si narrava quanto sta succedendo nella  caput mundi, dove l’inquinamento è alle stelle, le targhe alterne non risolvono nulla e l’unica soluzione sarebbe quella di non prendere l’auto ma la bici. E così alcune persone anonime hanno deciso di fare qualcosa che la legge considera reato penale: la domenica mattina, quando il traffico è poco, nei tratti di strada più pericolosi – strettoie,  tunnel, cavalcavia – dipingono percorsi ciclabili, a salvaguardia dei ciclisti. Il comune cancella le strisce e loro le ridipingono... Eppure ciò che  fanno non costerebbe molto all’amministrazione, evidentemente troppo distratta da ben altri problemi.
Enrico Benaglia, 
Una notte leggera (olio su tela)
Su “Avvenire” del 13 gennaio 2016, in un articolo a firma di I. Sesana, si dava invece notizia di quanto succede in molte città europee. Ad Amsterdam  e Copenhagen (dal 1971) a Bilbao, Barcellona, Einfhoven, Friburgo, Vienna,  Dublino, Lubiana e Bolzano (città virtuosa italiana,) il traffico si sta riducendo in modo significativo: meno smog, meno inquinamento acustico, mezzi pubblici puntuali, strade più curate, calo degli incidenti stradali e soprattutto  piazze e strade che diventano luoghi di socialità e incontri. “Una sfida non da poco in città dove togliere i parcheggi o farli pagare solleva proteste e fa perdere voti”. Inoltre, per scoraggiare l’uso delle auto in centro, si è ridotto il numero di parcheggi in superficie, aumentando invece piste ciclabili ed aree pedonali.

sabato 23 aprile 2016

25 aprile. "Resistere" oggi, i no e i sì.

“Sono i democratici   che fanno le democrazie, è il cittadino che fa la repubblica. Una democrazia senza democratici, una repubblica senza cittadini, è già una dittatura, la dittatura dell’intrigo e della corruzione” (G. Bernanos, La Francia contro la civiltà degli automi, Brescia 1947, p. 25).

Dire no
(Alessandro Gottardo, Shout,
Cinque modi per dire no)

71 anni dalla Resistenza! E soprattutto 71 anni di resistenza, non di tutti, non per tutti. Non ho dubbi su quanto ogni anno sia importante anzi indispensabile onorare lo spirito della Resistenza, inneggiare ai partigiani ed ai valori per cui molti si immolarono. Il dubbio riguarda il rischio di una vuota ipocrita recita sui valori della Resistenza da parte di troppi retori (non importa se si dichiarano di destra o di sinistra), tesi ai propri affari e intrighi di consorteria.
Quali valori? Quale resistere oggi?
Coinvolti
(Alessandro Gottardo, Shout)
In questa bella giornata di festa democratica mi piacerebbe che tutti provassero ad  elencare almeno approssimativamente ma in modo molto concreto i valori della Resistenza di ieri che ognuno di noi oggi dovrebbe proclamare e soprattutto praticare. Provo ad elencarne qualcuno, iniziando da quello che ritengo il primo fondante valore della Resistenza: Luisito Bianchi lo chiama “gratuità”, ma altri potrebbero chiamarlo diversamente, con nomi quali amore, solidarietà, condivisione, cura di sé e degli altri,  future generazioni comprese. Andiamo a leggere o rileggere “La messa di un uomo disarmato” e sentiremo e soffriremo il senso della gratuità per gli altri.

martedì 19 aprile 2016

In cosa crede chi non crede? C.M.Martini e U. Eco.

Carlo Maria Martini
In cosa crede chi non crede? è un libretto, riedito da Bompiani nell’aprile 2014 (quando Eco era ancora tra noi e Martini era morto due anni prima, nel 2012), che riprende un dialogo epistolare intercorso tra Martini ed Eco nel 1995-96, pubblicato sulla rivista Liberal e poi in un piccolo volume tradotto in 16 paesi.
Si tratta di quattro scambi (in tutto otto lettere) sulle seguenti tematiche: il senso e il fine della storia; l’inizio della vita umana e il problema dell’aborto; il ruolo della donna nella chiesa e la questione del sacerdozio femminile; i fondamenti di un’etica laica e le convergenze etiche tra credenti e non credenti.
Umberto Eco
Mi soffermo su quest’ultimo aspetto. E’ Martini ad impostare il colloquio su questo tema, ponendo il problema e chiedendo ad Eco qual è  “il fondamento ultimo dell’etica per un laico, nel quadro del ‘postmoderno’. Cioè, in concreto […],  quali ragioni dà del suo agire chi intende affermare e professare principi morali, che possono richiedere anche il sacrificio della vita, ma non riconosce un Dio personale?” (pp. 93-94). Martini prosegue chiarendo il suo pensiero. Egli non intende affatto negare la possibilità concreta di comportamenti moralmente retti da parte del laico non credente, ma vuole domandare la giustificazione teorica di tale retto operare. Il confronto, nell’ottica di Martini, potrebbe portare ad una più intensa e proficua collaborazione su temi eticamente rilevanti tra credenti e non credenti, soprattutto in quegli spazi che esulano dai territori delle leggi civili e penali e toccano le relazioni interpersonali e la responsabilità verso gli altri.

sabato 9 aprile 2016

"Sono un sogno di Dio". Gli eteronimi di Pessoa.

Post di Rossana Rolando.

Fernando Pessoa,
Sono un sogno di Dio
Il libro antologia Sono un sogno di Dio, Poesie, Qiqajon, 2015, può essere un valido approccio all’opera poetica di Fernando Pessoa – per chi non conosce questo autore – e un’occasione per approfondirne un aspetto particolare (quello religioso) per chi ne è già appassionato lettore. Il testo è fornito di una bellissima introduzione scritta da J.T. Mendonça che presenta efficacemente alcuni tratti distintivi della figura di Fernando Pessoa e il suo ruolo fondamentale nella cultura e nella poesia del Novecento.
Mistero dell’esistenza, inquietudine, malinconia, meraviglia… sguardo poetico che penetra oltre la crosta che copre la realtà e risveglia ad una comprensione più profonda delle cose: questo lo “scrigno” che il libro dischiude al lettore.

sabato 2 aprile 2016

Arte oggi. Alessandro Gottardo, Shout.

Alessandro Gottardo - conosciuto con lo pseudonimo di Shout - è un illustratore italiano di grande prestigio e successo, soprattutto all'estero, dove collabora con testate come il New York Times, Wall Street Journal, New Yorker, Time, Newsweek, Le Monde, l'Economist... In Italia ha lavorato con Einaudi, Espresso, Minimum Fax, Internazionale. Ha ricevuto numerosi premi internazionali.  
Le immagini riportate in questo post sono riprese  dal suo sito, previa autorizzazione. Ad esse ho liberamente  associato un titolo o un pensiero suggeritomi dalla figura (naturalmente le ispirazioni potrebbero essere diverse).
A partire da queste immagini provo a delineare brevemente lo spazio in cui si muove la produzione artistica di questo autore, proponendo anche una piccola riflessione sull’arte oggi.

Salto nel vuoto 
(Shout)
Attes
(Shout)
Incontri 
(Shout)
I disegni di Alessandro Gottardo sono fatti di tratti semplici, essenziali, geometrici. I suoi colori sono definiti, privi di sfumature, spesso attenuati. Le figure – uomini, animali, piante, oggetti… - sono stilizzate, schematiche, “minime”. Non comunicano un’emozione estetica, quella che si può provare di fronte ad una produzione codificata dalla tradizione come opera d’arte… 
Che cosa dunque rende “artistica” la sua produzione iconica? Che cosa fa di un suo disegno - rispetto ai fiumi di immagini in cui siamo immersi - un oggetto “interessante”? 
Potrei dire la capacità di comunicare un concetto, un’idea, una fibrillazione cerebrale. Non il “come”, ma il “che cosa”.