"Persona e Comunità" è un blog di riflessione culturale, filosofica, religiosa, pedagogica, estetica. Tutti gli articoli sono scritti da: Gian Maria Zavattaro, Rossana Rolando, Rosario Grillo.
La moda della bicicletta è legata senza dubbio, almeno
in parte, a un fenomeno di opinione, ma, appena siamo in sella, cambia
tutto, e ritroviamo noi stessi,riprendiamo possesso di noi […] noi come spazio di
libertà intimae di iniziativa personale, come spazio poetico,
nel pieno e primo senso del termine”
(M.
Augé, Il bello della bicicletta,
Bollati
Boringhieri, To, 2009, p. 64).
Enrico Benaglia, La piuma rossa (olio su tela)
Parlare
della bicicletta in molte città è come gridare nel deserto. In un articolo de “La Stampa” del 12 gennaio scorso, a
firma di F. Amabile, si narrava quanto sta succedendo nella caput
mundi, dove l’inquinamento è alle stelle, le targhe alterne non risolvono nulla
e l’unica soluzione sarebbe quella di non prendere l’auto ma la bici. E così alcunepersone anonime hanno deciso di fare qualcosa che la legge considera
reato penale: la domenica mattina, quando il traffico è poco, nei tratti di
strada più pericolosi – strettoie, tunnel, cavalcavia – dipingono
percorsi ciclabili, a salvaguardia dei ciclisti. Il comune cancella le strisce
e loro le ridipingono... Eppure ciò che fanno non costerebbe molto
all’amministrazione, evidentemente troppo distratta da ben altri problemi.
Enrico Benaglia, Una notte leggera (olio su tela)
Su
“Avvenire” del 13 gennaio 2016, in un articolo a firma di I. Sesana, si dava
invece notizia di quanto succede in molte città europee. Ad Amsterdam e
Copenhagen (dal 1971) a Bilbao, Barcellona, Einfhoven, Friburgo, Vienna,
Dublino, Lubiana e Bolzano (città virtuosa italiana,) il traffico si sta
riducendo in modo significativo: meno smog, meno inquinamento acustico, mezzi
pubblici puntuali, strade più curate, calo degli incidenti stradali e
soprattutto piazze e strade che diventano luoghi di socialità e incontri.
“Una sfida non da poco in città dove togliere i parcheggi o farli pagare
solleva proteste e fa perdere voti”. Inoltre, per scoraggiare l’uso delle auto
in centro, si è ridotto il numero di parcheggi in superficie, aumentando invece
piste ciclabili ed aree pedonali.
Enrico Benaglia, Monociclo (olio su tela)
Anche in
Italia la bicicletta è sempre più presente sulle strade di moltecittà
(Modena, Bologna, Parma…),doveamministrazioni avvedute curano una
vasta rete di vere piste ciclabili. Sono una fantastica opportunità per
il turismo, oltre che per lo sport e la salvaguardia dell’ambiente, ma
soprattutto significano una visione alternativa della mobilità e
dello sviluppo del territorio, rapinato dal transito e posteggio sempre più
caotici delle auto. Non collocate ai margini, ma
sulla viabilità principale di scorrimento, in una rete continuativa
e sicura, sono proprio per questo appetibili, attraenti, capaci di sottrarre
forti quote di mobilità all'auto.
In realtà non è solo questione di
salute pubblica e di sviluppo alternativo della città, in sé
già decisivi.
Enrico Benaglia, Volo solitario (olio su tela)
C’è un’altra ragione, carica di un forte valore
simbolico, già teorizzata da I. Illich (Elogio della bicicletta, Bollati
Boringhieri, To, 2011), al quale ho dedicato un precedente post (qui), e ripresa in
chiave antropologica da Marc Augé nel suo breve saggio Il bello della
bicicletta, Bollati Boringhieri, 2009. Augé è fin troppo centrato
sulla grandeur francese (e sul tour de France) ed immerso nel sogno
onirico di un avvenire utopico, ma la sua tesi è di grande suggestione:
la bicicletta - “mitica, epica ed utopica” - è “simbolo di un
futuro ecologico per la città di domani e di un’utopia urbana in grado di
riconciliare la società con se stessa” (p. 29). Per l’antropologo francese oggi
cambiare la vita significa per prima cosa cambiare la città: “mettere delle
biciclette a disposizione degli abitanti o dei turisti significa obbligarli a
vedersi e a incontrarsi, a trasformare le strade in luogo di socializzazione, a
ricreare luoghi di vita, a sognare la città” (p. 8).
Enrico Benaglia, Due luci nella notte (olio su tela)
C’è poi, insita nell’uso stabile della bici, una
duplice meravigliosa utopica promessa.La prima,intima, è quella dellostimolo
che offre a conoscere in progressione se stessi (la propria misura, forze e
limiti) e ad imparare a gestire “il tempo breve della giornata o
della tappa e il tempo lungo degli anni che si accumulano” (p. 23).La secondaè l’apertura agli altri, perché in bici si
va sì da soli, ma ancor più in compagnia: con la famiglia, gli amici, i
tanti convertiti al ciclismo. La bici allora aiuta a prestare attenzione
all’altro, a superare le differenze e la gerarchia dell’età, a
reinventare ”legami sociali gradevoli, leggeri, eventualmente effimeri, ma
sempre portatori di una certa gioia di vivere” (p. 27).Non credo che Augé pensi ai ciclisti professionisti
del mercato dello sport o alla moda dei talebani della bici, quelli arrapati e
rampanti. Pensa piuttosto all’uso quotidiano della gente dei paesi, dei
centri storici e delle periferie delle città: gente semplice, uomini e
donne, giovani e non più giovani, residenti ed immigrati, lavoratori e
pensionati, magari di S. Fedele, che se ne vanno ogni giorno a Vadino, a
Villanova o Albenga e pedalano a ritmi cadenzati quasi inseguendo il
trascorrere lento del tempo.
Enrico Benaglia, La prima stella (pastello)
Cadenza regolare della pedalata che mi riporta
alla mia infanzia, a giornate piene di sole e di trilli nel
nostalgico inesorabile intenso fluire della vita delle nostre madri e delle
nostre nonne.
“Il
solo fatto che l’uso della bicicletta offra una dimensione concreta al sogno di
un mondo utopico in cui la gioia di vivere sia finalmente prioritaria per
ognuno e assicuri il rispetto di tutti ci dà una ragione di sperare: ritornoall’utopia e ritorno al reale coincidono. In bicicletta, per cambiare la vita!
Il ciclismo come forma di umanesimo!” (p. 65). Chissà quando nella nostra
incomparabile
Albenga!
Grazie, GianMaria,... hai fatto destare anche in me i bellissimi ricordi della mia fanciullezza e adolescenza, quando la bicicletta era il modo e il mezzo personale di scorribande da sola o tra amici... Poi l'automobile, famosi 18anni, per il sogno compiuto di essere diventata "grande"... e così, anche per raggiungere l'amica a 500 metri, ti metti al volantevolante... , musica, autonomia, finestrini aperti, qualche sigaretta e... orario sempre più ridotto, perché "l'auto serve a papà.... mi raccomando" !!!... Oggi, a quasi 54anni, riprendo gli spazi di un tempo....quasi niente auto, e orari permettendo tanto camminare e bicicletta... Che strano, a volte penso!!!! Un'autonomia che sa tanto di me, limiti e fatiche, e pochissimo di auto costose che fanno tutto al posto tuo. Grazie e cari saluti
Due o tre volte la settimana, quando non ha impegni scolastici pressanti, Rossana va a correre. Ed io la raggiungo in riva al mare, in bici naturalmente, incrociando di continuo giovani ed anziani, lavoratori immigrati e donne ostinate nelle loro dosate pedalate. E così contemplo le bellezze del creato ad Albenga: le serre ed i campi di piante aromatiche o di fiori o di carciofi o di asparagi violetti, le colline verdeggianti in questa stagione... e il mare, ora tranquillo ora mosso, e la nostra mirabile Gallinaria. In questa pienezza di vita e di amore per ogni essere vivente c’è posto solo per la riconoscenza e la benedizione. Per non parlare d’estate quando tutti e due in bici riusciamo ancora a percorre lunghi tratti pianeggianti in riva al mare (Alassio Luigueglia oppure Ceriale Borghetto Loano Pietra sino a Finale ligure) ed a volte Rossana riesce a convincermi ad inerpicarci sulle colline: lei sempre avanti ed io dietro, imprecando… “Un’autonomia che sa tanto di noi”. Buon pomeriggio e buona serata.
Grazie, GianMaria,... hai fatto destare anche in me i bellissimi ricordi della mia fanciullezza e adolescenza, quando la bicicletta era il modo e il mezzo personale di scorribande da sola o tra amici... Poi l'automobile, famosi 18anni, per il sogno compiuto di essere diventata "grande"... e così, anche per raggiungere l'amica a 500 metri, ti metti al volantevolante... , musica, autonomia, finestrini aperti, qualche sigaretta e... orario sempre più ridotto, perché "l'auto serve a papà.... mi raccomando" !!!...
RispondiEliminaOggi, a quasi 54anni, riprendo gli spazi di un tempo....quasi niente auto, e orari permettendo tanto camminare e bicicletta... Che strano, a volte penso!!!! Un'autonomia che sa tanto di me, limiti e fatiche, e pochissimo di auto costose che fanno tutto al posto tuo.
Grazie e cari saluti
Due o tre volte la settimana, quando non ha impegni scolastici pressanti, Rossana va a correre. Ed io la raggiungo in riva al mare, in bici naturalmente, incrociando di continuo giovani ed anziani, lavoratori immigrati e donne ostinate nelle loro dosate pedalate. E così contemplo le bellezze del creato ad Albenga: le serre ed i campi di piante aromatiche o di fiori o di carciofi o di asparagi violetti, le colline verdeggianti in questa stagione... e il mare, ora tranquillo ora mosso, e la nostra mirabile Gallinaria. In questa pienezza di vita e di amore per ogni essere vivente c’è posto solo per la riconoscenza e la benedizione. Per non parlare d’estate quando tutti e due in bici riusciamo ancora a percorre lunghi tratti pianeggianti in riva al mare (Alassio Luigueglia oppure Ceriale Borghetto Loano Pietra sino a Finale ligure) ed a volte Rossana riesce a convincermi ad inerpicarci sulle colline: lei sempre avanti ed io dietro, imprecando… “Un’autonomia che sa tanto di noi”. Buon pomeriggio e buona serata.
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