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martedì 29 agosto 2017

La bottega di mia madre.

🖊Post di Rosario Grillo

George Sommer (1834-1914), 
Bottega di Palermo
Mi​ ​è​ ​consentito​ ​almeno​ ​una​ ​volta​ ​ schierarmi​ ​tra​ ​i​ ​“​​laudator​ temporis​ ​acti​”? Oggi​ spezzo​ ​una ​ ​lancia​ ​in​ ​favore​ ​dei​ ​negozietti sotto​ casa,​ ​assediati​ ​dai​ ​ mega​ ​Store​ ​ed infine​ ​scomparsi. Bisogna​ dire​ che​ ​il​ ​cambiamento​ ​ha​ ​già​ ​manifestato​ ​i ​ ​suoi​ ​limiti,​ raggiungendo​​​ uno​ ​stato​ ​di cortocircuito.​ ​Si​ ​sta ​ ​andando​ ​verso​ ​il​ negozio​ ​di​ qualità,​ ​specializzato​ ​e ​ ​specifico, possibilmente​ capolinea​ ​della​ vendita​ ​a​ ​km​ ​zero​ ​e, ​ ​comunque,​ ​in​ ​grado​ ​di​​ intercettare l'innovazione​ ​agro​​economica ​e​ ​quella​ ​gastronomica. Sarà​ ​in ​ ​grado​ di​ riprodurre​ ​quel​ ​microcosmo​ ​di​ ​relazioni​ ​umane​ ​​che​ era​ ​un​ negozietto​ ​degli anni​ ​'50​ ​'60​? La​ ​premessa,​ ​più​ ​o​ ​ meno,​ introduce​ un​ ​affresco​ ​che​ ​voglio​ dedicare​ ​a​ ​mia ​ ​madre. Lei​ ​gestiva​ un​ negozio ​ ​di​ ​alimentari​ ​nel​ ​centro​ ​di​ Castroreale,​ ​il​ ​paesino​ ​di​ collina, ​ ​dove​ ​sono nato.
La​ ​parabola​ ​di​ ​Castroreale​ ​ha ​ ​seguito​ ​il​ ​decorso​ ​dei​ ​centri​ ​montani,​ medio-montani, (su​ ​cui ho​ ​ scritto​ ​un​ ​post​ ​all'occasione​ ​del​ terremoto​ ​dell'Italia ​ ​centrale). Da​ ​paese​ ​pulsante,​ ​ popolato,​ ​ricco​ ​di​ una​ ​vita​ ​economica,​ semplice​ ​ma​ ​molto ​ ​ben​ ​articolata,  è​ ​passato​ ad ​ ​essere​ ​spopolato,​ ​con​ pochissimi​ ​servizi,​ ​però​ ​ricco​ ​di ​ ​storia​ ​e​ monumenti. La​ ​sua​ ​ricchezza:​ ​gli​ spettacolari ​ ​prospetti​ ​panoramici​ sulle​ ​isole​ ​Eolie, incastonate​ ​nel​ ​Mar Tirreno,​ ​e​ ​sui​ ​campi​ agricoli​ ​con​ ​difficoltà​ ​ed​ ​abilità​ ​ coltivati​ ​dai​ ​cittadini​ ​residenti,​ fedeli​ ​al borgo​ ​natio.

venerdì 25 agosto 2017

Jean-François Lyotard, La condizione postmoderna.

🖋Compendio a cura di Rossana Rolando del libro di Lyotard, La condizione postmoderna (l’edizione di riferimento è quella della Feltrinelli, Milano 2008).

Lyotard, 
La condizione postmoderna
Originariamente il testo è un Rapporto sul sapere nelle società più sviluppate, scritto su richiesta del governo del Quebec e poi pubblicato in Francia nel 1979. Ha la forma di un saggio suddiviso in 14 paragrafi. 
Nel presente riassunto viene mantenuta tale numerazione, con l'inserimento dei titoli di Lyotard tra parentesi. In viola sono aggiunte alcune considerazioni che riportano all'attualità.

1. Il sapere nelle società avanzate (Il campo: il sapere nelle società informatizzate).
All’inizio del primo paragrafo, il termine “postmoderno” viene delineato cronologicamente e spazialmente come periodo corrispondente alla seconda metà del Novecento nell’ambito delle società occidentali più sviluppate (verrà chiarito successivamente il  suo significato “filosofico”).
Il problema fondamentale che si pone è quello relativo allo statuto del sapere nell’età postmoderna, quando la specializzazione delle informazioni e le banche dati sono così complesse da far nascere l’interrogativo: “chi saprà?”, chi avrà accesso ai dati informatizzati? Un gruppo ristretto di persone? Lo stato? Tutti?
[Domanda di grande interesse oggi, nell’età della finanza senza volto o nell’era di internet e dei social network, strumenti che fanno sentire tutti controllati, senza poter controllare].

mercoledì 23 agosto 2017

Post-verità e postmoderno.

Post di Rossana Rolando 
Immagini delle illustrazioni di Beppe Giacobbe (qui il sito).

Beppe Giacobbe
Il dibattito odierno sulle “post-verità” o verità non provate, apparenti, tali soltanto perché credute (dette anche fake news), affonda le sue radici in un contesto complesso, definibile come “postmoderno”, in quanto legato alle società occidentali informatizzate. Da una parte, infatti, tutti possono accedere alle informazioni tramite quella banca dati che è internet e possono quindi formarsi una propria opinione relativamente a ciascun problema, dall’altra parte, in assenza di precise competenze, necessarie per decodificare dati specialistici, tutti sono facilmente tratti in inganno e portati a credere come vere  quelle notizie o nozioni che tali non sono.
Il rischio dell’affabulazione si accresce nel momento in cui viene meno la verticalità di un sapere affidato ad autorità culturali socialmente riconosciute e si diffonde l’idea di un’orizzontalità delle opinioni, supportata dalla convinzione relativistica  (per la quale non c’è una verità, ma ciascuno ha la sua verità), che porta a legittimare qualsiasi posizione (tutti possono dire e giudicare tutto).

sabato 19 agosto 2017

Solitudine e aiuto.

🖊 Post di Rosario Grillo 
🎨 Immagini delle opere di Edvard Munch (pittore norvegese vissuto tra il 1863 e il 1944).

Edvard Munch, Notte a Saint Cloud
“La solitudine è una regressione. L’ultimo, infelice luogo in cui nascondersi” (Fulvio Ervas, Invisibili, p. 53)
Fulvio Ervas è uno scrittore di storie romanzate: storie vive, dove il confine tra la realtà e l’immaginazione è labile. Perché l’ingrediente che vi predomina è la speranza.
Così l’espressione di partenza non resta confinata sul piano di definizione più o meno scontata e/o per larga parte astratta. Fa parte, invece, di una storia che ha scritto per il volume collettaneo, Invisibili, dove ha descritto la metamorfosi connessa al cambiamento di contesto socio economico di un certo Alvise.
Risolto con la stella polare della Speranza.

lunedì 14 agosto 2017

Umanesimo francescano ed ecologia.

✎ Post di Gian Maria Zavattaro (a partire dal testo di José Antonio Merino, Francesco d’Assisi e l’ecologia, Edizioni Messaggero Padova, 2010). 
📷Fotografie di Rossana Rolando.

Harry Marinsky, 
Francesco predica agli uccelli, particolare
(presso Santuario di Rivotorto, Assisi)
L'umanesimo francescano non propone soluzioni tecniche né politiche, che competono ai rispettivi responsabili, propone invece una coscienza valoriale, improntata alla solidarietà e fraternità cosmica, alla custodia responsabile del creato. Francesco non elaborò mai una teoria sul mondo naturale, ma “visse l'armonia cosmica in modo talmente particolare che poté ispirare una teoria e una visione originale dell'uomo, inteso come cittadino responsabile delle cose e degli esseri della natura”(1): un modo nuovo di abitare, di essere, di relazionarsi e di vivere. La sua visione del mondo si basa sulla più profonda fede cristiana, per la quale sente, vive e celebra la presenza del Dio della creazione. Il suo ineffabile amore cosmico per tutte le creature di Dio, animate e non, è così grande che le personifica con gli appellativi di fratello e sorella che non esprimono solo una verità cristiana ma anche una dimensione psicologica: incredibile sorprendente delicata relazione affettivo-cosmica dove tutto costituisce una grandiosa e bella sinfonia” e le singole creature sono “capaci di riconoscere il suo affetto verso di esse e di presentirne l'amore”(2).

domenica 13 agosto 2017

J. M. Bergoglio e la scelta del nome Francesco.

🖊Post di Gian Maria Zavattaro
🎨Immagini delle illustrazioni di Francesca Assirelli (per gentile autorizzazione dell'autrice che le ha già pubblicate nel libro scritto da Anna Peiretti, Storia di papa Francesco, Il Pozzo di Giacobbe, Torino 2013)

Papa Francesco e la pace
"Laudato si', mi' Signore, cantava san Francesco d'Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l'esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: Laudato si', mi' Signore, per sora nostra madre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba. [...]Non voglio procedere in questa Enciclica senza ricorrere a un esempio bello e motivante. 
Bergoglio, ancora cardinale, 
si reca a Roma per il Conclave
Ho preso il suo nome come guida e come ispirazione nel momento della mia elezione a Vescovo di Roma. Credo che Francesco sia l'esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia ed autenticità. E' il santo patrono di tutti quelli che studiano e lavorano nel campo dell'ecologia, amato anche da molti che non sono cristiani. Egli manifestò un'attenzione particolare verso la creazione di Dio e verso i più poveri e abbandonati. Amava ed era amato per la sua gioia, la sua dedizione generosa, il suo cuore universale. Era un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità e in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso. In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l'impegno nella società e la pace interiore” (Enc. Laudato si', 1 e 10, sottolineatura mia).

Viene eletto papa il giorno 13 marzo 2013 
e assume il nome di Francesco
Con la bolla Inter sanctos Giovanni Paolo II nel 1979 proclamava S. Francesco patrono dell'ecologia e degli ecologisti. Così motivava la sua decisione nel messaggio del 1° gennaio 1990, giorno di celebrazione della pace:  
San Francesco d'Assisi offre ai cristiani l'esempio di un rispetto autentico e pieno per l'integrità della creazione. Amico dei poveri, amato dalle creature di Dio, invitò tutti – animali, piante, forze naturali, compresi frate sole e sora luna – a onorare e lodare il Signore. Il povero d'Assisi ci testimonia che, stando in pace con Dio, possiamo dedicarci meglio a costruire la pace con tutta la creazione, che è inseparabile dalla pace tra i popoli” (1).

giovedì 10 agosto 2017

Laudatio di H. Arendt a K. Jaspers.

🖋 Post di Rosario Grillo
🎨 Per un'immagine artistica di Hannah Arendt, particolarmente significativa, rimandiamo a  questa pagina (non avendo potuto contattare Gloria Argelés, che ne è l'autrice, ed essere così autorizzati alla pubblicazione su questo blog).


Tetradramma ateniese 
del V° secolo a. C, 
con la civetta di Minerva, simbolo della filosofia
La potenza di uno scrigno sta nella capacità di racchiudere tesori in poco spazio.
Una qualità che ho ritrovato nell'opera Verità e Umanità, da me già recensita nella parte relativa al contributo di Jaspers (qui il link).
Una ricca messe di motivi mi sollecita a scriverne ancora, in particolare riferendo i temi contenuti nella Laudatio di Hannah Arendt.
Lo spessore è confermato dalla virtù intrinseca della “reductio ad unum: il motivo conduttore, qualificante ed eternamente valido: Humanitas.
La Arendt insiste su un concetto: portare a chiarezza.
In questa “intentio riconosce la pregnanza della filosofia di Jaspers. Direi di più: della sua filosofia dell'esistenza.
Libro contenente i due discorsi 
(di Arendt e Jaspers)
A Jaspers quindi riconosce la patente di continuatore autentico di Kant, laddove di quest’ultimo è proprio il magistero universale (non contingentemente legato ad un frangente storico culturale) della Aufklarung.
In questo registro viene evidenziata la comunanza  di filosofo e politico: entrambi votati a mettere in pubblico la propria persona (persona: cifra dell'esistenza).
Con la differenza che il politico ha un raggio circoscritto, mentre il filosofo agisce su un orizzonte autenticamente universale.
Tale proprietà, attribuita a Jaspers, è comprovata da episodi concreti, storici, del suo filosofare.
“Ciò che sempre resiste alla chiarezza, che nella sua luce non si dissolve in nebbia, appartiene alla humanitas, e assumere la responsabilità per ogni pensiero nei confronti dell'umanità significa vivere in questa chiarezza e in essa mettere alla prova se stessi e tutto ciò che si pensa” (p. 64).
Sfiora il panegirico l’intervento dell’allieva/amica di Jaspers.

domenica 6 agosto 2017

Il segreto di Barbiana.

🖉 Post e fotografie (solo degli esterni, perché non sia violata l’intimità del luogo) di Rossana Rolando.

La tomba di don Milani presso Barbiana
☆ Il momento più significativo ed emozionante della nostra vacanza estiva è stato, senza dubbio, l’incontro con Barbiana.
Nel piccolo cimitero dove si trova la tomba di don Lorenzo Milani, della Eda e di sua madre (le donne che lo hanno accompagnato nella sua avventura di prete), sostiamo in silenzio, mio marito ed io, profondamente commossi, ognuno con la sua preghiera nel cuore.
La strada e il sentiero per Barbiana
E’ un piccolo cimitero, simile a quelli di montagna, povero, come è stata povera la vita di don Lorenzo, dopo la sua conversione.                  ☆ Scopriamo che nel pomeriggio c’è una visita guidata. Pensiamo valga la pena dedicare tutto il giorno a questo luogo. Una casa, una chiesa, un piazzale, un cipresso, un pergolato, una “piscina” vuota, fatta di cemento, sul lato la scritta “I care”: Barbiana è tutta qui. E’ rimasta come era tra il 1956 e il 1967 (gli anni di apertura della scuola).

giovedì 3 agosto 2017

Migrazioni e lungimiranza.

Post di Gian Maria Zavattaro (a partire dal libro "Libertà di migrare", seconda parte. La prima parte qui).
Immagini delle opere di Stefano Bosis (qui il sito). Per una presentazione dell'artista cliccare qui.

Stefano Bosis, 
Schengen 2000/51 
(serie Migranti)
“Di migrazioni forzate da altri umani sono piene le fosse, arcaiche e moderne, della storia e della geografia. Grondano sangue, meritano quasi sempre esecrazione. Comunque ogni comunità antropica e ogni luogo antropizzato hanno conosciuto anche migrazioni più libere. Tutte fanno parte della nostra evoluzione, con effetti di meticciato universale. Più o meno liberi o forzati, miliardi di umani migreranno anche in futuro. Quale politica internazionale è necessaria per pianificare e gestire bene, come chiedono le Nazioni Unite, l'imponente fenomeno migratorio che abbiamo dinanzi? Affinché le migrazioni del futuro possano essere davvero ordinate, sicure, regolari e responsabili, servono un pensiero politico che studi e contrasti stereotipi o pregiudizi ed un'azione politica in grado di prendere decisioni oggi i cui effetti (probabili, non sicuri) potranno essere apprezzati dalle generazioni a venire. Proprio come per il riscaldamento climatico. Non è certo con la facile rincorsa al consenso di breve periodo né con le emozioni estemporanee che si potrà affrontare una realtà umana che sta evolvendo da due milioni di anni. La virtù necessaria in questa impresa è anche una delle più scarse al momento: la lungimiranza. Verso il passato e verso il futuro” (V. Calzolaio – T. Pievani, Libertà di migrare. Perché ci spostiamo da sempre ed è bene così, Einaudi, To, 2016, p. 130).


💥 E' bene premettere che il migrare dei nostri progenitori fa parte del patrimonio genetico e culturale di ognuno di noi.


Stefano Bosis, 
Appena arrivati 
(serie Migranti)
Migrazione e libertà. Migrare indica una partenza; il suo contrario è restare. Il significato originario è nella radice latina mig: dare in cambio, scambiare, cambiare, cambiare luogo, spostarsi, riferita “sia allo scambio dei doni ospitali che trasformano lo straniero in ospite sia al cambio di luogo”. Il greco eleutheros ed il latino liber indicavano gli appartenenti a pieno titolo ad una comunità: era il Noi (“liberi” cioè non schiavi). diverso dagli Altri (stranieri forzati a migrare, catturati e poi resi schiavi) (1).