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mercoledì 24 aprile 2024

Resistere nel quotidiano.

Le radici della nostra libertà: un'eredità da riconquistare ogni giorno.
Post di Gian Maria Zavattaro.
Immagini di Militanza Grafica (qui).
 
Militanza Grafica, Oh partigiano
“La Resistenza è un fatto di gratuità. La vera: la Resistenza al potere, non per instaurare un altro potere ma per la libertà dell’uomo. Per questo Resistenza è Gratuità  e Partigiano l’uomo gratuito. Il Dio gratuito non è forse il Dio Partigiano, che prende le parti di chi, in un modo o nell’altro, è perseguitato dal potere?” (Luisito Bianchi, Monologo partigiano sulla Gratuità).
 
“Sono i democratici che fanno le democrazie, è il cittadino che fa la repubblica. Una democrazia senza democratici, una repubblica senza cittadini, è già una dittatura, la dittatura dell’intrigo e della corruzione” (G. Bernanos, La Francia contro la civiltà degli automi, Brescia 1947, pag. 25).
 
Non amo le celebrazioni retoriche, ma soprattutto non amo - è il rischio odierno - la cancellazione della memoria che vuol dire vivere in modo sfibrato il 25 aprile, dimenticando il senso delle radici della propria libertà. (1)
Stiamo respirando un’aria pestifera: vergognosi comportamenti di troppi uomini e donne ai vertici politici, dissidi tra partiti,  clima di irridente e sfacciata omologazione volto a ridurci a docili servi o a truppe cammellate, dilagare di guerre e stragi di innocenti, iniquità e violenze di ogni genere, ‘indifferenza per le tragedie collettive altrui, sfruttamenti,  disuguaglianze, migrazioni dei disperati.. E  un futuro sempre più incerto soprattutto per i giovani… (clima, lavoro…).  Tutto ciò dovrebbe obbligarci ad abbandonare le celebrazioni agiografiche per riprenderci e vivere i valori resistenziali, mantenerci fedeli ad essi nella costruzione dell’oggi e del domani.
Ricordo ancora - io imberbe studentello ginnasiale - un articolo di C.A.Jemolo apparso tanti anni fa su “La Stampa”, che già allora mi aveva colpito e che sinteticamente ripropongo in  nota. (2)
 
💥 E allora perché non provare  a proporci reciprocamente la quotidianità del resistere?
Militanza Grafica, Siamo alberi resistenti
Ogni giorno, alzandomi presto al mattino, vista la mia età, mi chiedo: su che cosa punterò oggi il mio quotidiano resistere? Su di me, i miei errori e le mie pochezze? Sugli altri? Sugli scandali che ogni giorno rischiano di sommergerci, sulle ingiustizie che ci circondano anche qui ad Albenga, sulle violenze invisibili cui non si fa caso? Sulla mia incapacità di vedere il bene ovunque presente ancorché nascosto?
Mi sovviene l’invito al resistere quotidiano espresso con la frase che anni fa  molti  sentivano il bisogno di reiterare a proposito e a sproposito: il “resistere resistere resistere” di Borelli.
 
💥 Dove, in quali ambiti resistere? La vita di ognuno di noi è costellata di resistenze ed anche - tutti lo sappiamo bene - di cedimenti, veniali e mortali, su tutti i piani della nostra vita interiore e sociale: il mio io, la famiglia, l’amore e le amicizie, le interazioni sociali, i rapporti con chi detiene il potere, grande o piccolo che sia ...
 
💥 Resistere di fronte a noi stessi. Il resistere si riferisce prima di tutto a me stesso: all’incoerenza mia tra dire e fare, al disimpegno ed all'indifferenza, alla viltà ed al conformismo, alla fuga dal pensare, alle tre scimmie “non vedo non sento non c’ero e se c’ero dormivo”. E implica sempre più l’essere consapevoli di dover gestire in solitudine audacia e coraggio.
 
Militanza Grafica, Afferra la mia mano
💥 Resistere di fronte al “mondo”. Non sempre si deve resistere. E allora, quando è bene obbedire e quando invece è doveroso disobbedire, opporre resistenza? Resistere non significa negare il valore dell’obbedienza, della lealtà e della fedeltà. Don Milani ci ha però ricordato e testimoniato che esse non sono virtù formali, ma si fondano su contenuti precisi: la giustizia, la democrazia, la dignità, la libertà, la legge non scritta anteriore e superiore a quella positiva dello stato. Ecco: la resistenza è riconoscibile anzitutto come opposizione ad ogni forma di violenza nei confronti di chi è più debole (la lista è lunga), fosse anche la violenza di leggi inique  e di poteri costituiti intolleranti.
Il resistere entra quindi in campo di fronte al condizionamento da plagio, ai persuasori occulti, alla manipolazione delle persone, a seduttori ed imbonitori, alla riduzione della cittadinanza in sudditanza ed in gregge non pensante, ai bombardamenti consumistici, alla violenza nelle sue molteplici forme, alla mortificazione della dignità, alla sopraffazione e all'ingiustizia, a livello locale e globale...
 
💥 Resistere significa prendere parte, schierarsi. Questa quotidiana impresa non è una titanica e sfibrante lotta impari. E’ “il gioco della vita” di cui parla Moltmann, “una grande cosa”. E’ vivere fino in fondo la propria vita personale vivendo in comunione con il mondo, con l’esistenza degli altri: si soffre per la loro sofferenza, si partecipa alla loro gioia, si crea un legame tra solitudine e solidarietà senza infingimenti e nascondimenti, perché la comunione consiste nel prendere parte, schierarsi, costruire a poco a poco il “sì” della vita senza paura.
 
Militanza Grafica, Le nostre mani
💥 Resistere per costruire un mondo più umano. Certo, resistere è provare tormento e melanconia per il travaglio del mondo, ma insieme è dispiegare un’allegrezza del cuore che riconosce che si può vivere anche in una società imperfetta senza lasciarsi soffocare, nella speranza di poter migliorare noi stessi e il mondo.
 
💥 Resistere significa saper sperare,  vedere la realtà che ci circonda oltre le abitudini standardizzate, provare a vivere la gratuità ed il dono di franche relazioni, riconoscere in sé e negli altri il diritto ai propri errori e cedimenti, ma insieme essere disponibili ad accogliere, a dar tempo, a condividere. Resistere significa non smettere di amare la vita propria ed altrui.
 
💥 Note.
1. Sul significato di “dimenticare” cfr. il post recentissimo  di mia moglie Rossana su questo blog: qui.
2.“Si assottiglierebbe molto il numero di coloro che oggi inneggiano alla Resistenza”, ma tornerebbero a rifiorire le speranze in una vera unità Europea dei popoli e non solo dei governi, nella collaborazione tra i diversi partiti per il bene del paese, nel rispetto delle diverse opinioni, nella solidarietà e mobilità sociale, nella democrazia sostanziale e non formale, nell’equità fiscale, nel ripudio della guerra, nell’ovvio dovere da parte di tutti i governanti di vita limpida, estranea ad ogni forma di corruzione e clientelismo. La Resistenza fu collaborazione fra partiti diversi; accantonamento di dissensi, guardare alle mete comuni. E’ tradita dove i contrasti si esasperano senza un perché, dove le maggioranze rifiutano ogni collaborazione con le minoranze, non accettano i loro voti, fanno questione di prestigio nel respingere ogni loro proposta, ogni suggerimento. (Arturo Carlo Jemolo 1891–1981, da “La Stampa”, 24 luglio1960).
 
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5 commenti:

  1. Da Rosario: Ammiro la costruzione del post ( struttura ed iconografia convergenti). Dopo aver suggellato lo spirito, universale ed imperituro, della Resistenza nella LIBERTÀ, si dà conto della concreta resistenza quotidiana, modulata sulla cima della SPERANZA, compagna indispensabile del nostro vivere. In aggiunta, le due “ chicche” : Luisito Bianchi e A.C. Jemolo. ☺️ grazie. Un abbraccio

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  2. Grazie a te, caro Rosario, Come sempre, hai colto e filtrato l'essenza caro Rosario. Due abbracci: di Rossana e mio. Buon 25 aprile!

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  3. Gent.mo Gian Maria: leggere i suoi scritti fa bene all'anima, mi aiuta a resistere... Grazie.

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