Nella splendida occasione della Notte del Liceo Classico si colloca questa relazione sul tema dell'amore oggi.
Relazione sul tema dell'Amore, tenuta da Gian Maria Zavattaro, il giorno 12 gennaio, presso il Liceo Scientifico "G. Bruno" di Albenga.
🌟Vorrei iniziare con una riflessione di
A. Fabris tratta da “I paradossi dell’amore” (ed. 2002 Morcelliana): “Fin dal mondo antico ben si sa che
l’amore è ferita e guarigione al tempo stesso. E dunque che esso condivide con
altri fenomeni la natura ambigua del pharmacon, di ciò che è
veleno e medicina insieme. Può emergere così il vero e proprio carattere
paradossale dell’amore”. E allora
subito dico con U. Galimberti che “la filosofia deve essere il luogo
dell’inquietudine, cosa ben diversa, naturalmente, dal luogo delle risposte
rassicuranti”¹. Amore è parola
talmente evocatrice, potente, terribilmente equivoca da dover essere trattata
con molta umiltà e coraggio. Quest’unica parola in italiano esprime in modo
onnicomprensivo una vasta gamma di oggetti d’amore per lo più
discordanti o contradditori, mentre invece altre
lingue come il greco ed il latino hanno avvertito il bisogno di termini
distinti per indicarne i vari tipi². Dedicare
15 minuti a discorrere sulle cose dell’amore nella nostra società
globalizzata, nell’Italia che il rapporto Censis 2017 dice carica di
rancore, nell’Europa frantumata, in un mondo diviso
dalle guerre e dalla minaccia nucleare potrebbe sembrare una follia. E poi se ne dovrebbe parlare sicuri che si condivida lo stesso significato, pena l’incomunicabilità. Eppure parlarne qui nel nostro Liceo, in questa notte bianca festosa va proprio bene, è tra le cose più belle ed insieme più provocatorie: lo si può fare per balordaggine oppure come segno di speranza che è il cuore della paideia, speranza che l’amore di ognuno di noi non finisca nel container delle passioni tristi.
🌟Amore indica non cose
materiali ma scelte e decisioni di corresponsabilità, sentimenti, sensazioni,
emozioni universali, pervasive,
necessarie come l'aria che respiriamo ogni giorno, spesso con incoscienza
ignara delle meraviglie che sottende ma anche delle insidie che nasconde;
parola che ne richiama altre, con loro s’intreccia, fa a pugni o si
abbraccia, e con la sua immaterialità costruisce il mondo. Pur nella sua
vaghezza ed ambiguità è prima e ultima parola per ogni uomo e donna:
insomma per ogni storia, direbbe D’Avenia, che sempre storia d’amore è. Cercherò
nel tempo a disposizione di addentrarmi nel
labirinto dell’amore srotolando il filo d’Arianna, riflettendo su una serie di
provocazioni: alcune inquietanti, altre prodighe
di speranze, per concludere con uno sguardo sulla scuola. Scelta selettiva,
soggettiva, come ogni lettura ed interpretazione. Ce ne andremo dunque
da questa sala con le nostre inquietudini irrisolte, senza risposte
rassicuranti, forse con alcuni “frammenti sull’amore” (Zambrano!) in più.
Jan Vermeer, Donna che legge una lettera davanti alla finestra, particolare (1658) |
dalle guerre e dalla minaccia nucleare potrebbe sembrare una follia. E poi se ne dovrebbe parlare sicuri che si condivida lo stesso significato, pena l’incomunicabilità. Eppure parlarne qui nel nostro Liceo, in questa notte bianca festosa va proprio bene, è tra le cose più belle ed insieme più provocatorie: lo si può fare per balordaggine oppure come segno di speranza che è il cuore della paideia, speranza che l’amore di ognuno di noi non finisca nel container delle passioni tristi.
Jan Vermeer, Donna che legge una lettera davanti alla finestra (1658) |
Due sono i sentieri che provo a percorrere.
💥Il primo
è quello praticato da Galimberti, per il quale l’amore è diventato l’unico
spazio in cui l’individuo può esprimersi davvero, ma ridotto a spazio della
radicalizzazione dell’individualismo: amore indispensabile per la
propria realizzazione come mai era stato prima e al tempo stesso impossibile
perché nella relazione d’amore ciò che si cerca non è l’altro, ma se stessi. “Quando dico “ti amo” che cosa sto dicendo di preciso?
E soprattutto, chi parla? Il mio desiderio, la mia idealizzazione, la mia
dipendenza, il mio eccesso, la mia follia? Non c’è parola più equivoca di
“amore” e più intrecciata a tutte quelle altre parole che, per la logica, sono
la sua negazione”. Nel suo saggio
penetra negli “enigmi” e nei
meandri di ciò che propriamente o impropriamente chiamiamo
amore³. Sullo stesso sentiero ritroviamo, almeno in parte Bauman, il noto teorico della
società “liquida”, dello scorrere-trascorrere-sciogliersi-decomporsi
di ciò che é solido, metafora efficace della nostra "condizione" di
vivere e di essere, dello stato mutevole e instabile di ogni
forma sociale (famiglia instabile; lavoro precario; compulsioni al consumismo, crollo delle
ideologie, turbinio delle profonde disuguaglianze sociali, spaesamento degli
individui, omologazioni collettive, consapevoli e non…).
In “Amore liquido” protagonista è “l’uomo senza
legami” lacerato tra il bisogno profondo
ineludibile di un amore autentico e condiviso e il desiderio di provare nuove
emozioni: “Il bisogno di amare ed essere amati, in una continua ricerca di
appagamento, senza essere mai sicuri di essere stati soddisfatti abbastanza.
L'amore liquido è proprio questo: un amore diviso tra il desiderio di emozioni
e la paura del legame”: appunto niente di
solido. Per Byung-Chul Han⁴ - nel suo recentissimo saggio L’espulsione
dell’altro - il problema radicale oggi è che “alla crisi dell'amore conduce soprattutto l'erosione
dell'Altro”. Il fatto che l'Altro scompaia è la malattia più grave
dei nostri giorni: siamo talmente impegnati a parlare a noi stessi da
avere perso la capacità di stabilire una vera relazione con gli altri, di
vedere l’altro come altro. Nell'«inferno dell'Uguale», ognuno
di noi è autoreferenziale, guarda “solo ciò in cui può riconoscere, in
qualche modo, se stesso”. Per R. Kapuscinski la sfida del XXI
secolo non può essere che incontrare l'altro. L’incontro con l’altro è
“l’evento fondamentale” nella nostra vita e nella nostra storia: non solo il
mio vicino di casa o di banco, ma il “nuovo altro”, il diverso per lingua
cultura etnia religione, con il quale la globalizzazione ci mette in contatto.
Nel saggio “L’altro” (Feltrinelli/Saggi, 2015, 4°ed.) rivolge ad ognuno di noi l’esortazione di Lévinas: “Fermati.
Accanto a te c’è un altro uomo. Incontralo: l’incontro è la più grande, la più
importante delle esperienze. Guarda il volto che l’altro ti offre”.
E’ allora che si diventa consapevoli che “io sono l’altro” e “se è vero che per
me altri sono gli altri, è altrettanto vero che per loro l’altro sono io”.
Jan Vermeer, Donna che scrive una lettera (1665) |
Jan Vermeer, Donna in azzurro che legge una lettera (1663-64) |
Jan Vermeer, Fantesca che porge una lettera (1666-67) |
Jan Vermeer, Donna che legge una lettera alla presenza della domestica (1670) |
💡NOTE
Jan Vermeer, Lettera d'amore (1669-70) |
(2) cfr. U. Galimberti con M. Alloni, Il viandante della filosofia,
Aliberti ed., 2011.
(3) cfr. U.
Galimberti, Le cose dell’amore, Feltrinelli, Mi, 2009. Galimberti scava
nei meandri del sentimento e del desiderio, nei labirinti delle dinamiche
dell’attrazione, dell’eros declinato in tutte le sue ‟figure” (attrazione,
corteggiamento, seduzione, sessualità, onanismo, perversione tradimento,
separazione, solitudine,); affronta la sua relazione con la sacralità e
trascendenza, con la morte, con il denaro, l’idealizzazione, il pudore, la
gelosia l’odio la passione immedesimazione possesso, il matrimonio il
linguaggio la follia…). Il desiderio: Dante usa
questo termine per concludere la Commedia, Paradiso XXXIII,
145: “l’amor che move il sole e l’altre stelle”. Colpisce
l’accostamento tra astri e amore: la parola “desiderio” deriva dal latino desiderium,
composta da de e sidera, “discesa delle stelle”,
letteralmente “cessare di contemplare le stelle a scopo augurale”. Possiamo
cogliere in questo verso conclusivo dell’intero poema la potenza evocativa
dell’amore, parola polivalente e perciò ambigua.
(4) Coreano,
insegna a Berlino e da molti è considerato uno dei più influenti filosofi
contemporanei. Han è un personaggio singolare: concede pochissime interviste e
mantiene una notevole riservatezza sulla sua vita personale. Tra i suoi
saggi, La società della stanchezza, 2012, Eros in agonia, 2013 e
il recentissimo L’espulsione dell’altro, 2017: tutte editi da
Nottetempo.
(5) cfr. Marc
Augé: Un etnologo nel metrò, Cortina ed., 2015; Le nuove paure,
Bollati Boringhieri, 2013; Un altro mondo è possibile, Codice edizioni,
2017
|
(6) Cfr. AA.VV , L’amore
al tempo della globalizzazione tecnologica (verso un nuovo
concetto sociologico) , ed. Città nuova, 2015. Progetto culturale avviato
da anni da Social-One.
|
(7) cfr. d. Milani quando scrive: “Il
desiderio d'esprimere il nostro pensiero e di capire il pensiero altrui è
l'amore. E il tentativo di esprimere le verità che solo s'intuiscono le fa
trovare a noi e agli altri. Per cui essere maestro, essere sacerdote, essere
cristiano, essere artista e essere amante e essere amato sono in pratica la stessa
cosa”(Lettera alla professoressa Dina Lovato, Barbiana, 16.3.1966).
(8) Cfr. Insegnare a vivere,
manifesto per cambiare l’educazione, Raffaello Cortina Editore, Milano,
2015.
(9) Cose analoghe ci suggeriscono D. Pennac in Una lezione
d’ignoranza (astoria/assaggi, 2015: i docenti come “gl’indimenticati”,
pedagoghi non demagoghi, passeurs cui si deve la propria resurrezione
scolastica, grazie alla loro fantasia pedagogica ed alla loro generosità) e ancora E. Affinati (Elogio
del ripetente, Mondadori,2013) di cui riporto la citazione da p. 25:
“L’insegnante è lo specialista dell’avventura interiore. L’artigiano del tempo.
Il mazziere della giovinezza. Se ha fatto bene il proprio mestiere, i suoi
allievi gli resteranno dentro. Li ricorderà sempre, uno per uno, simili a
tamburini che, in certe stagioni, hanno dettato il ritmo sulla grancassa della
sua esistenza. E loro non potranno dimenticarsi di lui. Lo conserveranno
nella memoria come una controfigura del padre; l’atleta incaricato di
compiere un’azione rischiosa al posto del protagonista. Dire di no infatti non
suscita consenso, ma è talvolta più necessario che elargire il sì. Oggi i
ragazzi sono lasciati nel vuoto dialettico, privi di ostacoli da superare. I
loro insegnanti restano ormai gli unici a doverli richiamare ai valori della
serietà, del rigore e della concentrazione in una società che punta sulla
bellezza, sulla sanità e sulla ricchezza”. Di Affinati è da leggere pure “L’uomo del futuro”, Mondadori 2016.
(10) p.100.
Gian Maria, grazie di cuore. Ho letto. Mi hai fatto riflettere e commuovere. Ricondivido sul mio profilo. Buona giornata.
RispondiEliminaGrazie, MAURIZIO per la tua paziente lettura e la tua ricondivisione e buon mercoledì.
EliminaComplimenti Professore per aver espresso con meticolosità ogni riflesso dell'amore, spaziando nella filosofia e nell'animo umano!
RispondiEliminaBuona giornata
Grazie, gent.le Monica e …. W la festa bianca del Classico!.
EliminaFreud: "ogni guarigione è guarigione d'amore"
RispondiEliminaLa vastità del tema c'incanta, c'imprigiona, forse ci libera. Declinazione infinita ad libitum.
Cara Laura, sempre pregni di mille rivoli i tuoi sintetici inviti a pensare. Per quanto mi riguarda, ogni giorno vivo con gratitudine la mia “guarigione”…
EliminaChe bella iniziativa! Mi sarebbe piaciuto esserci. I discorsi possono dare coraggio e convinzione.
RispondiEliminaL’ascolto della parola è anche cerimonia laica.
Applauso convinto.
Caro Gianni, ho accettato un po’ recalcitrante l’invito dal mio Liceo a partecipare alla festa bianca. Ora so che è stata una bella avventura ed una splendida “cerimonia laica” in cui è stato bello ascoltarci reciprocamente. Gran bella canzone quella che hai proposto su facebook e che Rossana si è affrettata ad aggiungere al post.
Elimina[video]https://youtu.be/xnslQaGKj44[/video]
RispondiEliminaSguardo Volto Luogo : armoniche membra di Eros, declinato nella Relazione con l’Altro
RispondiEliminaCaro Rosario, che aggiungere? Nella tua modestia, hai volutamente trascurato – oltre lo sguardo il volto il luogo – il gesto ed i gesti….. Ciao.
EliminaBella riflessione, grazie.
RispondiEliminaGrazie a lei. E' sempre un piacere avere sue notizie. Buona giornata.
EliminaFinché vivremo la parola " amore " avrà il suo piedistallo.......Interpretare l' amore come filosofia....come fondamento della vita...o come attitudine spirituale......non resta che dire che sono punti di vista su cui su cui non c'è nulla da ridire.....Chi vuole veramente trovare il valore dell' amore dovrà discernere ogni " dottrina " .La vita umana ....nella storia.... è piena di " verità " ... verità date da ogni movimento di sincera ispirazione morale...religiosa....o da un cammino dettato da un cuore puro...disposto ad accogliere e sviluppare ciò che è tesoro e saggezza..... Charlie Chaplin ha lasciato tracce evidenti sull' amore..... Sigmund Freud aveva una profonda ammirazione per lui...lo definiva un genio....
RispondiEliminaTuttavia alle parole vorrei inserire la musica...se fossi musicista mi piacerebbe scrivere una melodia a " due voci " composta da due linee ( sentieri ) e note che si completano in un unico reciproco rapporto di stima...fiducia...rispetto.... onestà.... equità...sostegno e buona comunicazione ....L' amore ha bisogno di pilastri..... Famiglia...Scuola.... Società...si debbono confrontare .
Grazie signora Teresa per il suo commento ricco di spunti. Ne raccolgo in particolare due: la presenza di semi d'amore dovunque vi è "sincera ispirazione morale...religiosa..." o "un cammino dettato da un cuore puro...disposto ad accogliere e sviluppare ciò che è tesoro e saggezza..."; la necessità di sostenere politiche educative (Famiglia, Scuola, Società) che promuovano sentimenti di rispetto e fratellanza tra gli uomini. Grazie ancora e buona giornata.
RispondiEliminaQuesta lettura è un bel viatico per i giovani che si incamminano nel sentiero dell'innamoramento e dell'amore, affinché trovino l'ideale "testimone" della propria vita. Per un buon San Valentino, domani.
RispondiEliminaGent.le Mariangela, La ringrazio. L'augurio che rivolge ai giovani è anche il nostro, un augurio pieno di speranza. Per un buon inizio di rinascita, domani.
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