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martedì 29 giugno 2021

La porta dello spavento supremo.

Post di Rosario Grillo
Immagini di Carlo Brenna (qui il sito instagram).

Carlo Brenna, Alla porta del cielo

Mi servo del titolo di una canzone di F. Battiato, cantautore scomparso di recente: è chiaro che indica il transito della morte. Il testo, cofirmato da Franco BATTIATO e da Manlio Sgalambro, nella chiusura recita: “il nulla emanava la pietra grigia/ e attorno campi di zafferano/ Passavano donne bellissime/ in seta altère” su un accordo musicale melodico e mistico. (1)
Sgalambro, in quel torno di tempo, era un divertito cantante-recitatore nei concerti di Battiato, anche se filosofo dichiaratamente nichilista, ispirato dal pessimismo di Schopenhauer. 
La filosofia di Schopenhauer, pervasa dell’irrazionalismo del Wille, nella morte indica il momento forte di liberazione umana, soglia che introduce al Nirvana. Una condizione rivestita della negazione della Voluntas, quindi Noluntas, comune alla tradizione orientale e propedeutica alla calma quietista. 
La liberazione, al dunque, non si raggiunge per la via fenomenica, subordinata al principium individuationis, ma per la via metafisica dove regna l’universalità cosmica: l’unità stretta di tutti gli esseri viventi, inrigenerazione. Di là: verità, di qua: illusioni.

venerdì 25 giugno 2021

Visitati dall'ispirazione.

Post di Rossana Rolando.
 
❇ Ispirazione artistica.
Caravaggio, San Matteo e l'angelo, particolare
Nell’ultimo libro di Tullio Pericoli, dal titolo Arte a parte, c’è un breve capitolo dedicato all’ispirazione.¹ Il tema viene introdotto con la giusta dose di cautela, nella coscienza dell’altezza da cui discende la parola e di un certo senso del ridicolo che si può avvertire pronunciandola per se stessi. Eppure, dice Pericoli, “è innegabile che l’ispirazione esista, come esiste la pittura e come esistono gli attrezzi per dipingere”.²
La paragona ad un treno che corre su binari infiniti, libero e senza meta, non vincolato da orari… messo in moto non si sa da chi e perché o ancora, seguendo un passo di Florenskij (e ancor prima di Platone, nel suo Ione), la accosta ad una calamita che crea attorno a sé un campo magnetico capace di attrarre il ferro ed ogni altro oggetto su cui siano strofinate particelle ferrose: nello stesso modo, la mente può captare le idee, le immagini, le figure che “vagano nell’aria”.³ In entrambi i casi vi è qualcosa di esterno che interviene: chi ha acceso i motori del treno e lo ha messo in movimento nella prima metafora; tutto ciò che è attratto dal magnete, nella seconda figura. Lo stesso accade nell’ispirazione, intesa etimologicamente nei termini di uno “spirito” (respiro, soffio) che penetra dentro (in-spirare) e rende posseduti. Così nasce l’idea, l’intuizione creativa.

sabato 19 giugno 2021

Vie dell'accoglienza.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini delle illustrazioni di Gabriel Pacheco (qui il sito instagram)

Gabriel Pacheco, Galleggiare per non affogare
Il fenomeno dell’immigrazione, come tutti sanno, si è da anni complicato ed aggravato con lo sbarco continuo di migliaia e migliaia di “migranti” sulle sponde europee del Mediterraneo: donne uomini e soprattutto giovani giovanissimi e bambini. Fenomeno oggi vistoso, continuamente mutevole, incontrollato, problematico nel senso etimologico (1):evento che ci viene gettato in faccia, chiede d'essere risolto e merita necessariamente ed urgentemente una risposta né superficiale né banale.

Lascio gli aspetti geopolitici a chi ha le competenze professionali per svolgerli. Mi limito a qualche interrogativo: qual è la politica di inclusione-integrazione nella mia regione, in Italia ed in Europa? Quali i rapporti tra Comuni Sprar Cas questure e prefetture Caritas ed altre istituzioni pubbliche, religiose, laiche, private ubicate in tutte le province?

Ma il primo interrogativo, decisivo, è: Che significa accoglienza? Parola usata ed abusata con cui troppi si riempiono la bocca.

È assistenzialismo sentimentale, frutto di spinta emotiva più o meno duratura o fatto culturale? Atto di debolezza o di forza? Optional paternalistico o dovere che liberamente si sceglie e si adempie? Gesto isolato o dimensione stabile? Generico appello buonista o forte richiamo al primato etico della responsabilità? È imperativo della singola persona oppure sociale-istituzionale o unità di entrambi?

Un significato univoco. Se a definire il grado di civiltà di una società è la sua valenza inclusiva, la capacità di dare tutela a persone e gruppi più deboli, la parola accoglienza deve assumere un significato univoco.  Scriveva De Rita che accoglienza “non è solo prestarsi per qualcuno in difficoltà senza lasciarsi sopraffare nel lavoro dalla dimensione burocratica e amministrativa; innanzitutto è una mentalità, un atteggiamento di fondo, una disposizione anteriore all’agire, ospitalità dell’altro nel proprio orizzonte personale e professionale, solidarietà. Non si improvvisa; si costruisce poco alla volta nelle circostanze in cui ci si trova; è cultura, essenzialmente educazione”.

sabato 12 giugno 2021

Morte. Alcuni enigmi.

Post di Rosario Grillo.

Hugo Simberg, L'angelo ferito, 1903
Morte, non essere troppo orgogliosa,
se anche qualcuno ti chiama terribile e possente
Tu non lo sei affatto: perché quelli che pensi di travolgere
in realtà non muoiono, povera morte, né puoi uccidere me.
(John Donne)
 
Eccola la terribile nemica! Ecco la facies scheletrica della danza macabra!
Gli uomini hanno paura della morte… E chi, di noi, non ha incrociato il momento del dolore per la dipartita dei propri cari, più o meno intimi?!
Una costante delle esclamazioni poetiche, delle ricerche euristiche, delle visioni filosofiche, degli appunti di antropologi, delle analisi di sociologi.
U. Curi, tra questi, mette a soqquadro la soffitta degli arnesi della mitologia e sciorina un’agile conoscenza dei testi della filosofia presocratica e socratico-platonica per venire a capo del “rovello”. Appura così, in forma discorsiva, la variabilità della performance del mitico Prometeo.
Gli riconosce l’abito prometeico, potenza sovrumana, del trafugatore del fuoco: doros (beneficio) / espediente, con cui vince l’eternità…per sfidare gli dei.

lunedì 7 giugno 2021

Narcisismi.

 Post di Rossana Rolando.

💥 Mito e psiche.
Gyula Benczúr, Narciso, 1881
Il prezioso libro di Vittorio Lingiardi, Arcipelago N. Variazioni sul narcisismo, aiuta ad entrare nel mondo vasto e molteplice dei narcisismi, a partire dal mito, per arrivare ad analizzare il caso clinico.
¹
Non riprendo qui il racconto molto conosciuto di Narciso. Piuttosto sottolineo la ricchezza inesauribile della narrazione mitologica, archetipo da cui attingono la letteratura, l’arte e, in questo caso, lo studio della mente.²
Dopo lo scritto di Freud del 1914, Introduzione al narcisismo, la psicoanalisi, la psichiatria e la sociologia si sono occupate largamente del tema, attraverso numerosi lavori, risalenti in particolare alla seconda metà del ‘900. Ad essi è dedicata l'ultima sezione del libro.³ Il disturbo narcisistico della personalità si trova invece definito nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) a partire dalla terza edizione del 1980.
Nel contesto odierno può sembrare difficile distinguere semplici stili narcisistici dal disturbo della personalità. L’esibizione di sé, l’autocelebrazione, l’esposizione sono i modi più caratteristici della comunicazione social (in particolare instagram, ma anche facebook, twitter…) e non solo.
Eppure il confine esiste ed il libro di Lingiardi aiuta ad individuarlo.

giovedì 3 giugno 2021

L'anima del volontariato.

Post di Gian Maria Zavattaro.  
Immagini delle illustrazioni di Anna Godeassi (qui il sito).

Anna Godeassi, Il muro dell'amicizia, illustrazione per Nexus Comm
Il volontariato: che cosa è e che cosa non è?  Il volontariato è un fenomeno complesso, non univoco, differenziato in una varietà impressionante di tipologie e tuttavia riconoscibile in alcuni valori comuni, specie per quanto riguarda il sociale. Ilvo Diamanti così lo descrive: “un modello di azione, individuale e sociale, orientato allo svolgimento di attività gratuite a beneficio di altri o della comunità”.  E’ un mondo per lo più silenzioso che agisce  ovunque tutti i giorni nell’intero Paese. Tanto silenzioso quanto indispensabile, è costituito da chi dedica una parte del proprio tempo, delle proprie conoscenze e risorse personali per intervenire sulla realtà e contribuire ad alleviare la situazione di disagio e di povertà altrui.

Due sono i modi di fare volontariato, precisa I. Diamanti: “organizzato” e fuori dalle imprese.  Il primo è modalità  estremamente utile alla società, allo Stato, agli  enti locali  e ai destinatari della sua azione. Si è  progressivamente istituzionalizzato e in  molti casi  è divenuto “impresa”  per  rispondere alle povertà vecchie e nuove  croniche oppure insorgenti,  al disagio giovanile e negli ultimi anni  in misura crescente agli immigrati e rifugiati. 
Anna Godeassi, La salute del cuore, illustrazione per John Hopkins University
Il rischio: essendo risorsa preziosa da spendere sul mercato del lavoro e dei servizi, il  “volontario” è diventato una figura professionale, “volontario di professione”, che opera in “imprese sociali”. In altre parole i volontari di professione, in quanto condizionati in misura determinante da finanziamenti e contributi “pubblici” locali regionali nazionali, ovvero da logiche prevalentemente istituzionali, possono essere sottomessi ad interessi non sempre trasparenti, chiari e compatibili con “l’anima del volontariato”. Mi guardo bene dal sottovalutare o peggio diffidare di questa “faccia” del
volontariato”, fenomeno ampio e articolato, praticato per tradurre concretamente la solidarietà, senza la quale la società non potrebbe esistere. Il volontariato  organizzato non solo è fondamentale, ma assicura riferimento visibilità  sostegno al grande “popolo del volontariato” individuale [“InVolontario"(1)] che pratica la solidarietà fuori dalle imprese istituzionali.