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giovedì 28 maggio 2020

Perché lei è un uomo di speranza? Una nuova Pentecoste?

 Post di Gian Maria Zavattaro.

Jean Fouquet, Miniatura raffigurante 
la discesa dello Spirito Santo, 
Metropolitan Museum New York, XV sec.
“La situazione del mondo attuale è una situazione di travaglio e ad un travaglio si accompagna sempre la speranza. Noi contempliamo la presente situazione con un’immensa speranza cristiana e con un sentimento profondo di responsabilità per il tipo di mondo che uscirà dal travaglio di oggi. E’ questa l’ora della Chiesa: unita, essa deve offrire orientamenti cristiani al mondo nuovo che nasce” (patriarca Atenagora, in Avvenire 12.1.69,  cit. da  Leon Joseph Suenens, Lo Spirito Santo nostra speranza, una nuova Pentecoste? ed. Paoline, 1975, p. 10).

Una nuova Pentecoste?

PERCHÉ LEI È UN UOMO DI SPERANZA?
Perché credo
che Dio è nuovo ogni mattina,
che crea il mondo in questo preciso istante,
e non in un passato nebuloso, dimenticato.
Ciò mi obbliga ad essere pronto ogni istante all’incontro.
Poiché l’inatteso è la regola della Provvidenza.
Questo Dio “inatteso” ci salva
e ci libera da ogni determinismo
e sventa i foschi pronostici dei sociologi.
Questo Dio inatteso è un Dio
che ama i suoi figli, gli uomini.
È questa la sorgente della mia speranza. 
Sono un uomo di speranza non per ragioni umane 
o  per ottimismo naturale.
Ma semplicemente perché credo
che lo Spirito Santo è per sempre lo Spirito Creatore,
che dà ogni mattina, a chi lo accoglie,
una libertà nuova ed una provvista di gioia e di fiducia. 
Sono un uomo di speranza perché so
che la storia della Chiesa è una lunga storia,
tutta piena delle meraviglie dello Spirito Santo.
Pensate ai profeti ed ai santi,
che in ore cruciali sono stati strumenti prodigiosi di grazie,
ed hanno proiettato sulla via un fascio luminoso.
Credo alle sorprese dello Spirito Santo.
Giovanni XXIII ne fu una. 
Il Concilio pure.
Noi non ci aspettavamo né l’uno né l’altro.
Perché l’immaginazione di Dio
e il suo amore sarebbero oggi esauriti?
Sperare è un dovere, non un lusso.
Sperare non è sognare, al contrario:
è il mezzo per trasformare un sogno in realtà.
Felici coloro che osano sognare
e che sono disposti  a pagare il prezzo più alto
perché il sogno prenda corpo nella vita degli uomini.
Pentecoste 1974
in L. J. Suenens, Lo Spirito Santo nostra speranza - Una nuova Pentecoste?,o.c., pp. 11-12, Risposta del card. Suenens alla domanda del suo editore americano:"Perché lei è un uomo di speranza?"

sabato 23 maggio 2020

Porosità.

Post di Rosario Grillo
Immagini di Giandomenico Tiepolo (1727-1804).

Giandomenico Tiepolo, L'altalena di Pulcinella, 
Ca' Rezzonico, Venezia
Poros è parola greca polisemantica. Nella vicenda mitologica, ripresa da Platone, concorre con Penia alla generazione di Eros. Il quale, assumendo le proprietà dei genitori, è spinto ad elevarsi di continuo. L’amore non è statico, bensì dinamico.
Nell’accezione di poro sensibile, è presente nella fisica degli atomisti da Leucippo a Democrito, visto che gli atomi principi dell’essere, unità indivisibili, sono costituiti di pori che riproducono le immagini degli urti che il loro movimento determina. L’atomismo batte la strada del meccanicismo.
Da tali urti discendono le impressioni sensibili e le immagini (eidola) mentali che le riproducono.
Già questi indizi bastano a metterci sulla scia della  porosità, una qualità che implica penetrabilità e permeabilità. I pori sono la caratteristica di un tipo di roccia, il tufo, che ha caratteristiche opposte al marmo, visto che risulta porosa, suscettibile di sgretolamento ma indicata per le costruzioni nei paesi caldi, laddove si trova in abbondanza nelle cave.
La coincidenza di sostanza e luogo interpella una caratteristica antropologica della gente meridionale: la porosità.

giovedì 21 maggio 2020

Pier Giorgio Frassati, 30 anni dalla beatificazione.

Pier Giorgio Frassati, 
L'ultima scalata
Pier Giorgio Frassati, 30 anni dalla beatificazione, voluta da Giovanni Paolo II, 20 maggio 1990.

🖊 La figura di Pier Giorgio Frassati ci è molto cara e lo attestano, tra l'altro, i post che gli abbiamo anche recentemente dedicato, di cui riportiamo i link, seguiti da una piccola descrizione.

Viene ricostruita, secondo una personale selezione dei dati, la vita di Pier Giorgio Frassati. Le foto sono di Giancarlo Ticozzi e illustrano luoghi del biellese intrecciati con la biografia di P.G. Frassati. 

lunedì 18 maggio 2020

Elogio filosofico della distanza.

Post di Rossana Rolando
Immagini dei disegni di Emiliano Bruzzone (qui il sito).

Emiliano Bruzzone, 
Schopenhauer
Da più parti, anche in questo tempo di emergenza virus, è stato ripreso il racconto dei porcospini contenuto nell’ultima parte di Parerga e paralipomena di Schopenhauer. In esso si loda una moderata distanza come modalità di relazione ragionevole e consigliabile per rispondere alla doppia esigenza di calore da una parte e di difesa dall’altra. Ed ecco l’aneddoto.

Alcuni porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò a stare di nuovo insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro fra due mali, finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione. Così il bisogno di società, che scaturisce dal vuoto e dalla monotonia della propria interiorità, spinge gli uomini l’uno verso l’altro; le loro molteplici repellenti qualità e i loro difetti insopportabili, però, li respingono di nuovo l’uno lontano dall’altro. La distanza media che essi riescono finalmente a trovare e grazie alla quale è possibile una coesistenza, si trova nella cortesia e nelle buone maniere.¹

venerdì 15 maggio 2020

Cucina è cultura.

Post di Gian Maria Zavattaro.
Immagini delle opere di Henri Fantin Latour (1836-1904).

Gli orari dei pasti sono un ritmo della nostra vita che siamo abituati ad accettare come naturale... La realtà è che gli orari dei pasti sono una costruzione culturale e cambiano non solo da un paese all'altro, ma da una classe sociale all'altra e anche da un'epoca all'altra(Alessandro Barbero, A che ora si mangia? Premessa, Quodlibet 2017).

Henri Fantin Latour, 
Natura morta
La cucina non è un’arte servile. E’ invece una nobile arte che si muove tra otium e negotium, specchio della cultura del tempo ed insieme sua promotrice.
Tutte le cucine, ognuna a suo modo, sono arte inventiva, amore per i sapori, espressione di ospitalità e piacere di compagnia: quella povera, semplice ed essenziale, delle nostre nonne e mamme; quella meno povera dei nostri deschi quotidiani; quella delle nostre tradizionali trattorie; quella pretenziosa dei ristoranti sparsi un po’ ovunque; infine quella raffinata, a volte rococò, di chi sa proporre un'arte culinaria fuori dalle righe.
Per renderci conto del rapporto intrinseco tra cucina e cultura basta visitare un qualsiasi museo (es. le nostre “magiche trasparenze” o il museo navale di Albenga), i tantissimi reperti archeologici o le molteplici testimonianze della cultura culinaria delle varie epoche, delle varie regioni, dei vari strati sociali.

domenica 10 maggio 2020

Roberto Calasso, Il libro di tutti i libri.

Post di Rosario Grillo.

Roberto Calasso, 
Il libro di tutti i libri
Sto leggendo Il libro di tutti i libri di Roberto Calasso e, anche se non va bene procedere ad un’analisi prima del suo completamento, mi cimento nel lavoro che il titolo annuncia.
Che sia un excursus dentro la Bibbia risulta chiaro, perché a tutti è noto il suo volto: una sorta di “ grande codice dell’Occidente” (1), un incubatore di tutte le grandi opere della letteratura mondiale.
Calasso non ha mutato nel tempo il suo stile: espone e commenta. La contiguità della descrizione alla interpretazione richiede attenzione, ma è elemento fondante di svelamenti sorprendenti: fulcro di successive intuizioni e documento di ampia erudizione. (2)
✴️Abramo, Giobbe e Kafka
Un autentico “affondo” si trova nella “perlustrazione della figura di Abramo.
Abramo - è risaputo - è il primo Patriarca, messo in condizione di colloquiare con Dio (3), graziato con la concessione dell’eredità filiale, che in via diretta fa capo ad Isacco e in via indiretta a Israele  (avuto dalla schiava Hagar).
Ad Abramo è legato il precetto della sottomissione a Dio, compendiato nel sacrificio di Isacco.
Celebre, tra le tante, l’interpretazione di Kierkegaard, che ne fece la “figura dell’eroe di fede, racchiusa nella incondizionatezza della scelta.

martedì 5 maggio 2020

Il Raffaello di Nietzsche.

Post di Rossana Rolando. 

Raffaello Sanzio, Trasfigurazione, 
particolare
Nella ricorrenza dei 500 anni dalla morte di Raffaello (1483-1520), vorrei ricordare e leggere (audio alla fine del post) una bellissima pagina di Nietzsche, dedicata alla Trasfigurazione, l’ultima tela (1518-20)* del pittore urbinate, oggi conservata presso la Pinacoteca vaticana. Il brano è contenuto ne “La nascita della tragedia”, l’opera del 1872, molto discussa e osteggiata dai filologi, il cui contenuto è in realtà squisitamente filosofico, preludio di tutto il percorso teoretico successivo.
Nello scritto nietzschiano la descrizione del capolavoro di Raffaello non muove da un interesse religioso, ma si inserisce all’interno di un discorso sull’arte e sulla sua funzione culturale.