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lunedì 18 maggio 2020

Elogio filosofico della distanza.

Soltanto da lontano l'insieme si lascia scorgere meglio (Arthur Schopenhauer).
Post di Rossana Rolando
Immagini dei disegni di Emiliano Bruzzone (qui il sito).

Emiliano Bruzzone, 
Schopenhauer
Da più parti, anche in questo tempo di emergenza virus, è stato ripreso il racconto dei porcospini contenuto nell’ultima parte di Parerga e paralipomena di Schopenhauer. In esso si loda una moderata distanza come modalità di relazione ragionevole e consigliabile per rispondere alla doppia esigenza di calore da una parte e di difesa dall’altra. Ed ecco l’aneddoto.

Alcuni porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò a stare di nuovo insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro fra due mali, finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione. Così il bisogno di società, che scaturisce dal vuoto e dalla monotonia della propria interiorità, spinge gli uomini l’uno verso l’altro; le loro molteplici repellenti qualità e i loro difetti insopportabili, però, li respingono di nuovo l’uno lontano dall’altro. La distanza media che essi riescono finalmente a trovare e grazie alla quale è possibile una coesistenza, si trova nella cortesia e nelle buone maniere.¹

Emiliano Bruzzone, 
timidezza
A ben vedere però, nella concezione di Schopenhauer, l’elogio della distanza ha un sapore aristocratico, di ricercata e altera solitudine. La metafora del porcospino ci può forse positivamente insegnare, nei tempi dell’omologazione in cui viviamo, il valore di uno stile personale, di un certo grado di distinzione, che si conquista curando gli spazi interiori, quelli in cui si scopre l’unicità e la singolarità ciascuno. Per il resto, non pare applicabile alla situazione odierna, segnata da un distanziamento imposto e sofferto, al quale ha costretto e ancora costringe il coronavirus. Ne è prova la conclusione del racconto che spesso non viene riportata:

Colui, però, che possiede molto calore interno preferisce rinunciare alla società, per non dare né ricevere sensazioni sgradevoli.² 

C’è invece un altro modo di elogiare la distanza, che si ritrova sempre in Parerga e paralipomena, e che concerne la relazione con se stessi e con il tempo in cui si vive. E' quell'intervallo dello spazio e del tempo che permette di guardare da lontano e di vedere meglio, come dall’alto. In altre parti della sua opera Schopenhauer affida all’arte, alla musica in particolare, questa capacità catartica di elevazione, che innalza sopra le angustie quotidiane e dilata la mente oltre le individuali prigionie in cui l’animo si restringe.
Emiliano Bruzzone, 
sentiero
Così si legge:

Lo svolgimento e gli avvenimenti della nostra vita individuale possono essere paragonati, quanto al loro senso vero e proprio e alla loro connessione, a mosaici grossolani. Finché ci troviamo proprio davanti ad essi, non riusciamo a riconoscere bene gli oggetti rappresentati e non ci accorgiamo né del loro significato né della loro bellezza; solamente ad una certa distanza risaltano dinnanzi agli occhi.³

Questo “da lontano” che lascia scorgere meglio l’insieme può essere forse di grande aiuto per valutare la fase critica in cui ci troviamo, per cercare di interpretarne il senso, senza assolutizzarla, cogliendola nel suo passaggio, come tassello all’interno di quel tutto che è la storia individuale e collettiva.
Nel testo proposto la distanza è acquisita soprattutto dallo scorrere del tempo che, solo, può dare la giusta collocazione ai momenti vissuti. Come se, nel presente, non si potesse discernere, per troppa vicinanza, ciò che è davvero significativo nello sviluppo degli eventi.
Si dice infatti:

Proprio nello stesso modo spesso non si capisce la vera connessione di importanti avvenimenti nella propria vita né durante il loro svolgimento, né dopo breve tempo, ma soltanto dopo un lungo periodo… è certo che spesso soltanto dopo molti anni riusciamo a vedere nella giusta luce le azioni degli altri e alle volte persino le nostre. E come nella propria vita, così anche nella storia.

Note.
1. Arthur Schopenhauer, Parerga e paralipomena, Adelphi, Milano 1998, vol. II, p. 884.
2. Ibidem, p. 884.
3. Ibidem, p. 801.
4.  Ibidem, pp. 801-802.

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6 commenti:

  1. Aristocratico sì, il pensiero di Schopenhauer, ma ricco di tanti spunti. Questo, uno di quelli, che , come si evidenzia alla fine, ha il suo valore nella lettura critica dei fatti storici.
    La vita che condusse e la predisposizione al costume orientale lo confermano.
    Tornando al “nostro “ discorso, di persone colpite dal coronavirus, il suggerimento ci guida a scegliere nel senso della collaborazione ( ancora meglio: dell’aiuto reciproco) e a diffidare, prendendo le distanze, dalla omologazione, insano effetto della socializzazione spensierata.
    Un abbraccio, Rossana

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    1. "Socializzazione spensierata": proprio così. Comportamenti poco responsabili, in questo tempo "titubante" di riapertura, dicono quanto è difficile prendere "distanza" da abitudini omologanti. Un abbraccio a te e a Liliana.

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  2. Mi ha sempre affascinato questa prospettiva del guardare "da lontano", da quella distanza che ci permette di avere delle vicende una visione di insieme e coglierne il senso.
    E mi capita di pensare alla Madonna, a quel suo avere la giusta distanza alle Nozze di Canaan per accorgersi che non c'è più vino. O prima ancora, quando medita in cuor suo gli eventi della sua vita e letteralmente "mette insieme i pezzi", come fossero un puzzle di cui cogliere il disegno...
    Ma forse la prima giusta distanza è quella di Dio che, alla fine di ogni giornata della creazione, sembra voltarsi a contemplare ciò che ha fatto. Il testo della Genesi dice infatti: "E vide che era cosa buona".
    Forse, come a volte mi capita, sono andata un po' fuori tema.
    Ma comunque grazie, cara Rossana, di questi spunti di riflessione sempre profondi e luminosi!

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    1. I "luoghi" biblici, le figure evangeliche, le parabole non hanno solo valore per chi crede, sono archetipi che riguardano l'umano e ne illuminano dimensioni profonde, come negli esempi molto belli e azzeccatissimi che proponi: disporre della "giusta distanza" per "accorgersi"... "custodire nel cuore" per meglio vedere...
      Grazie Annamaria, sempre originale. Un caro saluto.

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  3. Intrigante la rilettura attualizzata di Schopenhauer. Nella consapevolezza che siamo esseri in relazione e di relazioni - anche con la nostra "traità" - ci nutriamo ogni momento, l'auspicio è che ognuno possa trovare la giusta distanza e la giusta vicinanza sia con gli altri, che con le parti meno note del proprio mondo interiore. Nella speranza che uno sguardo "dall'alto" ci aiuti a collocare nella giusta prospettiva i nostri percorsi. Un abbraccio. Buona domenica.

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