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sabato 31 ottobre 2015

La memoria e l'albero. Con Stefano Nava.

  “Memoria e ricordo sono sotto il segno eccezionale 
del dover essere” 
(Bernard Stoeckle).*

L'albero, simbolo del tempo
che ci costituisce
(Stefano Nava, Il cedro)
Parlare della memoria in un piccolo post è sicuramente pretenzioso. Lascio a color che sanno ogni discorso psicologico, psicanalitico, sociologico (la memoria a breve lungo termine; individuale e collettiva; il  ruolo del vissuto, dei desideri, dei meccanismi di autodifesa consci ed inconsci nel rimuovere, dimenticare, modificare, abbellire il passato…). Solo vorrei riflettere brevemente sulla memoria come “tratto essenziale del nostro essere finito e storico”, perché non si può sganciare l’esistenza umana dalla sua costituzione storica, perché il presente ed il futuro non possono essere consapevolmente vissuti senza riconoscere  il già accaduto, perché il ricordo mi stringe a non chiudere gli occhi né a tacere sull’oggi.
L'albero, simbolo 
del radicamento e della durata
(Stefano Nava, Il sicomoro, 
particolare)
La sua estinzione o il suo  accecamento sono “l’oblio dell’essere” di uomini e donne che, “legati brevemente al piolo dell’istante”, non sanno che cosa sia ieri e che cosa sia oggi. E’ ciò che ognuno di noi può sperimentare in questa società  liquida, smarrita nella profonda instabilità e spaesamento dell’esistenza sia individuale sia sociale.

martedì 27 ottobre 2015

Maritain e Mounier.



Emmanuel Mounier 
(1905-1950)
Jacques Maritain
(1882-1973)


















Lascio alla letteratura specialistica la trattazione esaustiva del tema annunciato nel titolo.  Metto semplicemente in evidenza che sotto certi aspetti Maritain e Mounier sono molto vicini: entrambi cattolici dichiarati con fitta corrispondenza tra i due. Per altri versi invece differenti ed anche distanti: Maritain ripresenta il tomismo sotto forma ritenuta adatta ai tempi ed in una esplicita metafisica sistematica;   Mounier,  più giovane di 23 anni, apprezza il tomismo ma ne è fuori e, molto  più coinvolto nel dialogo con la cultura contemporanea, in particolare con l’esistenzialismo, rivolge  la sua filosofia “militante” all’impegno, “engagement”.

sabato 24 ottobre 2015

Dare senso alla quotidianità delle piccole cose. Con Stefano Nava.

Il coraggio di attraversare  
la quotidianità...
(Stefano Nava, 
Spazi di silenzio)
“Pensate che le piccole cose aprono la porta  alle più grandi
e che in tal modo il mondo può penetrare fra di voi,
senza che neppure ve ne accorgiate” 
(Teresa d’Avila, Pensieri, Passero solitario, Roma s.d., 252).


Il tran tran quotidiano  è il segmento temporale davvero più importante e decisivo nella nostra vita. E’ fatto indubbiamente di banalità, abitudini, riflessi condizionati, routine, automatismi anche inconsapevoli, impulsi-coazione a fare le stesse cose. E’ la normalità delle nostre finitudini che accetto con il sorriso di una consapevole abreazione. 
... la normalità delle piccole cose 
di ogni giorno...
(Stefano Nava, 
Pane)
Ma c’è anche un’altra faccia della normalità quotidiana, prevalente, che appartiene alla storia personale ed interpersonale di ognuno di noi, fatta di intense relazioni  e di piccole cose intrise di valori. E’ la dimensione della kierkegaardiana “ripetizione”, categoria esistenziale  che vuol dire  fedeltà ai propri impegni ed alle proprie scelte. Kierkegaard la poneva come cifra della vita etica (emblema ne era il marito, il giudice Wilheim).

sabato 17 ottobre 2015

La "citazione" nell'arte. Con Gennaro Vallifuoco.

Antonello da Messina,
San Sebastiano.
Gennaro Vallifuoco, citazione 
del San Sebastiano di Antonello da Messina.
Secondo molti filosofi scolastici (v. in particolare S. Tommaso d’Aquino,  ST I, 45, 1 ad 3), il termine creazione nella sua plenitudine appartiene unicamente ed esclusivamente a Dio, in quanto “productio rei ex nihilo sui et subiecti”. Ogni altra creazione - l’arte come invenzione/esecuzione di opere, ma in generale ogni nostra esperienza e tutto ciò che produciamo - presuppone sempre riferimenti preesistenti e si situa  in un circoscritto orizzonte in cui viviamo e pensiamo, segnato dal limite spaziotemporale. Tuttavia nessun orizzonte temporale esaurisce l’invenzione e l’esecuzione dell’arte: se in ciascun orizzonte essa si esprime in un'irripetibile forma storica,  da quelli che l’hanno preceduta attinge alimento ed ispirazione. 

martedì 13 ottobre 2015

La strage dei bambini in Brasile e non solo. Uscire dall'indifferenza.



Insegnate ai vostri figli
che non c'è gloria
o eroicità nella guerra.
Insegnate che la gloria deriva
dalle azioni
che prevengono la guerra
e che gli eroi sono coloro che
tali azioni realizzano
(tratto dalla pagina facebook di Banksy, traduzione nostra).


Ancora in  sordina -  anche se pare si stia dissolvendo un po’ la cortina di silenzio ed indifferenza dei media -  si dà notizia del massacro sistematico dei bambini di strada, soprattutto in Brasile (per “ripulire” Rio in vista delle Olimpiadi) da parte di chi invece dovrebbe proteggerli: dal sito del tg3, 10 ottobre 2015 e dal sito di repubblica, 9 ottobre 2015
E intanto  vediamo scorrere in questa nostra bella Italia la vita serena e gioiosa dei nostri figli e nipotini, al più segnata dalle piccole angustie del quotidiano.
Che cosa possiamo fare, oltre il com-pianto, le pubbliche prese di posizione, perché sia resa giustizia a tanti innocenti - bambini non diversi dagli altri - la cui unica “colpa” è stata quella di nascere nei luoghi della guerra, della violenza e della disperazione?

venerdì 9 ottobre 2015

Un pensiero mattutino con H. Gadamer e J. Vermeer. L’inutilità dell’arte.


Il bisogno di bellezza 
(Jan Vermeer, 
Allegoria 
della pittura)
“Bello è tutto ciò che, senza essere utile  a qualcosa, si raccomanda da sé, talché nessuno chiede a che cosa serve. Questo bello nel più ampio senso del termine  comprende natura e arte, costumi, usi, azioni, opere e tutto ciò che partecipa se stesso e che nel momento in cui viene partecipato appartiene a tutti” (H. Gadamer*). 
... di creatività... 
(Jan Vermeer, 
Allegoria della pittura, 
particolare, l'artista)

Non saprei definire in poche parole l’arte. Ma so che da sempre è segno profondo e richiamo di civiltà; da sempre testimonia il  grado di umanizzazione della terra; da sempre è espressione di creatività, anelito alla trascendenza, sulle tracce e sulle orme del Dio biblico che forgia l’uomo dal fango della terra infondendovi il Suo Spirito (Genesi 2,7).


martedì 6 ottobre 2015

Il coraggio di "sentire il sapore" e di "aver sapore".

Avere il coraggio 
di pensare 
autonomamente...
(August Macke, 
Donna che legge)
Sàpere aude
Sàpere aude, abbi il coraggio di servirti del tuo proprio intelletto”*: esortazione latina** diventata giustamente famosa grazie a Kant, che ne fa il motto dell’Illuminismo nel suo scritto del 1784 “Risposta alla domanda: che cosa è l’Illuminismo?”. 
Cosa significa oggi? 
“Aude”: abbi il coraggio prima di tutto di essere te stesso, di  scegliere sempre e solo in base alla tua coscienza, libero di fronte ad ogni potere. 
... nel vortice 
del nostro tempo... 
(August Macke, 
Cerchi di colori)
“Sàpere”: se come verbo transitivo significa sapère - conoscere - capire - intendersi di, nel suo significato etimologico, come intransitivo, è aver sapore - sapère di -  odorare di - avere il senso del gusto - gustare - sentire il sapore ed in senso figurato avere intelligenza - essere saggio, prudente, assennato.
Tramontate le illusioni illuministiche, qual è per noi il possibile significato del “sapio” in questa società in cui la  condizione umana generalizzata è quella di consumatori individualisti, plagiati, eterodiretti, smarriti nelle nostre “vite di corsa”,  affidate alla liquida esperienza del momento?

venerdì 2 ottobre 2015

Il "caso Erri De Luca" e la scrittura.

Post a cura di Rossana Rolando.
Il ruolo dello scrittore
(Franz Nölken, 
Max Reger, 1913)
“Vorrei essere lo scrittore incontrato per caso, che ha mischiato le sue pagine ai nascenti sentimenti di giustizia che formano il carattere di un giovane cittadino. Uno scrittore ha in sorte una piccola voce pubblica. Può usarla per fare qualcosa di più della promozione delle sue opere. Suo ambito è la parola, allora gli spetta il compito di proteggere il diritto di tutti a esprimere la propria. Oltre a quella di comunicare, è questa la ragione sociale di uno scrittore, portavoce di chi è senza ascolto” (Erri de Luca, La parola contraria).

... il diffondersi 
di un sentimento...
(Janez Šubic, 
Lettera, 1878)
Mi sono chiesta perché intorno a Erri de Luca e al suo caso giudiziario si siano mosse e si muovano tante voci di persone “anonime” che hanno letto una sua pagina, un suo libro, una sua poesia o hanno ascoltato una sua intervista. 
Non credo si tratti semplicemente dell’effetto trascinamento dovuto al tam tam mediatico, che avrebbe regalato ad Erri De Luca un supplemento di notorietà, conferendogli – come dice Massimo Gramellini nel suo Buongiorno del 22/09/2015 -  “una patente di martire che… non merita”.