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giovedì 27 luglio 2023

Corresponsabilità.

Post di Gian Maria Zavattaro.
Immagini di Lesley Oldaker (qui il sito instagram).

Lesley Oldaker, Vortice
“Questa è forse l’unica reale possibilità che abbiamo …avere una vocazione
noi stessi, conoscerla, amarla e servirla con passione:
perché l’amore alla vita genera amore alla vita”
(Dalla lettera a Natalia Ginzburg di Maria D’Asaro, Una sedia nell’aldilà, p.135, ed. Diogene Multimedia, giugno 2023).
 
“La libertà senza assunzione di responsabilità è una patetica farsa” (M. Buber).
 
Questo post ha senso solo se insieme ci sforziamo di liberarci dai nostri preconcetti- pregiudizi (“concepiti- formulati prima di effettiva conoscenza”): luoghi comuni dispensati dagli orchestratori e le truppe cammellate dei social. Viviamo nella “società globale complessa” ricca di ambivalenti possibilità e promesse, incertezze e insicurezze: frantumazione delle ideologie forti ed IA supertecnologica; ridondanza delle informazioni, incomunicabilità; solitudine, social; nuove libertà, fuga dalla libertà; nuove ricchezze (a seguito del covid e delle guerre) e nuove povertà (non solo i diseredati, ma tutti coloro che non reggono il vortice della neotecnologia); un nuovo rapporto con il tempo, la storia, la memoria, il tutto condensato dal febbrile ritornello “non ho tempo”.
Nel tumulto estivo delle guerre e delle migrazioni forzate, della globalizzazione dell’indifferenza estiva, dell’afa e sconquasso climatico, vorrei provocare con 3 ridicole domande: Pensiamo? Accogliamo? Viviamo da corresponsabili?

martedì 25 luglio 2023

In memoria di Marc Augé.

Riportiamo, in questo post, tre interventi di Gian Maria Zavattaro, pubblicati in diverse date su questo blog, riguardati testi di Marc Augé, il filosofo e antropologo francese morto ieri all'età di 87 anni.
 
Marc Augé, fotografia di Charles Mallison
Secondo M. Augé “le nuove paure” non sono poi tanto nuove se non per il fatto che si diffondono istantaneamente e dappertutto ed ognuno di noi si trova ad essere ovunque e da nessuna parte. I motivi per avere paura sono diversissimi, legati a mille variabili individuali e collettive. Altrettanto eterogenea è la tipologia delle paure: indotte dall'ignoranza (la più temibile per Augé), dedotte dalla conoscenza (“o più esattamente dal fatto di sapere di non sapere”) (1), paure da ricchi e paure da poveri, dettate dalle enormi divergenze di interessi sul piano sociale ed economico, che “incutono paura le une alle altre: paure delle paure, paure al quadrato in un certo senso” (2). E tutte si contagiano, si sommano, si influenzano a vicenda generando panico e angoscia: il “groviglio della paura”. (3)
 
Ho letto in questi giorni, anzi ho finito di rileggere, due saggi di M. Augé. Dico subito che molte cose non mi hanno convinto, men che meno la sua fastidiosa pregiudiziale ostilità verso la religione ed in particolare la fede cristiana (qualcuno ricorderà il suo parodistico e dissacrante pamphlet “Le tre parole che cambiarono il mondo”, edito lo scorso anno...). 
 
Parlare della bicicletta in molte città è come gridare nel deserto. In un articolo  de “La Stampa” del 12 gennaio scorso, a firma di F. Amabile,  si narrava quanto sta succedendo nella  caput mundi, dove l’inquinamento è alle stelle, le targhe alterne non risolvono nulla e l’unica soluzione sarebbe quella di non prendere l’auto ma la bici. E così alcune persone anonime hanno deciso di fare qualcosa che la legge considera reato penale: la domenica mattina, quando il traffico è poco, nei tratti di strada più pericolosi – strettoie,  tunnel, cavalcavia – dipingono percorsi ciclabili, a salvaguardia dei ciclisti. Il comune cancella le strisce e loro le ridipingono... Eppure ciò che  fanno non costerebbe molto all’amministrazione, evidentemente troppo distratta da ben altri problemi.

venerdì 21 luglio 2023

Viaggio. Lubiana e altro.

Se ti dico che la città cui tende il mio viaggio è discontinua nello spazio e nel tempo, ora più rada ora più densa, tu non devi credere che si possa smettere di cercarla. Forse mentre noi parliamo sta affiorando... (Italo Calvino, Le città invisibili).

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Lubiana, capitale della Slovenia (stato indipendente dal 1991, nell'Unione europea dal 2004).

Fiume Ljubljanica

Ponte dei draghi

Ponte con lucchetti, sulla Ljubljanica

Passeggiata lungo la Ljubljanica

martedì 11 luglio 2023

Lettere nell'aldilà.

Post di Rossana Rolando

Fotografia di Maria D'Asaro

Una sedia nell’aldilà, il libro appena uscito di Maria D’Asaro¹, è una raccolta di lettere immaginarie scritte a persone che non ci sono più (anche un animale), ma che, nello stesso tempo, ci sono ancora, perché sono entrate a far parte dell’orizzonte mentale e affettivo dell’autrice: alcune conosciute direttamente, altre, più spesso, incontrate in modo indiretto, attraverso scritti e testimonianze. In ambedue i casi, si ricordano, lungo le pagine, le occasioni, i momenti, le concomitanze per cui certi volti sono emersi dallo sfondo opaco della storia anonima o pubblica, per entrare nello spazio intimo della vita privata, come interlocutori segretamente eletti. Così, per esempio, si apre la prima lettera al conterraneo Peppino Impastato: “Quando ti hanno ammazzato avevo vent’anni. Ero tutta casa, chiesa e università”.²
💥 Ecco quindi la prima notazione: leggendo si rimane convinti del fatto che il mondo delle relazioni può infrangere la cortina della morte e allargarsi al regno dell’oltre, in un colloquio che non conosce confini spaziali e temporali.

giovedì 6 luglio 2023

Complottismo, rancore e disegno possibile.

Post di Rosario Grillo.
Immagini dei disegni di Angel Boligán (qui il sito instagram).

Angel Boligán, Le sedie del potere e la democrazia
È la corsa del criceto, a far girare la ruota sempre sullo stesso percorso, con l’illusione di raggiungere una méta, ma in realtà stando sempre sullo stesso punto è forse la scena che più descrive la nostra condizione. Il fondamento del rancore è nel misurare contemporaneamente la spossatezza della corsa e l’assoluto immobilismo. (Davide Bidussa in Gli Stati Generali)
 
Già Baudelaire e, al suo seguito, W. Benjamin, nel passaggio tra ‘800 e ‘900, quando il filo della storia si faceva più aggrumato, raffiguravano il flaneur, incarnazione di un costume di vita meno compatto, addirittura frammentario. (1)
In quel tempo trovarono posto diffuse teorie complottiste, tra le quali basta citare I protocolli dei savi di Sion per avere contezza del loro peso storico. Nella loro presenza, un indice dello scompaginamento del “sistema storico”. Una conferma la dà la crisi delle “filosofie della storia” riverberanti ultimi bagliori con Hegel, Marx, positivismo. Il loro posto veniva preso dal principio dell’entropia, dal Decadentismo, dal nichilismo (Nietzsche).
Oggi il complottismo è sciorinato. Leggendo nei numerosi saggi che cercano di esplicarne il senso e la motivazione (2), si conferma la valutazione circa l’instabilità del tempo presente con l’evanescenza di quelle Weltanshauung che hanno sorretto l’impegno della società umana: potremmo dire, delle società umane, senza smentire, con la varietà, la concordia del “disegno di un futuro”.