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martedì 25 luglio 2023

In memoria di Marc Augé.

Onoriamo la memoria di Marc Augé, figura significativa nel panorama culturale contemporaneo.
Riportiamo, in questo post, tre interventi di Gian Maria Zavattaro, pubblicati in diverse date su questo blog, riguardati testi di Marc Augé, il filosofo e antropologo francese morto ieri all'età di 87 anni.
 
Marc Augé, fotografia di Charles Mallison
Secondo M. Augé “le nuove paure” non sono poi tanto nuove se non per il fatto che si diffondono istantaneamente e dappertutto ed ognuno di noi si trova ad essere ovunque e da nessuna parte. I motivi per avere paura sono diversissimi, legati a mille variabili individuali e collettive. Altrettanto eterogenea è la tipologia delle paure: indotte dall'ignoranza (la più temibile per Augé), dedotte dalla conoscenza (“o più esattamente dal fatto di sapere di non sapere”) (1), paure da ricchi e paure da poveri, dettate dalle enormi divergenze di interessi sul piano sociale ed economico, che “incutono paura le une alle altre: paure delle paure, paure al quadrato in un certo senso” (2). E tutte si contagiano, si sommano, si influenzano a vicenda generando panico e angoscia: il “groviglio della paura”. (3)
 
Ho letto in questi giorni, anzi ho finito di rileggere, due saggi di M. Augé. Dico subito che molte cose non mi hanno convinto, men che meno la sua fastidiosa pregiudiziale ostilità verso la religione ed in particolare la fede cristiana (qualcuno ricorderà il suo parodistico e dissacrante pamphlet “Le tre parole che cambiarono il mondo”, edito lo scorso anno...). 
 
Parlare della bicicletta in molte città è come gridare nel deserto. In un articolo  de “La Stampa” del 12 gennaio scorso, a firma di F. Amabile,  si narrava quanto sta succedendo nella  caput mundi, dove l’inquinamento è alle stelle, le targhe alterne non risolvono nulla e l’unica soluzione sarebbe quella di non prendere l’auto ma la bici. E così alcune persone anonime hanno deciso di fare qualcosa che la legge considera reato penale: la domenica mattina, quando il traffico è poco, nei tratti di strada più pericolosi – strettoie,  tunnel, cavalcavia – dipingono percorsi ciclabili, a salvaguardia dei ciclisti. Il comune cancella le strisce e loro le ridipingono... Eppure ciò che  fanno non costerebbe molto all’amministrazione, evidentemente troppo distratta da ben altri problemi.

2 commenti:

  1. Rosario commenta: l’insistenza del confronto con M. Auge’ rivela, al di là di questo doveroso omaggio in punto di commiato, che lui è stato per te una chiave di confronto : per condividere la cura della Conoscenza, per stigmatizzare la posa, anche artificiosa in un francese, dell’ anticlericalismo, per apprezzare il carico dell’Utopia, per condividere la presa di distanza dal Conformismo ( il cieco del “ non luogo”).
    Resta, al di sopra di tutto, in buona parte degli antropologi, che non si fanno accompagnare dal filtro della sensibilità della letteratura, un modo di porsi troppo supponente, in posa rigidamente illuminista. Grazie, Gian Maria 🍀💫🤗

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  2. Caro Rosario, condivido le tue riflessioni e la tua conclusione. Riconosco tuttavia la qualità di molte sue intuizioni, impietosi scandagli relativi alla nostra complessa contemporaneità dal futuro ambivalente. Pagine da meditare. Penso in particolare alla scuola italiana e al rischio della sua trasformazione in non-luogo...

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