Onoriamo la memoria di Marc Augé, figura significativa nel panorama culturale contemporaneo.
Riportiamo, in questo post, tre interventi di Gian Maria Zavattaro, pubblicati in diverse date su questo blog, riguardati testi di Marc Augé, il filosofo e antropologo francese morto ieri all'età di 87 anni.
Marc Augé, fotografia di Charles Mallison |
Per continuare qui: Marc Augé, Le nuove paure.
Ho letto in questi giorni, anzi ho
finito di rileggere, due saggi di M. Augé. Dico subito che molte cose non mi
hanno convinto, men che meno la sua fastidiosa pregiudiziale ostilità verso la
religione ed in particolare la fede cristiana (qualcuno ricorderà il suo
parodistico e dissacrante pamphlet “Le tre parole che cambiarono il mondo”,
edito lo scorso anno...).
Per continuare qui: Marc Augé, Un altro mondo è possibile.
Parlare
della bicicletta in molte città è come gridare nel deserto. In un articolo de “La Stampa” del 12 gennaio scorso, a
firma di F. Amabile, si narrava quanto sta succedendo nella caput
mundi, dove l’inquinamento è alle stelle, le targhe alterne non risolvono nulla
e l’unica soluzione sarebbe quella di non prendere l’auto ma la bici. E così alcune persone anonime hanno deciso di fare qualcosa che la legge considera
reato penale: la domenica mattina, quando il traffico è poco, nei tratti di
strada più pericolosi – strettoie, tunnel, cavalcavia – dipingono
percorsi ciclabili, a salvaguardia dei ciclisti. Il comune cancella le strisce
e loro le ridipingono... Eppure ciò che fanno non costerebbe molto
all’amministrazione, evidentemente troppo distratta da ben altri problemi.
Per continuare qui: Marc Augé, Bicicletta e spazio poetico.
Rosario commenta: l’insistenza del confronto con M. Auge’ rivela, al di là di questo doveroso omaggio in punto di commiato, che lui è stato per te una chiave di confronto : per condividere la cura della Conoscenza, per stigmatizzare la posa, anche artificiosa in un francese, dell’ anticlericalismo, per apprezzare il carico dell’Utopia, per condividere la presa di distanza dal Conformismo ( il cieco del “ non luogo”).
RispondiEliminaResta, al di sopra di tutto, in buona parte degli antropologi, che non si fanno accompagnare dal filtro della sensibilità della letteratura, un modo di porsi troppo supponente, in posa rigidamente illuminista. Grazie, Gian Maria 🍀💫🤗
Caro Rosario, condivido le tue riflessioni e la tua conclusione. Riconosco tuttavia la qualità di molte sue intuizioni, impietosi scandagli relativi alla nostra complessa contemporaneità dal futuro ambivalente. Pagine da meditare. Penso in particolare alla scuola italiana e al rischio della sua trasformazione in non-luogo...
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