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sabato 26 novembre 2022

Tempo dell'attesa vivificante.

Post di Gian Maria Zavattaro.

Händel, Messiah, 1741
“Apparso un istante tra noi, il Messia si è lasciato vedere e toccare, solo per perdersi una volta ancora, più luminoso ed ineffabile che mai, nell’abisso insondabile del futuro. È venuto. Ma adesso noi dobbiamo ancora e nuovamente - non più solamente un piccolo gruppo eletto, ma tutti gli uomini - attenderlo più che mai. Il Signore Gesù verrà presto solo se l’attenderemo ardentemente. Sarà un cumulo di desideri a far esplodere la parusia”. (P. Teilhard de Chardin, L’ambiente divino, Mi,1968, pp. 183 e seguenti).
 
Ogni istante è la piccola porta da cui può entrare il Messia” (Walter Benjamin, Saggi e frammenti, Einaudi, Torino 1962)

In questo tempo di covid e di guerra ci apprestiamo all’Avvento, frammisti ad una umanità divisa tra guerra e pace, amore e odio, spreco e fame, I Care e indifferenza, dedizione d’innumerevoli persone per gli sventurati e cinico profitto di speculatori. Perché attendere? Attendere chi, che cosa? Quale concreta attinenza hanno questi interrogativi con il vivere dolente e il tragico morire di tanti, con la dilagante povertà,  la solitudine disperante, l’incertezza e precarietà della vita che scuote sicurezze, scelte, abitudini, modi di relazionarsi con gli altri e con se stessi?

sabato 19 novembre 2022

Territorio e comunità.

 Post di Rosario Grillo.

“In geografia quello che veramente conta è ciò che non c’è. Perché quello che manca va pensato, desiderato, immaginato”. 
(Matteo Meschiari)
 
Natalie Smith Henry, Local industries, 1940, Murale, American Art Museum
“Mettere a fuoco” e “inserire nel contesto”: riflettono la stessa azione. La prima, derivata dalla tecnica fotografica, la seconda riconducibile ad un gioco di costruzione (architettura).
Tra i docenti, la seconda si lega ad un imperativo logico-euristico, rivolto al discente in funzione di orientamento critico e di addestramento a idonee chiavi di lettura.
La assumo per introdurre una disamina del concetto di territorio. Aiuta la comprensione, la delucidazione iniziale circa la vicinanza tra luogo e territorio. Scelgo il secondo, in quanto incorpora da subito la terra nel discorso sul territorio.
Se è corretto riconoscere semplicemente con territorio un terreno assegnato, forse, forzando un po’, si può ricondurre il finale “orio” ad un possibile “orior” dal latino (sorgere). Così facendo, si riesce ad evidenziare il momento sorgivo del territorio e viene soddisfatto il rispetto del codice contestuale.
(Sto argomentando in punta di filologia e chiedo di impostare il piano di prospettiva alla parola).

sabato 12 novembre 2022

Non chiamatemi "carico residuale".

Post di Gian Maria Zavattaro.
Fotografie di Silvia Marcolin (qui la pagina facebook)
 
Migranti. La denuncia del Papa: “La loro esclusione è scandalosa, schifosa, peccaminosa, criminale.... Chiediamoci quanto siamo davvero comunità aperte ed inclusive verso tutti”. 
 
Fotografia di Silvia Marcolin
Inequivocabilmente, vista l’aria che tira, vogliamo chiarire le nostre scelte ed il nostro agire, riproponendo - con qualche variazione - il post del febbraio 2019. (1)
 
📩 Mi chiamo Sadat alias Hamed Himed Mehmet Ali Mustafa Ahmet Hassan Nadir Rashad ,…, Fatmah, alias Lewa Nasha Munya Aisha Hasna Maryam fate voi…
Sono nigeriano ivoriano senegalese togolese sudanese…, fate  voi….
Non sono un numero, non do spettacolo.

Sapete che cosa vuol dire guerra?
A voi devo ricordare che cosa è la guerra? Chiedete ai vostri nonni: le due guerre mondiali vi hanno causato più di 2 milioni di morti, senza parlare dei feriti, degli invalidi, delle vedove e degli orfani minorenni.
A voi devo ricordare che cosa significhino brutalità violenza atrocità torture massacri macelli bombardamenti deliri di morte tradimenti pianti a non finire di vedove e di orfani, disperazione, privazione di ogni bene ed affetto, di ogni diritto? E  fame sete miseria desolazione.
Pensate che la mia fuga dalla guerra  potesse avere alternative?

domenica 6 novembre 2022

Elogio della fuga.

Post di Rossana Rolando.
Immagini dei dipinti di Ivan Kostantinovič Ajvazovskij (1817-1900).
 
“La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio” 
(Henri Laborit, Elogio della fuga).¹
 
Ivan Kostantinovič Ajvazovskij, La nona onda, 1850
Nel dialogo platonico intitolato “Lachete”
², Socrate pone una delle sue tipiche domande, brevi e dirette. Chiede proprio a Lachete, un generale esperto in cose militari, che cosa sia il coraggio. Egli risponde sicuro che coraggioso è “chi , durante la battaglia, mantenendo la propria posizione, si difende dai nemici e non si dà alla fuga”. L'atto del fuggire è immediatamente associato alla viltà, secondo una concezione molto comune. Ma Socrate non rimane soddisfatto della risposta scontata e frettolosa. Riprende con il suo solito stile, sgretolando le certezze dell’interlocutore - spesso frutto di stereotipi non sottoposti al vaglio critico - e suggerendo un altro pensiero: ci può essere chi, indietreggiando, non rimanendo fermo al proprio posto, combatte tuttavia contro i nemici e mostra così il proprio coraggio. Alla perplessità di Lachete, Socrate aggiunge che si può continuare a combattere fuggendo. C’è una fuga che non è vigliaccheria, ma è strategia difensiva che permette di continuare a battersi.

giovedì 3 novembre 2022

1 milione di visualizzazioni!

👉 3 Novembre 2022: 
1 milione di visualizzazioni sul nostro blog!
Grazie a tutti!! 🙏
 
Gian Maria, Rossana, Rosario
Sono nove anni che con mia moglie Rossana ho iniziato l’avventura del blog Persona e Comunità (le visualizzazioni dei post hanno raggiunto oggi, 3 novembre 2022, 1 milione). Da dieci sono in pensione, dopo 42 anni di lavoro nella scuola pubblica statale.  Mia moglie - ancora attiva nella scuola - ed io non possiamo rassegnarci a rinchiuderci nel nostro orticello.
Sentiamo il bisogno di sempre: continuare a rinnovare ogni giorno,  insieme con coloro che incontriamo virtualmente e fisicamente, la speranza nel principio di alterità, ovvero nella responsabilità verso l’altro come criterio essenziale di orientamento delle scelte personali e politiche.
Senza presunzioni e ben consapevoli della nostra piccolezza, non intendiamo rinunciare a pensare in libertà pensieri che meritano meditate riflessioni per dare senso e valore al tempo e spazio in cui tutti viviamo, a sentire nella nostra carne la reale esistenza di tutta un’umanità dolorante che non può lasciarci indifferenti, a denunciare in particolare il pericolo impercettibile ed inarrestabile della crescente uniformità acritica dell’opinione pubblica nelle piazze virtuali e reali, ad annunciare possibili nuovi modi di essere, di fare, di interagire. Su tutti i fronti: religioso, culturale, sociale, politico.