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sabato 19 novembre 2022

Territorio e comunità.

Ripensare i beni comuni.
 Post di Rosario Grillo.

“In geografia quello che veramente conta è ciò che non c’è. Perché quello che manca va pensato, desiderato, immaginato”. 
(Matteo Meschiari)
 
Natalie Smith Henry, Local industries, 1940, Murale, American Art Museum
“Mettere a fuoco” e “inserire nel contesto”: riflettono la stessa azione. La prima, derivata dalla tecnica fotografica, la seconda riconducibile ad un gioco di costruzione (architettura).
Tra i docenti, la seconda si lega ad un imperativo logico-euristico, rivolto al discente in funzione di orientamento critico e di addestramento a idonee chiavi di lettura.
La assumo per introdurre una disamina del concetto di territorio. Aiuta la comprensione, la delucidazione iniziale circa la vicinanza tra luogo e territorio. Scelgo il secondo, in quanto incorpora da subito la terra nel discorso sul territorio.
Se è corretto riconoscere semplicemente con territorio un terreno assegnato, forse, forzando un po’, si può ricondurre il finale “orio” ad un possibile “orior” dal latino (sorgere). Così facendo, si riesce ad evidenziare il momento sorgivo del territorio e viene soddisfatto il rispetto del codice contestuale.
(Sto argomentando in punta di filologia e chiedo di impostare il piano di prospettiva alla parola).
Natalie Smith Henry, Local industries, 1940, Murale, particolare
Da qui in avanti, comunque, diluisco lo spessore astratto della questione mentre aumento quello concreto e pratico. Con un piccolo sforzo riusciamo, quasi tutti, a ricordarci del lunghissimo “tira e molla” sul traforo della Val di Susa. Angosciosa disputa tra portatori di una visione tecno-politica, che tende ad aprire varchi territoriali da Occidente ad Oriente, e quanti, custodi del territorio, hanno inteso preservare ambiente - salute - usi e tradizioni.
Ebbene, è l’esempio più chiaro del nodo problematico che si addensa dentro il concetto di territorio.
La dottrina del primo fronte (tecno-politico) guarda l’intervento con occhio ingegneristico, guidato dallo scopo che si prefigge: insieme geopolitico ed economico, incurante del paesaggio e delle popolazioni locali coinvolte. Dal secondo fronte, la galassia variopinta dei NO TAV, si difendono le ragioni del territorio, che comprende paesaggio stile e qualità della vita, usi e tradizioni.
È anche vero che vanno aggiunti, alla distanza del ventennio trascorso, i costi economici, di molto avanzati rispetto a quelli di partenza. Ma, per la nostra questione, questi sono accessori secondari.
Il territorio, alla luce delle esemplificazioni fatte, include il tempo di vita, lo stile di vita; si fa, per così dire, anima che si distende e respira.
Natalie Smith Henry, Local industries, 1940, Murale, particolare
Su questo presupposto, prendo a considerare alcune preziose note incluse nel volume, scritto a più mani, titolato Manifesto per riabitare l’Italia edizione Donzelli. In esso si persegue innanzitutto un ribaltamento - potremmo dire: una catastrofe se prendiamo il senso della parola con la coscienza della radice etimologica, facendo apparire il rovesciamento da katastrofeo (1) - alla luce dei segnali che la Natura ci ha inviato.
Questi segnali possono raggrumarsi nella pandemia che ci coinvolge, la quale - ormai con concorde giudizio - riflette l’agonia della Terra, conseguente alle ferite inferte dall’antropocentrismo.
Se si legge così, l’Italia succitata non ha più il registro del primato esclusivo dell’urbanesimo con abbandono delle campagne; dei privilegi, politicamente perseguiti, di macro formazioni come le aree metropolitane e facsimili. Ma, all’inverso, si accinge a rivendicare i diritti, supportati da comportamenti e intraprese già avviati, delle terre basse, dei comuni montani, delle aree depresse e/o difficili, delle aree di spopolamento.
È l’Italia minore.
Si potrebbe parlare, a tal proposito, di una rivoluzione, portata avanti dalla scala del micro (micro aree, micro clima e via dicendo).
Natalie Smith Henry, Local industries, 1940, Murale, particolare
Dietro a questo fenomeno c’è un composito quadro di iniziative, di fatiche, di resistenze, di successi, in alcuni casi, non pubblicizzati però, di uomini, di comunità. Ecco: la comunità! Ovvero un quid sostanziale, un ricettacolo sociale addensato dietro al culto dei beni comuni. (2)
Di seguito, quindi, prende corpo una filosofia del diritto che si sporge aldilà del privato, incurante di un trend culturale - in gran parte consociato al successo del neoliberismo - che ha promosso il verbo dell’individuo, ricco del suo libero arbitrio.
Una diversa filosofia del diritto si rituffa nel mare del Con-diviso, aiuta ad alimentare il fare del cooperativismo, ritrova le meraviglie degli usi civici, tarpa le ali delle pretese eccessive della proprietà privata. (3)
 
Note.
2. La filosofia dei beni comuni è tornata in vita tramite riflessioni giuridiche e disquisizioni filosofiche che si sono estrinsecate in iniziative di referendum. Hanno però una sostanza non contingente, soprattutto se riportate a certe dottrine che, nel corso della storia, hanno agglutinato il concetto di bene comune.
3. La conclusione mette in apice modalità del “mettere in comune”, qualità come “beni comuni”, condizioni di lavoro affini, contemplate nel cooperativismo che si confanno ad un sistema di vita lontano dall’individualismo.

1 commento:

  1. Paradosso

    “In geografia quello che veramente conta è ciò che non c’è. Perché quello che manca va pensato, desiderato, immaginato”. (Matteo Meschiari)

    Il prof, Matteo Meschiari non è così lontano da un immaginario nel cercare di trovare qualcosa che manca in un territorio. E così venire a scoprire un certo vaso di Pandora, la nostra Terra. Per esempio rivedere nella mappa di Porto Ferraio dell'Isola d'Elba, attraverso le tracce delle case, delle vie e tanto altro, frammenti di scenari del tempo di Napoleone Bonaparte esiliato su quest'isola. Una sua lettera dopo lo sbarco nelle mani della sua Luisa. E poi un guardiano inglese col cane che lo cerca invano, ma già si preparava una nuova guerra. Mai tanta storia a Porto Ferraio in un fazzoletto mappale!
    Vedasi Storia nascosta: L'Aiglon fra storia e mistero, di cui al link: https://www.esonet.it/?p=665

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