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sabato 27 maggio 2017

Ivano Fossati, la speranza di vita che porti con te.

Post di Rossana Rolando 
Fotografie di alcuni album di Ivano Fossati, all'interno della sua ricca produzione, svoltasi tra il 1971 e il 2011 (per il sito del musicista cliccare qui).

Ivano Fossati, 
Fotografia dal sito di Repubblica
Nei testi musicali di Ivano Fossati c’è una poetica del quotidiano che celebra la vita nella sua godibilità e nel suo interno valore. L’atto del vivere – pur nella finitezza di ogni esperienza umana – ha una sua bellezza, una sua luminosità, una profondità degna di essere amata.
Copertina dell'Album  (1993)
in cui è contenuta La pioggia di marzo
Emblematica a questo proposito è La pioggia di marzo - splendida rivisitazione del testo brasiliano di Tom Jobim da parte di Ivano Fossati (per il confronto tra i due brani vedi qui) - in cui gli aspetti dell’esistenza sono intrecciati e fusi in un unico flusso vitale, fatto di sentimenti e situazioni (“è quando tu voli rimbalzo dell'eco/ è stare da soli”), impastato di sogni (“margherita di campo è la riva lontana… è la nave che parte”) e di reminiscenze infantili (“è la fata Morgana”… è Madamadorè”), attratto dall’ignoto (“è mistero profondo… è il fondo del pozzo”), arricchito dalla semplicità dell’esperienza umana (“è…goccia che stilla un incanto un incontro è l’ombra di un gesto, è qualcosa che brilla… è legna sul fuoco, il pane, la biada, la caraffa di vino il viavai della strada”), nutrito di poesia e cultura (“è la luna e il falò”, di pavesiana memoria), ammirato dalla magnificenza della natura (“è voglia di primavera è la pioggia che scende… è una rondine al nord la cicogna e la gru, un torrente una fonte…”) consapevole del limite (“è il sonno e la morte…”) e del dolore (è… una piccola pena… burrasca passeggera”),  teso verso il futuro (“è progetto di casa”)…

martedì 23 maggio 2017

La "dotta ignoranza".

Post di Rosario Grillo
Figure di Tobia Ravà (qui il sito), artista italiano nato nel 1959, allievo di Umberto Eco e di Flavio Caroli, che ringraziamo per averci autorizzato a pubblicare le immagini di alcune opere. I suoi interessi in campo matematico e religioso - legati alla ghematria - ci hanno indotto ad associarlo” alle ricerche del filosofo tedesco Niccolò Cusano (1401-1464) cui è dedicato questo post. 

Tobia Ravà, Cronologos
Vengo risvegliato dal mio “sonno” (o è divertissement?) da un semplice articolo di oggi di G. Bosetti sulla figura di Niccolò Cusano.
L'occasione dell'intervento di Bosetti è l'inizio della pubblicazione dell' “opera omnia” di Cusano, con carattere più sistematico e critico e con la comodità della traduzione in italiano visto che scriveva in latino.
Il latino dell’epoca umanistica in cui Cusano si colloca biograficamente.
La statura però dei suoi studi non si lascia restringere alla semplice epoca. A questa stregua lo tratta Bosetti, con questo profilo io lo ricordo (per questo ho parlato di “risveglio”).

Tobia Ravà, Foresta degli elementi
Bosetti, teorico del liberalismo, “sfronda” il personaggio per rilevarne la propensione alla relativizzazione dei punti di vista, finanche delle fedi religiose.

sabato 20 maggio 2017

Il filo della soggettività, Ida Budetta.

 🖋Post di Rossana Rolando
🎨Immagini delle opere di Ida Budetta (qui il sito).

Mercante di fili
per tessere trame corrotte, particolare
L’enigmaticità di cui si caricano le opere di Ida Budetta si raccoglie tutta nel contrasto tra la precisione del frammento, realisticamente rappresentato - come nella più classica, “olandese”, delle tradizioni - e l’imperscrutabilità dell’insieme, data dall’accostamento improbabile delle cose, non conforme alla comune esperienza, o dalla deformazione delle dimensioni e delle tinte, che rende gli stessi oggetti provocatoriamente strani, inducendo chi guarda ad interrogarsi dechiricamente sul significato della composizione. Un identico spaesamento scaturisce dall’effetto surrealistico di alcuni tratti pittorici che prestano alle cose una valenza psichica: dentro i colori e le figure si nascondono strati segreti della mente. Gli stessi titoli dei dipinti ci riportano a dimensioni del profondo e all’ambiguità sotterranea dell’umano.

martedì 16 maggio 2017

Incontro con la cittadella di Loppiano.

🖊Post di Gian Maria Zavattaro
🎨Fotografie di Rossana Rolando.

Vetrate del Santuario 
Maria Theotokos, Loppiano
Dal 9 al 13 maggio si è svolta a Castel Gandolfo la cinquantanovesima settimana ecumenica dei FOCOLARI “camminando insieme. Cristo e noi sulla via verso l’unità” con la partecipazione di più di 700 cristiani di 70 chiese e comunità ecclesiali. Giorni di riflessione e spiritualità, di comunione e “dialogo della vita”, di “ecumenismo di popolo” a 50 anni dal primo incontro tra Chiara Lubich e Athenagoras I°. Notizia importante di un evento speciale, che però solo 30 giorni fa avrebbe sicuramente destato la nostra, mia e di mia moglie, ammirazione ma non particolare attenzione.
Ci sono incontri imprevisti ed inaspettati che il caso o, forse, la Provvidenza assegna ad ognuno di noi, quando meno ce lo aspettiamo, liberi di accoglierli od ignorarli, di viverli solo a livello di stadio estetico oppure con intensità tale da ricavarne nuove consapevolezze, respirare nuovi orizzonti, rendere grazie e benedire.
Vetrate del Santuario 
Maria Theotokos, Loppiano
A noi è capitato il pomeriggio del Sabato Santo 2017. Eravamo in quel di Firenze, per partecipare alla veglia pasquale presso la fraternità di Gerusalemme alla Badia Fiorentina. C’era tempo. Decidiamo di recarci sino al monastero benedettino di Vallombrosa, dove incontriamo il giovane e dinamico abate, ci fermiamo a pregare con lui ed i cinque monaci all’ora sesta. Ripartiamo. Sappiamo che non lontano - nei pressi di Incisa, località Loppiano - esiste una moderna chiesa, dalle vetrate bellissime, osannate su internet. La strada è interrotta a causa del taglio di alberi. Chiediamo a destra ed a manca: nessuno degli interpellati pare conoscerne l’esistenza (nemo propheta in patria...). Poi riusciamo a trovare una via alternativa e ci arriviamo. Non c'è nessuno. Entriamo in chiesa. Vetrate magnifiche, colori che ti parlano al cuore e alla mente, un'architettura moderna – nulla a che vedere con le tante chiese somiglianti a capannoni in disuso – centrata coralmente sulla croce e sul tabernacolo verso cui tendono la preghiera, i canti, la meditazione comunitaria e personale: si è immersi nel respiro della trascendenza e nello stupore della bellezza. Usciamo fuori: in cima alla collina tra il verde di prati e parcheggi apparentemente deserti non c’è anima viva, solo una signora che in quel frangente sopraggiunge e pare più perplessa e spaesata di noi.

venerdì 12 maggio 2017

Riso e sorriso.

🖋 Post di Rosario Grillo
🎨 Rappresentazioni delle opere di Ida Budetta (qui il sito), pittrice dallo stile personalissimo, non etichettabile, difficile eppure immediatamente suggestivo. Alla sua arte dedicheremo un prossimo post. Intanto la ringraziamo per averci accordato il permesso di pubblicare le sue immagini.

Ida Budetta, 
Angelo bifronte
Riso e sorriso si debbono distinguere?
Alcune volte creiamo inconsapevolmente ambiguità inesistenti.
Molto semplicemente si potrebbe dire che: se distinzione “ha da essere”, consiste in un aspetto esteriore e formale.
Esposto alla caricatura e alla sguaiataggine il primo, contenuto, elegante e signorile il secondo.
Sopra tutto il riso è incorso nella disputa filosofico-teologica relativa alla sua convenienza nell'abito del perfetto e “compunto” uomo di fede.
E’ d’uopo citare  Il nome della rosa di Umberto Eco, costruito sulla paura della “irrazionalità” del riso, ipoteticamente sostenuta da Aristotele nel secondo libro della Poetica, a noi non pervenuto.
L’abate del monastero difende il “segreto” per impedire la presenza del demonio (il riso).
A questa satanizzazione del riso, altri hanno contrapposto la sua capacità satirica, decostruttiva e critica (Nietzsche, Bataille).
Sulla strada della contrapposizione, si rischia, però, la chiusura in un recinto pseudo-dialettico, sterile ed inconcludente.
La natura umana, nel concerto della Natura, contiene il tragico e il comico.

sabato 6 maggio 2017

Genova di Giorgio Caproni.

🖋 Post di Rossana Rolando
🎨 Immagini di Marino di Fazio (qui il sito)
📹 Video presentazione della poesia Litania, nell'interpretazione musicale di Marco Paolini.


Marino Di Fazio, 
Il vecchio porto di Genova
Genova si affaccia spesso nelle poesie di Giorgio Caproni - lui, nato a Livorno nel 1912 e morto a Roma nel 1990 -, un vero e proprio atto d’amore verso la città ligure in cui è vissuto  tra il 1922 e il 1938 e che ha eletto a luogo dell’anima: è il posto in cui si è formato e che lo ha formato, in cui ha scritto le sue prime poesie e si è innamorato (La mia città dagli amori in salita,/ Genova mia di mare tutta scale).
Caproni non è un poeta “locale”, nel senso limitativo di un semplice cantore di particolari luoghi geografici, ma un autore dalla forte carica esistenziale che trasfigura determinati paesaggi e ne fa il teatro di esperienze profonde, di situazioni esistenziali universali.

lunedì 1 maggio 2017

La paura in noi.


🖋 Post di Rosario Grillo (complementare a questo articolo:  Lo straniero)
🎨 Tutte le immagini riproducono fotografie di Lewis Hine (1874-1940) sociologo statunitense considerato il padre del fotogiornalismo, per l'uso sapiente e toccante della fotografia come denuncia sociale, con particolare riferimento alle condizioni dell'infanzia sfruttata, nei primi decenni del Novecento, e alle situazioni degli immigrati, degli emarginati e dei più deboli. Per osservare altre immagini dello stesso autore cliccare qui.


Lewis Hine, La piccola Giulia 
abbraccia bimbo sulle scale di casa, 1911
Tutti i bambini provano paura.
La prova per dominarla è uno stadio importante dell'evoluzione di ognuno di noi.
Parlando con l'angolo visuale della mia infanzia, debbo confessare di aver sofferto molto la psicosi della paura: alcune volte indotta da “bravate” di gente adulta, altre volte intrinseca alla timidezza del mio carattere.
Mutando forme, inoltre, la paura contrassegna momenti critici, occasioni decisive di scelte esistenziali: accompagna sempre, insomma, l’uomo.
Un'incubatrice, di notevole importanza, di paure incontrollabili è la società: in quello stadio che sta tra l'immaginario e il reale. Veicolo speciale ne è diventata la società di massa, dove la coscienza critica è sopraffatta da istanze pilotate ad arte, o da sentimenti del tutto irrazionali.