“Dimenticare al tempo giusto tanto bene quanto si sa, al tempo giusto, ricordare”.
Post di Rossana Rolando.
Hieronymus Bosch, Il giardino delle delizie, uomo con topo |
Dopo, al contrario, la sua percezione del reale diviene quasi intollerabile, tanto è ricca e nitida, così come è particolareggiata la rimembranza degli eventi più antichi e banali. Ireneo ha più ricordi – lui solo – di tutti gli uomini messi insieme, in tutti i tempi. Non può nemmeno dormire, teso com’è a recepire il mondo. Ha imparato facilmente le lingue: l’inglese, il francese, il portoghese, il latino… Ma c’è qualcosa che non funziona in questa sua potentissima facoltà di ricordare. Nel suo mondo sovraccarico di dettagli - inutili come un “deposito di rifiuti” - manca l’attitudine al pensare, perché essa esige processi di selezione, generalizzazione, in una parola richiede la capacità di dimenticare piccole variazioni per unificare sotto un unico concetto: “Non solo gli era difficile comprendere come il simbolo generico «cane» potesse designare un così vasto assortimento di individui diversi per dimensioni e per forma; ma anche l’infastidiva il fatto che il cane delle tre e quattordici (visto di profilo) avesse lo stesso nome del cane delle tre e un quarto (visto di fronte).”¹
Hieronymus Bosch, Il giardino delle delizie, figura con pesce che vola |
Lo ha detto, in un diverso contesto, Friedrich Nietzsche, nella sua Considerazione Inattuale, dal titolo: Sull’utilità e il danno della storia per la vita. Essa si apre, quasi subito, con un’osservazione dal sapore leopardiano, che sembra preferire l'esistenza “non storica” degli animali rispetto all'ineludibile storicità dell’uomo: “Osserva il gregge che pascola davanti a te: non sa che cosa sia ieri, che cosa sia oggi: salta intorno, mangia, digerisce, torna a saltare, e così dall’alba al tramonto e di giorno in giorno, legato brevemente con il suo piacere e dolore, attaccato cioè al piolo dell’istante, e perciò né triste né tediato. […] L’uomo chiese una volta all’animale: perché non mi parli della tua felicità e soltanto mi guardi? L’animale dal canto suo voleva rispondere e dire: ciò deriva dal fatto che dimentico subito quel che volevo dire – ma subito dimenticò anche questa risposta e tacque; sicché l’uomo se ne meravigliò. Ma egli si meravigliò anche di sé stesso, di non poter imparare a dimenticare e di essere sempre legato al passato: per quanto lontano per quanto rapidamente egli corra, corre con lui la catena. […]”.²
Hieronymus Bosch, Il giardino delle delizie, Fontana della vita |
Il discorso si allarga poi alla dimensione storica. E’ necessario e salutare saper “dimenticare al tempo giusto tanto bene quanto si sa, al tempo giusto, ricordare”.⁴
A ben vedere, non è l’importanza della memoria - e della conoscenza storica – ad essere messa in discussione, quanto piuttosto l’eccesso di erudizione fine a se stessa, la malattia del dettaglio inutile, la collezione di informazioni che non si traduce in creatività e cultura capace di accrescere la vita.
Hieronymus Bosch, Il giardino delle delizie, Grande fiore |
Nel tempo dell’informazione diffusa e acritica, nella rivoluzione dell’Intelligenza artificiale, nella grande rete di internet (in cui la foresta delle nozioni ci raggiunge indistinta, senza ordine gerarchico), il richiamo di Nietzsche alla giusta dose del dimenticare e del ricordare – che poi vuol dire esercizio del pensiero critico – appare quanto mai opportuno.
Note.
1. Jorge Luis Borges, Funes, o della memoria, in Finzioni, Opere complete, Meridiani, Mondadori, Milano 1984, vol. 1, p. 714.
2. Cfr. qui, p. 19.
3. Cfr. qui, p. 20.
4. Cfr. qui, p. 21.
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Molto interessante e vero! Oltre alla necessità di selezionare oggi la quantità di informazioni che ci arrivano in modo indistinto, ci sono fardelli che, a un certo punto, è bene deporre per poter guardare avanti con maggiore libertà interiore. Ricordo, anni fa, una conferenza di Mario Calabresi proprio su questo argomento, relativo alla necessità di "staccare" anche da vicende dolorose che lo avevano toccato da vicino.
RispondiEliminaGrazie mille Rossana e un abbraccio!
Grazie, cara Annamaria. Hai colto bene i due fulcri del dimenticare. Il piano esistenziale dello "staccare" - rispetto ad un passato doloroso - non ha il carattere inconscio della rimozione, che continua ad agire sotterraneamente, quanto piuttosto quello di un lucido prendere distanza da ciò che costituisce un sicuro tormento per la vita presente e futura. Un caro abbraccio, Rossana.
EliminaCara Rossana, grazie di queste preziose considerazioni. Abbiamo bisogno di una 'digestione' dei ricordi e della memoria per evitare saturazioni nocive e assimilare quello che ci serve, per nutrire in modo fecondo la nostra esistenza. Un caro abbraccio.
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