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sabato 28 aprile 2018

Variazioni su antifascismo.

Post di Rosario Grillo
Le immagini riproducono il simbolo antifascista sullo sfondo di alcuni articoli della Costituzione italiana, i cui valori (pur non essendo il semplice risultato dell'antifascismo, come il post chiarisce) rappresentano un rovesciamento radicale delle categorie che connotano il fascismo¹.

Non va mai bene declinarsi in chiave anti.
Ti spinge a pensare ad una ripicca, nell’ipotesi maxi alla mancanza di iniziativa, di “motu proprio”.
C’è di mezzo, in aggiunta, lo snobismo di certe categorie sociali che dietro ad “anti” vedono subito gruppi sociali antagonisti ed idee  di derivazione “sessantottina”.
Potremmo poi risalire al periodo dello scontro, dell’opposizione al Fascismo, e ritrovare la nominazione in positivo delle correnti e dei gruppi che condussero l’opposizione. Si chiamavano comunisti, socialisti, liberali, democristiani, repubblicani.
Avevano i nomi cioè delle correnti politiche già nate e, come tali, si presenteranno agli elettori.
Si può ovviare altrimenti alla necessità di trovare il “collante” della molteplicità di sentimenti, etici e politici e culturali, che normalmente si codificano sotto il nome di “antifascismo” .

martedì 24 aprile 2018

Rifare la Resistenza. Omaggio a Luisito Bianchi.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini delle xilografie sulla Resistenza recuperate e riportate alla luce  a Ferrara (qui il sito).

 🌟🌟🌟🌟🌟OMAGGIO A LUISITO BIANCHI🌟🌟🌟🌟🌟
“Partigiano è un termine già troppo insidiato da quando lo intesi per la prima volta, nel terribile ed esaltante 1944, per poterlo a cuor leggero declassare da sostantivo ad aggettivo, col pericolo che quest’ultimo lo deturpi e lo vesta di “partitico”. Oh no, partigiano non ha nulla  a che vedere con partitico, che prende i suoi legami clientelari dai partiti. Partigiano è figlio della Resistenza, ed esiste solo dove sussiste Resistenza, ma è anche condizione e annuncio di Resistenza. E la Resistenza è un fatto di gratuità. La vera: la Resistenza al potere, non per instaurare un altro potere ma per la libertà dell’uomo. Quella che  nel 1944-45 viveva nelle baite bruciate, che portava le sue insegne sui corpi penzolanti degli impiccati, che disseminava di speranze ovunque il suo potente soffio sciogliesse nevi e cuori. Non la Resistenza contro qualcuno  o in favore di qualcuno, ma quella, di vivi e di morti, perché il potere perdesse la sua punta velenosa, distruttrice della libertà, e, quindi, dell’uomo. Per questo Resistenza è gratuità, e Partigiano l’uomo gratuito. Il Dio Gratuito non è forse il Dio partigiano, che prende le parti di chi, in un modo o nell’altro, è perseguitato dal potere? La Resistenza del 1944-45, dei morti e di quei vivi che non l’hanno mai svilita ad instaurazione di nuovi poteri, fu la grande parola laica di gratuità, che ha generato e genera ancora figli ogni qualvolta si resiste al potere dell’uomo in nome dell’uomo. […] E’ la voce dei morti che hanno dato la loro vita gratuitamente, senza nessun contraccambio; e dei vivi che stanno morendo senza avere visto il mondo nuovo che doveva uscire dalla Gratuità” (Luisito Bianchi, MONOLOGO PARTIGIANO SULLA GRATUITÀ, Appunti per una storia della gratuità del ministero nella Chiesa, ed. il Poligrafo, Padova, 2004, pp. 224-225). 

Don Luisito Bianchi, autore de La Messa dell’uomo disarmato: v. qui

Carlo Rambaldi, 
Ore d'angoscia
In un  tempo nel quale sembra prevalere ciò che Bellow definiva “l’inferno della stupidità” parlare della Resistenza nel senso indicato da don Luisito ha significato solo se insieme ci si interroga sul nostro resistere quotidiano. 
Ogni generazione ha la sua resistenza da praticare, di cui la Resistenza con la R maiuscola è il riferimento ideale per capire che cosa essa significhi. Resistere era opporsi al fascismo ed al nazismo, alla guerra, alla violenza, alle leggi razziali, alla mancanza di libertà, alla sopraffazione ed usurpazione. Non solo opporsi: resistere per ri-esistere, ridare vita alla democrazia, riaffermare i diritti-doveri intangibili di ogni persona,  la pace, la libertà, la giustizia, l’uguaglianza, la fraternità universale…

sabato 21 aprile 2018

Creazione. La mano di Dio.

Post di Rosario Grillo 
Immagini delle opere di Auguste Rodin (1840-1917).

Auguste Rodin, 
La mano di Dio
“Si può partire dallo studio dell'universo oggettivo, e porre in luce come il modo personale di esistere sia la più alta manifestazione dell'esistenza, e come l'evoluzione della natura preumana converga nel momento creatore in cui sorge questa suprema realizzazione dell'universo. Si potrà dire che la realtà centrale dell'universo è un progredire verso la personalizzazione [...]” (v. Mounier, Le personnalisme, 1949, in Oeuvres, 1962, III; tr. it., p. 9).


La creazione può essere o il più semplice o il più difficile tema da spiegare.
La semplicità sta nella azione diffusa e comune del creare: il fabbro crea le forbici e mille altri oggetti metallici, anche la cuoca può attribuirsi la dote di creatrice dei suoi piatti succulenti.
La difficoltà riguarda lo spostamento dell’asse temporale verso un’origine più o meno a-temporale, fuori del tempo.
La prima specie, moltiplicata per il numero dei potenziali artigiani, è alla portata di tutti e va fatta rientrare nella virtù tecnica della produzione.
In ogni caso, l’etimologia della parola contempla il fare. Aggiungo la mia opinione, che invita a mettere in risalto la res (cosa) implicata e la relazione realtà-creato.

mercoledì 18 aprile 2018

20 aprile, 25 anni dalla morte di don Tonino Bello.

Don Tonino Bello 
(1935-1993)
In occasione dell'anniversario dei 25 anni dalla morte di don Tonino Bello - il 20 aprile 2018 - pubblichiamo l'articolo del professore e amico Leonardo Lestingi, scritto 3 anni fa (per ricordare gli 80 anni dalla nascita di don Tonino, 18 marzo 1935), ma ancora molto vivo ed efficace.

Le immagini, inserite di seguito, riproducono opere fotografiche di Jamie Heiden (qui il sito).




La memoria e il ricordo di don Tonino Bello, insieme alla nostalgia e alla commozione, sono ancora oggi vivi, e non solo in chi ha avuto il privilegio d’averlo conosciuto e incontrato, ma anche in chi lo ha “scoperto” solo di recente e che attraverso la lettura dei suoi testi, i racconti e le testimonianze di molti, riesce a dialogare nuovamente con lui e ad aprirsi a inattesi orizzonti di speranza.    
Jamie Heiden, 
Tornando a casa
Gli scritti di don Tonino continuano ad essere ristampati e raggiungono  un pubblico sempre più vasto, insieme a numerosi testi inediti o pubblicati molti decenni addietro su riviste e periodici oramai scomparsi, come nel recente e corposo La terra dei miei sogni (Ed Insieme ed., pp. 677, Euro 25), un’antologia bellissima, rigorosa e illuminante che raccoglie i suoi scritti antecedenti l’episcopato molfettese: diari, omelie, relazioni, articoli, cronache, appunti e schemi di lavoro, che confermano l’idea che nella vicenda di don Tonino non ci sia un prima e un poi, ma una sostanziale e sorprendente continuità.

domenica 15 aprile 2018

M. Yourcenar, I trentatré nomi di Dio.

Post di Rossana Rolando
Immagini delle opere fotografiche di Jamie Heiden (qui il sito), per gentile autorizzazione.

Jamie Heiden, 
Un milione di cose
I brevi testi poetici, con cui Marguerite Yourcenar evoca i trentatré nomi di Dio, colpiscono per la loro folgorante semplicità e bellezza.
Trentatré coincide con la quantità di volte in cui è menzionato il nome di Dio nella Genesi ed è inoltre il numero cristologico per eccellenza (33 sono gli anni di vita di Gesù), rimandando quindi - simbolicamente - al Mistero teologico e alla profondità inesauribile dell’Amore che traluce nella complessità multiforme della realtà.  La poesia ne scorge gli indizi in ogni piega dell'essere: nello splendore della natura (Vento di mare/ a notte,/ su un’isola); nelle vite tenere, selvagge, pazienti, libere degli animali (Il muso/ paziente/ del bue… Cavallo che/ corre/ libero); nella sofferenza cosmica (Il cammello/ zoppo/ che attraversò la/ grande città affollata/ andando verso la morte); nell’odore familiare della terra (L’erba/ L’odore dell’erba); nel vasto sentire dell’uomo (la mano, la pelle, lo sguardo); nell’essenzialità del sorso, del pane, del sonno; nella vita che non si arrende (un cieco che canta); nel dolore incomprensibile dell'innocente (un bambino invalido); nel silenzio (/ fra due amici); nella voce che insegna a cantare.

giovedì 12 aprile 2018

Senza fine.

Post di Rosario Grillo.
Le immagini riproducono opere della pittrice e storica d'arte Elisa Marianini, per sua gentile autorizzazione  (qui il sito).

Elisa Marianini, 
Il pozzo profondo
La morte è lo scandalo. La morte è il limite.
Da sempre l’uomo si è arrovellato sul senso della morte.
Nel “liquefarsi” dell’odierna società, può succedere addirittura di spingerla più in là. Uno spostamento che ha l’apparenza della rimozione: l’eterna giovinezza, l’ospedalizzazione del morente ed altro.
Qualche volta può succedere di trovare in menti, che sono state ritenute esaltate e/o folli, il cenno di una verità: l’abisso è un cominciamento o un ri-cominciamento.
L’ “oscuro” Eraclito scriveva : “L’essere nella notte accende a se stesso una luce quando la sua vista è spenta: però da vivo è a contatto con il morto, da sveglio è in contatto con i dormienti”.
“Immortali mortali, mortali immortali, viventi la loro morte e morienti la loro vita”¹.

venerdì 6 aprile 2018

Borges secondo Gianfranco Ravasi.

Post e fotografie di Rossana Rolando (le foto riproducono alcune opere di arte contemporanea, in mostra a Firenze presso Palazzo Strozzi, dal 16 marzo al 22 luglio 2018).

Gianfranco Ravasi, 
La Bibbia secondo Borges
Per chi volesse avvicinare il pensiero e la poetica di Borges da un punto di vista biblico teologico il breve ed agile libretto del cardinal Gianfranco Ravasi, La Bibbia secondo Borges, uscito nel 2017, costituisce una guida semplice e suggestiva, “impressionistica” - come l’autore stesso afferma -, priva di tecnicismi e animata da uno spirito appassionato e libero.
Di seguito presento i titoli dei diversi capitoli (in viola) affiancati da una citazione in essi contenuta, esemplificativa del percorso proposto.

🌟Borges e Bergoglio. “Non deve stupire questo legame spontaneo tra Borges e un gesuita [papa Francesco]: il famoso scrittore, infatti, sbrigativamente classificato da se stesso come agnostico, in realtà fu costantemente attratto dai temi teologici e in particolare dai testi sacri”¹.

domenica 1 aprile 2018

Canto di Pasqua.

Post di Rosario Grillo.

Dieric Bouts, 
Resurrezione, 1455
CANTO: Nostalgia di una sorgente.
Ho sempre tanta nostalgia di una sorgente
Da cui son nato goccia piccola infinita;
non ero solo, era un fiume di fratelli;
un vento forte aleggiava su quellacqua.
Acqua viva sei, Signore,
io mi perdo nel tuo mare,
corro nella tua corrente,
grido la mia libertà! (2v)
(Testo di Giosy Cento).