Come intendere la parola "antifascismo" in rapporto alla storia e alla Costituzione italiana.
Post di Rosario Grillo
Le immagini riproducono il simbolo antifascista sullo sfondo di alcuni articoli della Costituzione italiana, i cui valori (pur non essendo il semplice risultato dell'antifascismo, come il post chiarisce) rappresentano un rovesciamento radicale delle categorie che connotano il fascismo¹.
Le immagini riproducono il simbolo antifascista sullo sfondo di alcuni articoli della Costituzione italiana, i cui valori (pur non essendo il semplice risultato dell'antifascismo, come il post chiarisce) rappresentano un rovesciamento radicale delle categorie che connotano il fascismo¹.
Ti spinge a pensare ad una ripicca,
nell’ipotesi maxi alla mancanza di iniziativa, di “motu proprio”.
C’è di mezzo, in aggiunta, lo snobismo di
certe categorie sociali che dietro ad “anti” vedono subito gruppi sociali
antagonisti ed idee di derivazione “sessantottina”.
Potremmo poi risalire al periodo dello
scontro, dell’opposizione al Fascismo, e ritrovare la nominazione in positivo
delle correnti e dei gruppi che condussero l’opposizione. Si chiamavano
comunisti, socialisti, liberali, democristiani, repubblicani.
Avevano i nomi cioè delle correnti
politiche già nate e, come tali, si presenteranno agli elettori.
Si può ovviare altrimenti alla necessità
di trovare il “collante” della molteplicità di sentimenti, etici e politici e
culturali, che normalmente si codificano sotto il nome di “antifascismo” .
Quel che, piuttosto, deve essere ben
chiaro è che il Fascismo è paradigma incontrovertibile di illiberale, di
intollerante, di autoritario e dispotico, di fazioso, di razzista, di
nazionalista, di corporativo, di gerarchico, di fanatico militarista, di
imperialista ecc. Perciò si è legittimati a classificare sotto l’etichetta universale
di Fascismo tutta la serie dei disvalori sopra citati.
Appunto per questo, si può riconoscere la
più limpida coerenza tra i principi enucleati nella prima parte della nostra
Costituzione (sovranità popolare, diritto del lavoro, di parola et caetera) e
l’esclusione, dal novero dei partiti, di un eventuale nuovo Fascismo.
Può considerarsi eluso il divieto
attraverso la “scappatoia” del prefisso “neo”, da cui neofascismo? Certamente,
no!
I partiti, che concorrono alla
democrazia italiana, obbligatoriamente si conformano ad essa, dissociandosi da
ogni associazione politica che, dietro all’insegna fascista, respinge
l’idea e il fare della Democrazia.
Solo la tragicomica vicissitudine storica² ha comportato il basso compromesso di una tolleranza pseudo democratica ai
residui di Fascismo nel contesto della ricostruzione postbellica.
Malamente si è proseguito con una timida
azione pedagogica senza esplicitare i principi fondanti della cittadinanza
repubblicana.
La scuola italiana (lo scrive uno che frequentò
la scuola a cominciare dal ‘50) era al tempo ancora piena di maestri usciti
dalla gerarchia fascista e non seppe, o non volle, comunque mancò l’occasione
di una sana e corretta formazione democratica enucleando, fin da subito, la
differenza.
Seguendo il mio tracciato di esperienza
scolastica prima e quindi didattica, direi che con il sessantotto prima e negli
anni della lotta al terrorismo poi si è passati ad una celebrazione più
consapevole dell’anniversario della Liberazione.
Si dica pure, che in tutto il periodo
antecedente era prevalsa la volontà di dimenticare in una società ancora scossa
dal ricordo bellico e provata dalle difficoltà della ricostruzione.
Giunti agli anni della lotta al
terrorismo, però, diventava cogente sottostare agli effetti delle ideologie
contrapposte. Subirne gli effetti...e cominciare ad intendere il momento della
celebrazione con gli occhi velati dalla preoccupazione.
Nella fase, poi, della cosiddetta seconda
repubblica si è passati allo “sdoganamento” dell’Alleanza Nazionale, dentro la
quale si erano accomodati reduci delle idee fasciste (alcuni addirittura
repubblichini), per fini di spensierata tattica politica, dando la stura al
pensiero neofascista.
Da allora, con agganci agli effetti di
una disaggregazione e “liquefazione” della società del benessere, è stato un
susseguirsi di gruppi, associazioni e movimenti, da Casa Pound a Forza Nuova,
passando per skinhead e naziskin: forze che esplicitamente, spavaldamente
inneggiano al Duce, alla Forza ed alla Violenza.
Il rispetto del requisito della diversità, della
pluralità richiede di mobilitarsi attraverso il reciproco distintivo -
nessun ammucchiamento -.
Il comune denominatore apparirà attraverso
la Creatività, attraverso la Gioia che accompagna i movimenti, nella Fiducia
incrollabile nel dialogo e nella proposta.
Nota.
1. Sul tema si può vedere anche l'interessante contributo di Domenico Gallo: Il presupposto politico della Costituzione italiana: l'antifascismo.
2. Proporrei di disimpegnare, nell’occasione, la storia e parlerei di vicissitudine cronachista.
1. Sul tema si può vedere anche l'interessante contributo di Domenico Gallo: Il presupposto politico della Costituzione italiana: l'antifascismo.
2. Proporrei di disimpegnare, nell’occasione, la storia e parlerei di vicissitudine cronachista.
Lontano dalla faziosità la politica respira liberamente ed accoglie , moltiplicandola, la partecipazione dei cittadini.
RispondiEliminaTutto è incluso nel concetto di CITTADINANZA. Noi italiani, rispetto ai francesi, non abbiamo ancora fatto una seria riflessione comune su di essa.
Considerazioni ineccepibili. Buona domenica.
RispondiEliminaGrazie del bel complimento, ricambio la buona Domenica 💐
EliminaGrazie Rosario per questo articolo che ho apprezzato molto: mette in luce i passaggi fondamentali di una storia che si ripercuote nell'oggi, spesso senza la coscienza profonda delle sue radici. Abbiamo bisogno di un respiro libero, autenticamente culturale, come quello che ci hai offerto.
RispondiEliminaÈ sempre difficile trovare il modo per commemorare debitamente il 25 aprile! Nel post di Gian Maria mi ero ritrovato alla perfezione. Il mio scritto è nato non per recuperare o integrare. È nato su tutt’altro piano, meditando appunto sulla difficoltà di esercitare la memoria viva. Per me, che ho visto il Natale subito dopo la fine del conflitto, è stato quindi seguire la scia della storia della scuola, dal dopoguerra ad oggi, dove l’istanza della rimemorazione è stata volubile e comunque deficitaria. Sarò retorico, ma la nostra coscienza nazione repubblicana ha bisogno di alimentarsi dello spirito della Resistenza. Grazie🌝🍃🌈
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