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lunedì 28 febbraio 2022

Pace.

 Post di Rosario Grillo.

Banksy, Contro la guerra
Un effetto grave e gravoso dell’invasione mass mediatica si può ritrovare nella superficialità con la quale ci pieghiamo al ricorso della VIOLENZA fino all’estremo dell’uso della GUERRA. Al di là della retorica sul prolungato periodo di pace, sui suoi benefici effetti, nella DIPLOMAZIA è diventato normale parlare di guerra, farvi ricorso con la PRESUNZIONE di saperla controllare, di portare alla conquista “pura e semplice” dei propri interessi. 

Visto che nel presente siamo nel pericolo di una GUERRA INCONTROLLABILE: quella che è scoppiata in Ucraina, con la conclamazione dell’invasione russa, voglio brevemente (anche senza lunga argomentazione, visto che oggi nel percorso della argomentazione si dà esca ai sobillatori di qualsiasi risma) portare l’esempio di un recente libro di storia con titolo RUSSOFOBIA. La tesi, allungata nel farsi della storia, svolge il tema del perché si sia depositato l’umore di una diffusa ostilità verso la Russia. Certo perché la Russia è mescolanza, è incrocio, e, come tale, mette a rischio il nostro voler vedere e giudicare in base: “al bianco o nero”, per schematismi. Troppo complessa la storia dei Rus, decisamente semplificante l’odio che si rivolge al cosiddetto IMPERIALISMO RUSSO, ma non sarebbe male riparlare di Gorbaciov e delle luci che si erano accese con la Glanost, con la Ostpolitik, con il crollo del muro di Berlino. Delle speranze di PACE DURATURA, in considerazione della debolezza russa di allora. Ma poi… si è costruito man mano il terreno della dittatura di PUTIN. Ci poniamo la domanda su coloro, ad est e ad ovest, che hanno lavorato per questo scopo.

"Mi piace pensare che ho il coraggio di far sentire la mia voce, anche se anonima nella democrazia occidentale, e domandare cose a cui nessun altro oggi crede, come la pace, la giustizia e la democrazia" (Banksy, Wall and Piece).

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sabato 26 febbraio 2022

Florenskij e l'appello alla nobile anima russa.

Post di Gian Maria Zavattaro.

Mikhail Nesterov, Con velo, 1897-98

Nel terribile contesto della guerra scatenata dalla Russia contro l'Ucraina, rivolgiamo un pensiero grato ai pacifisti e resistenti russi che hanno avuto il coraggio di scendere in piazza, mettendo a rischio la loro vita e la loro libertà (i dati riportati dalle agenzie di informazione: 1800 arresti da parte della polizia russa).

 

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💥 Pensieri di Pavel A. Florenskij.

Normalmente si pensa che l'umanità morirà per la carenza di qualcosa. Per me invece è chiaro che morirà per l'abbondanza - diceva mio padre. Anche a me il molto ha sempre fatto paura, fin dall'infanzia, perché ti sembra che irrompa il caos senza forma, che non sei in grado di governare e che non puoi far tuo.¹
 
Che cos'è la cosa più importante in un'opera d'arte? La cornice, la ribalta, il confine nel tempo, l'inizio e la fine. Se non ci sono limiti non è possibile neanche la serenità. La capacità di limitare se stessi è il segno della maestria (Goethe).²
 
Occupatevi dell'opera vostra, cercate di compierla nel migliore dei modi, e tutto ciò che fate, fatelo non per gli altri, ma per voi stessi, per la vostra anima, cercando di trarre da tutto vantaggio, insegnamento, alimento per l'anima, perché neanche un solo istante della vostra vita vi scorra accanto senza senso o contenuto.³

sabato 19 febbraio 2022

L'ironia della pulce.

Post di Rossana Rolando.
 
Uomo, ragazzo/a, donna, bambino raccolgono pulci (Wellcome)
In tempi di spaventosi venti di guerra che provengono dall’est Europa e che si aggiungono a molti altri conflitti già in atto nel mondo, rileggere lo scritto di Primo Levi, Il salto della pulce,¹ può risultare fruttuoso per dare il senso della sproporzione che intercorre tra l’arroganza del potere e della volontà di dominio con cui l’uomo si accanisce sull’uomo - e si arroga il diritto di asservire a sé ogni altro essere vivente - e la smisurata realtà dell’universo, mirabile nella varietà di esseri e di vita, del tutto indipendente dai pregiudizi umani e da ogni finalismo antropocentrico. 
Studiare ciò che non ha una immediata utilità significa uscire dalla autoreferenzialità, dal pensare che il mondo sia costituito per la signoria dell’uomo, fino al punto da poterne fare scempio, ma vuol dire anche ridimensionare la ferocia dell’homo homini lupus, ridurre l’aggressività e la sopraffazione, ricollocandosi all’interno di un ordine più grande, di un cosmo in cui tutti sono alla fin fine soltanto ospiti.
Dice, infatti, Primo Levi, a proposito delle osservazioni sul salto della pulce: “Qualche lettore si chiederà a cosa servano queste ricerche: un animo religioso potrebbe rispondere che anche in una pulce si rispecchia l’armonia del creato; uno spirito laico preferisce osservare che la domanda non è pertinente, e che un mondo in cui si studiassero solo le cose che servono sarebbe più triste, più povero, e forse anche più violento del mondo che ci è toccato in sorte. In sostanza, la seconda risposta non è molto diversa dalla prima”².

sabato 12 febbraio 2022

Tra la facies, la società, il volto e il mistero.

Post di Rosario Grillo.
 
Mauro Biani, 2021
Voglio svolgere un discorso che sta tra l’attualità e l’antichità. Nella attualità pesco una novità che sa di riparazione (o almeno di compensazione): la decisione di esporsi, di uscire da una sfera di sacralità, di inviolabilità, di segretezza, mista a liturgia di preservazione dalla “contaminazione”.
La colgo nella scelta di abbandonare il “paludamento” e di avvicinarsi al “volgo”. (1)
Conseguentemente, viene usata l’arma dei mass media; ed ecco Papa Francesco che, dopo aver da subito intavolato un regolare dialogo con un famoso principe dei giornalisti, arriva a farsi intervistare nella trasmissione di Fabio Fazio. Ecco che, sul calco di certi illustri precedenti, il presidente Mattarella comunica telefonicamente ad Amadeus il suo gradimento su certe scelte dell’attuale festival di Sanremo. Casi che io interpreto non sul parametro del trionfo del “contenitore”, che impone subordinazione, ma nel senso della ricerca di un “punto di contatto”, sia in funzione di mediazione sia in chiave di elevazione. (2)

sabato 5 febbraio 2022

La società senza dolore.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini delle illustrazione di Owen Gent (qui il sito instagram).
 
Owen Gent, Isolamento covid
“Il mondo contemporaneo è terrorizzato dalla sofferenza. La paura del dolore è così pervasiva e diffusa da spingerci a rinunciare persino alla libertà pur di non doverlo affrontare. Il rischio è chiuderci in una rassicurante finta sicurezza che si trasforma in una gabbia, perché è solo attraverso il dolore che ci si apre al mondo. L’attuale pandemia con la cautela di cui ha ammantato le nostre vite è sintomo di una condizione che la precede: il rifiuto collettivo della nostra fragilità. Una rimozione che dobbiamo imparare a superare” (retrocopertina BYUNG-CHUL HAN, LA SOCIETÀ SENZA DOLORE Perché abbiamo bandito la sofferenza dalle nostre vite, Einaudi, To, 2021).
 
Edito in Italia nel febbraio 2021, il saggio di Byung-Chul Han, importante filosofo contemporaneo, inizia con “Dimmi il tuo rapporto con il dolore e ti dirò chi sei” (1).
Il “rifiuto collettivo della nostra fragilità” in questo nostro tempo di covid è reso ben evidente dalla diffusa sordità cecità indifferenza, e anche cinismo, di fronte alla miriade di dolori e sofferenze che pervadono gli altri. Quanti di noi, in questo tempo di covid, si sentono soverchiati, quasi dilaniati, dalle notizie di continue tragedie individuali e collettive? Non mi riferisco solo alle morti dovute al covid, per quanto ancora tremendamente falcidiante ed assordante.