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sabato 29 maggio 2021

Simone Weil in Italia.

Post di Rosario Grillo 
 
Viaggio in Italia
Non siate ingrati verso le cose belle. Godete di esse, sentendo che durante ogni secondo in cui godete di loro, io sono con voi... Dovunque c'è una cosa bella, ditevi che ci sono anch'io. [129]»
 
Un’esperienza avvincente! Così descrivo la lettura di un’opera costruita raccogliendo le lettere di Simone Weil all’epoca dei due viaggi in Italia. (1)
Non è un libro predisposto dalla stessa Simone. Eppure, si può dire che il montaggio non risulta artefatto ed anzi esso è di molto aiuto nell’avvicinamento alla figura della filosofa francese.
Ripeto: avvincente. Perché rende la suggestione di “meraviglia coinvolgente” che dalla lettura, secondo me, discende. Le scelte, i commenti, le interpolazioni dei curatori intervengono sempre nel rispetto massimo della figura di Simone Weil, assecondando l’obiettivo della comprensione totale del suo pensiero.
Rientrano questi viaggi nel cliché del “gran tour”? La risposta è un fermo no. Motivato dalle seguenti ragioni: a- la forte incidenza del momento storico; b- il distacco della Weil dagli atteggiamenti “di maniera” (il curatore dice: colorati di romanticismo), inquadrabili in una cornice di “estetismo”; c- l’accorta, anche se indiretta conduzione della Weil che ne fanno tappa del suo itinerario spirituale.

sabato 22 maggio 2021

Figure del non senso.

Post di Rossana Rolando
Immagini delle opere di Walter Gramatté, pittore espressionista tedesco vissuto tra il 1897 e il 1929.

Walter Gramatté, Ragazzo che sogna
Spiego il nichilismo in una mia classe. Faccio riferimento a Nietzsche, alla sua definizione del termine in Frammenti postumi: «Nichilismo: manca il fine, manca la risposta al “perché?” Che cosa significa nichilismo? Che i valori supremi perdono ogni valore».¹

Mi ricollego, ancor più, alla pagina dell’uomo folle, tratta da La gaia scienza e già proposta in una mia precedente lezione, con l’efficacissima descrizione del vuoto nullificante che si viene a creare dopo la “morte di Dio”. Con essa, infatti, nella coscienza dell’uomo contemporaneo – di cui Nietzsche vuole anticipare profeticamente il sentire – viene meno ogni fondamento teologico, ogni certezza metafisica che illusoriamente conferisca un senso all’esistenza individuale e alla storia collettiva e, ancora, ogni prospettiva escatologica.

Si legge dunque: “Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov'è che ci si muove ora? Dov’è che ci muoviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla?”²

domenica 16 maggio 2021

Davide Maria Turoldo, dire di sé.

Post di Gian Maria Zavattaro.

David Maria Turoldo
✴️ Sono trascorsi quasi  30 anni dalla morte  e 105 dalla nascita di Padre Turoldo, sacerdote nell’Ordine dei Servi di Maria, poeta, scrittore, testimone appassionato del Vangelo, predicatore di fede speranza amore, “coscienza inquieta della Chiesa”. 
Noi di Persona e comunità vogliamo oggi con questo breve post continuare a mantenere vivo il nostro riconoscimento-riconoscenza nei suoi riguardi  e dire  al mondo  che è sempre  stimolo al  nostro piccolo impegno quotidiano. 
E oggi  anche noi -  “in ascolto per imparare, per continuare a conoscerci, continuare a scoprirci” -  provare in questo tempo  di covid  a pregare come lui suggeriva, a riflettere su chi siamo, su “cosa sia per noi la morte” e salutare   “gli amici e il sole”.

✴️ David Maria Turoldo (1916-1992).

“Ci sarà mai qualcuno che sappia dire di sé chi sia?”
“Credo che nessuno possa rispondere a una domanda simile: dire di sé chi sia. Se lo sapesse, sarebbe la fine. Non è con questo che non ne riconosca la legittimità; dico solo che è una domanda che non può avere risposta esauriente e persuasiva, tanto meno se espressa dall’interrogato. […] Che altri dicano di me quello che vogliono, ciò che ritengano più fondato e legittimo; io stesso mi metterò in ascolto per imparare, per continuare a conoscermi: continuare a scoprirmi! Senza naturalmente vendermi a nessun giudizio, senza rinunciare a nessuna primogenitura, e cedere al mito dell’opinione della gente”.

domenica 9 maggio 2021

Memorie. Diari.

Post di Rosario Grillo
Immagini di Carl Vilhelm Holsøe (1863-1935).

Carl Vilhelm Holsøe, Aspettando alla finestra

Una domanda che mi inquieta: quale differenza divide una biografia, registrata diaristicamente, da una consegnata con lo strumento delle “memorie”? È necessaria una risposta più analitica che quella fissata nella troppo consapevole raccolta delle vicende esemplari tradotta in memorie predestinate a captare l’attenzione del lettore.

Il criterio guida non può che essere il riconoscimento del preponderante fattore soggettivo onnipresente nella gestazione dell’opera diaristica. Ne discende che dai “diari” sortisce una autentica autobiografia, mentre, nella forma memoriale, pesa in misura massiccia la messa in ordine o in funzione o letteralmente la pianificazione, nemica della immediatezza.

Si danno i casi di “memorie” rappresentate come “confessioni” ed il caso di Rousseau.

In questa dimensione sono precostituiti i “passaggi destinali”: per Rousseau, la colpa (episodio del pettine rotto). Comparata, essa, ad una specie di peccato originale che allontana dall’Eden (lo stato di natura, luogo del buon selvaggio: paradigma della filosofia roussoiana).

Altra specie nelle Confessioni di Sant’Agostino: itinerario di una ricerca della verità che si conclude con l’illuminazione divina. Una pietra miliare: l’opera di Sant’Agostino! Perché, per primo, rende protagonista il soggetto, condividendone tormento errori e trionfo.

sabato 1 maggio 2021

Szymborska, poesia filosofica.

Post di Rossana Rolando 
Immagini delle opere di Guido Scarabottolo (qui il sito instagram). *
 
La poesia -/ma cos’è mai la poesia?/ Più d’una risposta incerta è stata già data in proposito./ Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo/ come all’àncora d’un corrimano (Wisława Szymborska, Ad alcuni piace la poesia).
 
Guido Scarabottolo
Che cosa mi attrae nella poesia di Wisława Szymborska? Della poetessa polacca la casa editrice Adelphi ha pubblicato l’intera produzione poetica, con il bel titolo, tratto da un suo componimento, “La gioia di scrivere”.¹ 
Si tratta di un’opera ormai “consacrata”, sia dall’alto, con il premio Nobel per la Letteratura, a lei attribuito nel 1996, sia dal basso, con l’enorme successo di pubblico riscontrato negli ultimi anni, tanto da essere citata su riviste di larga diffusione, sui social e persino nelle canzoni d’autore. Quindi, si potrebbe pensare, ciò che attrae me, ha attratto molti altri, perché questo è il potere universalizzante della parola liricamente ispirata.
 
Eppure…
Ciascuno di noi sa bene che la poesia ha un lato oggettivo, per il quale nessuno si sognerebbe di dire che Virgilio o Dante o Ungaretti non sono poeti, e un lato soggettivo, per cui si sente di amare particolarmente un poeta, perché lo si avverte più intimo e affine e lo si frequenta ritornando spesso sui suoi versi, gustandone l’espressione, rimuginandola, facendola propria. 
Può essere per lo stile, per le tematiche, per i rimandi… e chissà per che altro ancora.