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venerdì 1 giugno 2018

Difendiamo la festa della Repubblica.

Una festa della Repubblica che sentiamo di dover difendere più che mai in questi giorni, perché sia ribadito il fondamentale rispetto delle Istituzioni e della Carta costituzionale.
Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini composte da Rossana Rolando.

Emblema della Repubblica Italiana
(posto sullo sfondo della più antica 
Carta costituzionale)
🌟L'occasione. In questi giorni abbiamo assistito ad un vergognoso squallido attacco alla figura del Presidente della Repubblica: accusa non solo del tutto ingiustificata ma palesemente strumentale, spudoratamente bugiarda ed ipocrita e perciò blasfema, offensiva di ogni intelligenza democratica.   E' bene allora ricordare a tutti che il 2 giugno unisce strettamente ed indissolubilmente Repubblica e Costituzione: festa della Repubblica Italiana, ma anche giorno dell'elezione dell'Assemblea Costituente. 
Non possiamo accettare che questa giornata venga strumentalizzata e resa l’opposto di ciò per cui è nata, scippando così la festa di tutti, volutamente rinnegandone la memoria e il significato.

🌟L’unico cambiamento possibile oggi è difendere la Costituzione per aprire nuove speranze. Significa riappropriarsi dell'I Care  che appartiene a chi  ben conosce la miseria e la grandezza dell’uomo, a chi non aspira ad impossibili purezze, ma esige con ogni sforzo per sé e per gli altri la via della coerenza e della testimonianza  più autentica. Significa ristabilire le grandezze, continuare l’impegno pervicace quotidiano di fare crescere la speranza e la fiducia nei giovani ed adulti per le istituzioni espresse e garantite dalla Costituzione.

Costituzione italiana, Articolo 87
Per  gli  adulti  il tempo è costituito da un passato, dal presente e in minima parte da un futuro. Per i giovani il tempo è costituito soprattutto dal presente. Uno dei rischi del  nuovo governo “politico” che si sta avviando a gestire l’Italia è proprio la deprivazione del futuro per i giovani, lasciandoli  nel loro  presente  senza confini precisi, non determinato da un passato per loro incomprensibile data la velocità dei cambiamenti realizzati, non proiettabile in un futuro data la totale incertezza nella quale viviamo.    
E’ lecito chiedere ai giovani di guardare al passato e commemorare ricorrenze come il 2 giugno?  Penso di sì, purché si guardi a questa data in una doppia prospettiva:  una storica e una di festa attuale e permanente.

🌟La dimensione storica. La ricorrenza segna una tappa importante nel processo di conquista delle libertà civili  e politiche in Italia. Inoltre la storia del nostro paese, che ha conosciuto lunghi periodi di libertà negate, può aiutarci a comprendere i rischi che potremmo correre in un prossimo futuro e la realtà odierna di altri Stati dove le persone non sono libere, non c'è pace ed unica possibilità è migrare.

Costituzione italiana, Articolo 92
🌟La  dimensione attuale: riguarda il fatto che l'essere liberi rivela la nostra umanità e permette ad ognuno di noi di essere se stesso insieme con gli altri. La libertà è motivo di festa in cui riscoprire il gusto di essere persone  che insieme vivono e gioiscono in una dimensione comunitaria che infrange le barriere della solitudine, dell’individualismo e dell'egoismo. La festa è con gli altri, non si fa da soli.

🌟L’emergenza educativa riguarda tutti. Oggi fonti autorevolissime religiose sociali e culturali  parlano di emergenza educativa nei riguardi dei giovani; il bullismo pare dilagare nelle scuole, prontamente enfatizzato dai media; vi è un trasversale e generale “avvelenamento da dolore”. E’ vero, ma a me pare che l’emergenza educativa sia prerogativa degli adulti prima che dei giovani e vada  in realtà letta come allarme sociale. Il vero problema sono gli adulti, prima che i giovani, come numerose ricerche lo attestano (in particolare i rapporti Eurispes): adulti, chiusi nelle loro presunte spettanze e "nell'espulsione dell'altro", che hanno ben poca dimestichezza con il concetto di legalità e scarsa fiducia nella magistratura, nelle istituzioni, nelle forze dell’ordine, nella scuola… Formare gli adulti dovrebbe essere la prima preoccupazione  del nuovo parlamento e del nuovo governo. Ma, ahimè, nemo dat quod non habet!

Costituzione italiana, Articolo 93
🌟Responsabilità verso i giovani e compito della scuola. Il recupero di fiducia nella cittadinanza da parte non solo dei giovani passa, che piaccia o no, prima di tutto attraverso la scuola. E la prima cosa che si deve fare a scuola è leggere la Costituzione: parlo della “lectio”, non solo lettura banale, ma ricerca, discussione, interpretazione corale appassionata, comprensione dei motivi che spinsero i giovani di allora a scegliere la montagna, il carcere ed i campi di concentramento, come  ci ricordava Calamandrei. Il secondo compito della scuola è la pratica della Costituzione: educare a pensare e vivere la speranza, categoria comune alla scuola, alla Resistenza,  ai giovani. La speranza è la matrice della Resistenza,  è il senso profondo della scuola, è l’insegna della giovinezza. Praticare la Costituzione è appunto insegnare ai giovani a conservare sempre la voglia di sognare un mondo migliore e di rischiare, se occorre, per raggiungerlo.
La celebrazione del 2 giugno rischia di divenire sempre più, man mano che passano gli anni,  un patrimonio di pochi. Se da una parte difendere e mantenere tale memoria è imperativo di fronte all’incalzante propensione ad una rimozione collettiva, dall’altra dobbiamo renderci consapevoli che l’indifferenza di molti non è determinata solo dalla scarsa conoscenza della  storia, ma  dal fatto  che gli adulti, ed anche la scuola, non  trasmettono  la passione e la forza delle emozioni ai giovani,  non suscitano la loro partecipazione ai valori fondamentali espressi nella Costituzione repubblicana, in particolare dai primi dodici articoli. Occorre aggiornare questa celebrazione, attribuendo nuovi significati, assegnando una connotazione aggiuntiva,  che superi la funzione riduttivamente commemorativa e che  diffonda il valore del primato della persona, la solidarietà, l’accoglienza, la democrazia, la partecipazione, la libertà, il ripudio della guerra. Valori non acquisiti una volta per tutte, ma da difendere e costruire giorno per giorno, mantenendo alto il livello di attenzione.

Copertina del libro dell'editore Halley, 2012
🌟Vorrei concludere con una  lettera di Pino Benedetti, 41 anni, ai figli, pubblicata dalla editrice Einaudi in “Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana”: paradigma di quanto ognuno di noi dovrebbe lasciare alle nuove generazioni:
“Amatevi l’un l’altro miei cari, amate vostra madre e fate in modo che il vostro amore compensi la mia mancanza. Amate lo studio ed il lavoro. Una vita onesta è il miglior coronamento di chi vive. Dell’amore per l’umanità fate religione e siate sempre solleciti verso il bisogno e le sofferenze dei vostri simili. Amate la libertà e ricordate che questo bene deve essere pagato con continui sacrifici e qualche volta con la vita. Una vita in schiavitù è meglio non viverla. Amate la madrepatria, ma ricordate che la patria vera è il mondo e, ovunque vi sono vostri simili, quelli sono i vostri fratelli. Siate umili e disdegnate l’orgoglio; questa fu la religione che io seguii nella vita. Forse, se tale è il mio destino, potrò sopravvivere a questa prova; ma se così non può essere io muoio nella certezza che la primavera che tanto io ho atteso brillerà presto anche per voi. E questa speranza mi dà la forza di affrontare serenamente la morte”. 
Non siamo chiamati al martirio come Pino Benedetti, ma a vigilare perché nessuno ci impedisca  di portare a compimento il grande progetto ideale e civile della Costituzione e di trasmettere tale compito alle nuove generazioni.

12 commenti:

  1. Sono d'accordo - Difendiamo il Presidente e la Costituzione.

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  2. Il 2 giugno ha subito traversie storiche, alcune delle quali ne hanno tozzato le ali con lo scopo di combattere il militarismo.
    Con Ciampi e Napolitano ha preso nuovo slancio.
    Mai, però ,si era assistito alla strumentalizzazione di oggi, quando viene piegato a manifestazioni che sono obiettivamente di parte ( pura pressione politica).
    Il 2 giugno celebra una festa nazionale , facsimile del 14 luglio in Francia. Ma l’Italia di sopra, che ha sgovernato l’istruzione pubblica, mai ha saputo e nemmeno voluto preparare il terreno con una seria educazione civica perché questo sentimento prendesse piede “ nella carne” degli italiani.
    Il 2 giugno, festa della Repubblica, è solo in funzione della concordia nazionale, incentivando lo spirito, la partecipazione, la fede repubblicana.
    Grazie Gian Maria per avercelo ricordato, insistendo sul coinvolgimento dei giovani, nati dopo anche di tanti anni, da recuperare con la mediazione della suola, organo, come tu dici, di educazione permanente dei cittadini.

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    1. Caro Rosario, l’augurio che porgo a tutti gli italiani ed a tutti i componenti del governo nuovo, nessuno escluso è che tutti - ognuno con il suo stile, con i suoi limiti e i suoi carismi – provino ad essere l’uno per l’altro “corrieri di speranza”, come tu ci narravi nel post del 29 maggio scorso. Allora le relazioni antagoniste, i narcisismi che inducono unicamente cecità ed incomprensione, forse – a poco a poco - potrebbero sfociare in un intreccio di relazioni capace di accogliere tutti in una comunità in cui ciascuno s’impegna a includere gli altri, in un convivio delle differenze.

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  3. Grazie per questo post.

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  4. grazie per questo bellissimo articolo. anch'io care. se anche non volessi, è più forte i care. sì, non c'è dubbio il vero problema sono gli adulti (mi sento problema). speranza matrice di Resistenza. sì, anche resistenza. spero di non perdere la speranza. sento come una specie di disperata speranza. certo, difendiamo il Presidente e la Costituzione. ci sarà ancor più bisogno

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    1. Ha ragione, gent.le Roberta. Guardiamoci bene dall’addomesticare l’asprezza ed il paradosso della speranza, che esige prepotentemente l’impegno dell’I Care, specie per il credente. Nonostante il frastuono di lacrime e dolore di cui è intriso il nostro tempo, nonostante il clima di smarrimento generale, I Care è vivere il presente nella sua plenitudine, amare il mondo nell’unico modo possibile: quello di prestare attenzione, prendersi cura dell’altro come di sé uscendo da sé. E’ il sogno fondato, non quello evanescente dell'evasione miracolistica, ma quello che poggia sulla centralità della persona, sull'etica della responsabilità e della promessa, sull’incontro delle diversità, non subite ma accolte come ricchezza. Buona domenica.

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    2. grazie a te Gian Maria...meno male che ti trovo(solo oggi). mi edificano mi rinforzano(ne ho bisogno!!!!) le tue parole. la parola sempre, ma oggi più che mai, può salvare(o uccidere). ho appena ricevuto (grazie di dare) post Vergine - Cacciari. non l'ho ancora aperto e non vedo l'ora. ora deconcentrata e altri disturbi. P. S. sono terrorizzata per politica (senza polis e senza etica) sono davvero terrorizzata. dimmi qualcosa. P. P. S. avevo in animo di comprare generare Dio

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    3. Gent.le Roberta, il post di Rosario è veramente “bello” e rassicurante. Il libro di Cacciari è sicuramente da leggere. Quanto allo stato attuale della politica e dell’etica non ho ovviamente ricette da offrire, ma solo l’invito accorato (sto preparando un post su “cercate ancora”), rivolto innanzitutto a me e poi agli amici ed alle amiche che ci seguono, a ridestare la nostra ed altrui coscienza. La speranza che spera non inganna, attraversa le nostre aspettative, le nostre utopie ed i nostri insuccessi, li prende su di sé e va oltre, li oltrepassa. Scriveva Péguy: “La speranza, dice Dio, la speranza, sì, che mi sorprende. Che questi poveri figli vedano come vanno le cose oggi e credano che domani andrà meglio.[…] Questa speranza bambina che di tutte le virtù, e delle tre virtù teologali, è forse quella più gradita a Dio. Che è certamente la più difficile, che è forse l'unica difficile[…] La piccola, quella che va ancora a scuola. E che cammina. È lei, questa piccola, che spinge avanti ogni cosa. Perché la Fede vede ciò che è. Nel Tempo e nell'Eternità. La Speranza vede ciò che sarà. Nel tempo e per l'eternità. Per così dire nel futuro della stessa eternità. La Carità ama ciò che è. Nel Tempo e nell'Eternità. Dio e il prossimo. Ma la Speranza ama ciò che sarà. Nel tempo e per l'eternità. Per così dire nel futuro dell'eternità. La Speranza vede quel che non è ancora e che sarà. Ama quel che non è ancora e che sarà. Nel futuro del tempo e dell'eternità”(Ch.Pèguy, Il portico del mistero della seconda virtù, Mi, Jaca Book,1978). Per me credente (e peccatore) è pienamente se stessa solo in quanto speranza che spera oltre la morte, speranza in Dio, risposta alla Sua chiamata ed alla Sua promessa di salvezza.

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  5. Che bella, la lettera di Pino Benedetti ... Speriamo bene per l'Italia: speriamo che i politici siano equilibrati, lungimiranti e amanti del bene comune.

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    1. Mi unisco alle speranze. Grazie del commento e buona serata.

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