Una festa della Repubblica che sentiamo di dover difendere più che mai in questi giorni, perché sia ribadito il fondamentale rispetto delle Istituzioni e della Carta costituzionale.
Post di Gian Maria ZavattaroImmagini composte da Rossana Rolando.
Emblema della Repubblica Italiana (posto sullo sfondo della più antica Carta costituzionale) |
Non possiamo accettare
che questa giornata venga strumentalizzata e resa l’opposto di ciò per cui è
nata, scippando così la festa di tutti, volutamente rinnegandone la memoria e il significato.
🌟L’unico cambiamento
possibile oggi è difendere la Costituzione per aprire nuove speranze. Significa riappropriarsi dell'I Care che appartiene a chi
ben conosce la miseria e la grandezza dell’uomo, a chi non aspira ad
impossibili purezze, ma esige con ogni sforzo per sé e per gli altri la via della coerenza e della
testimonianza più autentica. Significa ristabilire le grandezze,
continuare l’impegno pervicace quotidiano di fare crescere la speranza e la
fiducia nei giovani ed adulti per le istituzioni espresse e garantite dalla Costituzione.
Costituzione italiana, Articolo 87 |
E’ lecito chiedere ai giovani di
guardare al passato e commemorare ricorrenze come il 2 giugno? Penso di
sì, purché si guardi a questa data in una doppia prospettiva: una storica
e una di festa attuale e permanente.
🌟La dimensione storica. La ricorrenza segna una tappa
importante nel processo di conquista delle libertà civili e politiche in
Italia. Inoltre la storia del nostro paese, che ha conosciuto lunghi periodi di
libertà negate, può aiutarci a comprendere i rischi che potremmo correre in un prossimo futuro e la realtà odierna di altri Stati
dove le persone non sono libere, non c'è pace ed unica
possibilità è migrare.
Costituzione italiana, Articolo 92 |
🌟La dimensione attuale: riguarda il fatto che l'essere
liberi rivela la nostra umanità e permette ad ognuno di noi di essere se stesso insieme con gli altri. La libertà è motivo di festa in cui riscoprire il gusto di essere persone che insieme vivono e gioiscono in una dimensione comunitaria che infrange le barriere della solitudine, dell’individualismo e dell'egoismo. La festa è con gli
altri, non si fa da soli.
🌟L’emergenza educativa riguarda tutti. Oggi fonti autorevolissime
religiose sociali e culturali parlano di emergenza educativa nei
riguardi dei giovani; il bullismo pare dilagare nelle scuole, prontamente
enfatizzato dai media; vi è un trasversale e generale “avvelenamento da dolore”. E’
vero, ma a me pare che l’emergenza educativa sia prerogativa degli adulti prima
che dei giovani e vada in realtà letta come allarme
sociale. Il vero problema sono gli adulti, prima che i giovani, come numerose
ricerche lo attestano (in particolare i rapporti Eurispes): adulti, chiusi nelle loro presunte spettanze e "nell'espulsione dell'altro", che hanno ben poca
dimestichezza con il concetto di legalità e scarsa fiducia
nella magistratura, nelle istituzioni, nelle forze dell’ordine, nella scuola… Formare
gli adulti dovrebbe essere la prima preoccupazione del nuovo parlamento e
del nuovo governo. Ma, ahimè, nemo dat quod non habet!
Costituzione italiana, Articolo 93 |
🌟Responsabilità verso i giovani e
compito della scuola. Il recupero di fiducia nella cittadinanza da parte non solo dei giovani
passa, che piaccia o no, prima di tutto attraverso la scuola. E la prima cosa
che si deve fare a scuola è leggere la Costituzione: parlo della “lectio”, non
solo lettura banale, ma ricerca, discussione, interpretazione corale
appassionata, comprensione dei motivi che spinsero i giovani di allora a
scegliere la montagna, il carcere ed i campi di concentramento, come ci
ricordava Calamandrei. Il secondo compito della scuola è la pratica della
Costituzione: educare a pensare e vivere la speranza, categoria comune alla
scuola, alla Resistenza, ai giovani. La speranza è la matrice della Resistenza, è il senso profondo della scuola, è l’insegna della
giovinezza. Praticare la Costituzione è appunto insegnare ai giovani a
conservare sempre la voglia di sognare un mondo migliore e di rischiare, se
occorre, per raggiungerlo.
La celebrazione del 2 giugno rischia di divenire sempre più, man mano che passano gli anni, un patrimonio
di pochi. Se da una parte difendere e mantenere tale memoria è imperativo di
fronte all’incalzante propensione ad una rimozione collettiva, dall’altra
dobbiamo renderci consapevoli che l’indifferenza di molti non è
determinata solo dalla scarsa conoscenza della storia, ma dal fatto
che gli adulti, ed anche la scuola, non trasmettono la
passione e la forza delle emozioni ai giovani, non suscitano la loro partecipazione ai valori
fondamentali espressi nella Costituzione repubblicana, in particolare dai primi dodici articoli. Occorre aggiornare questa celebrazione, attribuendo nuovi
significati, assegnando una connotazione aggiuntiva, che superi la
funzione riduttivamente commemorativa e che diffonda il valore del primato
della persona, la solidarietà, l’accoglienza, la democrazia, la partecipazione,
la libertà, il ripudio della guerra. Valori non acquisiti una volta per tutte,
ma da difendere e costruire giorno per giorno, mantenendo alto il livello di
attenzione.
Copertina del libro dell'editore Halley, 2012 |
🌟Vorrei concludere con una lettera di Pino
Benedetti, 41 anni, ai figli, pubblicata dalla editrice Einaudi in “Lettere dei
condannati a morte della Resistenza italiana”: paradigma di quanto ognuno di
noi dovrebbe lasciare alle nuove generazioni:
“Amatevi l’un l’altro miei
cari, amate vostra madre e fate in modo che il vostro amore compensi la mia
mancanza. Amate lo studio ed il lavoro. Una vita onesta è il miglior
coronamento di chi vive. Dell’amore per l’umanità fate religione e siate sempre
solleciti verso il bisogno e le sofferenze dei vostri simili. Amate la libertà
e ricordate che questo bene deve essere pagato con continui sacrifici e qualche
volta con la vita. Una vita in schiavitù è meglio non viverla. Amate la
madrepatria, ma ricordate che la patria vera è il mondo e, ovunque vi sono
vostri simili, quelli sono i vostri fratelli. Siate umili e disdegnate
l’orgoglio; questa fu la religione che io seguii nella vita. Forse, se tale è
il mio destino, potrò sopravvivere a questa prova; ma se così non può essere io
muoio nella certezza che la primavera che tanto io ho atteso brillerà presto
anche per voi. E questa speranza mi dà la forza di affrontare serenamente la
morte”.
Non siamo chiamati al martirio come
Pino Benedetti, ma a vigilare perché nessuno ci impedisca di
portare a compimento il grande progetto ideale e civile della Costituzione e di
trasmettere tale compito alle nuove generazioni.
Sono d'accordo - Difendiamo il Presidente e la Costituzione.
RispondiEliminaIn piena sintonia.
EliminaIl 2 giugno ha subito traversie storiche, alcune delle quali ne hanno tozzato le ali con lo scopo di combattere il militarismo.
RispondiEliminaCon Ciampi e Napolitano ha preso nuovo slancio.
Mai, però ,si era assistito alla strumentalizzazione di oggi, quando viene piegato a manifestazioni che sono obiettivamente di parte ( pura pressione politica).
Il 2 giugno celebra una festa nazionale , facsimile del 14 luglio in Francia. Ma l’Italia di sopra, che ha sgovernato l’istruzione pubblica, mai ha saputo e nemmeno voluto preparare il terreno con una seria educazione civica perché questo sentimento prendesse piede “ nella carne” degli italiani.
Il 2 giugno, festa della Repubblica, è solo in funzione della concordia nazionale, incentivando lo spirito, la partecipazione, la fede repubblicana.
Grazie Gian Maria per avercelo ricordato, insistendo sul coinvolgimento dei giovani, nati dopo anche di tanti anni, da recuperare con la mediazione della suola, organo, come tu dici, di educazione permanente dei cittadini.
Caro Rosario, l’augurio che porgo a tutti gli italiani ed a tutti i componenti del governo nuovo, nessuno escluso è che tutti - ognuno con il suo stile, con i suoi limiti e i suoi carismi – provino ad essere l’uno per l’altro “corrieri di speranza”, come tu ci narravi nel post del 29 maggio scorso. Allora le relazioni antagoniste, i narcisismi che inducono unicamente cecità ed incomprensione, forse – a poco a poco - potrebbero sfociare in un intreccio di relazioni capace di accogliere tutti in una comunità in cui ciascuno s’impegna a includere gli altri, in un convivio delle differenze.
EliminaGrazie per questo post.
RispondiEliminaGrazie per la sua gentilezza.
Eliminagrazie per questo bellissimo articolo. anch'io care. se anche non volessi, è più forte i care. sì, non c'è dubbio il vero problema sono gli adulti (mi sento problema). speranza matrice di Resistenza. sì, anche resistenza. spero di non perdere la speranza. sento come una specie di disperata speranza. certo, difendiamo il Presidente e la Costituzione. ci sarà ancor più bisogno
RispondiEliminaHa ragione, gent.le Roberta. Guardiamoci bene dall’addomesticare l’asprezza ed il paradosso della speranza, che esige prepotentemente l’impegno dell’I Care, specie per il credente. Nonostante il frastuono di lacrime e dolore di cui è intriso il nostro tempo, nonostante il clima di smarrimento generale, I Care è vivere il presente nella sua plenitudine, amare il mondo nell’unico modo possibile: quello di prestare attenzione, prendersi cura dell’altro come di sé uscendo da sé. E’ il sogno fondato, non quello evanescente dell'evasione miracolistica, ma quello che poggia sulla centralità della persona, sull'etica della responsabilità e della promessa, sull’incontro delle diversità, non subite ma accolte come ricchezza. Buona domenica.
Eliminagrazie a te Gian Maria...meno male che ti trovo(solo oggi). mi edificano mi rinforzano(ne ho bisogno!!!!) le tue parole. la parola sempre, ma oggi più che mai, può salvare(o uccidere). ho appena ricevuto (grazie di dare) post Vergine - Cacciari. non l'ho ancora aperto e non vedo l'ora. ora deconcentrata e altri disturbi. P. S. sono terrorizzata per politica (senza polis e senza etica) sono davvero terrorizzata. dimmi qualcosa. P. P. S. avevo in animo di comprare generare Dio
EliminaGent.le Roberta, il post di Rosario è veramente “bello” e rassicurante. Il libro di Cacciari è sicuramente da leggere. Quanto allo stato attuale della politica e dell’etica non ho ovviamente ricette da offrire, ma solo l’invito accorato (sto preparando un post su “cercate ancora”), rivolto innanzitutto a me e poi agli amici ed alle amiche che ci seguono, a ridestare la nostra ed altrui coscienza. La speranza che spera non inganna, attraversa le nostre aspettative, le nostre utopie ed i nostri insuccessi, li prende su di sé e va oltre, li oltrepassa. Scriveva Péguy: “La speranza, dice Dio, la speranza, sì, che mi sorprende. Che questi poveri figli vedano come vanno le cose oggi e credano che domani andrà meglio.[…] Questa speranza bambina che di tutte le virtù, e delle tre virtù teologali, è forse quella più gradita a Dio. Che è certamente la più difficile, che è forse l'unica difficile[…] La piccola, quella che va ancora a scuola. E che cammina. È lei, questa piccola, che spinge avanti ogni cosa. Perché la Fede vede ciò che è. Nel Tempo e nell'Eternità. La Speranza vede ciò che sarà. Nel tempo e per l'eternità. Per così dire nel futuro della stessa eternità. La Carità ama ciò che è. Nel Tempo e nell'Eternità. Dio e il prossimo. Ma la Speranza ama ciò che sarà. Nel tempo e per l'eternità. Per così dire nel futuro dell'eternità. La Speranza vede quel che non è ancora e che sarà. Ama quel che non è ancora e che sarà. Nel futuro del tempo e dell'eternità”(Ch.Pèguy, Il portico del mistero della seconda virtù, Mi, Jaca Book,1978). Per me credente (e peccatore) è pienamente se stessa solo in quanto speranza che spera oltre la morte, speranza in Dio, risposta alla Sua chiamata ed alla Sua promessa di salvezza.
EliminaChe bella, la lettera di Pino Benedetti ... Speriamo bene per l'Italia: speriamo che i politici siano equilibrati, lungimiranti e amanti del bene comune.
RispondiEliminaMi unisco alle speranze. Grazie del commento e buona serata.
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