Un'interrogazione e una riflessione sul prossimo voto del 4 marzo.
Post di Gian Maria Zavattaro (condiviso da Rossana Rolando e Rosario Grillo), con postilla di Rosario Grillo
Immagini tratte dalla rivista satirica "L'Asino" (1892- 1925).
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"Concedi al tuo servo un cuore
docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il
bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?".
Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa
cosa. Dio gli disse: "Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato
per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la
vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel
giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio
e intelligente"
(Primo libro dei Re, 9-12).
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Giocattoli di stagione, copertina de "L'Asino", 1904 |
Non c’è bisogno di alcun accredito umanista (o
tempora o mores!) per riconoscere che si vive un inquietante “tempo
di privazione”, in cui il clima preelettorale è ulteriore sintomo della grave
malattia in cui versa la politica: attacchi e contrattacchi impietosi, inganni
e seduzioni da ciarlatani, scoop intesi a demonizzare l’avversario, effetti
scenografici, stordite promesse, linguaggi intollerabili. Non credo che le
prossime votazioni riusciranno a riavvicinare i cittadini alla politica. Eppure
la “politica” (qualis esse debet, non qualis est!) è una funzione, una
dimensione ubiqua dell’esperienza umana, fa parte di noi
stessi, perché nella polis trascorriamo la nostra vita intera: è presente
dentro ogni situazione od istituzione (famiglia, gruppo, impresa, sistema
nazionale e globale) e ne governa le relazioni. Per questo non ci si può
improvvisare “politici”: alla “politica” ci si dovrebbe formare, come avveniva
un tempo, sia a livello oserei dire culturale (lo studio delle
interconnessioni tra le varie dimensioni del vivere in un mondo sempre più
complesso) sia soprattutto a livello oserei dire spirituale (con l’esercizio,
l’habitus virtuoso del discernimento). Insomma la “politica” dovrebbe
promuovere la vita di tutti i cittadini. Il rischio invece è che soffochi
ancor più il gusto per la polis.
🌟Dire la verità. Il governo del nostro paese è cosa troppo importante per accettare come naturale l’attuale rituale. Il vero guaio è la diffusa carenza di “parresia”.
🌟Dire la verità. Il governo del nostro paese è cosa troppo importante per accettare come naturale l’attuale rituale. Il vero guaio è la diffusa carenza di “parresia”.
"L'Asino" è il popolo utile, paziente e bastonato (particolare della copertina del volume dedicato alla rivista, edito da Feltrinelli) |
A ben considerare, il problema coinvolge ognuno di noi
molto più profondamente di quanto sembri, perché queste elezioni pongono
interrogativi impietosi circa la mancanza di parresia non solo nei
candidati ma anche in ciascuno di noi. Pensiamo al nostro silenzio circa
l’invisibilità epidemica della corruzione, l'invisibilità del disamore per la
cosa pubblica, l'invisibilità degli evasori fiscali, l’invisibilità di
chi sfrutta ogni bene ed ogni mezzo pubblico quasi fosse atto
meritorio di cui vantarsi, l’invisibilità dell’uso cinico della rete digitale,
l’invisibilità dell’indifferenza…
Basta al fascismo, vignetta per "L'Asino", 1924 |
🌟Non ci saranno voti innocenti se daremo
fiducia a persone che non garantiscono capacità di governo che non si
vendono nei comizi né si fabbricano nelle segreterie di partito.
🌟Non ci saranno voti innocenti di fronte al
rischio della slavina xenofoba, che specula sull’insicurezza, dà fiato
alla paura, solletica gli istinti più oscuri e regressivi, gli interessi più
gretti. E tutti finirà per travolgere.
🌟Non ci saranno voti innocenti di fronte
alle oligarchie manifeste e mascherate legate ai partiti degli affari,
dove tutto fa brodo pur di mettere le mani su un giacimento di voti da
sfruttare, pur di sottrarre il potere ai molti, mandando in corto
circuito l’idea stessa di democrazia.
Se non vogliamo essere riportati a tempi bui che
nessuno vuole rivivere, non ci rimane che opporvi con il voto il senso
della nostra speranza di rifondare l’Italia sull’osservanza da parte di tutti
di tutte le regole formali e sostanziali, sull’incontro tra
generazioni, sulla cultura della gentilezza, sull’accoglienza ed il
rispetto del diverso, sulla solidarietà verso l’altro.
Saggi provvedimenti, parte della copertina de "L'Asino", 1895 |
Il non votare è una resa al
pessimismo ed al qualunquismo, un tradimento del nostro diritto-dovere di
cittadinanza, un regalo ad ignoti troppo noti che questo si augurano, sicuri delle
proprie prezzolate truppe cammellate.
La decisione del votare non è mai
univoca: la si può assumere per una preconcetta obbligazione ideologica
unicamente intesa a sopraffare l’avversario; oppure per rassegnazione
doverosa (“mussen” di chi si tura il naso a votare il meno peggio);
oppure perché è dovere morale (“sollen”) per un’attiva resistenza, fatta di
consapevole “ottimismo tragico”.
Non crediamo che l’attuale legge
elettorale, frutto di accordi trasversali, consenta quest’ultima scelta, in
altre parole un voto in-nocente. Tenteremo però di rifiutarci di votare
il meno peggio turandoci il naso, tenteremo di votare con la
responsabilità del discernimento, ben sapendo che non ci sono
ricette per decodificare le zone oscure dell’attuale politica, che nessuno
potrà pretendere nei candidati un’impossibile
incontaminata parresia, che non si tratterà di votare dei santi senza debolezze
o degli eroi senza macchie, ma piuttosto uomini e donne la cui vita
trascorsa e presente sia coerente con il loro dire e prossima ai valori in cui crediamo e per i quali quotidianamente
intendiamo spenderci.
Copertina de "L'Asino", in cui si annuncia il ritorno alla pubblicazione, 1921 |
Dare fiducia ad una persona e ad un programma è sempre
una scommessa ed un rischio sulla effettiva volontà di operare un salto
qualitativo perché il paese possa tornare ad aver fiducia nella “politica”.
Vedremo!
🌟Postilla di Rosario Grillo.
🌟Postilla di Rosario Grillo.
Aggiungo
poche parole a quelle "ispirate" di Gian Maria. Mi soffermo
sull'aspetto "duro e necessario", effettuale, della politica.
Ne confermo la relazione con la lezione di Machiavelli. Ne misuro il raggio di possibilità: il suo limite, racchiuso nell’area dei limiti umani.
Ne confermo la relazione con la lezione di Machiavelli. Ne misuro il raggio di possibilità: il suo limite, racchiuso nell’area dei limiti umani.
Mi preoccupo di tenerla lontana dagli artifici dei
sofismi, che sono inganni perpetrati, anche nel seno della democrazia degradata
in demagogia, per fini di parte, e in definitiva oligarchici.
Confermo il nucleo che annoda le riflessioni
precedenti: la Persona.
La Persona nelle relazioni sociali. Facciamo in modo che nessuno porti violenza a questo nucleo!
Ho molto apprezzato le riflessioni contenute nel post.Grazie!
RispondiEliminaGrazie a lei. Voglio poter credere che in queste prossime elezioni, con lucidità e discernimento, si possano votare persone, disposte all’assunzione di responsabilità pubbliche, radicate nell’abitudine a vedere tutti i problemi dal punto di vista del bene della comunità umana e non dei capricci e dei profitti individuali: persone che, al di là delle diversità di parte e di fede, innanzitutto si prefiggano di dire la verità, niente altro che la verità, disposti ad accordarsi su una visione della società in cui il fondamento siano i diritti-doveri di tutti.
RispondiEliminaMai avrei voluto rivedermi sulla scena politica il berlusconismo ed il neofascismo, ma i fatti o la scarsa chiaroveggenza politica ci ha portato qui. Ognuno chiuso nella sua monade, incapace di ascoltare e di trattare per il bene comune. Avrei voluto sentire parlare di anti-mafia, anti-corruzione, evasione fiscale o di questi temi proprio non si può parlare? Nauseata da questa realtá, voterò comunque.
EliminaPer le regionali ho la possibilità
di conoscere alcuni candidati, il loro curriculum, il loro operato, ma per le nazionali neppure questo, solo parole mediate.
Sono d’accordo. Una legge elettorale vergognosa, (frutto non di ragionevoli mediazioni, ma di patteggiamenti di consorteria) non consente molto spazio alla nostra libertà di scelta. E’ difficile votare per un programma onesto se non si ha fiducia nelle persone che dovranno impegnarsi a realizzarlo: una scommessa ed un rischio che dovrebbero essere banditi in una democrazia sostanziale e non formale.
EliminaQualche perplessità sull'aggetivo 'innocente' che rimanda a un'immagine di 'danno' o 'colpa' o 'peccato'. Il leone che sbrana un uomo _dicono_ reca danno all'umano ma con 'innocenza' segue la sua 'natura'...Proprio stamattina Romano Madera ci ha riportato all'origine ebraica di 'peccato', in realtà due parole con due significati: perdere la strada _una_ e mancare l'obiettivo _l'altra_...Ecco, un linguaggio meno 'religioso'...Meglio soffermarsi su consapevolezza e discernimento. Quale strada, quale obiettivo? e, laicamente, quali vie maestre o sentieri o deviazioni o uscite laterali si avvicinano alla meta che ci proponiamo? Proprio in virtu di quell' "ottimismo tragico" e della consapevolezza che non siamo, non sono 'eroi' 'santi'...Certo 'dire la verità' 'sapere la verità' della situazione in cui versiamo è il principio della 'strada'.
RispondiEliminaGrazie. Opportune puntualizzazioni che in buona parte condivido. Aggiungerei solo questo: c’è indubbiamente una polivalenza, se non ambiguità, nell’uso della parola innocente. A me piace intenderla, nell’ottica della corresponsabilità, nel suo significato strettamente etimologico: in-nocente, non nocente, che non reca danno a se stessi ed agli altri, proprio nella “consapevolezza e discernimento” che le mie scelte, le decisioni di ognuno di noi, non sono asettiche ma ricadono su tutta la comunità e solo il voto espresso con discernimento forse può pretendere di esserlo. Rimane - sono pienamente d’accordo – la ricerca individuale e corale della strada da Lei indicata. Grazie. Buona domenica, gent.le Fanca Morigi.
Eliminasì mussen mussen mussen basta mussen!!!!! ma non nel senso che io mi turi il naso (ma anche). ma basta ich muss sondern ich will! per favore e lo dico con parresia chi votare. non ditemi discernimento Gian Maria Zavattaro e anche Rosario Grilli!!! ascolto radio3 per informarmi con più zelo di quanto non avessi andando a scuola ogni giorno (come alunna. sento che è compplicatooo e io sono intelligente. perché è così complicato??! pare fatto apposta è un sistema perverso. politiche. dite bene lo pensavo anch'io alcuni giorni fa essere sentire polis....ma politica oggi politici oggi ma chi ma dove ma per favore!!!! stanca di votare per non far vincere la destra per italia e sardegna quando è stato. quali interlocutori dove Persona dove dove
RispondiEliminaConsidero terribilmente serio il suo commento, che è il pensiero di tanti, anche di molte persone che mi sono care e il segno di un profondo sconforto (che è anche il mio con l’aggiunta di rabbia in certi momenti difficile da contenere) che prende alla gola circa il presente ed il futuro che pare incontrollabile. Non sono ovviamente d’accordo con Lei nel gettare la spugna. Per quanto qui non ci sia spazio per una ragionata risposta, senza alcuna intenzione di addolcire o diluire la sua amara e provocatoria reprimenda, vorrei semplicemente limitarmi ad una breve riflessione concentrata su due parole che mi sono venute in mente leggendo il suo grido, senza nessuna pretesa o intento di dare lezioni a chicchessia, ma utilizzando come Lei fino in fondo la parresia. E’ facile la rinuncia per quanto dettata da un plausibile disincanto, è difficile invece il canto della resistenza (o resilienza, oggi parola di moda) e della speranza. Resistere e sperare vuol dire parlare ed agire. Parlare: denunciare ed annunciare che nulla è inamovibile e che ogni sistema può essere messo in discussione; annunciare che il futuro è campo per modi alternativi di vivere. Agire; reagire allo sconforto rassegnazione rinuncia ed opporvi coraggio, pazienza e impegno. La politica non sta solo dentro il palazzo, ma abita nelle situazioni che quotidianamente viviamo: è una consapevolezza scomoda perché restituisce ad ognuno di noi una quota relativa di responsabilità in un mondo sempre più interdipendente: anche le mie azioni ricadono sugli altri in tempi e distanze che non so prevedere. Per me non si tratta solo di un richiamo morale, ma di un’asserzione oserei dire scientifica. Ogni uomo, ogni donna è la sua speranza. Grazie, gent.le Roberta Mameli per il suo intervento.
EliminaVoglio aggiungere due considerazioni per “curare” ( uso cura nel senso spirituale cristiano) la sua delusione.
EliminaLa democrazia è sistema imperfetto e perfettibile. Oggi, che è sottoposto ad attacchi concentrici, rivela ancor di più la sua debolezza.
La forza della democrazia non sta in alto, nei vertici, sta in basso, nel popolo.
Salto il necessario problema di chiarimento della parola popolo.
La uso come organico di fede civica e su questo registro propongo come rimedio, sempre e continuamente revisisionabile, l’azione dal basso. Tecnicamente è quella che oggi chiamano democrazia attiva. Qualcuno la tratta in modo tale da dare fiato alla democrazia diretta....( e qui intervengono problemi relativi all’impianto massmediatico ). Ma la sostanza vera è nella fede del cittadino, nella capacità di mantenere con costanza l’abito del cittadino.
grazie a Lei. sì meglio resistenza meglio fuori moda. ruminerò -ogni donna è la sua speranza-.
RispondiEliminaOttima riflessione. Ma con quale prospettiva? se da molto tempo ormai, chissà forse da sempre, proprio i cattolici cui questo invito andrebbe principalmente rivolto hanno sostenuto persone ed idee indegne di albergare nei pensieri del Signore. Con la stessa facilità e sbrigatività hanno bocciato e lottato idee e programmi più vicini al vangelo solo perchè proposti da persone e partiti autodefinentesi atei.
RispondiEliminaHa ragione: l’invito è rivolto a tutti, atei e credenti, ed in particolare sicuramente a quei cattolici a cui ella fa cenno, che non sono – sarà un’ovvietà, ma è bene precisarlo – “i cattolici”, cioè tutti i cattolici, ma quei cattolici che ritengono o ritenevano che la priorità delle scelte politiche non debba o non dovesse essere affidata alla “lieta novella”. Grazie al cielo i cattolici non sono un partito, ma dal punto di vista delle collocazioni partitiche esprimono una libera e multiforme varietà di posizioni ed opinioni. Per quanto mi concerne nella mia vita trascorsa e presente la bontà dei programmi non ha mai escluso quelli “proposti da persone e partiti autodefinentesi atei” (quali?), ma solo e sempre quelli che manifestamente o nascostamente esprime(va)no o privilegia(va)no interessi di parte contrari al bene di tutti, in specie di quello dei più deboli e svantaggiati. Mi confortano in ciò le prese di posizione di papa Francesco ed i suoi moniti.
EliminaLe vostre riflessioni spingono più che mai a fare un ordine mentale.....Il politico.... I politici... tentano per trovare e dare un' autentica ricerca per un sistema politico giusto che dia soddisfazione ...e soddisfazioni a noi tutti.... Purtroppo ci sono troppi e vari e terribili eventi umani che distolgono ....complicano la vita politica....Siamo al punto di trovare una " bussola " che non sia quella dei ..." venti " per trovare le direzioni....Nord....Sud....Est....Ovest....
RispondiEliminaLa famiglia sia al centro....proprio perché investita da grandi trasformazioni sociali ed economiche.... La famiglia sia cosciente di essere l' ISTITUTO ....familiare e sappia proporre giuste riforme ....e vagliare le conseguenze che ne convengono.....
Certo bisogna dare un voto....e tutti voteremo per discernere tra le numerose proposte....promesse affinché non siano " caramelle " .....
Grazie per il suo contributo alla riflessione che pone al centro la famiglia: luogo privilegiato di crescita e di educazione della coscienza civile (insieme alla scuola). Buona giornata.
RispondiEliminaIo , cara Teresa, sarei esigente nella scelta di uomini che sappiano rimettere al centro la Politica, servizio alla comunità. Questo tentativo di slogan ( necessità di sintesi) nasconde una visione d’insieme prospettica, entro la quale ogni anello della Relazione sociale sia ricosciuto e valorizzato nella sua funzione : famiglia, scuola ,enti locali, sindacati e corpi professionali, partiti fino ad arrivare allo Stato.
RispondiEliminaPartiamo da una sfilacciatura, che rasenta l’anarchia nel senso più deleterio del termine. Se anarchia come concetto è aspirazione che nasce da anelito libertario dell’unico, l’anarchia di fatto che ritrovo è invece accozzaglia di pulsioni individuali, che giocoforza sono strumentalizzati da poteri organizzati.
Sono consapevole di non possedere idonee conoscenze tali da saper distinguere le promesse da proposte di cambiamento della vita politica nazionale. Con tali premesse non ho ancora sentito da nessuno dei politici che dovremo votare che dando il voto a lui attuerà un programma di riforme atte a mutare lo stile di vita, di ridurre la dipendenza dal consumismo o dagli interessi egoistici e personali. In altro momento avevo inneggiato al comportamento di José “Pepe” Mujica e alla sua politica della gente. Lui sì che ci propone un modo diverso di vivere, un modo diverso di fare politica. In Italia solo Papa Francesco ci punzecchia per farci comprendere che se vogliamo essere felici dobbiamo cammbiare stile di vita. Ho detto punzecchia perché quando tocca i nostri interessi personali non è più una proposta di cambiamento da prendere in considerazione ma un fastidio, una irritazione perché denuncia i nostri egoismi, il nostro voler essere sempre più dotati tecnologicamente anziché di aumentare il nostro senso civico, il nostro essere più solidali nei confronti di chi ha meno di noi, degli ultimi. Abbiamo accantonato il senso di accoglienza e di solidarieta per sostituirlo con la cultura dello scarto e della indifferenza. La vita inizierà ad essere vissuta con maggiore felicità quando riusciremo a liberarci dalle zavorre che ci portiamo dentro di noi. Un grazie agli estensori e a tutti coloro che mi hanno preceduto nei commenti che ho letto con attenzione.
RispondiEliminaSono con lei nel porre accanto José “Pepe” Mujica, “il presidente più povero”, e papa Francesco, che ha fatto della scelta dei poveri, degli ultimi e degli oppressi, lo stigma del suo pontificato, pur nelle loro indubbie diversità. E’ comune la ”politica della gente”: la pratica delle promesse realizzate, la mitezza anche nei momenti di confronto duro e fermo, la sobrietà, soprattutto la coerenza tra il dire, l’essere e il fare. Come ella scrive in altro commento, “l’utopia a volte diventa realtà se a pensarla, realizzarla e viverla “ dedichiamo la vita intera a servire il sogno dell’ “accoglienza e solidarietà”, praticandola ogni giorno, nella consapevolezza dei propri limiti. Grazie.
EliminaLa ringrazio per la bella ed esauriente risposta e nel contempo confermo la stima nei suoi confronti.
RispondiEliminaOttimo, tra le altre considerazioni, il richiamo alla "parresia" ... Ma il dubbio su chi votare rimane ... Buona serata.
RispondiEliminaHa ragione: il dubbio permane. Ma nel dubbio prevale il sostantivo sull'aggettivo qualificativo dell'"ottimismo tragico". Grazie e buona serata.
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