La Terra promessa come destinazione ultima dell'Uomo e come missione.
Post di Rosario Grillo.
Immagini delle opere del pittore francese Maurice Denis (1870-1943).
Maurice Denis, Il paradiso |
Così
cantava Eros Ramazzotti, 1984. Nelle sua canzone si mischia il sogno di futuro,
tipico dei giovani, con la proprietà di una terra promessa evangelicamente intesa.
La
chiave di lettura dell’annuncio biblico finalmente mi è chiara e debbo
ringraziare don Davide della Caritas tarvisina.
Il
“filo d’Arianna” nella storia del Creato comincia dall’Eden e, attestato che
l’uomo pende, per la forza di gravità della sua libertà, costituita tra cielo e
terra, tra infinito e finito, verso il peccato, si svolge attraverso
l’avventura della terra promessa.
Andando
oltre l’orizzonte angusto, che intende il popolo eletto nella figura del popolo
ebreo, la Terra promessa è assegnata da Dio all’Uomo.
Nell’Uomo, paradigma universale di tutti i molteplici, singoli e divenienti uomini, è racchiusa la missione affidata da Dio, coincidente con la ragione della elezione.
Maurice Denis, Lotta di Giacobbe con l'Angelo |
Nell’Uomo, paradigma universale di tutti i molteplici, singoli e divenienti uomini, è racchiusa la missione affidata da Dio, coincidente con la ragione della elezione.
L’esilio
e la diaspora debbono, così, essere intesi come propri di tutti noi.
Può
cadere la divisione tra Vecchio e Nuovo Testamento.
Possiamo
intuire un cammino ininterrotto, dove si passa il testimone della “fatica”
dagli Ebrei a tutti i popoli, liberando la vocazione
cosmica dell’Annuncio.
In
qualche modo, questo potrebbe essere il sostrato della dottrina di Origene,
dell’apocatastasi: del ritorno, nell’orizzonte
del Futuro Al di là, di “tutti in tutto”.
“In
hoc signo vinces”: togliamo la congiunzione astrale, che avrebbe mosso alla
vittoria Costantino, e mettiamoci il significato missionario.
Maurice Denis, Offertorio al Calvario |
La
Missione riguarda invece ognuno di noi.
Attentamente
considerata, ci restituisce la gioia illuminante
intrinseca a questo compito. In esso, infatti, è racchiuso il tesoro prezioso
della mia, della tua, di tutte le individuali esistenze umane.
Replico
allora al senso ristretto dell’esistere
- esser-ci, essere gettato - heideggeriano, recuperando il senso alto e maestoso dell’esistere Cristiano
nel concetto di persona, teorizzato
da Mounier.
Non
basta!
Bisogna
venire a capo della latitudine di questa missione.
È
una missione di salvezza (salus), di
salute come segno di Bene.
Non
semplicemente, nell’angolazione soggettivo-individuale, bensì in quella corale,
comunitaria. Dove Comunità recupera
una pregnanza piena: di insieme di persone raccolte a condividere la stessa
qualità umana.
Marurice Denis, Mattina di Pasqua |
In
questa misura, la terra acquista valore e si può intendere non come pulvis evanescente, ma come humus fecondante. Richiede, perciò, una
risposta di adesione fedele, congrua: di arricchimento dello humus, di allargamento
dei confini della salvezza.
Nei
margini di questa accezione, la Terra è il mondo-universo,
così come viene letto nell’ultima enciclica di Papa Francesco (Laudato sii).
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Grazie Rossana 🤗👍 l’iconografia e il video sono stupendi ! Serenità, nello spirito del post !
RispondiEliminaCaro Rosario, sempre puntuale a cogliere ogni giorno il segno del tempo! Stanotte non riuscivo a dormire ed ho letto (riletto) un agile saggio di R. Mancini (La scelta di accogliere). Poi stamane ho letto (riletto) il tuo intervento e vi sentivo uniti spiritualmente e culturalmente nelle parole chiavi: persona, comunità, salvezza, coralità, abitare la terra tutta. La terra promessa! E allora, lontani anni luce dalle meschine e turlupinanti promesse preelettorali di questi giorni, noi pellegrini, migranti, viandanti chiamati all’erranza nomadica come Abramo e all’“avventura della terra promessa” , accogliendo il tuo appassionato invito, ci restituiamo alla gioia “illuminante”, ci affidiamo alla “vocazione cosmica dell’Annuncio” e alla “missione di salvezza”, ci collochiamo all’”angolazione corale comunitaria”, ci impegniamola ad abitare la terra nel senso pregnante della Laudato si’, pur consapevoli dell’esilio, della diaspora. “di un cammino interrotto”. Così anch’io oggi rivivo il coraggio di essere nomade alla ricerca della terra promessa, in sintonia con l’avventura di Abramo che fa del viaggio “il luogo stesso del soggiornare” (Lévins!): dimensione del nomadismo che significa assumerci, ognuno nel suo piccolo, l’impegno di preparare un “convivio delle differenze” da opporre al “conflitto delle differenze” ed una comunità civile intessuta di solidarietà senza barriere né psicologiche né territoriali. E non mi sembra poco alla vigilia delle incombenti elezioni. Grazie, caro amico.
EliminaLa tua telefonata, il tuo commento, il tuo apprezzamento sono dei toccasana per me . Non merito accostamenti così alti. È vero che nel sodalizio, nella fratellanzadella Comunità si respira un afflato che trascina ed ispira. È così tanto difficile nel tran tran alzare gli occhi, prendere il respiro, sentire il soffio! Dovremmo non correre,cercare il silenzio, stringerci la mano, danzare in circolo : mutua riconoscenza e benedizione della Vita .
RispondiEliminaAnche la Domenica scorsa, in una giornata di gelo, dentro la Chiesa, durante la celebrazione, ho sentito il tepore ( effettivamente la Chiesa era riscaldata ), ma il tepore veniva dai gorgheggi di bambini lattanti attorno e dal tema della Trasfigurazione.
Ti racconto un po’, a ruota libera....ieri, ad es. , ho visto un documentario sui disastri ambientali nel Veneto, il Veneto dei primati economici e dei Leghisti, servi della ricchezza materiale. Contrasto della vita! La Speranza premia! Grazie 😊
Dalle riflessioni e dai quadri di Denis traspaiono serenità e pienezza. Grazie.
RispondiEliminaGrazie! Un bel complimento ed obiettivo raggiunto 🍀
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