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mercoledì 17 agosto 2016

La notte e la paura della Morte, F. Hodler.


Post di Rossana Rolando.
La notte di Ferdinand Hodler è una potente raffigurazione della Morte e della paura che essa incute. Si tratta di una grande tela (116.5 per 299), dipinta negli anni 1889-90. Il quadro suscitò scandalo e venne perciò escluso dalla Mostra di Belle Arti che si tenne a Ginevra nel 1891.

Ferdinand Hodler, La notte, particolare
Raffigura corpi nudi: di uomini possenti, di donne sinuose, corpi abbracciati nel sonno, avvolti tutti in un drappo nero che copre e protegge in parte le nudità. Lo sfondo sembra essere la sola terra gelida, dai colori bianco grigi, attraversata da fragili fili di vegetazione.  La notte, luogo del sonno riparatore: dolce, appagante, tranquillo. 
Solo in mezzo spicca un uomo, l’unico sveglio nel dipinto, scosso improvvisamente da qualcosa, certamente spaventato, anzi terrorizzato. Lo si capisce dallo sguardo, dall’espressione del volto, dalle mani contratte. Una sagoma nera lo sovrasta e si erge su di lui come un fantasma. La notte, luogo di fragilità.

Ferdinand Hodler, La notte, particolare
Lo spettro è la Morte, protagonista degli incubi di Hodler (non entro volutamente nel discorso ermeneutico di Amore e Morte, Eros e Thanatos che pure il dipinto potrebbe lasciar intendere, ma che non è l'unico percorribile).  
Certo è la Morte incontrata da Hodler nei genitori che lo hanno lasciato orfano in giovanissima età o in Valentine Godé-Darel, la donna amata ritratta in varie fasi della sua agonia. Il dato biografico è senza dubbio rilevante, ma c’è qualcosa di più. 
Hodler intende rimandare ad una condizione umana che tutti coinvolge e riguarda. Egli, infatti, enuclea la sua concezione dell'arte attraverso la teoria del “parallelismo”. Essa può essere così sintetizzata: al di là delle differenze tra gli uomini c’è un destino comune che tutti apparenta, una vicenda che si ripete per tutti uguale, un nocciolo di verità che ogni uomo è chiamato a vivere.
Nel dipinto tale parallelismo si realizza nella somiglianza fisica dei corpi e dei volti rappresentati. Forse è addirittura lo stesso uomo a riassumere in sé la storia di tutti gli uomini. I critici sono abbastanza concordi nel ritenere che si tratti di Hodler stesso raffigurato in diverse fasi della sua vita e di alcune donne  (in particolare due) che lo hanno accompagnato in esperienze amorose.

Ferdinand Hodler, La notte, particolare
E’ soprattutto lui quell’uomo ritratto al centro, con gli occhi spalancati e pieni di orrore. Con lui non è in scena l'avvenimento della Morte - non è privo di vita, non sta per morire -  ma la paura della Morte. Meglio di qualsiasi altra rappresentazione realistica, il telo nero che si incurva in una forma oscura è in grado di evocare tutte le più grandi paure di Hodler e degli uomini tutti di fronte al loro ultimo destino, tutte le proiezioni più lugubri delle loro angosce. La vita che scorre, di giorno in giorno e di notte in notte, è accompagnata da una consapevolezza che talora si rende lucida e si materializza nei sogni notturni, senza un volto preciso.

Ferdinand Hodler, La notte, particolare
Dopo la stagione positivistica, la grandezza del Simbolismo - cui Hodler, pittore svizzero vissuto tra 1853 e il 1918, in larga misura appartiene - sta proprio nel saper indicare ciò che travalica il semplice dato reale e si sporge oltre la presenza fisica degli oggetti, tra cui normalmente viviamo e ci muoviamo, facendo - di essi - le tracce di dimensioni altrimenti invisibili e inesprimibili. Come a dire che nel simbolo - il drappo nero fatto segno della Morte - si custodisce lo spazio dell'inquietudine e della domanda, si mantiene vivo il mistero del vivere, nella convinzione che la verità non si esaurisca in ciò che l'uomo - pur tanto scientificamente evoluto - riesce a conoscere e spiegare

Ferdinand Hodler, La notte.


17 commenti:

  1. Grazie Rossana perché in pieno ferragosto ( tempo per antonomasia di evasione ) hai il coraggio di proporre riflessioni esistenziali di notevole spessore ... Chi ama il "carpe diem" sarà rimasto infastidito... avrà toccato ferro o che so io.. ma è simile allo struzzo. La realtà della morte con le relative paure... va affrontata con un minimo ....di razionalità (e con molta Fede nella Vita Eterna....ma questo è un'altro discorso.)

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  2. Grazie Rossana perché in pieno ferragosto ( tempo per antonomasia di evasione ) hai il coraggio di proporre riflessioni esistenziali di notevole spessore ... Chi ama il "carpe diem" sarà rimasto infastidito... avrà toccato ferro o che so io.. ma è simile allo struzzo. La realtà della morte con le relative paure... va affrontata con un minimo ....di razionalità (e con molta Fede nella Vita Eterna....ma questo è un'altro discorso.)

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    1. Caro don Sandro, grazie a te che ci fai l’onore di leggerci e di lasciare il tuo pensiero. Sì, come tu scrivi, è un tema che rimuoviamo… L’arte ha la capacità di indicare quello che le parole tacciono, di giungere al cuore e di coinvolgerci, soprattutto di toccare tutti (o meglio tutti coloro che hanno una qualche inquietudine esistenziale). Ciao, buona giornata.

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  3. un commento bellissimo il sul tema dei temi, sul terrore ineludibile reso tabù fino al non parlarne oppure facendolo, ricorrendo a sofisticati artifici con difese razionaliste anche raffinate (" se c'è lei non ci sono io") ma della paura chi osa parlarne? a volte senti persone che come saggi tibetani parlano della morte con analogie poetiche all'albero rugoso che ha fatto il suo tempo, ma non sono parole efficaci perché non ce n'è di efficacia possibile sul tema della morte. E non mi convince quella filosofia semplificatoria perché non accenna mai al tema vero: la paura. Certo rimuovere ci fa comodo: dobbiamo restare ostaggi della paura per tutto il tempo? Però quando la notte sono insonne o vado a far pipì la mia percezione di me-nel-mondo cambia totalmente da quella che ne ho di giorno e tocco punte di angoscia, spasimi così dolorosi che necessitano subito di essere allontanati da me e subito, appunto, le risorse della mente si attivano e provvedono. Ma la paura quella che solo qualcuno osa trattare quella so cos'è. Per questo, parallelismo o meno, sono io quello che nel dipinto è atterrito.
    Il terrore senza nome ha detto Bion e Bion figura insostituibile della psicoanalisi è un grande che ha osato parlarne.

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    1. Grazie cara Laura per l’autenticità che colgo nelle tue parole. Le tue riflessioni e le tue reazioni sono anche le mie, le nostre. Si possono comunicare emozioni e pensieri profondi anche con questo mezzo che è facebook. E si possono trovare terreni di confronto che normalmente vengono elusi. Da tempo mio marito pensa di dover affrontare in modo esplicito e pubblico questo tema e credo che lo farà. Ciao, buona giornata, Rossana.

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  4. La prima lettura del post l'ho fatta con gli occhi ancora impastati, appena emerso da una notte brutta di sogni senza senso. La rappresentazione e, ancor più, la presentazione critica, lucida e svelata dell'angoscia di fondo, mi ha in qualche modo rasserenato. Ben venga un approfondimento del tema.

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    1. Grazie Gianni del tuo incitamento sorridente. Vorrei proprio provare a costruire una riflessione su questo tema. Buon pomeriggio.

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  5. Maria Barbara Stochino17 agosto 2016 alle ore 16:38


    Tempi di connessione internet non favorevoli mi hanno imposto una lettura in più tappe e molto rapida.
    Comunque, come si dice, non tutti i mali vengono per nuocere: ho dovuto fare un riepilogo dei temi salienti che la pigrizia estiva mi avrebbe fatto tralasciare.
    Un quadro così imponente, che peraltro non conoscevo, obbliga di per sé a fermarsi a riflettere; il tema della Notte e delle paure che la abitano sono un'ulteriore imposizione a soffermarsi.
    Forse, vederlo davvero mi incuterebbe timore.
    Certo, il parlarne mi porta in terreni di discussione per tutti insicuri ed oscuri e per taluni addirittura infidi.
    Morte, Notte e Paura si fondono in un'unica oscura massa che relego volentieri in angoli poco frequentati del sentire.
    Buona giornata e grazie per l'occasione di pensare.

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    1. Grazie a lei per aver letto e ripensato il post (a più riprese) e per aver condiviso con noi questo commento che esprime bene la “sana” difesa da ”terreni di discussione per tutti insicuri ed oscuri e per taluni addirittura infidi”, senza peraltro rifiutare lo scomodo richiamo di questo dipinto alla realtà di quella “massa oscura”. Ho letto il suo toccante commento del 29 luglio (“Quando cala il sipario sui luminosi giorni dell’esistenza umana…”). Buona serata, Rossana Rolando (moglie di Gian Maria).

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  6. Un commento di getto : quanta forza occorre per scagliare in un periodo vaporoso e "liquido" come ferragosto, quando la mente di tanti è assorbita da svaghi e passatempi, evasioni ed illusioni, una rappresentazione che induce a riflessione, in certo modo, a " sospensione di giudizio", un tema come quello della Morte. Per cominciare è un gran bel dipinto. Ed il Simbolismo, un movimento importante.

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  7. Caro Rosario, anche tu sei responsabile. Mentre Rossana stava predisponendo le immagini per il tuo prossimo post (preghiera contro allucinazione), l’incipit del tuo scritto, che tratta proprio della paura della morte, l’ha convinta, ci ha convinto, che poteva essere opportuna una premessa che lo precedesse e per così dire predisponesse il lettore, proprio in questa stagione di "epochè" anche della “preghiera”. E poi non conosco altro modo di gustare serenamente e intensamente la vita in tutti i suoi aspetti se non ricordandomi ogni giorno la caducità, non quella in generale, quella degli altri: la mia, la nostra.

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  8. Post davvero prezioso. Grazie per le riflessioni e per la disamina su Hodler e per questo suo quadro capolavoro. Cordiali saluti.

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  9. Ciao Gian Maria
    Sul tema da te introdotto, non credo esistano "addetti ai lavori." Buio, Paura e Morte: dal disagio al terrore. L'atterrito uomo rappresentato dal pittore,(concordo) indica quanto egli stesso temesse la morte. Quest'ultima, purtroppo ineludibile conclusione della vita terrena a cui TUTTI gli umani sono destinati. " L'ultimo appuntamento al quale ci presenteremo vivi!" Per i cristiani, la conclusione della vita terrena e l'inizio di quella ultraterrena. Pochi ne parlano, tutti la temono; eccezion fatta per i sofferenti di atroci dolori fisici e psichici. Tillard, ritiene che senza il peccato,"la Morte esisterebbe diversamente. Non sarebbe quella che di fatto è diventata, a causa delle colpe dell'uomo." San Francesco la sfida, chiamandola "sorella Morte". Ai suoi francescani che la temono dice: "su questa Terra siamo pellegrini e forestieri." Quel che di Lei temo, è che mi separi dai miei cari, dagli amici e da questa Terra. Ci vorrebbe un'immensa Fede, che che mi illuminasse e mi desse la serenità ma anche una qualche certezza per affrontarla. Per ora, cerco di vivere questa esistenza nella massima cristianità, lasciando se possibile, di me, una minuscola traccia positiva, sì da presentarmi a quell'ultimo appuntamento, sereno e in pace con me stesso e gli altri.

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    1. Caro Franco, ho letto e riletto il tuo commento ed oggi, quasi a risposta, trovo su repubblica.it la recensione di Eugenio Scalfari sull’ultimo libro di mons. Paglia “Sorella morte”. Casualità, sicuramente, ma segno che il problema, le reazioni ed i sentimenti più disparati che esso provoca (ineluttabile comune destino che pareggia ogni distinzione di classe o di ceto o di etnia; tormento, angoscia inaccettabile, “buio, paura, disagio,terrore”, rassegnazione, speranza,attesa, fiducia serena,… e potremmo continuare un bel po’…) sono patrimonio comune, anche se quasi sempre silente ed in questa nostra società liquida praticamente inenarrabile. E invece è giusto non rimuovere, ma parlare apertamente – dico serenamente, senza pastoie patologiche - di un destino, di un mistero che interessa personalmente ognuno di noi: non la morte in generale o quella degli altri, ma il nostro, il mio morire. Per me una delle questioni fondamentali, certamente essenziale e decisiva. Condivido moltissimo il tuo pensiero e le tue speranze. Da tempo intendo dedicare qualche post al tema che così lucidamente hai affrontato e che potremo magari presto insieme discutere. Ciao . Un abbraccio a te ed a Enrica.

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  10. Ciao Rossana, mi sono scordato di ringraziarvi entrambi per questo Tema, veramente misterioso. Un abbraccio a entrambi.

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    1. Grazie a te Franco! Buona giornata.

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