Ogni uomo è affamato di gioia e di felicità.
J. Moltmann
E' possibile la felicità? ... Maestro dell'Alto Reno, Il Giardino del Paradiso. |
Moltmann
nelle pagine iniziali del suo aureo
libretto “Sul gioco” si
chiede come si possa giocare quando
nel mondo i bambini muoiono di fame,
quando uomini vengono torturati, quando innocenti vengono uccisi; come si possa
ridere vivendo in una terra straniera, in una società alienata e alienante, dove
ogni giorno i volti di migliaia di persone sono inondati di lacrime; come si
possa gioire in mezzo a gente terribilmente arrabbiata ed impegnata a
protestare contro la miseria, la povertà, il dolore.
... o c'è solo l'inferno della sofferenza? ... Beato Angelico, Giudizio universale. |
Ci
interessa il sentimento autentico e liberante della gioia, che scaturisce
dall’incontro con una persona o con un avvenimento e che immediatamente viviamo come un dono che si
presenta con un volto particolare o con una luce tutta speciale.
Se non siamo capaci di
godere questa gioia con semplicità nella felicità dell’istante forse è perchè siamo
diventati persone piatte, individui
rattrappiti, soffocati nella tristezza e
nella depressione. Certamente le circostante esterne, felici o infelici,
condizionano in misura essenziale la nostra capacità di consegnarci all’esperienza
della gioia. Ma molti adulti sono incapaci di gioire semplicemente perché hanno ucciso il bambino che portavano in sé.
Si
può piangere di gioia, ma normalmente la si collega con il vasto regno del sorriso
e del riso, i cui confini si estendono dallo scherzo innocuo allo humour e
si concludono nel cinismo di chi non ha più gioia di vivere.
... che cos'è la gioia?... Andrea Mantegna, Parnaso, Apollo, Venere, Mercurio e le Muse. |
... cosa, chi può generarla, alimentarla?... Maestro dell'Alto Reno, Il Giardino del Paradiso, particolare. |
Amo
lo humour - “ilarità della serietà”, come lo definisce H. Rahner – perché esso avverte
della vita non solo il carattere di dono,
ma anche la difficoltà ed il peso:
mai completamente libero da tristezza non
rinuncia tuttavia alla gioia di vivere sconosciuta
al cinico. Nello humour, sospeso ed ondeggiante in una leggera melanconia per il travaglio del mondo,
si dispiega un’allegrezza del
cuore che riconosce
che si può vivere e gioire anche in una società imperfetta.
.. la leggera malinconia dello humour ... Maestro dell'Alto Reno, Il Giardino del Paradiso, particolare. |
Forse
solo chi ha provato il sapore della libertà soffre quando essa viene meno, solo chi ha
conosciuto l’amore si ribella all’odio, solo chi è capace di piangere può vivere
momenti autentici di gioia, catarsi liberatrice
nel nostro contradditorio quotidiano.
Certo
non è gioia piena né imperitura alla quale può forse aspirare solo la
speranza che scaturisce dalla fede nella “lieta novella”: ”Io vi vedrò di
nuovo, e il vostro cuore si rallegrerà,
e nessuno vi strapperà la vostra gioia”
(Gv.16,22).
... l'aspirazione a una gioia senza fine ... Beato Angelico, Giudizio universale. |
Chi
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RispondiEliminaCaro sig. Luca, ho avuto modo di leggere il Suo commento, prima che Ella lo cancellasse. L'ho trovato particolarmente avvincente nella dialettica, cosi' avvolta di mistero e di contraddizioni, tra bene e male. Per fortuna appare su facebook. Abbiamo anche avvertito l'anomalia del blog su facebook a cui non corrisponde il post. Disguidi tecnici probabilmente imputabili al mio maldestro digitare. Un caro saluto e grazie.
RispondiEliminaEcco il commento.La tristezza blocca l'uomo, la gioia lo sprona a vivere. Se non fossimo capaci di provare gioia e di godere di tale sentimento, probabilmente non potremmo nemmeno vivere. È infatti la convinzione che nel mondo ci sia il bene che ci spinge ad affrontare le difficoltà di ogni giorno. E il bene coincide con la gioia: solo uno spirito ottimista, che gioisce di fronte al bene che gli si mostra, prova gioia!
RispondiEliminaE chi fa il male? Il malvagio sembra gioire del male che compie. Forse perché, nella sua ignoranza del bene (riprendendo Socrate), pensa che il male sia il bene. Allora, con un sofisma, si potrebbe dire che anch'egli è mosso a vivere dal bene, dalla gioia. Quando poi scopre che in realtà stava seguendo il male, la sua visione si capovolge, ma il sentimento che guida la sua esistenza non cambia: è la gioia del bene!
Mi pare che Lei abbia gettato una sonda nell’imperscrutabile interiorità dell’uomo, nella dialettica sempiterna tra bene e male: due nemici irriducibili? E ritornano le domande essenziali: che cosa è il bene? Che cosa il male? Domande e risposte più grandi di me … Ma sono certo, come Lei, che la gioia non può essere che ”gioia del bene!”.
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