"...[il popolo] due sole cose ansiosamente desidera
Oggi il gioco è servo: serve ad una
società dominata dall’ossessione (del profitto, produzione, concorrenza,
consumo), che educa od induce ognuno di
noi ad essere utile, efficiente, funzionale:
altrimenti non si vale nulla. I giochi e
i divertimenti entrano in questa spirale con
ben precise funzioni: come enorme
fonte di profitto ed insieme come ammortizzatori
sociali, strumenti di distrazione, sospensione di tensioni, compensazione e
controllo sociale.
pane e giochi circensi"
Giovenale, Satire,X, 81.Panem ... Annibale Carracci, Il mangiatore di fagioli. |
... et circenses... La villa romana del Casale di Piazza Armerina. |
In questa società anche i giochi del tempo libero
portano il marchio dell’alienazione e sono la versione aggiornata degli antichi
“panem et circenses”: alla sera di una giornata faticosa o disperata oppure a fine settimana quale funzione hanno se non quella di non far pensare,
distogliere, sgravare per le fatiche
sopportate e per la rabbia accumulata? Il bravo ed integrato lavoratore ha bisogno, in pantofole, del suo serotino programma televisivo, delle sue avventure virtuali che
non succedono più nel suo mondo ormai monocorde;
altri hanno bisogno dello svago del ballo (e dello sballo); altri ancora del
turismo reale che promette avventure ed esperienze sorprendenti e di quello
virtuale del chattare.
Il gioco come distrazione ... divertissement ... La villa romana del Casale di Piazza Armerina. |
Coloro che già sono padroni dell’economia e che orientano il
consumo s’impadroniscono, per trarne altro profitto, anche del nostro tempo libero che va sempre
più crescendo e che dovrebbe promuovere una libera umanità, ma che in realtà rischia
di essere campo del non libero. Forse
questa nostra società emancipatrice, in realtà paradossalmente
segregatrice, abilita alla libertà solo
i furbi, gli arrivisti, gli spensierati, i dongiovanni, mentre gli orfani finiscono nei brefotrofi, i vecchi negli ospizi, gli ammalati negli ospedali, gli
incurabili nelle cliniche, i poveracci ladri di galline in carcere e noi restanti viviamo in una libertà ogni giorno minacciata da nuove
indigenze, nuove miserie, nuove oppressioni.
... che rende prigionieri di forze oscure e non liberi... La villa romana del Casale di Piazza Armerina.
|
Possono oggi gli emarginati, gli
anziani soli, i malati cronici essere liberi di ricevere amore e solidarietà?
Può il gioco creativo vivificare il lavoro e far trionfare la “vita aesthetica”? Non so e non mi sembra un possibile obiettivo
a breve termine nell’attuale crisi generalizzata assetata di lavoro, di qualsiasi lavoro, senza
aggettivi qualificativi...
Una prima autodifesa sta nella risata dell’ironia: potenza degli indifesi
contro i dominanti, ridimensionati a nani, demitizzati, demistificati… Usiamola questa benedetta
ironia!
... non prendersi troppo sul serio ... saper usare l'ironia... Annibale Carracci, Due bambini giocano con un gatto. |
Ma soprattutto non confondiamo i giochi oggi diffusi con la gioia per la
libertà ed il piacere che ci vengono dal
gioco della vita, non asservito a nulla e
a nessuno, di cui ci narra Moltmann
nel già citato suo libro “Sul gioco”.
Questo nostro mondo non è
un paradiso ma neppure una valle di lacrime in cui sprofondare nell’afflizione. Il gioco è parte centrale ed
essenziale del nostro vivere: senza di
esso non è vera vita, ma semplicemente un sopravvivere. Mettiamoci in testa
che è possibile giocare la nostra gioia, la nostra libertà, la nostra
spontaneità alla faccia della diffidenza sia dei farisei reazionari sia dei tristi
sedicenti rivoluzionari.
... giocare la nostra gioia ... La villa romana del Casale di Piazza Armerina. |
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In molti casi la società moderna sembra la materializzazione della sartriana esclamazione "Non siamo liberi di non essere liberi!". La società consumistica ci costringe infatti a comportarci in un dato modo, celandosi dietro la maschera dell'assoluta libertà che ci concede. Siamo liberi di fare tutto ciò che vogliamo, a condizione di "fare": produrre, comprare, comsumare. Cioè non possiamo non fare, non mettere in pratica tale "libertà". Ma non mi dilungo. Lei ha già espresso tutto in maniera mirabile. Mi è piaciuta soprattutto questa espressione: "Forse questa nostra società emancipatrice, in realtà paradossalmente segregatrice...".
RispondiEliminaIl fare può essere segnato dall’interesse, dal dovere, dal dono. Oggi è coazione e costrizione a fare ciò che altri intendono per fare (appunto “produrre, comprare,consumare”). Sarebbe una rivoluzione scuoterci dalla nostra sonnolenza, liberarci dalla categoria dell’interesse e spronarci a praticare quelle altre modalità del “fare” – più diffuse di quanto si pensi – che sono il dovere e soprattutto il donare …
RispondiEliminaAnche io ho sempre sostenuto l'esistenza del panem et circenses al giorno d'oggi, e spesso ne sono vittima consapevole. Riuscire a vivere la propria vita non è facile in questo mondo, dove ci viene spesso mostrato che le vite altrui sono sempre più belle e interessanti delle nostre (le vite dei calciatori, o degli attori, o dei protagonisti di un film ecc.).
RispondiEliminaSiamo tutti vittime,alcuni consapevoli altri no. Ogni giorno siamo invischiati nel gioco della carota e del bastone, guidato dai solerti funzionari dei burattinai che decidono la cultura dominante: carota (appunto panem et circenses) a chi sta al gioco dei modelli e delle mode dominanti e compra e consuma; bastone - per carità! in senso metaforico, non necessariamente un nodoso randello, ma non si sa mai … - ovvero isolamento sociale, indifferenza, marginalizzazione, anche disprezzo, per chi non ci sta e ritiene che i modelli culturali che ci propinano potrebbero anche essere buttati nella “rumenta” …
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