Voci in colloquio con David Maria Turoldo: dalla toccante presentazione di Giancarlo Bruni all'intervista di Nazareno Fabbretti sul tema della speranza (quando padre Turoldo è ormai consapevolmente prossimo alla morte).
🖋Post di Gian Maria Zavattaro.
Lo scandalo della speranza: p. Turoldo “poeta, profeta, disturbatore delle coscienze, uomo di fede, uomo di Dio, amico di tutti gli uomini, zingaro del Vangelo”.
“Un cantico alla poesia, alla resistenza, alla profondità di pensiero di
David Maria Turoldo. Perché proprio la poesia è un atto supremo dell’attenzione
alla vita, alla vicenda dell’uomo e dei popoli” (Giancarlo
Bruni, monaco dei Servi di Maria e della Comunità ecumenica di Bose).
“Benedico il Signore - che la mente m’ispira: per questo immane - soffrire dei giusti per questo gioire - tante volte insperato, per questo sperare di gioire - ogni giorno: impossibile che sia il Nulla - l’estremo traguardo: impossibile sarà pensarti - come realmente tu sei, o mio Signore: sconosciuto Iddio sei tu - la nostra unica sorte” (poesia composta da p. D. M. Turoldo il giorno prima della morte) (1).
Sono trascorsi 25 anni dal
genetliaco di Padre Turoldo (1916-1992), sacerdote nell’Ordine dei Servi di
Maria, poeta, scrittore, testimone appassionato del Vangelo, predicatore di
fede speranza amore, “coscienza inquieta della Chiesa” (2). Anche in noi
di Persona e Comunità c’era la volontà di non lasciar trascorrere
nel silenzio la sua memoria, di dire al mondo che è vivo e presente in mezzo a
noi nell’invisibile comunione dei santi. Ci è sembrata la cosa migliore selezionare e riportare, come indispensabile premessa, alcuni penetranti pensieri di
p. Giancarlo Bruni (suo allievo liceale a Firenze nel 1955-58, suo
confratello e con lui a Fontanella negli anni 1968-71, prima di approdare a Bose)
e poi invitare noi tutti ad ascoltare e capire p. Turoldo dalla sua
diretta voce: “LO SCANDALO DELLA SPERANZA colloquio intimo tra N. Fabbretti
e D. M. Turoldo”, intervista registrata a fine ’91-inizio ‘92, edita in CD
dalla S. Paolo (3).
1. Le parole di p. Bruni dovrebbero essere sicuramente lette e meditate nella loro versione integrale, alla quale rimando in nota, limitandomi a cenni essenziali.
Lo scandalo della speranza: p. Turoldo “poeta, profeta, disturbatore delle coscienze, uomo di fede, uomo di Dio, amico di tutti gli uomini, zingaro del Vangelo”.
Colloquio intimo tra Nazareno Fabbretti e David Maria Turoldo |
“Benedico il Signore - che la mente m’ispira: per questo immane - soffrire dei giusti per questo gioire - tante volte insperato, per questo sperare di gioire - ogni giorno: impossibile che sia il Nulla - l’estremo traguardo: impossibile sarà pensarti - come realmente tu sei, o mio Signore: sconosciuto Iddio sei tu - la nostra unica sorte” (poesia composta da p. D. M. Turoldo il giorno prima della morte) (1).
David Maria Turoldo |
1. Le parole di p. Bruni dovrebbero essere sicuramente lette e meditate nella loro versione integrale, alla quale rimando in nota, limitandomi a cenni essenziali.
David Maria Turoldo |
2. Nell’intervista-colloquio intimo “lo scandalo della speranza” è lo stesso Turoldo, consapevolmente prossimo alla morte e stimolato dalle sapienti ed affettuose domande di padre Fabbretti, a parlare di sé, della sua vita (6). Ascoltare la sua voce, vedere la sua passione ed i suoi gesti è tutt’altra cosa che leggere: vuol dire andare oltre la trasmissione di significati, vuol dire lasciarsi sorprendere dal calore della voce, inondati e conquistati dalla metacomunicazione della sua appassionata testimonianza di uomo, di credente, di presbitero. “LO SCANDALO DELLA SPERANZA colloquio intimo tra N. Fabbretti e D. M. Turoldo” si articola in 13 paragrafi: nel presente post se ne ripropongono due (video e versione grafica) ed altri tre nel prossimo. Scelta evidentemente selettiva e soggettiva, alla quale ogni lettore può rimediare recuperando il CD della S. Paolo...
2.1. D. Conosciamo la tua vocazione di povero, di cristiano e di poeta. Parlaci del tuo rapporto con Dio.
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R. Cari, come si fa a raccontare la propria vita e
tanto più il proprio mistero? È difficile che sappia rispondere a una domanda
di questo genere. La mia tentazione è subito di mettermi a cantare, perché il
canto è la forma ultima del nostro linguaggio. È il tentativo di dire
l’indicibile, tant’è vero che dopo il canto non c’è che il silenzio. Dire come
ho scoperto Dio? Mi potrei chiedere se mai l’ho scoperto. Sono certo che Dio ha
scoperto me, ma non sono mai certo se io ho scoperto Dio. A proposito di questo
ho un lungo racconto, dove io racconto tutta la mia infanzia. È difficile
parlare della propria vocazione. È come dire come nasce un fiore; chi può dire
come nasce un fiore? Il chicco di grano marcisce sotto terra e nel silenzio e
nell’oscurità della terra si sprigiona la vita. È dalla morte, poi, … la vita
che nasce.
2.2. D. Come nascono i tuoi cinque Canti dell’infermità?
2.2. D. Come nascono i tuoi cinque Canti dell’infermità?
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R. Queste sono cose un po’ più delicate. Purtroppo io
le avevo date a degli amici sperando che conservassero un po’ il riserbo. Vedi,
mi metti in uno stato in cui è difficile parlare, perché di certe cose si può
solo cantare. Ecco, io finisco lì. Perché non mi interessa e non voglio che un
Dio intervenga per me e magari lasci un bambino focomelico irrimediabilmente
segnato per tutta la vita. Io non voglio che faccia il miracolo, la grazia di
una mia guarigione (anche se sto benissimo) e poi magari, non so, qualcuno è da
venti anni che aspetta di guarire su un letto, immobile, e non riesce neanche a
prendersi la pillola per suicidarsi. Se mai posso servire a gente disperata, se
mai posso servire a qualcuno che è nella notte. Voglio dare una mano e dire: o
disperato, ti comprendo, e sappi che avrai sempre la possibilità di continuare
a sperare, perché non c’è nulla di irreparabile, e nella visione cristiana
neanche la morte è irreparabile perché esiste la risurrezione. Tanto è vero che
nell’ultimo di quei canti cui tu alludi io dico “Invitate angeli e giusti di
tutta la terra a cantare”. Quindi come vedi quei canti son canti caso mai solo
da leggersi, e da prendere in silenzio.
Note.
Note.
David Maria Turoldo |
(2) Nasce a Coderno in Friuli da umile famiglia: alla sua terra ad alla sua famiglia rimarrà inesorabilmente appassionatamente attaccato “tanto sono convinto della santità di questa gente che mi ha trasmesso la fede, che se dovessi per ipotesi andare in paradiso dove non c’è mio padre né mia madre, io rinuncio anche al paradiso”. Entra giovanissimo nell’ordine dei Servi di Maria, è ordinato sacerdote a 24 anni, consegue la laurea in Filosofia, vive a Milano nel convento di S. Carlo al Corso, partecipa attivamente alla Resistenza antifascista ed antinazista, fondando e diffondendo il foglio clandestino l’Uomo. Gli anni seguenti lo vedono impegnato fortemente nell’azione verso i poveri, nel dialogo a 360° e nella parola predicata (le sue omelie nel duomo di Milano lasceranno un segno profondo). Con il confratello Camillo de Piaz dà vita al centro culturale Corsia dei Servi, che irradia le istanze di rinnovamento culturale e religioso degli anni precedenti il Concilio. Incompreso, avverso a talune autorità religiose e politiche, viene allontanato per vari anni prima da Milano e poi da Firenze, che in quegli anni era un cenacolo di persone troppo spesso incomprese, come G. La Pira, ed “esiliate” (P. Balducci, p. Turoldo, p. Vannucci, don Milani...). Dal 1964 sua dimora abituale diventa il Priorato di S. Egidio in Fontanella di Sotto il Monte, dove dà vita ad una esperienza religiosa comunitaria, aperta anche ai laici. Costruisce la Casa di Emmaus, che tutti accoglie senza distinzioni di sorta e che richiama da ogni dove tantissime persone del mondo religioso, culturale, civile e politico. Segno di rinnovamento spirituale e culturale è la rivista Servitium con la fervida attività editoriale connessa. Circa l’amicizia con don Milani si può leggere d’un fiato di p. Turoldo Il mio amico don Milani, ed. Servitium, 1997.
(3) Registrazione che mi risulta non essere mai stata pubblicata integralmente.
(4) cfr. https://www.mosaicodipace.it/mosaico/a/36427.html e pure http://interdependence.eu/000_BACKUP/component/content/article/88-testi/riflessioni/254-canta-il-sogno-del-mondo.html.
(5) cfr. intervista a G. Bruni, Corriere della sera, 6 febbraio 1992 “Turoldo la profezia dimenticata”.
(6) Su internet (youtube) non ho trovato l’audio integrale, ma si possono rinvenire ed ascoltare i singoli segmenti. Si trova invece l’integrale trascrizione grafica, ad es. in file: www.il-margine.it/content/download/12596/106439/file/M03-2003%20Tenan.pdf .
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Citazione conclusiva:
David Maria Turoldo |
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Difficile ma interessante.
RispondiEliminaGrazie! Un saluto.
Eliminaun grazie non basta ma settanta volte sette grazie
EliminaSì, insieme rendiamo grazie a quest'uomo e questo presbitero che ci sprona a "continuare a sperare, perché non c’è nulla di irreparabile, e nella visione cristiana neanche la morte è irreparabile perché esiste la risurrezione". Le auguriamo una gioiosa Pasqua.
EliminaGrazie.
RispondiEliminaRicambiamo il nostro grazie per la gentile attenzione.
EliminaGrazie.
RispondiEliminaApprezzamento molto gradito. Buona giornata.
EliminaSi completa il trio dei testimoni della Fede scomodi, ma incisivi. Un legame li stringe : l’insegnamento fedele al profilo religioso. Formare coscienze libere, con devozione. Laddove l’ultima parola, che sembra contraddire la Libertà, è segno di misericordia divina.
RispondiEliminaPadre Turoldo porta il contributo del canto della Terra, da cui si viene e dentro la quale si consuma la umana testimonianza. Canto congiunto con Gioia autentica, perché sentita nella sofferenza.
Quanto è incoraggiante la poesia in lode, sul punto di morte! Grazie
Cogli egregiamente il legame che stringe don Milani - p. Balducci - p. Turoldo, tutti e tre, nel loro modo unico, profeti e testimoni di libertà (da e a), senza mai cedere ai compromessi della riverenza o reverenza: la fede nella lieta novella del Cristo Risorto, l’amore per gli schiacciati, la speranza come virtù cardinale oltre che teologale. Mi fermo infine sulla tua ultima frase, perché spiega il senso del prossimo post dedicato a p. Turoldo, ma, a ben vedere, a tutti noi: è l’invito di Turoldo a non temere di confrontarci con il dolore, nostro e soprattutto degli altri, e conversare con la morte “come fedeltà alla vita” e tutti insieme sperare “ - a un punto solo - tutta la terra uomini - e ogni essere vivente - sperasse con noi - e foreste e fiumi e oceani, - la terra fosse un solo - oceano di speranza - e la speranza avesse una voce sola”.
EliminaDavide Maria Turoldo .....un San Paolo che ha voluto e vuole invitarci ad esami di coscienza....problemi....situazioni....e infinite difficoltà....ancora da superare....
RispondiEliminaL'importante è " parlare " perché le parole sono messaggi che vengono accolti....
La Parola Divina trasmessa da noi umani ha un infinito...profondo...immenso valore educativo ....non sono io a dirlo....ma altri uomini che studiano le religioni...per trovare la verità...
Sono e saranno coloro che fanno una " conversione " verso nostro Signore a far prevalere la verità.....
Davide Maria Turoldo dal cielo continuerà a parlare...a scrivere...a sorriderci...per stimolarci alla fede .,al credo e discernere le informazioni dei massmedia....
Potenza della parola che sa toccare le corde del cuore... Grazie del commento. Buona settimana.
EliminaIntanto ottimo il titolo "Lo scandalo della speranza". E un grazie per aver riportato alla memoria viva p.Turoldo, amatissimo da me e da mamma. Uno degli ultimi libri che le donai fu una raccolta di poesie di padre Turoldo ... Buona domenica.
RispondiEliminaGent.le Maria, Rispondo solo ora a causa di una interruzione – purtroppo qui ormai consueta – della connessione in rete e di una mia assenza da casa (digito solo su PC e non uso smartphone…) . Grazie innanzitutto e buon mercoledì d’Avvento. Le poesie di p. Turoldo - in particolare per me i testi poetici del Suo Salterio - sono “per tutti gli uomini che amano la poesia, che riflettono sul mistero dell’esistere e del morire, che sperano e si indignano, insomma, che vivono da uomini” (I Salmi, ed S. Paolo, 2016, purtroppo senza il commento di Ravasi presente nell’edizione originale).
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