In questo post viene ricostruita, secondo una personale selezione dei dati, la vita di Pier Giorgio Frassati. Le foto sono di Giancarlo Ticozzi e illustrano luoghi del biellese intrecciati con la biografia di P.G.Frassati.
Di Gian Maria Zavattaro.
Monte Mucrone, Santuario di Oropa (Biella), Foto di Giancarlo Ticozzi, Panoramio |
Perché questo post (e altri prossimi articoli).
A Cracovia, in occasione della 31ma Giornata mondiale della gioventù, sono state esposte alla venerazione dei giovani le reliquie di Pier Giorgio Frassati, proclamato beato il 20 maggio 1990 da papa Wojtyla, che l'aveva definito “ragazzo delle otto Beatitudini” e...“alpinista tremendo”. Ebbene qualche tempo fa, nel rovistare la soffitta della mia vecchia casetta in quel di Biella, da un angolo nascosto mi sbuca fuori un opuscolo (28 pag.) “PIER GIORGIO FRASSATI PAROLE DETTE DA DON COJAZZI il 14 dicembre 1925”, ed. SEI 1926 “a cura del circolo universitario “Cesare Balbo” a totale beneficio dei poveri della propria conferenza di S. Vincenzo v. Arcivescovado 12, Torino. £.2.” (1).
A Cracovia, in occasione della 31ma Giornata mondiale della gioventù, sono state esposte alla venerazione dei giovani le reliquie di Pier Giorgio Frassati, proclamato beato il 20 maggio 1990 da papa Wojtyla, che l'aveva definito “ragazzo delle otto Beatitudini” e...“alpinista tremendo”. Ebbene qualche tempo fa, nel rovistare la soffitta della mia vecchia casetta in quel di Biella, da un angolo nascosto mi sbuca fuori un opuscolo (28 pag.) “PIER GIORGIO FRASSATI PAROLE DETTE DA DON COJAZZI il 14 dicembre 1925”, ed. SEI 1926 “a cura del circolo universitario “Cesare Balbo” a totale beneficio dei poveri della propria conferenza di S. Vincenzo v. Arcivescovado 12, Torino. £.2.” (1).
Poggio Frassati (m.1950), Oropa (Bi) Foto di Giancarlo Ticozzi, Panoramio |
Così mi è parso quasi doveroso
dedicargli alcuni post: selezionare innanzitutto per me e per chi non lo
conosce alcuni essenziali tratti biografici; chiosare il libricino del
1926 di don Cojazzi, che non ho trovato citato da nessuno; rileggere
l’incontro tra i due come “avvenimento” che segna la storia personale di
entrambi.
La ricostruzione biografica.
Pier Giorgio nasce il 6 aprile 1901 a Torino, dove la famiglia di estrazione alto-borghese si era trasferita da Pollone (Biella). Padre e madre non vanno d’accordo anche se non giungono mai alla separazione. Il padre Alfredo - proprietario ed a lungo direttore del quotidiano «La Stampa», amico di Giolitti, senatore nel 1913 e più tardi ambasciatore a Berlino - ha poco tempo per i figli. Alla madre, Adelaide Ametis, apprezzata pittrice allieva del Delleani, tocca l’educazione di Pier Giorgio e della sorella Luciana, nata nel 1902 (2). Pier Giorgio e Luciana sono istruiti privatamente in casa, come si conveniva nelle famiglie signorili di un tempo. Dopo la licenza elementare, entrambi sono iscritti al “d’Azeglio” di Torino, ma Pier Giorgio non brilla negli studi, segnati anzi da due bocciature in latino. Il padre allora lo affida al salesiano don Cojazzi, figura di spicco del cattolicesimo torinese, e lo iscrive all'Istituto Sociale di Torino retto dai Gesuiti: due eventi che incidono profondamente su Pier Giorgio e la sua fede gioiosa, attenta alle bellezze della vita non meno che alle beatitudini evangeliche. Negli anni della prima guerra mondiale Pier Giorgio, la cui famiglia è neutralista, si impegna regolarmente ad aiutare come può i familiari dei soldati al fronte. A 17 anni è attivissimo nella Conferenza di San Vincenzo e l’anno dopo nella Congregazione mariana.
Nell’ottobre 1918 consegue la maturità classica e nel mese successivo
si iscrive alla facoltà di Ingegneria presso il Regio Politecnico di
Torino: vuole diventare ingegnere minerario per poter lavorare al fianco dei minatori,
a quel tempo gli operai più sofferenti, e contribuire a migliorarne le
condizioni (3). Nel 1919 si iscrive al circolo “Cesare Balbo”
della Federazione universitaria cattolica italiana (FUCI); l’anno dopo aderisce
al PPI ed alla corrente di sinistra di G. Miglioli; nel 1922 si iscrive
all'Azione Cattolica. E’ soprattutto attraverso la militanza nel partito
popolare italiano che diventa convinto antifascista, progressivamente
distaccandosi dagli ambienti fucini torinesi troppo concilianti
verso il nascente regime.
Quando il padre diviene ambasciatore a Berlino, in numerosi viaggi all'estero entra in contatto con l'ambiente studentesco e operaio cattolico, in particolare con quello berlinese tramite padre K. Sonnenschein. Conosce anche il futuro teologo K. Rahner. Dichiara pubblicamente – lui, il “facchino dei poveri e degli sfruttati” come alcuni amici lo chiamano - che la sua eredità l'avrebbe divisa con i poveri.
Tutti i testimoni concordano nel suo amore per i più bisognosi:
come membro della Conferenza di S. Vincenzo e spesso per iniziativa personale
li va a cercare al Cottolengo, nei quartieri più distanti della città, portando conforto e
aiuto materiale; entra in case miserabili e maleodoranti; sale nelle soffitte
dove miseria, malattie e fame sono i medesimi volti diversi della sofferenza; i
soldi che ha in tasca sono per gli altri, anche quelli del tram
per tornare a casa; passa notti al capezzale di ammalati sconosciuti; trascina
per le vie di Torino carretti carichi di masserizie degli sfrattati e porta
loro di tutto: generi alimentari, legna, carbone, vestiti, medicinali, denari,
mobili... Vi si reca generalmente al mattino, prima delle lezioni
all'Università, oppure nelle uscite serali. E’ impegno per la carità intesa in
primo luogo come giustizia da un giovane che proviene da un mondo di benestanti
da cui ha preso le distanze, immergendosi nella città, facendosi carico
delle contraddizioni e dei conflitti della società del suo tempo, testimoniando
in solitudine la sua fede. E’ il coraggio
di vivere la fede fino in fondo: “i
poveri sono Gesù”. E’ il coraggio di intendere e praticare il volontariato in modo nuovo e radicale, non come
assistenzialismo autoreferenziale, ma fattore di cambiamento della
realtà, generatore di coscienza critica, segno di solidarietà, annuncio di
accoglienza delle persone più indifese, forma di permanente mobilitazione contro l’ingiustizia la disattenzione la
distrazione l'indifferenza il pensare ad altro che è la negazione del pensare
agli altri.
Rappresentazione campestre del pittore L. Delleani, Foto di Giancarlo Ticozzi, Panoramio |
Pier Giorgio nasce il 6 aprile 1901 a Torino, dove la famiglia di estrazione alto-borghese si era trasferita da Pollone (Biella). Padre e madre non vanno d’accordo anche se non giungono mai alla separazione. Il padre Alfredo - proprietario ed a lungo direttore del quotidiano «La Stampa», amico di Giolitti, senatore nel 1913 e più tardi ambasciatore a Berlino - ha poco tempo per i figli. Alla madre, Adelaide Ametis, apprezzata pittrice allieva del Delleani, tocca l’educazione di Pier Giorgio e della sorella Luciana, nata nel 1902 (2). Pier Giorgio e Luciana sono istruiti privatamente in casa, come si conveniva nelle famiglie signorili di un tempo. Dopo la licenza elementare, entrambi sono iscritti al “d’Azeglio” di Torino, ma Pier Giorgio non brilla negli studi, segnati anzi da due bocciature in latino. Il padre allora lo affida al salesiano don Cojazzi, figura di spicco del cattolicesimo torinese, e lo iscrive all'Istituto Sociale di Torino retto dai Gesuiti: due eventi che incidono profondamente su Pier Giorgio e la sua fede gioiosa, attenta alle bellezze della vita non meno che alle beatitudini evangeliche. Negli anni della prima guerra mondiale Pier Giorgio, la cui famiglia è neutralista, si impegna regolarmente ad aiutare come può i familiari dei soldati al fronte. A 17 anni è attivissimo nella Conferenza di San Vincenzo e l’anno dopo nella Congregazione mariana.
Oropa (Bi) Foto di Giancarlo Ticozzi, Panoramio |
Quando il padre diviene ambasciatore a Berlino, in numerosi viaggi all'estero entra in contatto con l'ambiente studentesco e operaio cattolico, in particolare con quello berlinese tramite padre K. Sonnenschein. Conosce anche il futuro teologo K. Rahner. Dichiara pubblicamente – lui, il “facchino dei poveri e degli sfruttati” come alcuni amici lo chiamano - che la sua eredità l'avrebbe divisa con i poveri.
Sentiero Pier Giorgio Frassati (Pollone, Bi) foto di Giancarlo Ticozzi, Panoramio |
Sentiero di Pier Giorgio Frassati (Pollone, Bi), foto di Giancarlo Ticozzi, Panoramio |
In famiglia nessuno è consapevole della sua intensa attività caritativa, non sanno chi sia veramente: secondo loro, al posto di studiare per laurearsi in fretta, non fa che “perdere tempo”, «bighellonare».
Fiore di primavera (Crocus vernus), foto di Giancarlo Ticozzi, Panoramio |
Dietro il gioco delle facezie c’è l’aspirazione, anzi il progetto di amicizia profonda, fondata sul vincolo della preghiera e della fede, capace di irradiarsi in tutti gli ambiti della vita. Negli ultimi mesi
Santuario di Oropa, foto di Giancarlo Ticozzi, Panoramio |
Monte Rosa (Sentiero Frassati - Ayas) foto di Giancarlo Ticozzi, Panoramio |
(1)
Seguirà due anni dopo nel 1928 la biografia, vera e propria agiografia divenuta
best-seller dell’editoria cattolica di allora. Cfr. ad es. A. Cojazzi, P.G.
F. Il libro che lo ha fatto conoscere ed amare, prefaz. di F. Traniello,
To,1990.
(2) La sorella, cui sarà molto legato, sposerà nel gennaio 1925 un diplomatico polacco. Testimonierà e raccoglierà le memorie del fratello in diverse pubblicazioni. Morirà all’età di 105 anni nel 2007.
(3) Quando muore gli mancano due esami alla laurea, decretatagli ad honorem “Alla Memoria” nel 2001.
(2) La sorella, cui sarà molto legato, sposerà nel gennaio 1925 un diplomatico polacco. Testimonierà e raccoglierà le memorie del fratello in diverse pubblicazioni. Morirà all’età di 105 anni nel 2007.
(3) Quando muore gli mancano due esami alla laurea, decretatagli ad honorem “Alla Memoria” nel 2001.
(4)
La morte del figlio segna l’inizio della “conversione” del padre Alfredo -
da molti considerata il primo miracolo del beato - maturata lentamente
alla luce del figlio che lo accompagna fino alla morte avvenuta il 21
maggio 1961, giorno di Pentecoste.
(5) Il Club Alpino Italiano gli ha dedicato, dopo la beatificazione, la rete di “Sentieri Frassati”, estesa in quasi tutte le regioni italiane. Mi piace citare quello che parte da Pollone, si snoda lungo la dorsale della Muanda, superando il Tracciolino, fino alle pendici del Mucrone e termina presso un poggio (“Poggio Frassati”), dal quale si vede tutto il complesso del Santuario di Oropa, punto ideale di arrivo del sentiero.
(5) Il Club Alpino Italiano gli ha dedicato, dopo la beatificazione, la rete di “Sentieri Frassati”, estesa in quasi tutte le regioni italiane. Mi piace citare quello che parte da Pollone, si snoda lungo la dorsale della Muanda, superando il Tracciolino, fino alle pendici del Mucrone e termina presso un poggio (“Poggio Frassati”), dal quale si vede tutto il complesso del Santuario di Oropa, punto ideale di arrivo del sentiero.
Un sito interessante: Compagnia dei tipi loschi.
Un video da ascoltare (per chi lo desidera consigliamo di mettere in pausa la musica del blog collocata sopra il post).
Un esempio,un testimone,un vero politico.
RispondiEliminaGian Maria rivisita un personaggio significativo del processo storico italiano del primo ventennio del secolo XX.
Avrebbe potuto essere, con don Sturzo, il protagonista de l'opposizione cattolico popolare al fascismo, se la
Chiesa istituzionale non avesse intrapreso un'altra strada.
Sopra tutto un testimone della fede senza infingimenti, al servizio, direbbe papà Francesco: "ospedale da campo".
Come non essere d’accordo! Penso a come ogni giorno noi, io, tu testimoniamo la nostra fede e al rischio che fra qualche anno altri dicano di noi: “avrebbero potuto essere….se avessero intrapreso un’altra strada”… Il coraggio della “fede senza infingimenti” mi pare la lezione di Pier Giorgio ed oggi la testimonianza, come ben dici, di papa Francesco, che a novembre accoglierà il convegno a Roma di 180 delegati dei vari movimenti popolari di tutto il mondo (potrebbero diventare 3-4 mila se noi italiani saremo in grado di mobilitare i nostri giovani).
EliminaTi manderò una maglietta del mucronedays che dietro ha una sua frase sulla montagna!
RispondiEliminaGrazie Riky, la porterò con orgoglio. Mi raccomando: che sia extra large.
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