"Pensieri della mano" di Tullio Pericoli: un autentico saggio di estetica che accompagna con levità nei meandri del processo creativo, senza ricorrere ai "toni di distinzione" dell'Accademia. Un libro che colpisce, commuove, coinvolge, emoziona.
Di Rossana Rolando.
Tullio Pericoli, Pensieri della mano, 2014 |
Ho
comprato il libro ad Urbino questa estate, in occasione della mostra Sulla terra. 2006 -2016 (che è proprio la terra di
Pericoli, nato ad Ascoli Piceno).
Già
dalle prime pagine si entra in un mondo incantato in cui hanno vita per sé
esseri che abitualmente consideriamo dipendenti da altro o semplicemente
inerti: anzitutto la mano (quella del disegnatore) ha una sua autonomia
rispetto al resto del corpo, una sua sapienza, una capacità di far emergere il
caos della mente e di dare ad esso una forma; e poi andando avanti è la linea a
vivere di vita propria, ad avere un inizio e una fine, a intersecare le altre
linee con diversa personalità e molteplici significati; e ancora i disegni che,
chiusi nei cassetti, sembrano modificarsi da soli e rivendicare una loro propria
storia…
Tullio Pericoli, Libri di libri, 1994 (acquaforte) |
Tullio Pericoli, Paesaggio agitato, 1992 (disegno) |
Intanto
però, sostando in questo mondo fatato, ci si imbatte in espressioni folgoranti,
di sapore esistenziale:
“Nel
percorso di una linea, il punto di arrivo è più importante del punto di
partenza […] l’atto della morte è più importante dell’atto della nascita […]
L’atto di abbandono comincia nel momento in cui inizia una linea. Dal momento
della sua apparizione la linea comincia già a pensare la sua fine [...]. Tra la
sua nascita e la sua morte il tempo è quasi inesistente…” (p. 23).
E
ancora:
“Tra
due linee che si incrociano a novanta gradi e due linee parallele c’è una gamma
infinita di differenze, di contrasti e di accordi, che rende il punto di incontro il centro di
una gamma di vibrazioni. E l’intreccio delle linee diventa più o meno felice”
(p. 34).
Tullio Pericoli, Orizzonte ambiguo, 1979 (disegno) |
Si
accede quindi, senza accorgersene, ai più ardui problemi del pensiero estetico
e il lettore viene accompagnato nella difficile distinzione tra segno e realtà,
tra immagine e cosa, in quella differenza che fa della pittura un’astrazione
sempre, anche quando rappresenta il reale (ma appunto lo rappresenta, non lo è).
“[Il
disegno] non esiste: in natura non esiste la linea che contorna e definisce le
cose. L’invenzione della linea credo sia stato uno degli avvenimenti più
sconvolgenti per l’umanità, perché delineare su un muro un profilo di un
animale è un salto mentale vertiginoso. Sia per il primo uomo che lo ha fatto,
sia per il primo che lo ha visto fare […]. Di colpo cambiava il suo modo di vedere
il mondo, che da quel momento sentiva nelle sue mani” (p. 36).
Tullio Pericoli, L'osservatore di paesaggi, 2003 (dipinto) |
Lungo le pagine, sempre con la stessa levità, ci si addentra nei meandri del
processo creativo, in quell’“origine dell’opera d’arte” a cui sono dedicati
libri di grandi filosofi novecenteschi e si scopre con gioia che l’intento di
Pericoli è proprio quello di portare all’interno
del suo percorso chi guarda un suo disegno o dipinto, per farlo partecipare di
quell’evento che è il farsi di un’idea sul foglio o sulla tela. E vengono citati
i riferimenti – anche teorici - di Pericoli, tra i quali Rembrandt (soprattutto per le sue acqueforti), Klee e Van Gogh. Si
comprende che l’arte vede l’invisibile (come diceva Klee) o “allarga il visibile” (p. 47) perché lo sguardo del
pittore non è solo fisico, ma è anche mentale, frutto di un'interiore rielaborazione (il colore di Van Gogh, del tutto
difforme dal colore reale, diventa il tramite della sua sottolineatura
interiore, di quel mondo di emozioni che il pittore vuole far dire all’oggetto
dipinto, caricandolo del proprio pensiero).
Tullio Pericoli, Eugenio Montale, 2012 (ritratto) |
Ad un certo punto si assiste ad un intenso scambio di battute sullo schizzo, che apre vasti orizzonti
sul rapporto tra non finito e finito, tra istintivo e definitivo, tra
committente esterno ed interno, in cui c’è tutta una tensione esistenziale e
forse anche una visione del mondo e del come abitarlo.
Pericoli
racconta di aver visto da vicino, su un’impalcatura, durante i restauri della
Cappella Sistina, gli affreschi di Michelangelo e di aver contemplato la cura
del dettaglio - quel “ricciolo della barba attorcigliata di Dio”, “quel
riflesso di luce così perfettamente dipinto” – di cui, “tolta l’impalcatura …
avrebbero saputo solo lui [Michelangelo] e Dio” (p. 66).
Un capitolo a sé è dedicato agli oggetti prevalentemente disegnati
o dipinti: i ritratti e i paesaggi. I primi catturano “la verità” della
persona, quella vista dal pittore e sconosciuta persino al soggetto ritratto (Tullio
Pericoli è il noto “pittore dei giornali”. A lui si devono i tanti volti disegnati
che tutti abbiamo ammirato). Emblematico l’esempio di Gadda, il cui perenne
stato d’ansia non viene sbattuto in faccia all’osservatore, ma lasciato appena arguire
da un tratto secondario: l’affanno e il disagio che comunicano i suoi abiti
sovrapposti, il suo modo di portarli.
Tullio Pericoli, Nuvole irregolari, 1989 (disegno) |
Tullio Pericoli, Carlo Emilio Gadda, 1988 (ritratto) |
Tullio Pericoli, Frammento, 2010 (dipinto) |
Il
tutto condotto e sviluppato con dolcezza, misura, ironia. La malinconia che ha
attanagliato la vita di molti artisti - viene citato ancora Van Gogh e, per un
brevissimo splendido tratto, Giacometti - c’è, ma senza ossessione: è accovacciata
alla porta, però non la si lascia entrare.
Tullio Pericoli, Giacomo Leopardi, 1987 (ritratto). |
bellissimo Rossana, Tullio Pericoli lascia il segno, mi colpì quel che scrisse sul fatto che una abitazione che si rispetti voglia vicino un corso d'acqua e ciò mi consolò della mia casa di Firenze che pur appollaiata ad un terzo piano senza la bellezza dell'appartato, con Mugnone che vi scorre sotto, acquistò nuova luce in me: per riflettere su quel che avevo sotto gli occhi ho avuto bisogno di un occhio esterno e di una parola altra. Ecco questo fa l'artista, ci riavvicina al mondo e ci dà una o tante spintarelle ad un dialogo nuovo fosse pure un balbettio o la voglia incontenibile di avviare una canzone. L'artista è mediatore, è modello più che guida, è amico fraterno, lover generoso che con il suo ego ma fuori del suo ego dà una traccia, un incantamento, un segno -una miriade di segni, per un Senso più esteso, con una parola, segnata o proferita, con una libertà d'immaginazione sconfinata e puntuale (linee di sogno per incrociare i sogni) e con una generosità che se non è oblativa perde ogni capacità d'attrarre.
RispondiElimina[img]https://scontent-mrs1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/14355605_10210847014280777_2945227424273597297_n.jpg?oh=7539ae7abb0f3bd89b769f1bf85a782f&oe=5881A641[/img]
RispondiEliminaGrazie Laura per quanto scrivi (per la tua eccezionale capacità di cogliere sfumature, pieghe nascoste, tracce sottili). Il tuo racconto del corso d’acqua, del troppo noto che solo l’occhio dell’artista può rendere “nuovo” è proprio esemplare. E poi “la generosità oblativa dell’artista” che genera “un dialogo nuovo fosse pure un balbettio o la voglia incontenibile di avviare una canzone” e indica “linee di sogno per incrociare i sogni”…: dentro queste tue poetiche espressioni mi pare ci sia molto della dimensione altrimenti afasica dell’arte e del genio artistico.
Eliminagrazie a te cara Rossana della selettività pregiata dei temi che invitano alla pensabilità ed alla consapevolezza - e non so cosa ci sia di più avvincente di questi due registri di esperenzialità della comprensione;
Eliminati abbraccio
Particolarmente interessante questo post; ricercheró il testo per leggerlo con attenzione. Grazie Rossana
RispondiEliminaGrazie Fausta. Tu che dipingi e conosci i segreti delle linee e degli incroci penso proprio che potrai apprezzare profondamente questo libro.
EliminaMi piace molto il ritratto di Leopardi, sognante,intimamente sereno, forse reso felice dai suoi canti
RispondiEliminaL’idea che Leopardi sia reso felice dai suoi canti, eternamente (come in questa immagine sottratta al fluire del tempo), è davvero bella!
EliminaLa lettura dei tuoi post procura sempre gioia, oltre ad introdurre nei sentieri dell'estetica. Estetica, parola che respinge ed attrae, soprattutto se comunicata a "non addetti ai lavori". Un problema che si risolve non appena si ha chiaro che nasce da aisthesis ( il mondo delle sensazioni).
RispondiEliminaIn proposito voglio dire che l'arte ha in definitiva trionfato della minacciosa profezia hegeliana che annunciava la sua morte. Anche quando ha affrontato od affronta temi oscuri e melanconici, ha suggerito speranza e metanoia.
Tullio Percoli, da tanti conosciuto per la sua attività d'illustratore, è esplorato con partecipazione nelle sue qualità pittoriche e poetiche. Brava Rossana!
Grazie Rosario del tuo commento affettuoso. Mi dici una cosa davvero bella: regalare momenti di gioia… E poi la meraviglia dell’arte che – come dici tu – è sempre fonte di gioia, anche quando ci parla del dolore, perché ci innalza al di sopra di noi stessi e in qualche misura ci libera. Un abbraccio anche da Gian Maria.
EliminaSegnato l'intrigante saggio di Pericoli. Mi complimento per questa sua recensione: intelligenza armoniosa di riflessioni ed immagini. Grazie. Buona serata.
RispondiElimina@mari da solcare. Grazie di cuore a lei che scrive sempre preziose recensioni. Buona giornata.
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