Tommaso D'Incalci è conosciuto come illustratore, ma scrive anche poesie ancora inedite che ci onoriamo di pubblicare.
Poesia di Tommaso D'IncalciCommento di Gian Maria Zavattaro
L'ORMA
DEL GIORNO
C'è
silenzio nelle stanze vuote del mattino
I
corpi nodosi dei miei fratelli notturni sono adunati,
con
occhi sazi di latte lunare
Hanno
vene intrecciate
che
arrampicano in costellazioni di cenere
“Dove
sei stato?”
Ho
camminato su notti di vele strappate,
come
ferite che accolgono il canto di uccelli del mattino
Una spina d'oro tesse parole che ricuciono il velo della stanza
Una spina d'oro tesse parole che ricuciono il velo della stanza
L'abito
nuovo colma di luce l'orma del giorno
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Tommaso D'Incalci |
Perché? La poesia è un’attività
pubblica ed insieme molto intima e personale, disvelamento irripetibile
di una storia, di un volto, un gesto, un sorriso, un pianto …. La
poesia, come la pittura, non si pone solo in rapporto diretto
con la personalità dell’artista ma - ci rammenta Adorno - essenzialmente
“con ciò che è a lui ineguale, con qualcosa che resiste”.
Dunque si tratta per ognuno di noi,
insieme con il poeta, di un arduo cammino di “ineguale
resistenza”: meraviglia gioiosa, ma anche angoscia e patimenti;
avventura ricca di drammaticità, riflesso di ciò che ognuno è,
delle sue inquietudini ma anche delle sue speranze, dei suoi dolori
indicibili (soprattutto se indelebili) ma anche – e proprio per questo -
com-passione e tenera condivisione delle altrui sofferenze; ricerca mai
spenta da parte di anime ardenti di un significato ultimo definitivo, anelito ad
una non disperante speranza di trascendenza.
Tommaso D'Incalci |
Non so quale risposta ognuno
di noi possa offrire finché rimane imprigionato nella
giungla lunare protesa verso “costellazioni di cenere”. Forse la risposta sta solo
nel districarci dal cammino delle nostre notturne ferite, nel ricucire
vele e veli strappati, nel ricamare per noi ed i nostri “fratelli
notturni” la speranza che “il canto di uccelli del mattino” annuncia, e
seguire l’orma del giorno che “l’abito nuovo colma di luce”…
Tommaso D'Incalci, sito |
Incantevole!
RispondiEliminaÈ proprio vero: la poesia proviene da un animo sensibile e si proietta verso animi sensibili. Ha bisogno di empatia!
Poesia (“poiesis”, “creazione”, azione appunto che ti trasforma dentro e tutto ciò che prima era opaco diventa chiaro e ciò che prima era scontato appare insignificante e stupido) ed empatia di cui - convengo con te, caro Rosario - abbiamo bisogno. Sono troppe le cose che non si possono ridurre nei recinti dell’èsprit de gèometrie: i sentimenti e le emozioni che ti cambiano dentro, gli sguardi, gli ammiccamenti, i colori dei fiori e della città, il verde dei prati ed il blu della marina, il cuore delle persone che amiamo, il riso dei bimbi e la bellezza ruvida degli anziani, la gente che ricambia un sorriso…
EliminaS'anche il risveglio mi smemora del "dove" fui, in questa luce conta ch'io sono. E sono qui, ora... presente alla Presenza... come un canto, come una preghiera... Con gratitudine sempre, al Professor Zavattaro, per la levità di questo contributo...
RispondiEliminaGrazie a Lei, Dottoressa, che sempre sa contraccambiare pensieri ed emozioni con la “levità” del suo poetico discorrere, fatto di canto e di preghiera. Buona serata.
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