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martedì 4 ottobre 2016

L'orma del giorno. Inedito di Tommaso D'Incalci.

Tommaso D'Incalci è conosciuto come illustratore, ma scrive anche poesie ancora inedite che ci onoriamo di pubblicare.
Poesia di Tommaso D'Incalci
Commento di Gian Maria Zavattaro

L'ORMA DEL GIORNO

C'è silenzio nelle stanze vuote del mattino
I corpi nodosi dei miei fratelli notturni sono adunati,
con occhi sazi di latte lunare
Hanno vene intrecciate
che arrampicano in costellazioni di cenere
Dove sei stato?”
Ho camminato su notti di vele strappate,
come ferite che accolgono il canto di uccelli del mattino
Una spina d'oro tesse parole che ricuciono il velo della stanza
L'abito nuovo colma di luce l'orma del giorno

*************************

Tommaso D'Incalci
Vi ricordate la metafora di I. Calvino sulla
“leggerezza dell'arte? Anche la poesia, come tutta la vera arte, possiede questa strana anomala bellezza che sfida il lettore a riconoscersi e rispecchiarsi nei suoi versi. A una condizione: guardare se stessi e l’altro  con empatia.
Perché? La poesia è un’attività pubblica ed insieme  molto intima e personale, disvelamento irripetibile di una storia, di un volto,  un gesto,  un sorriso, un pianto ….  La poesia, come la pittura,   non si pone solo  in rapporto diretto con la personalità dell’artista ma - ci rammenta Adorno -  essenzialmente “con ciò che è a lui ineguale, con qualcosa che resiste”.
Dunque si tratta per ognuno di noi, insieme con il  poeta,  di un arduo cammino di ineguale resistenza: meraviglia gioiosa, ma anche angoscia e patimenti; avventura ricca di drammaticità,  riflesso di ciò che ognuno  è, delle sue inquietudini ma anche delle sue speranze, dei suoi  dolori indicibili (soprattutto se indelebili) ma anche – e proprio per questo - com-passione e tenera condivisione delle altrui sofferenze; ricerca mai spenta da parte di anime ardenti di un significato ultimo definitivo, anelito ad   una non disperante speranza di trascendenza.
Tommaso D'Incalci
E perché non provare ognuno di noi, nelle stanze vuote del silenzio del mattino, a rispondere alla domanda di Dio ad Adamo: Dove sei?  Domanda  che il poeta trasforma in “Dove sei stato?”, con un sapore altrettanto accusatorio che forse non riesce a nascondere la tentazione nostalgica del frutto proibito.
Non so quale risposta ognuno di noi possa  offrire finché  rimane imprigionato  nella giungla lunare protesa verso “costellazioni di cenere”. Forse la risposta sta  solo nel districarci dal cammino delle nostre notturne ferite,  nel  ricucire  vele e veli strappati, nel ricamare per noi ed i nostri  “fratelli notturni” la  speranza che “il canto di uccelli del mattino” annuncia, e seguire  l’orma del giorno che  “l’abito nuovo colma di luce”…

Tommaso D'Incalci, sito

 Poesia "La voce del mattino" di Tommaso D'Incalci
 

4 commenti:

  1. Incantevole!
    È proprio vero: la poesia proviene da un animo sensibile e si proietta verso animi sensibili. Ha bisogno di empatia!

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    1. Poesia (“poiesis”, “creazione”, azione appunto che ti trasforma dentro e tutto ciò che prima era opaco diventa chiaro e ciò che prima era scontato appare insignificante e stupido) ed empatia di cui - convengo con te, caro Rosario - abbiamo bisogno. Sono troppe le cose che non si possono ridurre nei recinti dell’èsprit de gèometrie: i sentimenti e le emozioni che ti cambiano dentro, gli sguardi, gli ammiccamenti, i colori dei fiori e della città, il verde dei prati ed il blu della marina, il cuore delle persone che amiamo, il riso dei bimbi e la bellezza ruvida degli anziani, la gente che ricambia un sorriso…

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  2. S'anche il risveglio mi smemora del "dove" fui, in questa luce conta ch'io sono. E sono qui, ora... presente alla Presenza... come un canto, come una preghiera... Con gratitudine sempre, al Professor Zavattaro, per la levità di questo contributo...

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    1. Grazie a Lei, Dottoressa, che sempre sa contraccambiare pensieri ed emozioni con la “levità” del suo poetico discorrere, fatto di canto e di preghiera. Buona serata.

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