"Persona e Comunità" è un blog di riflessione culturale, filosofica, religiosa, pedagogica, estetica. Tutti gli articoli sono scritti da: Gian Maria Zavattaro, Rossana Rolando, Rosario Grillo.
Amati
figlioletti miei, il mio cuore si strugge per voi. […] Eccovi una cosa che non
posso non scrivere: abituatevi, educate voi stessi a fare tutto ciò che fate
perfettamente, con cura e precisione; che il vostro agire non abbia niente di
impreciso, non fate niente senza provarvi gusto, in modo grossolano.
Ricordatevi che nell’approssimazione si può perdere tutta la vita, mentre al
contrario, nel compiere con precisione e al ritmo giusto anche le cose di
secondaria importanza, si possono scoprire molti aspetti che in seguito
potranno essere per voi fonte profondissima di un nuovo atto creativo […].
Jan Vermeer, La merlettaia, particolare
E
ancora. Chi agisce con approssimazione, si abitua anche a parlare con
approssimazione, e il parlare grossolano, impreciso e sciatto coinvolge in
questa indeterminatezza anche il pensiero. Cari figlioletti miei, non
permettete a voi stessi di pensare in maniera grossolana. Il pensiero è un dono
di Dio ed esige che si abbia cura di sé. Essere precisi e chiari nei propri
pensieri è il pegno della libertà spirituale e della gioia del pensiero (Pavel
A. Florenskij, Non dimenticatemi,
Mondadori, Milano 2011, pp. 417-18).
Jan Vermeer, La merlettaia, particolare
L’augurio
a ciascuno per il nuovo anno che deve venire, si intreccia con questo monito di
Pavel A. Florenskij e con la significativa immagine de La merlettaia di Jan Vermeer. Avere il gusto delle cose fatte bene: questo vogliamo augurare ai
nostri giorni futuri. Non importa il ruolo sociale che ricopriamo o l’entità
dell’impresa a cui mettiamo mano – svolgere una professione, piantare un fiore,
scrivere una lettera, raccontare una fiaba, cucinare un pietanza… - qualsiasi
azione sia fatta “in maniera perfetta”. Già gli antichi attribuivano al lavoro
compiuto, fatto bene, un grande valore:in questo senso Pitagora riteneva che
il finito fosse meglio dell’infinito - pensato come il non finito,
l’incompiuto… - e Platone poneva la giustizia della convivenza sociale
nell’adempiere, con intima convinzione, il proprio compito, nel “fare la cosa propria”.
Jan Vermeer, La merlettaia, particolare
L’invito di
Florenskij si concentra su alcuni punti chiave: l'idea che ogni slancio innovativo e creativo si radica e trova il suo “humus” in una
paziente, costante, umile laboriosità; la convinzione che le cose affrontate con
pressapochismo non sono soltanto cose fatte male, ma si traducono in una
dispersione di noi stessi, nel momento in cui gettiamo via l’occasione per
trasformare l'attimo che viviamo in un piccolo capolavoro; l’osservazione secondo la quale il gusto con cui ci muoviamo e operiamo conferisce qualità, bellezza e perfezione a
quanto facciamo; l’avvertimento che l’approssimazione può diventare un “habitus” mentale,può coinvolgere il nostro
parlare e pensare e, quindi, tutto quello che noi siamo, rendendo tutta la
nostra vita imperfetta e incompiuta.
Lavorare bene conviene. Lavorare male richiede tempo ed energie e non dà soddisfazione. Lavorare bene richiede un po' più di tempo ed energie ma dà soddisfazione permettendo di accedere alla bellezza. Giuseppe Grosso
Grazie Giuseppe, hai ragione: lavorare bene non risponde solo a un imperativo etico e a un’istanza religiosa, ma è uno strumento per migliorare se stessi e il mondo (conviene!).
Sì, è proprio questo il senso del dono che abbiamo cercato di esprimere nel post Il paradosso del dono cui forse il suo commento - Econauti - si riferisce. Grazie.
Mi piace tanto questo augurio! Grazie
RispondiEliminaMi piace tanto questo augurio! Grazie
RispondiEliminaGrazie di cuore Patrizia per la tua gentilezza e amicizia. Un abbraccio a te, a Giuseppe e ai ragazzi, Rossana e Gian Maria.
RispondiEliminaMi sono commossa leggendo queste preziose riflessioni, che "rilancerò" nel mio blog. Grazie di cuore e auguri di un sereno e lieto 2016.
RispondiEliminaGrazie Maria per la partecipazione – sempre delicata e acuta - alle nostre riflessioni. Ricambiamo di cuore l’augurio, Rossana e Gian Maria.
EliminaLavorare bene conviene. Lavorare male richiede tempo ed energie e non dà soddisfazione. Lavorare bene richiede un po' più di tempo ed energie ma dà soddisfazione permettendo di accedere alla bellezza.
RispondiEliminaGiuseppe Grosso
Grazie Giuseppe, hai ragione: lavorare bene non risponde solo a un imperativo etico e a un’istanza religiosa, ma è uno strumento per migliorare se stessi e il mondo (conviene!).
EliminaDonare è un modo per coinvolgere altri a fare la stessa cosa
RispondiEliminaSì, è proprio questo il senso del dono che abbiamo cercato di esprimere nel post Il paradosso del dono cui forse il suo commento - Econauti - si riferisce. Grazie.
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