“E quando
miro in cielo arder le stelle;
dico fra me pensando:
a che tante facelle?
Che fa l'aria infinita, e quel profondo
infinito seren? Che vuol dir questa
solitudine immensa? Ed io che sono?”
(G. Leopardi, Canto di un pastore errante dell’Asia, vv. 84-89)
dico fra me pensando:
a che tante facelle?
Che fa l'aria infinita, e quel profondo
infinito seren? Che vuol dir questa
solitudine immensa? Ed io che sono?”
(G. Leopardi, Canto di un pastore errante dell’Asia, vv. 84-89)
Adam Elsheimer, Fuga in Egitto (particolare) |
Il cielo
stellato! Che cosa significa e rappresenta? Quale implorazione nasconde? Metafora? Semplice visione o privazione sensoriale?
Penso all’esprit de
geometrie, all’esprit del finesse: ai loro diversi modi di interpretare e sentire le
stelle e, tramite loro, i
propri tormenti e stati d'animo, le proprie speranze, certezze, inquietudini ed implorazioni...
Mi sovviene
la mia infanzia: lo studio a memoria del “pianto di
stelle” del Pascoli. E immancabilmente il canto di un pastore errante di
Leopardi...
Penso a
Maiakovskij: “Ascoltate!/ Se accendono/le stelle -/ vuol dire
che qualcuno ne ha bisogno?/ Vuol dire che è indispensabile/ che
ogni sera/ al di sopra dei tetti/ risplenda
almeno una stella?!...” (1).
Penso in particolare a Pessoa, alla sua visione dell’”ultima
stella a sparire prima del giorno” (oppure tragicamente ultima per tutti noi?),
alla sua bellezza e grandezza che risiedono proprio nell’esistere fuori
di noi:“Ultima stella a sparire prima del giorno,/Poso nel tuo tremulo azzurrare bianco i miei occhi calmi,/E ti vedo indipendentemente da me,/Allegro per la vittoria che ho nel poter vederti/Senza 'stato d'animo' alcuno, eccetto vederti./ La tua bellezza per me sta nel tuo esistere./ La tua grandezza sta nel tuo esistere interamente fuori di me” (2).
Adam Elsheimer, Fuga in Egitto (particolare) |
Penso a Van
Gogh ed alle sue notti stellate: “…Ciò non impedisce che senta un
bisogno terribile di - la chiamerò con il suo nome - religione, e allora vado
fuori di notte a dipingere le stelle...”(3).
Penso
all’”oblio della contemplazione” denunciato da Ionesco nel suo discorso
di apertura al festival di Salisburgo:“Gli uomini girano intorno in
quella loro gabbia che è il pianeta, perché hanno dimenticato che si può
guardare il cielo. […] Il problema del nostro destino, della nostra esistenza
nell’universo, del valore o della precarietà delle condizioni esistenziali
nelle quali viviamo, non è più stato preso in considerazione”(4).
Adam Elsheimer, Fuga in Egitto (particolare) |
Vi ricordate
infine Dante e l’ultimo verso dei tre canti? Non c’è alternativa per
giungere a contemplare “l’amor che move il sole e l’altre stelle”(6): ognuno di noi per “riveder le
stelle“(7) deve uscire
dall’”inferno” (della stupidità, della società liquida?) e divenire “puro e
disposto a salire a le stelle”(8).
Quante
ragioni, quanti stimoli per ritornare a contemplare, per non dimenticare
di guardare il cielo: a partire da stasera, senza perdere tempo. Con uno
sguardo alle “Stelle” di Guccini.
Adam Elsheimer, Fuga in Egitto (1609) |
Note.
(1) V. Majakovskij, Poesie, Testo russo a fronte, a cura di G. Carpi,
BUR, Milano, 2008, pp. 137-139.
(2) F. Pessoa, Le poesie di Alberto Caeiro, testo portoghese a fronte, a cura di F.C.Martins e R. Zenith, Passigli ed., Firenze 2002, Fabbri, Mi, 1997, p.
167.
(3) Roberto Filippetti, Van Gogh,
Un grande fuoco nel cuore, lettera del 28 settembre 1888, Itacallibri, Castel Bolognese 2008, p. 39.
(4) E. Ionesco, Il mondo è
invivibile,Spirali, MI, 1989, pp. 71-72.(5) I. Kant, Critica della ragion pratica, Laterza, Bari, p. 201.
(6) Par. c. XXXIII, v.145.
(7) Inf. c. XXXIV, v.139.
(8) Purg. c. XXXIII, v. 145.
Iconografia di Rossana Rolando.
Sempre su alte cime!
RispondiEliminaLa meraviglia che si prova davanti ad una notte stellata potrebbe essere la stessa che ha acceso la fiamma del "filosofare" (Aristotele, ma anche presocratici).
Bisogna scendere al Sud, oppure - ed è ancor più metaforico - andare nel " deserto" per vedere la ieratica bellezza delle notti stellate.
Allora ci si sente veramente conciliati con l'universo, una piccola parte del tutto!
Grazie! Un dolce sognante risveglio.
RispondiElimina@Rosario Grillo. Grazie per questi spunti di riflessione e, in particolare, per l’immagine evocativa del deserto, “luogo dell’anima” ancor più che luogo geografico. La bellezza concilia e riconcilia… è vero. Buona giornata, Rossana e Gian Maria.
RispondiElimina@Gianni Marras. Un grazie particolare per l’attenzione che sempre ci rivolge e di cui siamo davvero felici. Un caro saluto.
RispondiEliminaTempo fa leggevo l'etimologia della parola "desiderio".. de_sideribus".. e ne restavo affascinata!..."essere distanti dalle stelle".... Ogni" desiderio" è un tendere verso le stelle, alla loro bellezza, mistero,libertà, Trascendenza..
RispondiEliminaGrazie di cuore, GianMaria.
Tempo fa leggevo l'etimologia della parola "desiderio".. de_sideribus".. e ne restavo affascinata!..."essere distanti dalle stelle".... Ogni" desiderio" è un tendere verso le stelle, alla loro bellezza, mistero,libertà, Trascendenza..
RispondiEliminaGrazie di cuore, GianMaria.
@nele nele. Bellissimo. Le stelle sono davvero in grado di suscitare tutto un immaginario e di rappresentare l’insieme delle nostre tensioni.
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