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Gianmaria Testa,
Da questa parte del mare |
Da questa parte del
mare
di Gianmaria Testa è uscito per Einaudi nell’aprile 2016, poco dopo la morte
del cantautore, avvenuta il 30 marzo. E’ un
libro molto particolare, attraversato da tre correnti calde: la prima è quella
autobiografica che si sviluppa secondo una sorta di flusso della coscienza,
senza una successione cronologica univoca, come semplice riaffiorare dei ricordi
apparentemente privi di un ordine. La seconda corrente calda è quella tematica
dell’emigrazione, che ha impegnato il cantautore piemontese in un progetto
preparatorio all’album Da questa parte
del mare dell'ottobre 2006 (divenuto anche il titolo del libro). C’è infine la terza corrente
calda, quella dei volti – il violinista, il venditore di tappeti, l’italocanadese, il
questuante, Tino, lo scrittore… - che emergono dall’anonimato della storia,
perché chiamati ad essere e a vivere nella memoria.
«Forse
qualcuno domani dimenticherà
alla
porta di casa il suo nome dimenticherà
perduto
alla notte e perduto anche al giorno che arriva
perduto
alla notte e al giorno che passa e consuma
perché
un nome è perduto per sempre se nessuno lo chiama»
(p. 21)
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Davide Bonazzi,
Aspettando il sole |
Come
si può capire da questo breve stralcio, il cemento di tutti gli intrecci è la forza
poetica che attraversa l’intero libro e che si allarga in luminosi squarci
nelle canzoni che accompagnano ogni capitoletto e nei testi posti al termine
del libro. Per esempio la toccante poesia che ricordo di aver ascoltato nei
giorni successivi alla morte di Gianmaria Testa (p.
90):
La
Bellezza esiste
Nel
becco giallo-arancio di un merlo
In
un fiore qualunque
Nell’orizzonte
perduto e lontano dal mare
La
Bellezza esiste
è
un mistero svelato
un
segreto evidente
la
vita
la
Bellezza esiste
e
non ha paura di niente
neanche
di noi
la
gente
(p.
90).
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Davide Bonazzi,
Eliminazione |
E’
solo per questo respiro poetico che Gianmaria Testa può parlare delle migrazioni
– quelle nostre italiane che appartengono ad un passato dimenticato e quelle
odierne, nella loro terribile tragicità - senza cadere nella retorica di un
discorso superfluo, di un rito che non tocca più i cuori e finisce per
diventare inutile chiacchiera.
«Mi
è capitato di guardarlo questo mare nostro, di perdermi nel suo orizzonte
infinito, di vederci albe e tramonti infuocati e lune bianche e talmente
luminose da riverberare sulle onde.
Ora
non ci riesco più. Ogni volta che guardo l’acqua mi viene in mente una coperta
chiusa, un lenzuolo bianco a coprire occhi e membra» (p. 25).
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Davide Bonazzi,
Una speranza per i migranti |
In
Da questa parte del mare i migranti
hanno un nome e hanno lacrime vere, amori struggenti, speranze concrete, e paure,
tutte le paure che abbiamo e avremmo anche noi. E li sentiamo vicini, uomini
come noi, davvero fratelli.
«Ho
viaggiato molto grazie alla musica, sono stato in paesi che mai avrei visto, ma
è sempre stato il viaggiare privilegiato di chi è consapevole di essere atteso
[…]. Proprio per questo mi sono chiesto infinite volte come sarei stato io se
avessi dovuto gestire un’emergenza così definitiva da impormi la decisione di
lasciare i miei luoghi, la mia gente, i colori e gli odori che mi accompagnano
anche nei sogni» (p. 18).
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Davide Bonazzi,
Illustrazioni per una terra giusta |
La
storia più bella la troviamo al centro del libro ed è quella di Tinockika –
soprannominato “Tino” -, l’africano che ama visceralmente la sua terra ma deve
partire, costretto dalla guerra. E quando si trova sul barcone insieme con tanti altri in fuga e ormai non pensa più di potersi salvare, tanto il viaggio si è fatto lungo,
pericoloso e faticoso, anzi forse è così stanco che vorrebbe morire, ecco che
incrocia uno sguardo di donna, due “occhi neri di sabbia e di sale” che lo
guardano. E da quel momento – sotto l’incanto di quegli occhi – Tino trova un
motivo per vivere e lottare. Arrivano a Lampedusa, uomini e donne vengono separati,
non si ritrovano più. Tino finisce in Francia, trova un lavoro in una fabbrica
di pneumatici, può andare avanti. Ma si sente spaesato, estraneo a tutto e a
tutti. Gli mancano quegli occhi, quell’unico motivo per cui rimanere attaccato
alla vita. Decide di tornare a Lampedusa.
A
questa vicenda commovente, intrecciata di immaginazione, Testa riserva due
canzoni che si possono ascoltare (mettendo in pausa la musica del blog):
Il
passo e l’incanto (clicca qui)
Volevo
tenere per te (clicca qui).
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Davide Bonazzi,
Ritorno al vinile |
Quel
che si tocca con mano, nella lettura, è la stoffa umana di Gianmaria Testa, la
delicatezza dei suoi sentimenti, la ruvida ricchezza interiore fatta di “poche
parole e di una porta sempre aperta”, secondo
l’espressione con cui egli stesso raffigura sua madre, in quel capitolo della
memoria che chiude il libro. Per questo Erri De Luca, suo caro amico, dice
nella prefazione:
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Gianmaria Testa (dal sito) |
«Hai
messo insieme pezzi del tuo tempo senza ricavarne un’autobiografia, perché non
riesci a dire di te senza gli altri. Ti scansi dal centro, lasci il tuo
capitolo all’ospite di turno. La tua diventa una multi biografia di persone e
di luoghi, dove sei anche tu. Leggo la tua vita numerosa di altri, la tua
scrittura a maglia di catena che li tiene insieme» (dalla quarta di copertina,
ripresa dalla Prefazione).
Post e iconografia di Rossana Rolando (per le immagini si rimanda al sito di Davide Bonazzi - qui - e alla nostra presentazione dell'illustratore in questo post).
Bellissima lettura, grazie del tempo, dell'intelligenza e del calore che ci avete messo. Dalia oggero
RispondiEliminaBellissima lettura, grazie del tempo, dell'intelligenza e del calore che ci avete messo. Dalia oggero
RispondiEliminaGrazie di cuore!
RispondiEliminaAUGURI GIANMARIA e un GRAZIE A Gian Maria Zavattaro, Rossana Rolando, Rosario Grillo.
RispondiEliminahttps://noncerosasenzaspine.com/2018/10/17/auguri-gianmaria/