Accrescere le emozioni liete attraverso la modificazione dei desideri.
Post di Rossana RolandoCaricature di Emiliano Bruzzone (qui il sito)
Per letizia intenderò
la passione per la quale la Mente
passa ad una perfezione maggiore.
Per tristezza, invece, la passione per la quale
essa passa ad una perfezione minore
(Spinoza, Etica)¹.
passa ad una perfezione maggiore.
Per tristezza, invece, la passione per la quale
essa passa ad una perfezione minore
(Spinoza, Etica)¹.
Emiliano Bruzzone, Baruch Spinoza |
Anzitutto perché, per il grande filosofo dell’Etica, noi esercitiamo sempre la nostra libertà a partire da un certo grado di necessità, dato sia dalla natura che ci costituisce come uomini - e non per esempio come animali o piante o minerali… -, sia dagli eventi che ci accadono. Anche quando pensiamo di avere un potere assoluto sulle nostre azioni e di essere determinati soltanto da noi stessi, senza l’intervento di nient’altro, in realtà ci illudiamo di essere liberi, semplicemente perché siamo coscienti della situazione in cui ci troviamo, ma non conosciamo le mille cause interne (relative all’indole e alle caratteristiche di ciascuno) ed esterne (date dall’intreccio delle diverse condizioni in cui si sviluppa l’esistenza) che ci hanno condotto a vivere tale situazione².
Eppure, secondo Spinoza, entro i limiti segnati dalla natura (la nostra essenza umana) e dalla fortuna - intesa come l’insieme degli eventi determinati da altro che non dipendono da noi e di cui noi non siamo padroni - si può esercitare la propria libertà.
Per comprendere questo messaggio e applicarlo alla nostra condizione di oggi è utile un piccolo excursus nel mondo variegato degli affetti, così come li intende Spinoza.
⚛️ La
concezione dell’uomo tra emozioni liete e tristi.
Per il
filosofo olandese ogni essere naturale è caratterizzato da
un impulso, da uno sforzo che lo spinge a potenziare se stesso (conatus).
Nell’uomo il conatus diviene cosciente di sé e prende il nome di cupiditas: dal
semplice impulso fisico del neonato che cresce esso diventa, nell’età adulta, tensione consapevole volta ad espandere la propria
carica vitale.
La cupiditas, intesa come desiderio di accrescere se stessi, è quindi l’essenza umana. Ad essa si legano due fondamentali moti interiori: la letizia (o gioia) originata dalla percezione di ciò che è fonte di arricchimento di sé, considerato come bene; la tristezza generata dalla consapevolezza di ciò che procura diminuzione e mortificazione di sé, avvertito come male. Risulta quindi chiaro il ribaltamento operato da Spinoza: non si vuole qualcosa perché lo si giudica buono; al contrario, si giudica buona quella cosa che si desidera³.
Proviamo a formulare qualche esempio, in linea con la concezione spinoziana.
La primavera che inonda con i suoi profumi e i suoi fiori è letizia, così come la vita che rinasce ostinata è gioia. La conoscenza che nutre la mente è gioia. L’azione che si immagina arrechi letizia agli altri, produce gioia in chi la compie. Viceversa chi ha fatto qualche cosa che immagina arrecare tristezza ad altri, considera se stesso con tristezza. Così ancora, la malattia che percepiamo intorno a noi, fonte di menomazione e sofferenza, è tristezza. Il desiderio che nasce dalla mancanza e dall’assenza di ciò che amiamo è tristezza⁴.
A partire da letizia e tristezza Spinoza sviluppa la sua teoria degli affetti, intesi come moti dell’anima ovvero come risonanze interiori degli eventi esterni, reazioni psichiche rispetto a quello che proviene da fuori. Possono essere attivi, se noi siamo pienamente presenti a noi stessi e assumiamo le situazioni in cui ci troviamo a vivere, volgendole verso il maggior accrescimento di noi stessi (fonte di gioia). Possono viceversa essere moti interiori passivi se subiamo gli eventi, depotenziandoci (di lì le passioni tristi).
⚛️ Accrescere le emozioni liete attraverso la modificazione dei desideri.
E veniamo quindi alla questione iniziale.
In questo contesto in cui oggi ci troviamo, nella reclusione e nella
limitazione di questo tempo solitario, come possiamo esercitare la nostra
porzione di libertà e accrescere noi stessi, coltivando la gioia e arginando il
potere delle passioni tristi?
In un primo senso si tratta di accettare la limitazione, come tutti abbiamo fatto, e di farla nostra, senza rabbia e risentimento. Se abbiamo capito che per non diffondere il contagio, anche rispetto a chi ci è vicino, è necessario rimanere a casa, se abbiamo compreso che l’autorità civile non può fare altrimenti, date le indicazioni della scienza medica, allora il nostro risentimento e il nostro disappunto si placano. La conoscenza della necessità e la constatazione secondo cui le cose non possono andare diversamente da come vanno son sempre fonte di pace interiore⁵.
Ma vi è un secondo motivo di libertà che Spinoza ci suggerisce. Infatti, vivere attivamente non significa solo assumere la situazione, vuol dire anche ritrovare in essa ciò che è più utile per dare sviluppo alla nostra vita⁶. In questo frangente della reclusione causata dalla pandemia, noi abbiamo l’occasione per riflettere su ciò che davvero è capace di arricchire la nostra vita, proprio perché siamo usciti dalla routine quotidiana dei nostri presunti bisogni, spesso indotti, dall’abitudine volta a desiderare certe cose. Siamo chiusi in casa, ma possiamo leggere, ascoltare buona musica, vedere film illuminanti… Incrementando il sapere modifichiamo i nostri desideri e il nostro concetto di bene, inteso come ciò che può dilatare positivamente il nostro vivere. Più si elevano i desideri e più si rafforza la nostra effettiva vitalità. In questo senso per Spinoza la liberazione dipende dalla conoscenza (sapere ciò che è davvero utile a noi stessi). E magari scopriamo che questa clausura ci permette di inseguire un utile più vero, risvegliando per esempio il bisogno di letteratura, di poesia, di musica, di filosofia… ma anche l’esigenza di relazioni vere e vive.
Emiliano Bruzzone, Cartesio, autore de "Le passioni dell'anima" e interlocutore ideale di Spinoza |
La cupiditas, intesa come desiderio di accrescere se stessi, è quindi l’essenza umana. Ad essa si legano due fondamentali moti interiori: la letizia (o gioia) originata dalla percezione di ciò che è fonte di arricchimento di sé, considerato come bene; la tristezza generata dalla consapevolezza di ciò che procura diminuzione e mortificazione di sé, avvertito come male. Risulta quindi chiaro il ribaltamento operato da Spinoza: non si vuole qualcosa perché lo si giudica buono; al contrario, si giudica buona quella cosa che si desidera³.
Proviamo a formulare qualche esempio, in linea con la concezione spinoziana.
La primavera che inonda con i suoi profumi e i suoi fiori è letizia, così come la vita che rinasce ostinata è gioia. La conoscenza che nutre la mente è gioia. L’azione che si immagina arrechi letizia agli altri, produce gioia in chi la compie. Viceversa chi ha fatto qualche cosa che immagina arrecare tristezza ad altri, considera se stesso con tristezza. Così ancora, la malattia che percepiamo intorno a noi, fonte di menomazione e sofferenza, è tristezza. Il desiderio che nasce dalla mancanza e dall’assenza di ciò che amiamo è tristezza⁴.
A partire da letizia e tristezza Spinoza sviluppa la sua teoria degli affetti, intesi come moti dell’anima ovvero come risonanze interiori degli eventi esterni, reazioni psichiche rispetto a quello che proviene da fuori. Possono essere attivi, se noi siamo pienamente presenti a noi stessi e assumiamo le situazioni in cui ci troviamo a vivere, volgendole verso il maggior accrescimento di noi stessi (fonte di gioia). Possono viceversa essere moti interiori passivi se subiamo gli eventi, depotenziandoci (di lì le passioni tristi).
⚛️ Accrescere le emozioni liete attraverso la modificazione dei desideri.
Emiliano Bruzzone, Hobbes e la soluzione conflittuale del conatus, in contrapposizione alla socialità di Spinoza |
In un primo senso si tratta di accettare la limitazione, come tutti abbiamo fatto, e di farla nostra, senza rabbia e risentimento. Se abbiamo capito che per non diffondere il contagio, anche rispetto a chi ci è vicino, è necessario rimanere a casa, se abbiamo compreso che l’autorità civile non può fare altrimenti, date le indicazioni della scienza medica, allora il nostro risentimento e il nostro disappunto si placano. La conoscenza della necessità e la constatazione secondo cui le cose non possono andare diversamente da come vanno son sempre fonte di pace interiore⁵.
Ma vi è un secondo motivo di libertà che Spinoza ci suggerisce. Infatti, vivere attivamente non significa solo assumere la situazione, vuol dire anche ritrovare in essa ciò che è più utile per dare sviluppo alla nostra vita⁶. In questo frangente della reclusione causata dalla pandemia, noi abbiamo l’occasione per riflettere su ciò che davvero è capace di arricchire la nostra vita, proprio perché siamo usciti dalla routine quotidiana dei nostri presunti bisogni, spesso indotti, dall’abitudine volta a desiderare certe cose. Siamo chiusi in casa, ma possiamo leggere, ascoltare buona musica, vedere film illuminanti… Incrementando il sapere modifichiamo i nostri desideri e il nostro concetto di bene, inteso come ciò che può dilatare positivamente il nostro vivere. Più si elevano i desideri e più si rafforza la nostra effettiva vitalità. In questo senso per Spinoza la liberazione dipende dalla conoscenza (sapere ciò che è davvero utile a noi stessi). E magari scopriamo che questa clausura ci permette di inseguire un utile più vero, risvegliando per esempio il bisogno di letteratura, di poesia, di musica, di filosofia… ma anche l’esigenza di relazioni vere e vive.
E forse allora la lezione su Spinoza, in
tempi “normali” ascoltata svogliatamente, potrà essere goduta attivamente e
diventerà fonte di un autentico arricchimento per la propria vita.
⚛️ Note.
1. Spinoza, Etica, Sansoni, Firenze 1963, p. 261.
2. Cfr. Ibidem, p. 247.
3. Cfr. Ibidem, p. 259.
4. Cfr. Ibidem, p. 297 e p. 311.
5. Cfr. Ibidem, p. 591.
6. Cfr. Ibidem, p. 441.
2. Cfr. Ibidem, p. 247.
3. Cfr. Ibidem, p. 259.
4. Cfr. Ibidem, p. 297 e p. 311.
5. Cfr. Ibidem, p. 591.
6. Cfr. Ibidem, p. 441.
Sincronicità, Rossana, con quanto ha detto nell'omelia d'oggi, sedici aprile, papa Francesco sul tema della gioia che inonda il cuore. L'essere strapieni di gioia del (e dal) Signore secondo la parola strettamente evangelica. Ma l'esperienza della gioia il cuore umano lo sa. A volte osiamo nominarla estasi. Una pienezza felice che ci attraversa. In questi giorni dolenti e spaventosi, se ci accade, anche atomisticamente l'esperienza della gioia è un dono del cielo cui essere grati e partecipi.
RispondiEliminaA me è accaduto stamane mentre ascoltavo la messa da Santa Marta, guardando dalla finestra la pianta fiorita di frutti del nespolo - sui rami saltellava un passerotto, ecco una semplice visione di qualcosa di edenico, di altamente sereno, ha allargato e riempito il mio cuore, mostrandomi di fatto che l'emozione provata poteva nutrirmi e sostenermi e compensare, col suo stesso esistere, i momenti in cui ansie ed angosce premono invece per farsi strada ed imporsi. Condivido, qui, con voi, questo personale momento d'intimità, certa del vostro comprendermi e come mia testimonianza di quanto mi faccia bene allentare i lacci della paura e volgermi al bene inestimabile della vita corrente, attualizzata in ogni attimo del suo scorrere.
Grazie, cara Laura, per la condivisione di questo momento di intimità, nell'ascolto del grande papa Francesco, sofferente e gioioso insieme..."guardando dalla finestra la pianta fiorita di frutti del nespolo - sui rami saltellava un passerotto"...: mi sembra l'immagine di una vita fragile che preme nel risveglio ostinato della primavera.
EliminaI giorni "sono dolenti e spaventosi", come tu dici: per questo l'esperienza della gioia, evocata in attimi di interiore armonia, mi fa venire in mente, con un sapore di verità, "il buio rotto a squarci" di Montale, il darsi della luce a sprazzi, a barlumi, sufficienti però per consolare e suggerire un "oltre", un "varco". Grazie, ti abbraccio.
E ti ringrazio Rossana, per la bellezza anche divulgativa della "utilità pensante" dei pensieri filosofici di Spinoza, una gran bella personalità nel mondo dei pensatori.
RispondiEliminaIL MIO CARO SPINOZA <3 Grazie.
RispondiEliminaSì, Spinoza è sempre fonte di "correnti" vitali.
EliminaHo estrapolato da questa presentazione della figura di Spinoza per confermare il tuo post.
RispondiEliminaIn figura fisica Spinoza non possiede forme di eccellenza, in figura morale è un “ titano “.
Ma uso la definizione con somma cautela, perché la sua grandezza sta nel richiamare l’uomo all’ “ordine naturale” ben sapendo che Deus sive Natura. Ed , in concreto, la disantropomorfizzazione che era cominciata con Galilei , con lui compie passi da gigante. Sono parecchi a pensare che l’operazione compiuta da Freud, sia già in “ potenza” nella filosofia di Spinoza.
Si può esplicitare fino in fondo che l’errore che ci ha portato alla pandemia di oggi si sarebbe potuto evitare, se fossimo stati discepoli fedeli del maestro olandese.
E resta il compito di segnare la strada per uscirne, della quale la filosofia spinoziana è viatico. Evviva Rossana!
🌈🤗
Sull'osservazione relativa a Freud, in particolare, mi viene in mente questo riferimento: "Un affetto, che è una passione, cessa di essere una passione, appena ne formiamo un'idea chiara e distinta... Un affetto, dunque, è tanto più in nostro potere e la mente ne patisce tanto meno, quanto più lo conosciamo" (Etica, V, III). Grazie Rosario, sempre acuto e gentile. Buona domenica, Rossana (con Gian Maria).
RispondiEliminaUna sola piccola osservazione forse poco pertinente...
RispondiElimina"Il desiderio di ciò che nasce dalla mancanza di ciò che amiamo è tristezza". Una tristezza che ci fa comprendere cosa in realtà riteniamo positivo. E penso ai tanti studenti ai quali, in questo sfortunato frangente, manca terribilmente la scuola e ne stanno scoprendo il molteplice valore!!!!
Mi è scappato il commento, ma aggiungo qui il mio GRAZIE!!!
RispondiEliminaCara Annamaria, è del tutto pertinente quello che tu osservi e, penso, anche Spinoza sarebbe d'accordo.
RispondiEliminaL'analisi di Spinoza sulla "privazione" è molto veritiera perché, da una parte, richiama la letizia che una cosa, in determinate circostanze, ci ha provocato e, dall'altra parte, la tristezza che proviene dal venir meno di una delle circostanze insieme alle quali amiamo quella cosa. In questo senso la privazione non è mai puro vuoto, ma è presenza dell'assenza, una presenza che - come tu dici - può anche essere rivelata nella forma di ciò che scopriamo proprio quando non lo possediamo.
Grazie della tua riflessione, sempre arricchente. Buona giornata e un abbraccio.
Cara Rossana, che bella opportunità queste sottolineature filosofiche del pensiero di Spinoza! Grazie di cuore. Un abbraccio.
RispondiEliminaGrazie a te Maria! Spinoza, come hai capito, è una mia passione. Un abbraccio anche a te.
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