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giovedì 9 aprile 2020

La quarantena che stiamo vivendo.

PANDEMIA E RISCOPERTA DELLA COMUNIONE: flere cum flentibus, gaudere cum gaudentibus.
Post di Gian Maria Zavattaro.

Fotografie dal deserto, 
autore Charlie Fong
“La passione di  Cristo in sé riassume la lunga striscia di sangue, di violenza, di odio, di dolore disseminata nella storia. L’appuntamento pasquale che la liturgia ci propone si vela, perciò, di lacrime: ci sembra di essere ancora nella Passione, una lunga serie di ore di sofferenze di torture che il Cristo ha vissuto e continua a vivere nel corpo martoriato dei suoi fratelli. Sono vere le parole del grande Pascal: Gesù sarà in agonia fino alla fine del mondo; non bisogna dormire fino a quel momento (Pensieri 736)” (1).
“Diamoci appuntamento nella categoria della speranza,  che non è rimozione del dramma o attesa statica del lieto fine,  ma certezza di vedere il passaggio di Dio” (2).

Non so come andrà a finire, ma  so che vorrei condividere con mia moglie e tutte le persone a me care la memoria della speranza quaresimale in questa quarantena che stiamo vivendo non più come interregno ma come imprevisto indesiderato appuntamento di un possibile affrancamento da un’esistenza di “routine”, come esperienza di un dover e poter essere altrimenti, come prova generale - singola e collettiva - di nuovi modi di vivere, di relazionarci con noi stessi e gli altri, di rapportarci con il mondo e, per me credente, di sentire la quotidiana presenza di Dio. Con la consapevole certezza che tutti, volenti o nolenti, siamo allo spartiacque di una scelta: cogliere o rifiutare un imprevisto tempo di inattesa passione, espletata nell’interdizione o isolamento o romitaggio o clausura. Tempo che hic et nunc ha richiesto un cambio di direzione, che non consente a nessuno di proseguire nel cammino di comportamenti abituali, che costringe a nuove consapevolezze e richiede a tutti, a ciascuno di noi  - come costrizione o libera dedizione nel dono di se stessi - di condividere il peso di altri fratelli.
Fotografie dal deserto, 
autore Ct Cooper
Per mia moglie e per me vuol dire ogni giorno ritrovarci a vegliare uno sull’altro, donandoci  la dolcezza di  tenerezze e silenzi; vuol dire insieme gustare la bellezza del creato nella visione delle colline antistanti casa nostra, intravvedendo la meraviglia della fioritura primaverile (ah le rose canine!); vuol dire per mia moglie trepidare per i suoi studenti,  trascorrere in faticosa letizia e paziente abnegazione giornate intere e notti insonni a preparare lezioni, registrarle, interagire con classroom, inviare - e ricevere - miriadi di mail e telefonate ai propri studenti (e qualche genitore), partecipare a videoconferenze consigli di classe dipartimento collegio docenti…; vuol dire dedicarci, a seconda di quanto il cuore detta e la necessità impone, a letture rinviate da tempo immemore ed alle tante persone che chiami o ti chiamano, inondandoci reciprocamente di sorrisi terapeutici; vuol dire gustare l’intensa gioia degli affetti familiari e delle amicizie, unendoli al  dono delle lacrime, al pianto di Cristo per l’amico Lazzaro e per i “defunti in solitudine” (per lo più anziani come me), compartecipando alle sofferenze delle tante persone sconosciute a cui è negata la grazia del conforto e della prossimità ai loro cari; vuol dire perdonarci ed  implorare perdono; vuol dire - non ultimo - trascorrere momenti salienti del giorno  nel contemplare, adorare, pregare. “Pregare non per ritornare nel paese dei balocchi, ma per iniziare una storia nuova fondata sull'essenziale:  condivisione e compassione” (3).
Fotografie dal deserto, 
autore Carl M. Highsmith
Se il mio, il tuo, il nostro, il loro proposito di cambiamento sarà fuoco di paglia o vera metanoia lo dirà la storia di ognuno di noi. Ma nel mio ottimismo tragico tenterò con mia moglie di proseguire questo cammino che ogni giorno mi invoglia (e oggi mi costringe) a vedere persone e cose con occhi nuovi, a sentirmi in comunione con tutta la Chiesa ed il mondo intero, a scoprire la struggente compartecipazione al dolore singolo ed universale, ad ascoltare il silenzio dell’amore pervasivo e della dedizione totale di migliaia di testimoni, in contrasto stridente con le oscene nefandezze di speculatori e gli sporchi  giochi di miserabili truffatori. “Da una parte l'abisso del dolore. Dall'altra l'abisso dell'immoralità” (4).
Molti credenti provano oggi “nostalgia della Eucaristia”, sconvolgente mistero  di cui sto appena intravvedendo le profondità infinite:  Gesù Cristo che durante l’ultima cena si è consegnato a noi come pane di vita per condividere e sostenere il nostro quotidiano, la nostra fame, le nostre povertà fisiche e spirituali. Misericordia divina e nostra (mia) povertà che riscopro ogni giorno alle sette del mattino con papa Francesco seguendo l’Eucaristia, l’omelia, la Comunione spirituale, il momento di adorazione in cui solo riesco ad offrire la mia afasia, impotenza, incapacità e la speranza del buon ladrone. 
Facciamo nostro l’appello di AltraNarrazione! “Uniamoci in una grande preghiera e chiediamo un unico grande prodigio: la nostra conversione. Per riuscire a leggere questi tempi. Per riuscire a vedere nella notte” (5).

Note.
1. Gianfranco  Ravasi, I Vangeli della Passione, ed.  S. Paolo, edizione speciale per Famiglia Cristiana, 2004, p.77. 
2.  https://www.altranarrazione.com/, marzo 30 2020.
3. idem
4. Idem
5. idem

4 commenti:

  1. L’esortazzione di Pascal , quanto mai opportuna, ci fa da guida. Gesù non ci lascia mai soli: la Sua Misericordia è infinita. E noi, noi, spesso immemori e in stato di “ divertissement “?!
    La necessità esteriore, talvolta, ed è questa, ci mette alla prova... La pandemia ha rivelato il bisogno di fratellanza che c’è in noi. Mettiamolo in opera e così la Pasqua sarà passaggio alla Vita che ci affratella. Mi associo con Gian Maria e co Rosanna in questa preghiera, in questo Augurio. A tutti buona Pasqua 🐣 💫🌈🙏

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    1. Caro Rosario, facciamo nostra la tua preghiera-augurio che il bisogno di fratellanza che “la pandemia ci ha rivelato” non rimanga infruttuoso, ma sia una messa in opera di tutti gli uomini e donne bonae voluntatis perché sia “passaggio alla Vita che ci affratella”. Tanto più oggi che ti rispondo, Venerdì Santo, giorno per eccellenza dell’intimo raccoglimento, del silenzio esterno e di quello interiore, che con il sacrificio di Cristo diventerà Resurrezione.

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  2. Grazie. Ricambio gli auguri e vi ringrazio per i vostri post, così carichi di stimoli per riflettere, ma soprattutto intrisi della vostra vita, ricolmi di umanissima vita. Condividere la stessa strada, sentirmi vostra compagna di viaggio, mi onore, mi conforta e mi arricchisce. Guardare verso la stessa meta, cogliere con lo stesso sguardo ciò che conta, aver cura di chi ci è prossimo, ci fa sentire vicini malgrado la distanza chilometrica. Forse questo poteva essere un messaggio privato, ma credo sia bello, di questi tempi, raccontare ciò che riscalda il cuore
    e riconoscere come è bello sentirsi vicini davanti al Signore che in modi diversi viene a visitarci.Vi abbraccio con immenso affetto

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    1. Cara Patrizia, oggi è il giorno in cui canto il “mane nosbiscum Domine, quoniam advesperascit. Inclinata est iam dies”: lo cantavamo in coro negli anni liceali (un canone polacco che non ho mai più sentito, ma che conservo gelosamente nella memoria e nel cuore). E così continuiamo a camminare insieme, anche noi confortati dalla vostra amicizia, tua e di Giuseppe, benedicendo e ringraziando il Signore.

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