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sabato 26 novembre 2016

Si e no al referendum: confronto.

Le ragioni del no e le ragioni del sì sostenute e argomentate nel pieno rispetto della posizione di ciascuno.
📣 👬 Post a due voci: la prima di Rosario Grillo, la seconda di Gian Maria Zavattaro.
🎨 Le immagini sono tutte relative a dipinti del pittore polacco - francese Louis Marcoussis (1878-1941). Il cubismo, a cui l'artista aderisce convintamente, insegna che ogni oggetto è una composizione, in quanto frutto dell'attività costruttiva della mente e della mano. Perciò le figure di questo post accompagnano la discussione sulla scelta che siamo chiamati a compiere il prossimo 4 dicembre 2016, nella consapevolezza che, anche da essa, dipende la formazione della realtà futura.

🗨 Rosario Grillo: IO DICO NO.
Louis Marcoussis, 
Costruzione con una mano
Nel pieno rispetto del progetto condiviso da me e da Gian Maria: informare gli elettori sul referendum senza alcuna alterazione di tono, con la garanzia del terreno comune della democrazia, modellata anche con il contributo indispensabile del Personalismo cattolico, voglio provare ad argomentare le convinzioni che mi portano verso il No.
🔻 Dev’essere un punto fermo il fatto che si tratta di una materia costituzionale.
La Costituzione è il “patto generativo” di quell’associazione di persone che si chiama Stato.
(Qui un inciso filosofico: tra lo statalismo hegeliano, più o meno imbevuto di liberalismo, e l’anarchismo, propendo per una mediazione tra spinta dal basso: le persone, ed è fondamentale, e spinta dall’alto: quella della cifra giuridica delle Istituzioni. Entro la cui sfera si muove lo Stato di diritto).
Louis Marcoussis, 
Composizione con conchiglia
A questa stregua, la scelta non può non preoccuparsi di salvaguardare l’“unità dell’associazione” (appunto per questo il quorum richiesto per l’approvazione  parlamentare di una modifica costituzionale è elevato).
🔻 Secondo asse portante della mia argomentazione è la virtù del parlamentarismo. In esso si racchiude il “tesoro” della democrazia (intendo la democrazia realmente possibile, incistata sulla rappresentanza).
Chi ha seguito il dibattito sorto dalla enunciazione su una parentela stretta tra democrazia ed oligarchia (fatta da Eugenio Scalfari), può essere caduto  in inganno, non comprendendo che vi era nascosto un addentellato “Elitistico” (teoria delle elite di Gaetano Mosca).
Louis Marcoussis, 
Il lettore
Nel concreto, se non vogliamo affidarci al populismo, che spinge alla “democrazia del megafono” (oggi diventato: computer), il passaggio della delega ai rappresentanti è ineliminabile (direi, con crudo realismo: il minore dei mali possibile). Certo, impostato con un sistema elettorale non manipolabile.
Il parlamentarismo, dunque, è il corrispettivo del dialogo; in sintesi, del deliberare attraverso il dialogo. Norme, e ce ne sono nella revisione costituzionale in oggetto, che mirano a contenimenti, a pilotaggi, in definitiva a potenziare il potere esecutivo sul legislativo, vanno contro la virtù del parlamentarismo.
Louis Marcoussis, 
La tempesta
In nota aggiungo che, invertendo la via intrapresa, andrebbe recuperata la funzione importante degli organi di intermediazione (partiti, sindacati e corpi medi), essenziali per un corretto funzionamento della democrazia di rappresentanza (ecco la moderazione del declino nella oligarchia!)
🔻 Terzo fulcro della mia convinzione è lo stato di crisi del “sistema dei partiti”.
Già in assenza di una definizione, a norma di diritto pubblico, della natura e dei fini di ogni  partito, ciascun partito, in ispecie italiano, ha trascinato fino alla consunzione la sua crisi d’identità (associazione di natura privata, sorta per rappresentare interessi nel consesso nazionale ). Ciò che ha distinto e distingue un partito da una lobby è la destinazione, che, nel caso della lobby è chiaramente in linea con l’interesse privato, ed invece per l’altro è: di concorso al bene collettivo. Da questo dovrebbe risultare chiaro che i partiti, degradando, oggi sono poco più che “comitati di affari”, per niente eterogenei ad una lobby.
Louis Marcoussis, 
Natura morta e finestra
Non si tratta di un destino fatale! Occorre consapevolezza e volontà di riscatto! Quindi rifondazione. A maggior ragione, perché la democrazia, senza partiti è impossibile.
Questo ha fatto la fortuna attuale del populismo (in tutte le salse).
Secondo l’assunto intrinseco alla riforma Boschi, l’impasse, che dipende di fatto dalla crisi del “sistema dei partiti”, è attribuito al parlamentarismo, ed in via più specifica al bicameralismo.
A me appare chiaro che l’“inceppo istituzionale” è nella politica distorta di “partiti allo sbando”.
Nei particolari: è certamente auspicabile una revisione in chiave federalista (potenziamento delle autonomie e Senato delle regioni), ma poco o niente rispettate ed incorniciate con un Senato modellato (in questa riforma) come un “pasticcio mal composto ed indigeribile”.

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🗨 Gian Maria Zavattaro: ALCUNI MOTIVI PER VOTARE SI'.
Louis Marcoussis, 
Persona che scrive
Per prima cosa vorrei liberare il campo  da equivoci e confusioni­:
- La legge elettorale non è oggetto del referendum. Su di essa  si attende il responso della Corte Costituzionale.
- La riforma non si sogna di toccare i principi ed i valori fondanti della Costituzione (che mantengono tutta la loro sacralità intangibile), ma riguarda esclusivamente la seconda parte, ovvero i poteri e l’organizzazione dello Stato. Scaturita - non dimentichiamolo - da un accordo tra  PD e Forza Italia, è stata discussa dalle due Camere per 731 giorni, con tre letture per entrambe e sei approvazioni, sino  al testo  finale approvato dal 61% dei parlamentari il 12.04.16. Poi molti, a destra ed a sinistra, hanno cambiato  idea e qui taccio.
- Non è una riforma perfetta: si poteva fare meglio, molti punti dovranno essere correttamente interpretati dai decreti applicativi.
Louis Marcoussis, 
La porta aperta
C’è chi sceglie l’attesa nel deserto dei tartari di ventilate riforme alternative che nessuno sa quando e se andranno in porto. C’è chi, come il sottoscritto, sceglie il rischio di un passo avanti, il rischio di cominciare a risolvere croniche criticità e disfunzioni, a rendere più snelli i tempi di approvazione delle leggi, con un termine massimo in specifici casi di 70 gg.
Queste mi paiono le questioni cruciali: 
🔻  1. Al bicameralismo perfetto (Camera e Senato fanno le stesse cose, secondo una formula che già Dossetti, padre costituente, considerava «garantismo eccessivo»), dimostratosi negli anni invece imperfetto, lento ed inefficiente, subentra il bicameralismo differenziato (le due Camere si occupano di cose in buona parte diverse).
🔻  2. La vera novità della riforma è il Senato, con l’introduzione di una rappresentanza degli enti territoriali nel procedimento legislativo. Non basta certamente il sì del referendum ad appianare ostacoli e risolvere difficoltà poste dal bicameralismo differenziato.
Louis Marcoussis, 
Due figure
Occorrerà sicuramente che i decreti attuativi suddividano i compiti con chiara dicitura ed intelligente disciplina dell’apparato burocratico di supporto.
🔻  3. Il rapporto tra Stato e Regioni.  La riforma 2001 del Titolo V della Costituzione aveva assegnato alle Regioni una marea di competenze. Oggi  ne paghiamo i costi: sprechi, corruzione, pravilegi, spesa sanitaria in 15 anni aumentata del 35%, 12 sanità regionali commissariate e/o in bancarotta, agenzie regionali (con sede a Bruxelles) promotrici all’estero di turismo ognuna in un caotico “cicero pro domo sua” e quindi contro, conflitti di competenza tra Stato e Regioni in continuo aumento. A me paiono questioni di buon senso (risparmio di energie e di denaro pubblico a favore di una maggior efficienza) sia l’eliminazione delle cosiddette “competenze concorrenti”, sia la loro riassegnazione e divisione tra Stato e Regioni, sia l’introduzione della “clausola di supremazia” dello Stato sulle competenze non esclusive delle Regioni là dove è in ballo la “tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica ovvero la tutela dell’interesse nazionale”.
Louis Marcoussis, 
Composizione
🔻 4. E la “rappresentatività del popolo”?  Non mi pare proprio venga lesa. Se devo gridare allo scandalo, lo faccio nei riguardi di chi per anni ha assentito ed asservito il Porcellum. La democrazia è fatta di poteri eletti direttamente od indirettamente da rappresentanti eletti dal popolo, come il Presidente della Repubblica e (in parte) i nuovi Senatori. Anzi le nuove norme sulle leggi di iniziativa popolare, sui referendum abrogativi e propositivi favoriranno indiscutibilmente la partecipazione diretta dei cittadini.
🔻 5. Parlamento esautorato e deriva autoritaria? Le  norme sul voto in data certa e sulla coerenza riducono di fatto i poteri del Governo, limitando l’abuso della decretazione d’urgenza e della questione di fiducia, garantendo la coerenza dei contenuti con le finalità della legge, impedendo l’approvazione di disposizioni ad esse estranee. Nonostante i continui allarmi ansiogeni, non c’è nella riforma alcun rafforzamento della figura del presidente del Consiglio né alcuna norma  che gli dia potere di revoca o di nomina dei ministri, come altri ci hanno provato. Anzi ulteriori forme di riduzione e di controllo del potere sono le norme che  rendono più effettiva la possibilità di indire referendum e che innalzano il quorum per l’elezione del Presidente della Repubblica. 
Louis Marcoussis, 
Composizione
Concludo. Un mio carissimo amico, che non voterà sì, mi ha fatto il dono di una bella pagina (da J. CERCAS, Il punto cieco, Guanda 2016 ): l’uomo libero è colui che sa dire di no, in contrapposizione allo yes-man. Sono pienamente d’accordo, purché non si cada nella semplificazione. La libertà è sempre un sì, risposta alla chiamata della legge non scritta che è in te,  adesione all’appello della tua coscienza e non a chi grida di più. Certamente essa, a seconda delle circostanze, deve sapere spesso dire no al sì, ma a volte con uguale e forse maggiore coraggio anche no al no.

Per leggere la nostra sintesi informativa sui contenuti 
della Riforma Costituzionale cliccare
qui

17 commenti:

  1. Molto più utile di molti dibattiti in TV.

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  2. Grazie per la condivisione.

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  3. Grazie,come sempre è molto chiaro e utile.

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  4. Mi piace moltissimo la definizione di libertà data da Gian Maria perchè la trovo profondamente vera e inverata nella sua persona: libertà è responsabilità concreta.
    Nel merito del referendum dico di essere in totale sintonia con le argomentazioni avanzate per il Si.
    Dico anche di non essere in disaccordo con le argomentazioni di Rosario. Mi sembrano condivisibili quasi tutte e se non ci fosse stata inizialmente la dichiarazione di voto non avrei capito, fino alle considerazioni finali, la scelta. La necessità della "rifondazione" (non "quella" però!)è chiara, ma nel frattempo che troviamo il come e il quando aggiustiamo qualcosa e "troviamo il coraggio di dire non al no".

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    1. Caro Gianni, un commento certamente generoso nei miei riguardi, ma soprattutto intelligente, capace di cogliere il positivo di ogni prospettiva, senza manicheismi, senza perfettismi, coniugando i propri ideali con l’urgenza di affrontare e tentare di risolvere i problemi.

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  5. Il cubismo è saper incollare...inserire vari materiali per raggiungere un risultato artistico ....ma per raggiungere questo risultato ci vuole ordine ....un ordine voluto da chi desidera offrire un'opera che piaccia a molti . .
    La nostra Costituzione ha l' espressione del cubismo perche' come voi dite... "Essa è il patto generativo di quella associazione di persone che si chiama " STATO"
    ......se il cubismo è formativo...analitico...sintetico....anche la nostra Costituzione rimanga tale.... con tanti principi carichi di sacralita' e quindi intoccabili.....
    Mi auguro di tutto cuore che alle tante belle parole che usiamo non siano semplici fiori ....ma ne vengano belle azioni come espressioni di sani frutti.....
    Questa volta il Referendum lo paragono ad una pianta grassa che piace perche' i suoi fiori sono meravigliosi. ...ma è solo nell'apparenza perche' i loro fiori durano solo un giorno ....e restano solo le...." SPINE"......

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    1. Mi piace molto il ricorso al Cubismo. In effetti : costruzione, non per esterni, razionalmente guidata, oltre a rigore implica passione e libertà. Sono le virtù insite nella nostra Costituzione, che dobbiamo gelosamente custodire. Uso custodia che si relaziona a Cura

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    2. Gent.le signora Teresa, tra otto giorni il referendum sarà concluso e rimarranno tutti i problemi di oggi da risolvere, con qualche probabile complicazione in ogni caso.

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  6. un gran bel lavoro: bravi! per la serietà la correttezza e lo spirito informatore del vostro intento chiarificatorio e perciò stesso utilmente divulgativo.
    Rossana e Gianmaria forse avrete letto nella mia pagina il mio pensiero-intento che è quello di astenermi dalla diatriba che giudico una forzatura, un condizionamento ma su tutto una colossale mascheratura di altro. Voi, seriamente, vi siete attenuti alla riforma e questo è giusto, così, come voi avete fatto, molti altri agiscono ed è corretto, però è sotto gli occhi di tutti cosa sia divenuta questa kermesse: divisione faziosa, battaglia inopportuna e ingiustificata rispetto ad altre vere e ben più sacrosante priorità. In realtà, a mio giudizio, si sta sferrando un gioco di potere sotto la scusa della riforma. Molti aderiranno a Renzi perché è il meno peggio tra tutti e per arginare un probabile scenario con soggetti più instabilmente pericolosi per la cosa pubblica, ma questo attiene alla riforma? E quanta insopportabile propaganda governativa alla pressione verso il sì. E quanti loschi figuri nella compagine del no. E non doveva la materia di riforma costituzionale, secondo il dettato stesso costituzionale, non riguardare i poteri del presidente del Consiglio e del governo?
    Allora in assenza di etica politica e di ecologia politica mi riservo di non dover intervenire perché votare a tutti i costi è dittatoriale, impedire di poter votare è dittatoriale, astenersi -la terza opzione è una possibilità libertaria che aggiunge valore e validazione alle altre due. Non so del tutto se faccio bene ma per me, in questo contesto di riferimento, è l'unica chance che di più mi corrisponde.

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    1. Unico inconveniente è l'assenza del quorum, per cui l'astensione non pesa. Anche se rimane supremo diritto del cittadino

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    2. Cara Laura, grazie innanzitutto. Abbiamo letto giorni fa, Rossana ed io, il tuo pensiero-intento con molta attenzione, avendo da tempo imparato ad apprezzare la tua capacità di analisi e la tua franchezza, laddove ritieni di intervenire. Con Rosario abbiamo deciso di testimoniare (passami la parola) che forse è ancora possibile per tutti gli uomini e donne di buona volontà decidere con il proprio cervello, con tutti i rischi che ciò comporta e contro ogni pressione. Lo scenario che hai descritto è, ahimè, quello che anche noi vediamo e respiriamo: qualunquismo, faziosità, volgarità, interessi mascherati da ipocriti orpelli fatti tanto di si quanto di no. A nessuno di noi importano questi sì o questi no, così come non ci importano le tante astensioni qualunquiste che ritroveremo tra una settimana. Ci importa invece, eccome, comprendere la chance che tu prospetti e che non condivido, ma rispetto profondamente: decisione sofferta, quasi disperante, frutto di un’analisi impietosa rispondente al vero. Io mi auguro che le tante astensioni che ci saranno siano come la tua: monito, dissenso, denuncia, grido che tertium datur! E forse è meno disperante di quanto si possa credere. Forse ci unisce, nonostante tutto, ciò che si chiama per alcuni utopia per altri come me speranza: contra spem in spem credimus… Buona serata e grazie ancora.

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    3. grazie della risposta così bella, grazie di farmi provare sempre piacere a interloquire con persone che sanno suscitare la mia curiosità e interesse ad apprendere.

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  7. Durante la dittatura fascista imperava il diktat "Qui non si parla di politica". In questo blog, per fortuna, si parla acutamente e serenamente di politica. E mi sono permessa di "linkare" questo e altri vostri post nel mio ultimo scritto. Buona serata.

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    1. Grazie per "essersi permessa". E’ un impegno che ci siamo assunti, convinti che la “politica” è dimensione inevitabile dell’esistenza, aspetto che ritroviamo in ogni situazione (famiglia, gruppo, impresa, sistema politico….); anzi è dentro ognuno di noi come competenza, spesso né riconosciuta né codificata né educata, che utilizziamo nel governare situazioni quotidiane. E poiché è una relazione estremamente complessa tra uomo e mondo, dovrebbe essere necessario per prima cosa imparare il “discernimento” e poi fare cultura, ovvero formarsi (e formare) alle interconnessioni esistenti tra le varie dimensioni del vivere in comunità, in questo mondo sempre più complesso e interdipendente.

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