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giovedì 18 aprile 2019

"Farò la pasqua da te con i miei discepoli", don Primo Mazzolari.

L'indifferenza (e non l'ateismo) - oggi più che mai - è il vero "contrario" della religione.
Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini de Il mattino della resurrezione del pittore svizzero Eugène Burnand (1850-1921) e del Cristo nel deserto del pittore russo Ivan Nikolajevic Kramskoj (1837-1887).
 
Eugène Burnand, 
Il mattino della resurrezione, 
Giovanni e Pietro corrono al sepolcro 
(1898)
Martedì 9 aprile l’Agenda famiglia 2019 (ed. Famiglia cristiana) riportava una citazione del card. A. Comastri, che qui trascrivo: 
“E quando, nell’orto degli ulivi, Gesù soffriva un’autentica agonia pensando che stava offrendo la sua vita per una sterminata famiglia di peccatori, spesso ingrati, spesso indifferenti, o addirittura ostili, in quel momento sentì nel cuore il desiderio del conforto dei discepoli e disse loro: “Vegliate e pregate con me”. Si addormentarono tutti!  E’ la storia dell’indifferenza che si ripete; è la storia terribile della noncuranza di Dio che è davanti agli occhi di tutti anche in questo momento”. 
Il passo citato del card. Comastri mi ha sollecitato  a rileggere “Dietro la croce  e Il segno dei chiodi” di  don Primo Mazzolari (1) e a soffermarmi su alcune pagine dei due saggi (scritti in anni drammatici tra il 1942 e il 1943), per me presa d’atto  della mia cecità e insieme conforto e risposta alla mia personale urgenza di congruenza.
Ivan Nikolaevič Kramskoj, 
Cristo nel deserto, particolare
Quando Gesù confida agli apostoli la sua imminente passione, l’evangelista (Luca 18,31-34) sottolinea il “non capire dei dodici: “Par quasi che ci trovi gusto a calcar la mano su  quell’ottusità che, se umilia gli apostoli, toglie al Signore ogni conforto umano”. Non è capito neanche dai suoi: gli apostoli non capiscono; non capisce “Pietro che pretende di fermare il Maestro che vuole ‘salire a Gerusalemme per essere crocifisso’; non capiscono i due di Emmaus; io non capisco...”. (2)
Non c’è sorpresa né  indignazione in Gesù: accetta  che lo lascino morire, lo rinneghino, lo vendano, l’abbandonino.  “Con questo viatico sale verso la pasqua. Così comincia l’agonia, che dura sino alla fine dei secoli”(3). Accetta la loro e nostra cecità e - conclude Comastri – “l’apatia, la freddezza, la sonnolenza dei discepoli di tutti i tempi”.
“O stolti, che stentate a credere nel cuore tutte le cose annunciate dai profeti! Non era forse stabilito che il Cristo dovesse  soffrire tali cose ed entrare così nella gloria sua?”(3).
Ivan Nikolaevič Kramskoj, 
Cristo nel deserto, particolare
La stoltezza, legata alla nostra condizione umana, è  non capire il soffrire, “le cose dure” (4). Non è problema di incapacità della mente, piuttosto dei cuori: non "propensi ad intendere  che Colui che si è fatto carico di ogni sofferenza di ogni tempo "deve soffrire per entrare nella gloria"; non "vigilanti", che non vedono "nell'Agonizzante la gloria del Risorto" (5).
Per fare pasqua, ci dice  don Primo Mazzolari,   è da questo “soffrire non capito” (non entrato nella mente e nel cuore) che occorre partire per comprendere il “dono perduto”, per divenire operatori (“presi a opra”) per il regno di Dio,  per gridare a tutti che il Signore è veramente risorto.
“Cristo, per aprirmi gli occhi - d. Mazzolari parla in prima persona -, ha reso evidente la sua passione in ogni creatura. Ecco perché capire la sua pasqua è assai costoso per me e per tanti” (6).
Siamo tutti convinti che la giustizia, la verità, la libertà ecc. sono “grandi cose”, “sublimi idee”. Ma solo quando il martirio le alimenta, solo “quando mi accorgo che c’è qualcuno che paga duramente le mie ingiustizie o le mie menzogne o le mie oppressioni, solo allora io mi sento impegnato” (7).
Ivan Nikolaevič Kramskoj, 
Cristo nel deserto, studio
Anche in questo nostro tempo di guerre ingiustizie menzogne oppressioni, per certi versi non dissimili da quanto succedeva nel 1942-43, “spetta al Signore segnare i confini e le condizioni della sua Pasqua. Noi siamo troppo  facili, troppo inclini ai compromessi e ai raccorciamenti. E’ Pasqua se con Cristo vengono tutti i suoi: se uno solo resta fuori, fosse l’ultimo, fosse il nemico, Egli non entra a far pasqua con noi. Non è l’ostia, ma l’umanità, che è nell’ostia: l’agonia, la passione, la crocifissione continua del Cristo nei fratelli, che ci tiene lontani dalla pasqua. Teniamolo pure lontano: diciamogli pure che non c’è posto. La pasqua egli la fa lo stesso. Scende sulle piazze, nelle strada, negli ospedali, nelle prigioni, sui campi di battaglia, ovunque è fame, dolore, martirio. Nessuno può impedirgli di soffrire con chi soffre. Se noi vogliamo possiamo negargli la nostra pasqua: ma la sua pasqua fu e sarà sempre, perché egli è l’Immolato di ogni ora e il fermento necessario di ogni migliore domani” (8).
Allora "facciamo pasqua" con Lui e proclamiamo anche noi, come i primi cristiani: “Egli è  risorto veramente… Il Signore è veramente risorto. Questa è la nostra fede, la sola che può vincere il mondo. [...] La pasqua spartisce l'umanità; ci vaglia, ci butta alla deriva, o verso il porto"(9).
“Che festa tremenda la tua pasqua! Ma è il giorno che è stato fatto da te, Signore. Alleluja! Per me l’hai fatto. Alleluja! Alleluja!” (10).

A tutti, da parte di Rossana-Rosario-Gian Maria, vivi auguri di “fare Pasqua” con gioia nella speranza. 

Ivan Nikolaevič Kramskoj, 
Cristo nel deserto (1872)

Note.
1. Primo Mazzolari, Dietro la croce e Il segno dei chiodi, EDB, Bologna 1983. Cfr. in particolare “Ed essi non capirono niente” ( pp.17-19) in  Dietro la croce (pp.7-96)  e  “Non capivano niente” (pp. 99-103 e pp. 223-230) in  Il segno dei chiodi (pp.97-230).  La prima edizione di Dietro la croce (ed. Salesiana, Pisa) è del 1942, in piena guerra mondiale: non a caso il tema della guerra e della pace è ricorrente e l’opera è dedicata ai “figliuoli in guerra” (Bozzolo, domenica di Passione 1942:  cfr. o.c.,p.13).  Il segno dei chiodi fu  da lui edito nel 1954 ed è la raccolta degli articoli pubblicati durante le feste pasquali del 1943 su Il nuovo cittadino di Genova.
2. o.c., Il segno di chiodi,  p. 101 e 102-103. Cfr. anche Dietro la croce pp. 17-19.
3. o.c. p.102.  Interessante l'etimologia del verbo non capire: dal lat. non capere = non prendere, non entrare dentro; nel'uso transitivo = non prendere, non essere preso dentro qualche cosa;  nell'uso intransitivo = non entrare nella mente...
4. cfr. o.c., Il segno di chiodi, p.102.
5. o.c., p.158.
6.o.c., Dietro la croce, p.19. cfr. pure p.102.
7. cfr. o.c., pp. 18-19 e p. 102.
8. o.c. p.223.
9. o.c., p.229.
10. o.c., p.230.

11 commenti:

  1. Un bellissimo post, colmo di significato. Grazie e buona Pasqua a tutti voi!

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  2. Profondissimo e interessante questo post, con tutti i suoi riferimenti da meditare a lungo!
    Grazie di cuore e auguri di Buona Pasqua a voi insieme ad un abbraccio a Rossana!

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    1. Accogliamo a piene mani l’invito a meditare (non basta scrivere e poi voltar pagina..). Rossana ricambia l’abbraccio.

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  3. Mi soffermo più volte sulla funzione della volontà, a partire dall’inciso “ sia fatta la Tua Volontà...” ed ora vi associo il comando di distribuzione del messaggio di Resurrezione e di beatitudine “ a tutti gli uomini di buona volontà “. La volontà è un facoltà difficile da collocare ed intendere. È meglio accoppiarla al cuore! Dopo si può trasmettere alla ragione...
    La Fede è molto impegnativa e interpella innanzitutto in prima persona.
    Possa questa Pasqua aggiungere un grammo almeno di intensità e purezza alla nostra Fede, in modo tale da darci il senso del Coin-volgimento : questo è l’augurio che per questa Pasqua rivolgo a tutti.
    A Gian Maria e a Rossana un grande grazie per questa sollecitazione. 🐣🐣🐣🎊

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    1. Volontà (la sua… nostra) – il cuore – la fede – la ragione e “un grammo almeno di intensità e purezza alla nostra Fede”: facciamo nostro, caro Rosario, il tuo augurio.

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  4. Grandissimo Primo Mazzolari! Grazie e buona Pasqua anche a tutti voi.

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  5. Post intenso e commovente. Grazie a tutti i profeti, come don Primo Mazzolari, che ci invitano alla vigilanza e a questo sguardo in avanti.
    E grazie al vostro blog che offre squarci di riflessione pregni di sapienza e speranza. Buona Pasqua!

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  6. Non è semplice oggi saper riconoscere i profeti come d. Mazzolari, quelli “veri”, quelli che ci aiutano a raggiungere ciascuno la propria unità e coerenza spirituale, ad aprirci all’incontro con gli altri e con il mondo, nel travaglio della nostra esistenza quotidiana; quelli che sono maestri pieni di speranza e di misericordia (penso alle parole di d. Mazzolari su Giuda…), costantemente aperti a cogliere il “nuovo”, il mai detto, l’evento irripetibile del quale, se rispondiamo con l’indifferenza e/o il silenzio, siamo e saremo tutti responsabili; quelli profondamente convinti che ogni vita è una nuova grazia per la grande avventura dell’umanità (tutti coloro che soffrono, scriveva d. Mazzolari; oggi i migranti, come il suo “tremendo” post del 16 aprile, gent.le Maria, mette crudamente in risalto). Anche noi con cuore fraterno Le auguriamo di fare una buona pasqua.

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  7. Grazie di cuore per la forza che ci trasmettete con questo articolo.

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