Quaresima: tempo per riflettere sul mistero del dolore e sul suo senso.
Post di Rosario Grillo.
Immagini del San Giovanni Battista nel deserto, del pittore olandese Geertgen tot Sint Jans (1460-1490).
Geertgen tot Sint Jans, San Giovanni Battista nel deserto, particolare |
Mi attrae, molto,
il modo di comunicare di Papa Francesco: così semplice e diretto!
Nemmeno nei
documenti ufficiali, e tra essi metto le encicliche, troviamo una
argomentazione professorale, cattedratica... già questo lo distingue dalla
forma ricercata, in gran parte teologale, del linguaggio, scritto e parlato,
dei pontefici di prima, ancor di più dei pontefici di tempo fa.
È un controsenso:
egli proviene dal mondo dei Gesuiti, che, come ordine, è riconosciuto amante
della messa in scena (teatralità della Controriforma), fautore della tecnica
intellettuale...fino all’estremo della “casistica”.
Lo ritrovo invece
vicino al modello tracciato da E. Mounier: “Occorre soffrire perché la verità
non si cristallizzi in dottrina ma nasca dalla carne” (1). La conferma nella
Chiesa di Bergoglio, da lui descritta come “ospedale da campo”.
Seguendone
l’immagine, facendola prassi di vita...: la cura,
con il dono che vengono assunti e vissuti.
Dopodiché, tanti immaginano che la scelta sia definitivamente compiuta.
Esercizi di
Cristianesimo.
Geertgen tot Sint Jans, San Giovanni Battista nel deserto, particolare |
Così
solo, seguiranno gioie e dolori: mattoni di un edificio che si va saldando,
strada facendo.
Nell’imminenza
della guerra, tra i primi segni delle sciagure e dei tristi eventi, Mounier scriveva
(1939): “Camminando per strada, poco fa, ho cercato di far gioire il mio
cuore. Non mi è stato difficile. Mi è bastato pensare...che ogni sofferenza
assunta in Cristo perde la sua disperazione, la sua stessa negatività” (3).
Con
le sofferenze della guerra, a Mounier sopraggiunse anche la malattia della
figlia...e ne venne un percorso di conferma della fede, attraverso
l’accettazione del dolore fino alla preghiera “sul letto di morte”.
«Ho avuto
la sensazione, avvicinandomi al suo piccolo letto senza voce, di avvicinarmi ad
un altare, a qualche luogo sacro dove Dio parlava attraverso un segno. Ho
avvertito una tristezza che mi toccava profondamente, ma leggera e come
trasfigurata. E intorno ad essa mi sono posto, non ho altra parola, in
adorazione. Certamente non ho mai conosciuto così intensamente lo stato di
preghiera come quando la mia mano parlava a quella fronte che non rispondeva,
come quando i miei occhi hanno osato rivolgersi a quello sguardo assente […].
Mia piccola Francoise, tu sei per me l’immagine della fede. Quaggiù, la
conoscerete in enigma e come in uno specchio» (4).
Geertgen tot Sint Jans, San Giovanni Battista nel deserto, particolare |
Le
tormentate giornate di speranza della guarigione, di delusione, di immersione
nel pathos del dolore, sono occasione - sono sempre le lettere a parlare - di
un faticoso ritrovamento di un senso, come comunione con “una bianca piccola
ostia che ci supera tutti, un’immensità di mistero e di amore”.
Geertgen tot Sint Jans, San Giovanni Battista nel deserto, particolare |
“Touchard mi scriveva l’altro giorno che si dovrebbero educare i bambini
all’idea di una vita, il cui tessuto normale dovrebbe essere costituito dalla
sofferenza, insieme a qualche gioia rara e preziosa. Dirò di più: invece di
educarli a una vita normalmente felice, da cristianizzare con qualche virtù o
trucco tipicamente quaresimale, bisognerebbe abituarli a una vita dolorosa, che
deve essere incessantemente trasformata in gioia, fintanto che sarà possibile. […]
questo è il risultato a cui tendere: la gioia mescolata alle lacrime; siamo
esatti, la gioia trascendente, immanente alla sofferenza non riassorbita” (5),
(6).
Quaresima.
La
sofferenza, vissuta esteriormente, non muta l’ordine delle cose, anzi aiuta l'incomprensione di Giobbe.
Bisogna
penetrare nel mistero del dolore fino a “partecipare alla vittoria della
passione sul tempo” (7): da lì la Passione è
secondo il fine della Libertà dei figli di
Dio, il tempo resta nella sfera della mediocrità,
della burocrazia, del successo, dello sgomitare. È metanoia! Non dico che è semplice, ma è lo spessore della Quaresima, che ha
il suo compimento nel Golgota e nella Resurrezione.
Geertgen tot Sint Jans, San Giovanni Battista nel deserto. |
🌟Note.
(1) Lettere sul dolore BUR p.46.
(2) Kierkegaard,
Esercizi di Cristianesimo.
(3) Id.,
p. 50.
(4) ripreso
da http://www.lanuovabq.it/it
(5) Lettere
sul dolore p. 59.
(6) Nella
parte omessa Mounier esemplifica con la musica di Franck, distinguendo la parte
elementare, piccolo borghese, da quella grande delle Variations, Quintette,
Sonate, Beatitudes.
(7) Lettere
sul dolore p. 62.
Caro Rosario, colgo il tuo messaggio sulla quaresima come un’opportunità ed insieme un avvertimento: abbiamo quaranta giorni di tempo (tempo biblicamente emblematico) per “esercitare” la nostra fede cristiana attraverso i tre sentieri della preghiera, del digiuno, dell’elemosina (tre concetti-prassi da ben intendere e non mistificare). La quaresima, che “ha il suo compimento nel Golgota e nella Resurrezione”, è tempo della metanoia che offre la più grande gioia possibile: “penetrare nel mistero del dolore”. Fervide e puntuali le tue citazioni di Mounier, dal quale anch’io attingo nel libro da te citato (p.53) che “non ci resta che diventare cristiani veramente se non vogliamo fallire tutto”.
RispondiEliminaBellissimo post che scuote il giornaliero sperdersi illuso, a pensarci, di poter raggiungere pienezza scansando la profondità sempre dolorosa ma porta stretta all'essere autentico.
RispondiEliminaGrazie.
Il quotidiano , sotto la veste dell’ “ effimero “, è facilmente illusorio, indice di un benessere ( ricerca di comodità ed agi) deviante. Oggi riusciamo meglio a distinguere i contorni del Consumismo, ma ne siamo anche più avvinghiati.
EliminaLa preghiera, se riusciamo a farla nella sua verità, aiuta a dissipare “ la nebbia “.
Grazie 🙏
La fede richiede sempre una nostra risposta individuale, ma ci da la consapevolezza che il “cammino è in compagnia di tutta la comunità “ con la gioia della “ vicinanza di Dio” ( l’Emmanuele). Mounier è stato provato ed ha testimoniato, lasciandoci i tratti della “ libertà cristiana “. Tu, caro Gian Maria hai aperto la pista di questa scoperta, grazie! Ed un grazie speciale a Rossana per la sua sempre felice scelta iconografica!
RispondiElimina