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giovedì 4 aprile 2019

Quaresima. Tempo di attesa.

Quaresima: tempo per riflettere sul mistero del dolore e sul suo senso.
Post di Rosario Grillo
Immagini del San Giovanni Battista nel deserto, del pittore olandese Geertgen tot Sint Jans (1460-1490).

Geertgen tot Sint Jans, 
San Giovanni Battista nel deserto, 
particolare
Una Chiesa in cammino.
Mi attrae, molto, il modo di comunicare di Papa Francesco: così semplice e diretto!
Nemmeno nei documenti ufficiali, e tra essi metto le encicliche, troviamo una argomentazione professorale, cattedratica... già questo lo distingue dalla forma ricercata, in gran parte teologale, del linguaggio, scritto e parlato, dei pontefici di prima, ancor di più dei pontefici di tempo fa.
È un controsenso: egli proviene dal mondo dei Gesuiti, che, come ordine, è riconosciuto amante della messa in scena (teatralità della Controriforma), fautore della tecnica intellettuale...fino all’estremo della “casistica.
Lo ritrovo invece vicino al modello tracciato da E. Mounier: “Occorre soffrire perché la verità non si cristallizzi in dottrina ma nasca dalla carne(1). La conferma nella Chiesa di Bergoglio, da lui descritta come “ospedale da campo.
Seguendone l’immagine, facendola prassi di vita...: la cura, con il dono che vengono assunti e vissuti. Dopodiché, tanti immaginano che la scelta sia definitivamente compiuta.

Esercizi di Cristianesimo.
Geertgen tot Sint Jans, 
San Giovanni Battista nel deserto, 
particolare
Il Cristianesimo, diceva Kierkegaard, è esercizio, con l’accento che batte sulla incomprensibilità, sul dono di Dio, più che sulla “decisione umana (ragione) (2). Occorre aprirsi alla sofferenza, senza sussiego di masochismo, nel registro della libertà della fede.
Così solo, seguiranno gioie e dolori: mattoni di un edificio che si va saldando, strada facendo.
Nell’imminenza della guerra, tra i primi segni delle sciagure e dei tristi eventi, Mounier scriveva (1939): “Camminando per strada, poco fa, ho cercato di far gioire il mio cuore. Non mi è stato difficile. Mi è bastato pensare...che ogni sofferenza assunta in Cristo perde la sua disperazione, la sua stessa negatività(3).
Con le sofferenze della guerra, a Mounier sopraggiunse anche la malattia della figlia...e ne venne un percorso di conferma della fede, attraverso l’accettazione del dolore fino alla preghiera “sul letto di morte
Geertgen tot Sint Jans, 
San Giovanni Battista nel deserto, 
particolare
«Ho avuto la sensazione, avvicinandomi al suo piccolo letto senza voce, di avvicinarmi ad un altare, a qualche luogo sacro dove Dio parlava attraverso un segno. Ho avvertito una tristezza che mi toccava profondamente, ma leggera e come trasfigurata. E intorno ad essa mi sono posto, non ho altra parola, in adorazione. Certamente non ho mai conosciuto così intensamente lo stato di preghiera come quando la mia mano parlava a quella fronte che non rispondeva, come quando i miei occhi hanno osato rivolgersi a quello sguardo assente […]. Mia piccola Francoise, tu sei per me l’immagine della fede. Quaggiù, la conoscerete in enigma e come in uno specchio» (4).
Le tormentate giornate di speranza della guarigione, di delusione, di immersione nel pathos del dolore, sono occasione - sono sempre le lettere a parlare - di un faticoso ritrovamento di un senso, come comunione con “una bianca piccola ostia che ci supera tutti, un’immensità di mistero e di amore.
Geertgen tot Sint Jans, 
San Giovanni Battista nel deserto, 
particolare
Nel frattempo assume il “responsabile” compito dell’educazione dei giovani, dentro un registro che supera la contingenza e parla l’universale: oggi, ad esempio, distogliendo i giovani dalle illusioni, dalle facilonerie, dalle falsità,
“Touchard mi scriveva l’altro giorno che si dovrebbero educare i bambini all’idea di una vita, il cui tessuto normale dovrebbe essere costituito dalla sofferenza, insieme a qualche gioia rara e preziosa. Dirò di più: invece di educarli a una vita normalmente felice, da cristianizzare con qualche virtù o trucco tipicamente quaresimale, bisognerebbe abituarli a una vita dolorosa, che deve essere incessantemente trasformata in gioia, fintanto che sarà possibile. […] questo è il risultato a cui tendere: la gioia mescolata alle lacrime; siamo esatti, la gioia trascendente, immanente alla sofferenza non riassorbita (5), (6).

Quaresima.
Alla quaresima non sempre riusciamo a dare la vera dimensione cristiana e spesso siamo spinti ad estremi inconciliabili: di pesante contrizione corporale o di formule e  convenzionale precettistica.
La sofferenza, vissuta esteriormente, non muta l’ordine delle cose, anzi aiuta l'incomprensione di Giobbe.
Bisogna penetrare nel mistero del dolore  fino a “partecipare alla vittoria della passione sul tempo (7): da lì la Passione è secondo il fine della Libertà dei figli di Dio, il tempo resta nella sfera della mediocrità, della burocrazia, del successo, dello sgomitare. È metanoia! Non dico che è semplice, ma è lo spessore della Quaresima, che ha il suo compimento nel Golgota e nella Resurrezione.

Geertgen tot Sint Jans, 
San Giovanni Battista nel deserto.
🌟Note.
(1)    Lettere sul dolore BUR p.46.
(2)    Kierkegaard, Esercizi di Cristianesimo.
(3)    Id., p. 50.
(4)    ripreso da http://www.lanuovabq.it/it
(5)    Lettere sul dolore p. 59.
(6)   Nella parte omessa Mounier esemplifica con la musica di Franck, distinguendo la parte elementare, piccolo borghese, da quella grande delle Variations, Quintette, Sonate, Beatitudes.
(7)    Lettere sul dolore p. 62.

4 commenti:

  1. Caro Rosario, colgo il tuo messaggio sulla quaresima come un’opportunità ed insieme un avvertimento: abbiamo quaranta giorni di tempo (tempo biblicamente emblematico) per “esercitare” la nostra fede cristiana attraverso i tre sentieri della preghiera, del digiuno, dell’elemosina (tre concetti-prassi da ben intendere e non mistificare). La quaresima, che “ha il suo compimento nel Golgota e nella Resurrezione”, è tempo della metanoia che offre la più grande gioia possibile: “penetrare nel mistero del dolore”. Fervide e puntuali le tue citazioni di Mounier, dal quale anch’io attingo nel libro da te citato (p.53) che “non ci resta che diventare cristiani veramente se non vogliamo fallire tutto”.

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  2. Bellissimo post che scuote il giornaliero sperdersi illuso, a pensarci, di poter raggiungere pienezza scansando la profondità sempre dolorosa ma porta stretta all'essere autentico.
    Grazie.

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    1. Il quotidiano , sotto la veste dell’ “ effimero “, è facilmente illusorio, indice di un benessere ( ricerca di comodità ed agi) deviante. Oggi riusciamo meglio a distinguere i contorni del Consumismo, ma ne siamo anche più avvinghiati.
      La preghiera, se riusciamo a farla nella sua verità, aiuta a dissipare “ la nebbia “.
      Grazie 🙏

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  3. La fede richiede sempre una nostra risposta individuale, ma ci da la consapevolezza che il “cammino è in compagnia di tutta la comunità “ con la gioia della “ vicinanza di Dio” ( l’Emmanuele). Mounier è stato provato ed ha testimoniato, lasciandoci i tratti della “ libertà cristiana “. Tu, caro Gian Maria hai aperto la pista di questa scoperta, grazie! Ed un grazie speciale a Rossana per la sua sempre felice scelta iconografica!

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