Il coronavirus ci ha obbligati a riconoscere che la nostra società presenta vaste zone d’ombra, sacche di povertà-solitudine e di esclusione sociale che prima non vedevamo e che non possono essere più ignorate.
Post di Gian Maria Zavattaro Immagini di Fabio Delvò, con gentile autorizzazione (qui il sito)
”Segui
i desideri del tuo cuore e lo stupore dei tuoi occhi.
Sappi,
però, che per tutto Dio ti convocherà in giudizio.” (Qohelet)
Fabio Delvò, Solitudine |
✴️ a- Solitudine come dimensione
asociale (isolamento, abbandono) oppure antisociale (dannazione, stigmatizzazione,
emarginazione dei malati vecchi stranieri migranti nel binomio
indissolubile solitudine-povertà).
✴️ b- Solitudine che rimanda alla storia
personale e sofferenze psichiche di ciascuno, fino a sconfinare nella
patologia e/o in morbosi egocentrismi.
✴️ c- Solitudine legata all’identità
irripetibile di ognuno di noi, segno di interiorità, mezzo per
trovare se stessi e andare oltre se stessi, polarità costruttiva della
dimensione sociale, condizione di autentica relazione con l’altro (il tu) che
non ha il suo punto di partenza nel monologo ma nel dialogo, nella fraternità,
nell’apertura all’amore tanto che “un buon matrimonio è
quello in cui ognuno dei coniugi affida all’altro il compito di vegliare sulla
sua solitudine” (R.M. Rilke).
E’ a ferragosto che la solitudine si
rivela in tutte le sue contraddizioni, alla faccia del coronavirus a cui
ormai abbiamo fatto il callo, tanto che molti di noi - troppi - non ci fanno
più caso.
Da una parte si risponde alla
solitudine con il bagno di folla nel solleone di ferragosto, al mare, in
montagna, ai laghi in una frenesia competitiva e mimetica, dove tutti
soggiacciono ad un medesimo modello, ad un unico processo di competizione e di
consumo, lasciando libero adito al dilagare del covit... Dall’altra si decreta
più o meno tacitamente la sospensione dell’attenzione e della disposizione a
percepire la sofferenza di chi è prigioniero del binomio solitudine-povertà: i
migranti, gli schiacciati sparsi nel mondo (penso in particolare agli uomini
donne bambini di Beirut), gli invisibili ultimi penultimi di cui le nostre
città sono piene. Si sospende più o meno provvisoriamente il proposito di
lasciarsi interpellare investire dalla loro condizione, perché in questi giorni
si ha il diritto di vivere un periodo di sovraffollato ottundimento
quotidiano, al mare o in montagna, senza patire il fastidio permanente delle
miserie altrui. Ma la solitudine degli schiacciati resta, insieme al loro
silenzioso grido ed alla loro maledizione: non è frutto di un ineluttabile
infausto fato privo di senso, perché esce da mani umane, è lo sfruttamento, la
miseria, l’intima disperazione ed abiezione dello sconfinato mare
dell’alienazione e della non comunicabilità.
Fabio Delvò, Contagio coronavirus |
In concreto che posso fare io
semplice cittadino, pensionato, in questi giorni spensierati? Penso a chi
continua ad essere in trincea negli ospedali, nei luoghi di cura, nelle
scuole, nei centri di accoglienza, nei gesti del volontariato. A chi è in
trincea non ho nulla da insegnare.
Fabio Delvò |
Ferragosto è tempo scabroso per
chi vive lo scandalo della solitudine della povertà. Essere con chi è solo e
povero esige specie in questi giorni formule pratiche che ciascuno deve trovare
nei limiti delle sue condizioni, ma a tutti si può richiedere il coraggio di
andare controcorrente, di sfidare il conformismo estivo.
Fabio Delvò, Aspettando |
Fabio Delvò, Percezione del tempo |
Sempre molto stimolanti e convolgenti i tuoi scritti! Buona festa dell'Assunta.
RispondiEliminaGrazie, gent-le Elena Emanuela. Ricambio con mia moglie gli auguri di buona Assunzione.
EliminaBuon Ferragosto a tutti i frequentatori di questo luogo di riflessione.Anna Rosa
RispondiEliminaGrazie anche a nome dei nostri quattro lettori frequentatori ….
EliminaGrazie della profonda e stimolante riflessione, che condivido in rete. Buona festa!
RispondiEliminaGiudizio il suo che ci conforta non poco…. Buona festa a Lei, gent.le Paola.
EliminaGrazie di cuore. Le tue parole ci ricordano che non siamo soli, ci invitano ad alzare lo sguardo, guardare e cercare cosa c’è vicino a noi, cosa e chi ci è prossimo. Mi viene spontaneo andare alle parole del Vangelo di oggi in cui si racconta la gioia di due mamme che si incontrano e celebrano insieme lo stupore e la meraviglia suscitati dalla propria fede. In questo incontro si sentono visitate dalla misericordia del Signore e rendono lode per questa presenza costante che accompagna, conforta e si serve delle nostre mani per aiutare, accarezzare, accudire chi è solo e bisognoso.
RispondiEliminaGrazie per aver condiviso questa riflessione. Mi ritrovo pienamente in sintonia e ciò mi fa sentire meno sola. A presto
Cara Patrizia, sono io a ringraziarti per il tuo commento che non solo conferma, come ben sappiamo, il reciproco sentire, ma lo illumina e lo inquadra nella, festa odierna dell’Assunzione, che celebra – come ben sottolinei – lo stupore e la meraviglia della fede e rende lode alla misericordia di Dio e alla sua presenza costante presso chi è solo e bisognoso. Un caro saluto a te e Giuseppe da parte mia e di Rossana.
RispondiEliminaGrazie delle sue riflessioni. Le ferie - Ferragosto e, purtroppo spesso anche Dicembre, si trasformano spessi in momenti di festa sguaiati e scomposti - dovrebbero sempre essere vissute con sguardi attenti all'alterità, alle solitudini e ai poveri ed emarginati. Saluti cordiali.
RispondiEliminaGent. Maria,”anche Dicembre” - ha ragione -
Eliminadove le ferie e le feste in questa società mai sazia di consumismo si risolvono senza “sguardi attenti all’alterità, alle solitudini e ai poveri ed emarginati”. Lo diciamo e lo dico senza retorica moralistica, ben sapendo che la tentazione dell’intellettualismo etico è sempre dietro la mia porta… Grazie, augurandole di tutto cuore una serena e feconda settimana anche da parte della mia Rossana.
Il punto "C" è indubbiamente il più stimolante nella tua introduzione. Grazie per averci ricordato la "beata solitudine"!!
RispondiEliminaIl punto "C" è indubbiamente il più stimolante nella tua introduzione. Grazie per averci ricordato la "beata solitudine"!!
RispondiEliminaHa ragione: quando S. Bernardo affermava “ Beata solitudo sola beatitudo” immagino facesse proprio riferimento a quella che ho chiamato solitudine c-, condizione per aprirsi al tempo del kairos, inestricabile dialogo con Dio e con il prossimo.
EliminaLucidissima analisi. Mi colpiscono tante espressioni, ma soprattutto due: la vacanza che diventa "sovraffollato ottundimento quotidiano" e dall'altra parte il "kairos", l'occasione invece per interrogarci e ritrovarci. Poi, il discorso sarebbe lungo.
RispondiEliminaGrazie di cuore, buone vacanze a voi e un grande abbraccio a Rossana!
Gent.ma Annamaria, penso alla frase che ho citato di M. Buber: all’appello ed alla responsabilità per ognuno di noi di gestire con pienezza ogni nostra ora mortale , di fronte alla nostra coscienza, a Dio ed all’umanità tutta. Già Marziale ci ammoniva che Horae pereunt et imputantur, il tempo corre via e ci viene messo in conto…..Rossana ricambia con tutto il cuore il suo abbraccio.
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