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venerdì 21 agosto 2020

Continuare a nascere. Maria Zambrano.

Pensiero e immagine, filosofia e poesia in Maria Zambrano.
Post di Rossana Rolando
Immagini delle opere di Stefano Mancuso (qui il sito instagram).

Vivere umanamente è un'azione, 
e non un semplice lasciarsi andare nella vita 
e attraverso di essa 
(Maria Zambrano, Il sogno creatore).

Stefano Mancuso, 
La grazia
Ritorno su Maria Zambrano, la filosofa spagnola che attraversa il Novecento (1904 – 1991) e vive per 45 anni esule, dopo la guerra civile spagnola, a causa della sua opposizione al regime franchista. Una figura già per questo tratto biografico interessante, vicina da tale punto di vista - ma non solo - ad un’altra grande donna filosofa molte volte ripresa in questo blog che è Hannah Arendt. In particolare mi soffermo su un aspetto che rende affascinante la figura di Zambrano, vale a dire l’uso dell’immagine poetica.
La filosofia, già nel mondo greco, intende marcare le distanze dalla rappresentazione lirica. Il filosofo, infatti, cerca “ciò che è atemporale”, il poeta insegue “ciò che si intesse e si disfa nel tempo”¹. Così pensa Platone. Eppure, la poesia non abbandona mai Platone (l’uso dei simboli, delle immagini e dei miti e soprattutto la teorizzazione dell’amore che impregnerà di sé la poesia occidentale) ed egli finisce col salvarla ponendola al servizio della verità filosofica.²
Stefano Mancuso, 
Riflessi
La netta spaccatura tra linguaggio lirico e pensiero si consuma in età moderna con l’assolutizzazione della ragione e la costruzione di grandi sistemi metafisici, che sovrappongono al caos dell’esistenza - come direbbe Nietzsche - un ordine razionale rassicurante. Zambrano si pone sulla stessa linea critica, quando afferma per esempio: vi è “una correlazione profonda tra angoscia e sistema, come se il sistema fosse la forma che assume l’angoscia quando vuole liberarsi di sé, la forma che adotta un pensiero angosciato quando vuole affermarsi e stabilirsi su tutto”.³
Di lì, per Zambrano, la necessità di recuperare il valore della dimensione lirica, in grado di custodire la realtà nel suo mistero e di interrogare. “La poesia è incontro, dono, scoperta venuta dal cielo. La filosofia è domanda, urgente domanda guidata da un metodo”.

L’orbita e la vita.
Stefano Mancuso, 
La caduta
A questo proposito, cito un passo che si trova in Il sogno creatore, esempio lampante di questo utilizzo della parola figurata, su cui il pensiero si addensa:
“Vivere descrivendo un’orbita è un’immagine ambivalente. Infernale, per quello che ha di movimento senza fine, per la mancanza di luogo proprio che comporta: immagine di un tempo vuoto, senza inizio né fine; di un tempo assolutizzato, privo pertanto di trascendenza. Se l’orbita viene invece tracciata creandola, danzando in cerchio, ché sempre danza sarà benché sembri un semplice procedere, ecco allora l’immagine di una vita allo stato puro, della vita beata, obbediente e libera a un tempo”.  Questa immagine svela all’uomo “gli opposti poli della sua estrema disgrazia e della sua sognata perfezione. Risulta, così, che nella vita, mentre qualsiasi altro essere, per lontano che sia dall’astro, si limita a lasciarsi andare, dormendo e sognando, all’uomo viene richiesto di destarsi”.
Stefano Mancuso, 
La tempesta
L’orbita degli astri può indicare una traiettoria fissa, immutabile, un movimento incessante, privo di scopo. Zambrano ne fa una metafora del tempo della vita, quando esso risulta vuoto, senza finalità, semplice lasciarsi andare.
Ma la stessa orbita può essere tracciata da chi la percorre, come una danza, trascendendo  “il sonno iniziale”. “Perché l’essere, nella vita, così, senza aggettivi, si trova in uno stato di sonno: è lì”.  In questo risvegliarsi dal sonno, in cui sono immerse le cose, consiste il destarsi: “continuare a nascere sempre di nuovo, ricrearsi”.

L’immagine della danza. 
La bella metafora, di sapore stoico e spinoziano, richiama quindi il nesso tra necessità e libertà: un’orbita, per un verso, indica una strada obbligata da percorrere, per l’altro verso, può alludere ad una vocazione, un destino da realizzare. Il riferimento alla danza è fondamentale per comprendere il passaggio da un movimento passivo – l’avanzare di un astro conformemente alla sua legge naturale – ad un dinamismo attivo, voluto e partecipato da chi procede.
Stefano Mancuso, 
La danza delle ombre
In natura non c’è mai differenza rispetto all’essere: gli astri, le piante, gli animali obbediscono al loro essere, si muovono, crescono, agiscono (nel caso degli animali) secondo quello che già sono. L’uomo invece agisce quando differisce da ciò che è, in quanto supera il proprio semplice essere lì, avvertendo la propria incompiutezza, creando continuamente se stesso.
Per Zambrano è questo il significato del continuare a nascere: ciascuno è chiamato per tutta la durata della vita a transitare per i suoi “molteplici tempi”, rapportandosi “alle sue molteplici maschere”, alle sue innumerevoli “possibilità di essere”,¹⁰ obbedendo liberamente alla propria vocazione per “dare forma al proprio possibile”.¹¹
Un iter esistenziale che non corrisponde ad un atto unico e definitivo di costruzione della vita, perché fatto di riprese, di integrazioni, di andamenti concentrici, a spirale, nell’accettazione di zone d’ombra solo a tratti risolte:  “Sono i momenti creatori della persona, quelli in cui un avvenimento che la ossessionava, un enigma, le appare come storia completa, come melodia musicale, senza interruzione; in cui elementi lontani nello spazio e nel tempo formano un’unità di senso”.¹²

Note.
Stefano Mancuso
1.Maria Zambrano, Filosofia e poesia, Pendragon, Bologna 2018, p. 65.
2.Cfr. ibidem, pp. 85-87.
3. Ibidem, p. 101.
4.Ibidem, p. 37.
5. Maria Zambrano, Il sogno creatore, Se, Milano 2017, p. 63. Nella stessa pagina si trova la citazione posta in limine a questo post.
6. Ibidem, p. 65.
7. Ibidem, p. 73.
8. Per il legame di Zambrano con lo stoicismo cfr. Luigina Mortari, Maria Zambrano, Feltrinelli, Milano 2019, pp. 58 e seguenti. Relativamente a Spinoza, l’interesse di Zambrano per il filosofo è già attestato dalla sua tesi di dottorato, La salvezza dell’individuo in Spinoza.
8. Cfr. Maria Zambrano, Il sogno creatore, cit., pp. 63-65.
9. Ibidem, p. 65.
10. Ibidem, p. 31.
11. Luigina Mortari, Maria Zambrano, cit., p. 46.
12. Maria Zambrano, Il sogno creatore, cit., p. 29.

8 commenti:

  1. Non letto: letteralmente divorato. Maria Zambrano è una figura davvero notevole e il suo pensiero diviene orbita percorribile per dare senso e movimento al vivere. Grazie di cuore come sempre e sempre di più.

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  2. Grazie di cuore per questo commento molto bello e graditissimo. Un abbraccio.

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  3. Continua l’esplorazione del pensiero della Zambrano ed intercetta il tema della poesia. Diversi filosofi, nella crisi della ragione, si sono rivolti ad essa, celebrando l’intuizione, la sensibilità pura e genuina, incontaminata. In questo caso, ricondotta al generarsi di continuo.
    Autenticità, stupore, lode del Divino : le appartengono. Tu, Rossana, mentre r proponi il modello, scegli il suggerimento, descrivi con grazia, adegui lo stile dello scrivere ed incornici meravigliosamente con le belle immagini di S. Mancuso. Grazie

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  4. Ciao Rosario, grazie di cuore a te. Come ho scritto a Stefano Mancuso - che molto gentilmente ha acconsentito all'inserimento delle immagini in questo post - Zambrano è filosofa che celebra la vita e i suoi disegni (quelli che abbiamo scelto, ma anche altri, sempre di Stefano Mancuso) sono poetici, densi di riflessione sulla vita. Un grande abbraccio.

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  5. La citazione finale mi fa pensare alla musica di Mozart, al suo sguardo capace di guardare la vita conciliando gli opposti - sorriso e pianto, serenità e angoscia - in un atto di supremo equilibrio. Uno sguardo simile a quello di Dio nel racconto biblico della creazione, quando contempla il creato vedendo che "era cosa buona".
    Grazie, cara Rossana, e un abbraccio grande!

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  6. Bellissimi gli accostamenti a Mozart e alla bene-dizione originaria sul creato: "era cosa buona".
    La citazione finale è apparsa anche a me, d'un tratto, leggendo, particolarmente significativa e capace di risuonare nell'esperienza di ciascuno, qualora accada che una fase del proprio percorso esistenziale - anche oscura o dolorosa - acquisti a posteriori un suo senso all'interno del tutto, nell'intero che è la vita.
    Un caro abbraccio e grazie a te.

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  7. Bellissimo post. Grazie.

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  8. Grazie a lei per l'apprezzamento molto gradito. Cordiali saluti.

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