Pensiero e immagine, filosofia e poesia in Maria Zambrano.
Post di Rossana RolandoImmagini delle opere di Stefano Mancuso (qui il sito instagram).
Vivere umanamente è un'azione,
e non un semplice lasciarsi andare nella vita
e attraverso di essa
(Maria Zambrano, Il sogno creatore).
Stefano Mancuso, La grazia |
La filosofia, già nel mondo greco, intende
marcare le distanze dalla rappresentazione lirica. Il filosofo, infatti, cerca
“ciò che è atemporale”, il poeta insegue “ciò che si intesse e si disfa nel
tempo”¹. Così pensa Platone. Eppure, la poesia non abbandona mai Platone (l’uso
dei simboli, delle immagini e dei miti e soprattutto la teorizzazione dell’amore
che impregnerà di sé la poesia occidentale) ed egli finisce col salvarla
ponendola al servizio della verità filosofica.²
La netta spaccatura tra linguaggio
lirico e pensiero si consuma in età moderna con l’assolutizzazione della
ragione e la costruzione di grandi sistemi metafisici, che sovrappongono al
caos dell’esistenza - come direbbe Nietzsche - un ordine razionale
rassicurante. Zambrano si pone sulla stessa linea critica, quando afferma per
esempio: vi è “una correlazione profonda tra angoscia e sistema, come se il
sistema fosse la forma che assume l’angoscia quando vuole liberarsi di sé, la
forma che adotta un pensiero angosciato quando vuole affermarsi e stabilirsi su
tutto”.³
Stefano Mancuso, Riflessi |
Di lì, per Zambrano, la necessità di
recuperare il valore della dimensione lirica, in grado di custodire la realtà
nel suo mistero e di interrogare. “La poesia è incontro, dono, scoperta venuta
dal cielo. La filosofia è domanda, urgente domanda guidata da un metodo”.⁴
L’orbita e la vita.
Stefano Mancuso, La caduta |
“Vivere descrivendo un’orbita è
un’immagine ambivalente. Infernale, per quello che ha di movimento senza fine,
per la mancanza di luogo proprio che comporta: immagine di un tempo vuoto,
senza inizio né fine; di un tempo assolutizzato, privo pertanto di
trascendenza. Se l’orbita viene invece tracciata creandola, danzando in
cerchio, ché sempre danza sarà benché sembri un semplice procedere, ecco allora
l’immagine di una vita allo stato puro, della vita beata, obbediente e libera a
un tempo”. Questa immagine svela
all’uomo “gli opposti poli della sua estrema disgrazia e della sua sognata
perfezione. Risulta, così, che nella vita, mentre qualsiasi altro essere, per
lontano che sia dall’astro, si limita a lasciarsi andare, dormendo e sognando,
all’uomo viene richiesto di destarsi”.⁵
Stefano Mancuso, La tempesta |
Ma la stessa orbita può essere tracciata
da chi la percorre, come una danza, trascendendo “il sonno iniziale”. “Perché l’essere, nella
vita, così, senza aggettivi, si trova in uno stato di sonno: è lì”. In questo risvegliarsi dal sonno, in cui sono
immerse le cose, consiste il destarsi: “continuare a nascere sempre di nuovo,
ricrearsi”.⁶
L’immagine della danza.
La bella metafora, di sapore stoico e
spinoziano⁷, richiama quindi il nesso tra necessità e libertà: un’orbita, per
un verso, indica una strada obbligata da percorrere, per l’altro verso, può
alludere ad una vocazione, un destino da realizzare.⁸ Il riferimento alla
danza è fondamentale per comprendere il passaggio da un movimento passivo – l’avanzare
di un astro conformemente alla sua legge naturale – ad un dinamismo attivo,
voluto e partecipato da chi procede.
Stefano Mancuso, La danza delle ombre |
Per Zambrano è questo il significato del
continuare a nascere: ciascuno è chiamato per tutta la durata della vita a
transitare per i suoi “molteplici tempi”, rapportandosi “alle sue molteplici
maschere”, alle sue innumerevoli “possibilità di essere”,¹⁰ obbedendo liberamente
alla propria vocazione per “dare forma al proprio possibile”.¹¹
Un iter esistenziale che non corrisponde
ad un atto unico e definitivo di costruzione della vita, perché fatto di
riprese, di integrazioni, di andamenti concentrici, a spirale,
nell’accettazione di zone d’ombra solo a tratti risolte: “Sono i momenti creatori della persona,
quelli in cui un avvenimento che la ossessionava, un enigma, le appare come
storia completa, come melodia musicale, senza interruzione; in cui elementi
lontani nello spazio e nel tempo formano un’unità di senso”.¹²
Note.
Stefano Mancuso |
2.Cfr.
ibidem, pp. 85-87.
3.
Ibidem, p. 101.
4.Ibidem, p. 37.
5.
Maria Zambrano, Il sogno creatore, Se,
Milano 2017, p. 63. Nella stessa pagina si trova la citazione posta in limine a questo post.
6.
Ibidem, p. 65.
7.
Ibidem, p. 73.
8.
Per il legame di Zambrano con lo stoicismo cfr. Luigina Mortari, Maria Zambrano, Feltrinelli, Milano
2019, pp. 58 e seguenti. Relativamente a Spinoza, l’interesse di Zambrano per
il filosofo è già attestato dalla sua tesi di dottorato, La salvezza dell’individuo in Spinoza.
8.
Cfr. Maria Zambrano, Il sogno creatore,
cit., pp. 63-65.
9. Ibidem, p. 65.
10.
Ibidem, p. 31.
11.
Luigina Mortari, Maria Zambrano,
cit., p. 46.
12.
Maria Zambrano, Il sogno creatore,
cit., p. 29.
Non letto: letteralmente divorato. Maria Zambrano è una figura davvero notevole e il suo pensiero diviene orbita percorribile per dare senso e movimento al vivere. Grazie di cuore come sempre e sempre di più.
RispondiEliminaGrazie di cuore per questo commento molto bello e graditissimo. Un abbraccio.
RispondiEliminaContinua l’esplorazione del pensiero della Zambrano ed intercetta il tema della poesia. Diversi filosofi, nella crisi della ragione, si sono rivolti ad essa, celebrando l’intuizione, la sensibilità pura e genuina, incontaminata. In questo caso, ricondotta al generarsi di continuo.
RispondiEliminaAutenticità, stupore, lode del Divino : le appartengono. Tu, Rossana, mentre r proponi il modello, scegli il suggerimento, descrivi con grazia, adegui lo stile dello scrivere ed incornici meravigliosamente con le belle immagini di S. Mancuso. Grazie
Ciao Rosario, grazie di cuore a te. Come ho scritto a Stefano Mancuso - che molto gentilmente ha acconsentito all'inserimento delle immagini in questo post - Zambrano è filosofa che celebra la vita e i suoi disegni (quelli che abbiamo scelto, ma anche altri, sempre di Stefano Mancuso) sono poetici, densi di riflessione sulla vita. Un grande abbraccio.
RispondiEliminaLa citazione finale mi fa pensare alla musica di Mozart, al suo sguardo capace di guardare la vita conciliando gli opposti - sorriso e pianto, serenità e angoscia - in un atto di supremo equilibrio. Uno sguardo simile a quello di Dio nel racconto biblico della creazione, quando contempla il creato vedendo che "era cosa buona".
RispondiEliminaGrazie, cara Rossana, e un abbraccio grande!
Bellissimi gli accostamenti a Mozart e alla bene-dizione originaria sul creato: "era cosa buona".
RispondiEliminaLa citazione finale è apparsa anche a me, d'un tratto, leggendo, particolarmente significativa e capace di risuonare nell'esperienza di ciascuno, qualora accada che una fase del proprio percorso esistenziale - anche oscura o dolorosa - acquisti a posteriori un suo senso all'interno del tutto, nell'intero che è la vita.
Un caro abbraccio e grazie a te.
Bellissimo post. Grazie.
RispondiEliminaGrazie a lei per l'apprezzamento molto gradito. Cordiali saluti.
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