La conversione alla missione spirituale della Chiesa: un excursus storico.
Post di Rosario Grillo.Guido De Ruggiero, Storia del liberalismo europeo |
Un classico
del liberalismo nella sua pianta ideale, poi a lungo trascurato, sostituto
dagli innesti del pensiero di Nozick e di Rawls. Senza dubbio, in esso
riconosciamo la linfa del liberalismo, arricchita del travaglio storico
dell’età moderna.
Tempo fa vi
avevo letto una considerazione molto dialettica sul pensiero della
Restaurazione. De Ruggiero acutamente riconosceva l’impossibilità di riportare
la storia indietro. Spesso i rivoluzionari (giacobini e altri) si erano serviti
dell’accaduto per imporre le loro mutazioni. Cosicché, al dire di De Maistre,
mai come allora (Rivoluzione francese) Dio aveva guidato la storia. Occorreva,
perciò, che l’intervento arrivasse a compimento, per poter estirpare il
paganesimo insito nelle monarchie nazionali moderne e restaurare “l’investitura
divina” (1).
C’è uno
strato di costituzionalismo medievale, rappresentativo di un patto tra Dio e
popolo, che il cammino delle monarchie moderne violenta, demolisce, erodendolo
lentamente, fino alla affermazione più esplicita del diritto sovrano nel giurisdizionalismo.
Ci deve
indurre a celebrare il Medioevo? Non esattamente. In primo luogo, perché il
Medioevo non è così monolitico, come si suol descrivere; tutt’altro, è pieno di
chiaroscuri. (2)
Poi,
distendendo la disamina piano piano, con calma e riflessione, vengono fuori
parecchi centri d’interesse. Fra i primi, un’istanza spirituale, segnata da
inquietudine, che a distanza lega
Gregorio Magno con Benedetto da Norcia, con la rinascita monastica e con rivoli
di eresia.
In essa
possiamo calare la controversa storia del papato, visto che, in certi
pontefici, è forte e viva la tensione spirituale e di rinascita. (3)
Seguendo il filo logico, si può documentare, nella filosofia di San Tommaso, un patto che congiunge il popolo con Dio, fermo restando: a Deo nascitur; conforme all’ordine dell’esse, del creato e del fine delle creature.
Seguendo il filo logico, si può documentare, nella filosofia di San Tommaso, un patto che congiunge il popolo con Dio, fermo restando: a Deo nascitur; conforme all’ordine dell’esse, del creato e del fine delle creature.
L’ordine architettonico del bene s’incastra
nella supremazia del bene comune, punto di congiunzione tra il bene perseguito
dalla civitas, mutata in regnum, e l’inclusività del regnum, oltre la soglia
particolare della singola societas.
Non è
un’investitura dal basso; è consacrazione che
emancipa, in autonomia operandi, la civitas.
Paolo Prodi, Il paradigma tridentino |
Affianco qui
i risultati degli studi di P. Prodi, storico attento alla storia della Chiesa, discepolo
di H. Jedin, che si è affermato con una
monumentale Storia del Concilio di Trento. (4)
Prodi metteva
in grande risalto la convivenza, durevole nonostante gli scossoni, tra Impero e
Chiesa sotto l’egida del pactum medievale. La cui scombinazione avvenne per la
graduale irreversibile incombenza finanziaria di una curia e di un apparato
ecclesiastico, che dal XIV secolo in avanti andavano perdendo le entrate delle
immunità e delle decime, sottoposti ormai alla crescente organizzazione
amministrativa e burocratica delle monarchie nazionali.
Potendo
servirci di un esempio, si dica che ciò che perdeva la Chiesa acquistava lo
Stato. Per la Chiesa il futuro sarebbe stato contrassegnato dalla mutazione in
principato; (5) da qui l’incrocio tra nepotismo e fiscalismo, con la “creativa”
invenzione delle indulgenze et similia.
Muta così
risonanza il rimprovero morale partito dai movimenti ereticali e più avanti dall’umanesimo
evangelico ed esplosa con Lutero. La Chiesa non riusciva nel miracolo: mutare
la necessità in virtù. Così la necessità: approntare un principato
territoriale, abbassava inesorabilmente tempra morale del corpo ecclesiastico e
dinamica terrena dell’istituzione.
Ricostruito
in tal modo lo scenario storico, muta la prospettiva degli interventi repressivi
sul giansenismo. La stessa insistenza sulla natura della grazia si acconcia
alla considerazione della mutevolezza dell’umano ed alla sperimentazione dei
compromessi con il piano secolare.
Diventa
poliedrico il teatro della Controriforma, nel quale agiscono uomini come i
cardinali: Borromeo (Milano) Paleotti ( Bologna), Filippo Neri e gli
oratoriani, Ignazio di Loyola e la compagnia di Gesù.
Diversità
bilanciate tra l’innovazione dell’attività missionaria, la spiritualità del
cardinale Bellarmino, la concretezza di Filippo Neri, la casistica dei Gesuiti.
Rimane il “chiodo”
dei patti concordatari sostanzialmente
pilotati dal potere crescente delle monarchie assolute.
UNA
PAGINA PIENA DI SORPRESE.
Un grosso numero di storici, irrobustiti da indagini attente al sociale,
capaci di togliere la polvere dai registri parrocchiali e dalla documentazione
microstorica, si è infine mossa. A loro dobbiamo una conoscenza più articolata
del rapporto tra la normazione giuridica e la teologia pratica, disciplinante
il costume e la devozione. Ne viene
fuori un quadro dinamico, dove la seconda, alcune volte, supplisce la carenza
della prima, e, crescendo quest’ultima per irrobustimento dell’apparato
secolare, si riserva in esclusiva il dominio di propria competenza (e lo
appesantisce).
Bisogna, inoltre, stare attenti a calare l’esame dentro la diversità
territoriale nelle contrade europee: per la diversità dei tempi della
formazione degli Stati moderni e per la disomogenea incidenza del potere
inquisitoriale. Veniamo a sapere che paradossalmente “[l]’Inquisizione
diviene...l’unica struttura che copre la moltitudine degli Stati regionali
destinata ad esercitare a lungo un ruolo unificante della penisola sino alla
formazione dello Stato nazionale” (6)
Adolfo Omodeo, Giovanni Calvino e la riforma di Ginevra |
A far eco a De Ruggiero l’opera di A. Omodeo: Giovanni Calvino
e la riforma di Ginevra. Scritta nella stessa temperie storica (Fascismo). (7)
Opera concordemente richiamata per il riconoscimento che
Omodeo assegnò a Calvino, suo tramite alla Riforma, di aver riconosciuto la
coscienza come sede della libertà umana.
Libertà di pensiero, autonomia: la sorgente del kantiano
motto dell’Illuminismo.
Ma... c’è un sostanziale ma!
Bisogna riuscire a spiegare la convivenza con i roghi anche nella
Ginevra calvinista (Michele Serveto) (8). La soluzione sta in quella
distinzione di ruoli e di aree di competenza, intravista già.
Divisione tra diritto e morale, tra peccato e reato.
Di conseguenza, la coscienza andò sempre più rientrando nell’area di competenza
della cura penitenziale, sotto la sorveglianza stretta di inquisizioni e
censure.
Da questa prospettiva, nell’area della Riforma cattolica
possiamo trovare dei Giano bifronti. (9)
ROSMINI.
Alla luce di
questo excursus, si intende meglio l’opera di Rosmini sulle “cinque piaghe”. Il
suo pensiero politico-ecclesiologico è sincronizzato con lo spirito liberale
che circolava in Europa. Esprime l’austera raccomandazione, rivolta alla
Chiesa, in relazione all’abisso del potere temporale.
Antonio Rosmini, Delle cinque piaghe della Santa Chiesa |
Supporto di
sostegno delle Chiese territoriali, del cuius regio eius
religio ed infine della riproposizione dei concordati, dall’età di
Napoleone. Il nodo scorsoio è nella bizzarra distribuzione dei ruoli con
cascami pesanti sul corpo sociale e sul “gregge dei fedeli”.
CONCLUSIONE.
Non si può
dire che l’appello di Rosmini arrivasse in porto. Fino al concordato del 1984 i
vescovi italiani dovevano giurare allo Stato.
L’insistenza
di Papa Francesco sulla rilevanza della carica di vescovo di Roma ci dice che
oggi c’è piena comprensione con seria conversione alla missione spirituale
della Chiesa. (10)
Note.
1.G. De Ruggiero, Storia del liberalismo europeo, ed.1962
pp. 82-83.
2.Un esempio su tutti: la
ricchezza dei contenuti della filosofia medievale.
3.Il tema della renovatio, ad
esempio, all’epoca degli Ottoni.
4.Da Jedin è stata promosso un organico esame del Concilio tridentino,
capace di mutare verso l’interpretazione comune della Controriforma e della
Riforma cattolica.
5.Di quel tempo l’affermazione
delle Signorie italiane.
6.P.Prodi, Il paradigma tridentino, Morcelliana p.146.
7.Vi passo la foto del libro in
edizione originale che conservo con cura.
8.Cito a rappresentazione la
meritoria opera di Delio Cantimori sugli eretici italiani.
9.Prendo ancora suggestioni
dall’opera di Prodi, che tocca l’argomento musica. Rileva così che la musica si
distaccò dal Medioevo, iniziò la via polifonica, subì tutte variazioni pro e
contro la presenza dentro la celebrazione liturgica. Ma soprattutto risentì
della libertà che corre dietro alla tensione morale, coinvolgente la coscienza.
Idem p.160
10.P.Prodi mette in evidenza,
nelle conclusioni all’opera che ho tenuto a riferimento, la necessità di dar
seguito ad un rinnovata dimensione della Chiesa senza sovranità e senza
primati, senza territorialità segno di retaggio, o feudale o di sovranità
moderna, delle diocesi. In essa rivive la Chiesa primitiva.
Caro Rosario, grazie di questo intenso meditato “compendio” che ho letto riletto voracemente per imparare. Tra le tante cose mi limito a chiosare il tuo finale su papa Francesco: la “conversione” come rivoluzione spirituale, lucidamente consapevole che l’intero temporale è il sacramento del Regno e dunque l’assoluta necessità della presenza del Cristianesimo nel mondo e nella storia, non a servizio dei potenti, ma nel calarsi della Chiesa nel cuore stesso della miseria del mondo, nel suo chinarsi come Cristo sui corpi feriti, nell’abbracciare i peccatori, nel guardare con amore i poveri, riconoscendosi nei poveri, nei peccatori, nei feriti. L’Incarnazione: unica strada per una conciliazione tra mondanità del mondo e trascendenza divina.
RispondiEliminaGrazie dell’integrazione, Gian Maria. In effetti, l’intento, dentro un excursus “ a rischio “ per il lettore di un blog, che tocca momenti salienti della Chiesa, è proprio quello. Evidenziare la perfetta rispondenza del pontificato di Bergoglio allo “ spirito “ della Chiesa comunità, che nella Chiesa primitiva prevaleva. Il “ contorto “ cammino della Chiesa - la Chiesa, che si fa forte del carisma lasciatole da Gesù, è pur sempre, come tutto ciò che percorre la storia, soggetta ad errori ed incertezze - indica “ segni” - getta lievito -definisce “ l’orizzonte”- consola le debolezze, in dialettica con il potere permette la maturazione di “ cellule di umanità “.🌈🌈🌈
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