Come sempre non c’è nulla di scontato nelle opere di
Gennaro Vallifuoco e un’immagine consueta come la Natività - all’interno della cultura
religiosa cristiana - diventa, nelle sue mani e nei suoi sottesi intendimenti, qualcosa
di nuovo che ci stupisce e ci interroga. Gli elementi della religiosità
popolare ci sono tutti, sono lì davanti ai nostri occhi, riconoscibili e
familiari: Maria, Giuseppe, il bambino, l’asino, il bue, la mangiatoia, la
stella, gli angeli che allietano il cielo… Emergono però altri soggetti che non osserviamo abitualmente nelle icone della Natività. Ci chiediamo, quindi: perché
spicca in primo piano la raffigurazione dell’Inferno, con Satana che
precipita in acque plumbee e infuocate, o del Purgatorio, con le due persone che pregano
tra le fiamme? Chi sono gli strani personaggi posti intorno alla Sacra Famiglia
e le due figurine sullo sfondo?
Proviamo
a suggerire una breve interpretazione. Sicuramente questa narrazione figurativa attinge
all’antica tradizione del presepe popolare napoletano in cui si raccolgono anche
elementi di epoca precristiana legati alla rinascita e al rinnovamento ciclico
della natura e della storia (come descritto da Roberto De Simone nel libro
illustrato da Vallifuoco: Il presepe popolare napoletano, Einaudi). Nel suo più originario significato il presepe racconta, metaforicamente, un itinerario salvifico - il passaggio dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita - simile al viaggio dantesco che dagli
inferi risale fino all’empireo del Paradiso.
L’idea centrale è quella di una rottura del normale flusso temporale e di un evento che risulta decisivo nella vicenda di ogni uomo, indipendentemente dall’epoca storica in cui egli vive, dal ruolo che ricopre, dalla società che rappresenta. Il Natale si rivela, quindi, nella sua portata metastorica: l’eterno - attraverso il bambino che nasce - entra nel tempo e, rispetto ad esso, passato presente futuro non sono più. Ognuno, infatti, è contemporaneo del Natale, perché la storia umana è sempre e universalmente la ripresa della dialettica tra perdizione e salvezza, morte e vita, angoscia e gioia, distruzione e rinascita.
L’idea centrale è quella di una rottura del normale flusso temporale e di un evento che risulta decisivo nella vicenda di ogni uomo, indipendentemente dall’epoca storica in cui egli vive, dal ruolo che ricopre, dalla società che rappresenta. Il Natale si rivela, quindi, nella sua portata metastorica: l’eterno - attraverso il bambino che nasce - entra nel tempo e, rispetto ad esso, passato presente futuro non sono più. Ognuno, infatti, è contemporaneo del Natale, perché la storia umana è sempre e universalmente la ripresa della dialettica tra perdizione e salvezza, morte e vita, angoscia e gioia, distruzione e rinascita.
Grazie anche di questa "narrazione" iconografica. Buon Natale!
RispondiEliminaI dipinti di Gennaro Vallifuoco sono sempre "carichi di pensiero" e questo è forse - dal mio punto di vista - il tratto distintivo della "vera" arte contemporanea.
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