Monica Pennazzi, Ucronìa (Non tempo) |
In essa si assegna all’anima una dote a-temporale o intemporale, in relazione con la sua appartenenza al regno del caos e con la sua irriducibile differenza da ciò che si dispiega nel tempo lineare ed evolutivo.
Da Hillman: “Non possiamo più
pensare alla nostra biografia come un sistema vincolato dal tempo, come a una
progressione lungo una linea retta dalla nascita alla morte; la dimensione
temporale, la dimensione lineare, è soltanto una delle dimensioni della nostra
vita. L’anima si muove in cerchi, dice Plotino” (Il codice dell’anima, p.180-1).
Come si vede, ci troviamo nel solco
dell’agostinismo. Ad Agostino d’Ippona appartiene l’esplicitazione della
peculiare relazione, psicologica, che stringono anima e tempo.
Monica Pennazzi, Ucronìa (Non tempo), 3 |
Nelle Confessioni, egli sostiene che
soltanto il presente è, ma solo per un istante fugace, quindi è, e nel momento
successivo non è, trapassa subito dall’essere al non essere. Il passato è
attraverso l’anima: ricordo, il futuro, infine, suo tramite, è: attesa.
Nella interpolazione di Hillman,
l’urgenza è della libertà o autenticità della “ghianda” che si trova nell’anima.
Essa è il suo archetipo, ed in essa
si trova sia l’individualità (irripetibilità, Leibniz direbbe: indiscernibile)
sia il genio (carattere).
Monica Pennazzi, Timehole (Buco temporale), 1 |
Egli, fine conoscitore delle malattie
della psiche, quali depressione ed angoscia, avvicinando la situazione del
malato psichico a quella del malato di tumore, raccomanda ai rispetti medici
curanti di saper “cogliere” il “tempo giusto” del paziente, in sintonia con le
sue paure, attese, speranze,insomma con il “suo tempo di vita”
“Il tempo dell’io, il tempo
interiore, e il tempo misurabile, il tempo degli orologi, il tempo del
calendario, si intrecciano l’uno all’altro; e il colloquio diviene terapeutico
solo se il tempo del colloquio non è rigidamente programmato. Cosa ne sappiamo
noi delle tempeste emozionali, delle angosce, della disperazione e delle
delusioni, che nascono e muoiono nella coscienza di chi è curato, se non
viviamo il tempo come apertura, e come mistero, come comune esperienza
psicologica e umana, e come umanità di destino ?” ( Parlarsi, p. 41)
Monica Pennazzi, Eclipse (Eclissi), 1 |
Lo mette in sequenza della attività
filologica di F. Nietzsche, che nelle sue Considerazioni inattuali dovette
misurarsi con il tema del tempo, che, del resto, interessò per intero l’iter
del filosofo tedesco.
A fronte della “saturazione storica”,
indotta dallo storicismo hegeliano, che rendeva l’uomo un funzionario del
Weltgeist (Spirito del Tempo) la liberazione, secondo Nietzsche, si poteva
trovare – volontà di potenza - nella inattualità, una sorta di anticipazione di
futuro (inadeguatezza al proprio tempo, proiezione in avanti: capacità
profetica).
Monica Pennazzi, La spirale di Cloto, 1. |
Da questo egli fa discendere poi un
sapore arcaico della contemporaneità, dove arcaico discende da archè,
principio.
Valenza archetipica del
contemporaneo.
Dentro tale spessore dell’archè
riusciamo a intravvedere anche la sostanza della “archeologia del sapere”
promossa da Foucault.
Né può sfuggire l’analogia con
l’immagine suggerita da l’Angelus novus di W. Benjamin. Per quest’ultimo, le
macerie che si accumulano nel passato possono costituire (debbono?) la fonte
del presente (ispirazione? Energia? Riscatto?).
Sempre stimolantissimi questi tuoi post!
RispondiEliminaGrazie per l’attenzione che ci riserva. Questo post, scritto dal professor Rosario Grillo, è denso di spunti e di possibili tracce di riflessione e approfondimento. Buona giornata.
EliminaBellissimo il tuo blog, l'ho inserito tra i preferiti (ho preferito così piuttosto che iscrivermi alla newsletter, perché ho una casella di posta troppo intasata).
RispondiEliminaGrazie di cuore per il gentile e gradito apprezzamento. Buona giornata.
EliminaUn sentito grazie per l'opera di presentazione e di coreografia dall'amico Rosario.
RispondiEliminaCaro Rosario, siamo noi che ti ringraziamo sforzandoci ogni volta di fare in modo che ogni tuo intervento sia un sinolo convincente di materia e forma o meglio ancora di essere ed essenza (una volta mi consideravo un discreto conoscitore della Scolastica!)
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