Uscire dal silenzio, avvertire gli indifferenti: questo il senso della presente riflessione sull'attuale situazione politica.
Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini di Stefano Rolli, vignettista presso il Secolo XIX (per gentile autorizzazione).
Stefano Rolli, vignetta del 20 luglio 2018 |
Se
qualcuno prima del fatidico 4 marzo mi avesse predetto che due
partiti, agli antipodi ed ai ferri corti tra loro nella corsa elettorale, si
sarebbero spartiti il potere politico nel nome del cosiddetto sovranismo, la
mia sorpresa sarebbe sconfinata nella più completa incredulità. Eppure,
nonostante ciò e nonostante tutto, speravo, speravamo, nel “cambiamento”,
insieme culturale e sociale, che concretizzasse nuovi comportamenti e normative
tali da elevarci a livelli elevati di giustizia e di pace sociale. Beh, per ora
le aspettative sono miseramente naufragate: un virus maligno ha contagiato la
trasformazione politica in corso. Non ho blasoni scientifici né competenze
specialistiche da sbandierare, vorrei semplicemente capire da uomo
qualunque pensante, attento e preoccupato a quanto sta succedendo.
Stefano Rolli, vignetta del 12 luglio 2018 |
So bene che
la riflessione necessita di una piena consapevolezza e conoscenza della
complicatissima variegata serie di cause ed effetti che mi sfuggono e non
possiedo. Non mi sfuggono però da una parte l’opportunismo di una destra presa
in contropiede che sempre ha misconosciuto e deriso la deriva sovranista;
dall’altra una sinistra sfiduciata, attonita nella previsione del suo prossimo
tramonto, in sofferenza ed in croce se qualcuno si prende la briga di
confrontare idee programmi proclami con la loro effettiva realizzazione;
dall’altra il sovranismo ridotto a politica parolaia che contrabbanda il dire
con il fare e la seduzione digitale con il cambiamento, tessendo ogni giorno il
disegno sempre meno velato di farci fuori dall’Europa o di restaurare alle
prossime elezioni l’Europa sovranista, cioè illiberale, con gli amici
fascistoidi.
Stefano Rolli, vignetta del 2 giugno 2018 |
- Ciò
che più mi colpisce non è il servilismo a mio avviso inglorioso di un
primo ministro nullità, che quando parla non dice niente; non la sfrontatezza
di chi stravolge e priva la Costituzione di ogni consistenza ideale e ogni
slancio eroico, nel
silenzio obbrobrioso dei costituzionalisti; non l’arroganza e l’incompetenza di troppi insipientes che
ritengono la loro poltrona ministeriale dispensatrice di scienza infusa e
che prima di loro ci fosse solo il deserto e dopo ci sarà solo il diluvio. Ciò
che mi ferisce è, smaltato di miriadi orpelli, il disprezzo per la donna e
l'uomo qualunque, come me: da trattare alla stregua dei riflessi condizionati
di Pavlov per produrre le risposte volute ed attese; da manipolare con grida e
rumori parolai, dogmi oracolari, social media, twitter digitali, cumuli di
pregiudizi predisposti perché tutti abbocchino.
E’ questo sfregio senza
esitazioni che più mi offende: essere considerato clone costruito in
serie, incapace di opporsi al lavaggio cerebrale per esprimere pensieri
personali. Perché in fondo questo solo dobbiamo capire: finalmente si è
individuato il nemico nell’Europa, nei migranti, nell’inutile democrazia
parlamentare.
Stefano Rolli, vignetta del 13 luglio 2018 |
- L’uso
del terrore dell’insicurezza (esplosione visibile di un terrore sotterraneo
pari un tempo alla caccia alle streghe) che sta dilagando in ambienti sempre
più vasti, dove voci incontrollate si inseriscono e giocano sull’eterna paura
dello straniero, trasformato in nemico, non hospes ma hostis. Psicosi del
migrante che divide, semina sospetti, provoca panico.
Stefano Rolli, vignetta del 20 agosto 2018 |
- Il
linguaggio che mette alla gogna in un fascio solo la Costituzione (nel silenzio
obbrobrioso dei costituzionalisti) che ha perso ogni consistenza ideale e
ogni slancio eroico, il Signor Presidente della Repubblica degno di
impeachment, l’Unione europea e tutti gli avversari divenuti nemici in un
pantano di sospetti, di verità falsate ovvero di menzogne e quindi di calunnie,
di insinuazioni dove le sole cose certe sono sempre le colpe altrui che
ogni giorno proclamano diffondono inchiodano nel cranio degli
italiani. E gli strilloni cartacei e digitali confermano in ogni momento
della giornata al mattino a pranzo a cena…
Stefano Rolli, vignetta del 26 luglio 2018 |
Stefano Rolli, vignetta del 7 agosto 2018 |
Stefano Rolli, vignetta del 16 luglio 2018 |
Grazie, una riflessione attenta e puntuale come sempre.
RispondiEliminaCara Martina, ti ringrazio ricordando il nostro servizio ai rifugiati in quel di Loano ed affidando alla tua generazione ed ai giovani come te il compito di non cedere allo sconforto... Buona domenica.
EliminaDa leggere.
RispondiEliminaGrazie!
EliminaIneccepibile. Grazie!
RispondiEliminaGrazie a Lei, gent.le Paolo.
EliminaRisvegliare chi "dorme"... Concordo, occorre una mobilitazione contro l'indifferenza, ciascuno come può e come sa...
RispondiEliminaCondivido appieno il “ciascuno come può e sa”: sarebbe una rivoluzione non so se politica ma certamente culturale, quasi un miracolo. Grazie.
EliminaÈ una parola-monito di Paolo Borsellino, che Rita amava ripetere e che è stata ricordata durante la celebrazione dei suoi recenti funerali, un testimone per tutti.
EliminaGrazie per la riflessione lucida e disperante.
RispondiEliminaE’ così. Gent.le Professoressa: speranza e disperazione convivono in me, e credo in tanti, in questo tempo di contraddizioni, di fermenti e tensioni ambivalenti. “Disperazione aperta”, la definisce Mounier, che non ignora le profondità laceranti della vita, ma che porta in sé il senso della speranza la quale non teme il confronto con il gioco del male della tragicità e che opta per l’intensità della vita e non per il nulla della morte, per l’amore e non per l’odio, per la fraternità e non per la divisione. Spes contra spem era il motto di Giorgio La Pira, che aveva ben presente la lettera ai Romani di S. Paolo ed il suo riferimento ad Abramo.
EliminaNello spirito del blog condivido in pieno lo scritto di Gian Maria. Nella discussione , lui ha dimostrato maggior tenacia e un tasso di speranza più fervente. È quella che traspare nell’ultima parte e che illumina il resto. Perché- non si dimentichi!- va bene distruggere, ma bisogna costruire.
RispondiEliminaSu quest’ultimo appunto è maggiore la delusione per l’atteggiamento del Pd, prigioniero dei suoi fantasmi ( metafora per dire : dei suoi cacicchi ).
È deprimente la deriva che il Paese, ad ogni livello, ha preso : governo insipiente ed incapace, che ovviamente nasconde il proprio deficit sotto una coltre di fumo. Società sbandata, che fatica a raccapezzarsi. Economia senza piano, fuori mercato e senza ossigeno. Cultura- quella che dovrebbe essere l’alimento - lasciata senza fondi... e sono di conferma : lo stato comatoso del patrimonio dei beni culturali, l’edilizia scolastica fatiscente, pseudoriforme di facciata che hanno aggrovigliato ogni centro nevralgico, la solitudine dei docenti....
Il motto della Resistenza servirebbe ancora per rialzarci e cominciare il cammino. Forza!!
Caro Rosario hai ragione: guardiamoci bene dall’addomesticare l’asprezza del nostro tempo presente e quindi anche l’asprezza ed il paradosso della speranza. Dici bene: sperare significa resistere, ovvero non solo denunciare ed annunciare modi alternativi del vivere sociale, ma agire e reagire assumendo ognuno la sua relativa quota di responsabilità. Appunto quanto ci proponiamo con questo nostro piccolo blog. Grazie, caro amico.
EliminaGrazie, ancora una volta una fotografia nitida di questo nostro presente che rotola trascinando con se la costituzione, i diritti umani, pilastri della nostra società.
RispondiEliminaUn grazie speciale per aver chiesto a Stefano di accompagnare la riflessione.
Tu scrivi che sperare è resistere. Io lo penso. Non mi pare che in giro ci sia un clima di indifferenza, piuttosto una sorta di vigilanza e attesa che alla fine di questo travaglio venga alla luce una nuova consapevolezza. Forse è solo un sogno. Tutto è diventato più complicato, perché si sa di più. La rete veicola molte falsità ma con esse anche la possibilità di smascherarle e ridimensionarle. Tutta questa complessità deve per forza creare una diversa consapevolezza dello stare al mondo. Non credo che le varie ideologie che hanno retto lo scorso secolo oggi abbiamo più peso. Ci vorrà una rivoluzione, silenziosa (sotto il rumore delle grida del politichese)incominciare ad udire i sussurri della buona volontà.
RispondiElimina@Mariapaola Benedetti. Come sempre convivono due "umanità", ma quella degli indifferenti lievita e lieviterà ancora di più avendo come "maestri" gli youtuber e le fashion blogger... ma comunque ho sempre creduto e credo da sempre nel "resto d'Israele"... che non equivale a restare ancorati a ideologie datate, ma a quelle verità che sempre sussurrano nei terreni carsici dell'umanità.
RispondiElimina@Maria Antonietta la Barbera. Mi sembra di essere sulla stessa sintonia.
RispondiEliminaGent.mo Gian Maria: condivido la sua lucida analisi e, ahimè, fatico a trovare semi di speranza ... Ma la speranza è virtù teologale e bisogna alimentarla. Grazie.
RispondiElimina Gent.le Prof.ssa, innanzitutto un sincero grazie per la sua attenzione al nostro blog. Credo che si stia vivendo davvero un “tempo di privazione” e perciò condivido appieno “ lo scandalo della speranza”, virtù teologale, sottolineando il suo “bisogna alimentarla”.
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