Scrivere è lasciare tracce, è disseminare e consegnare al futuro qualcosa di sé.
Post di Rossana Rolando
Immagini delle illustrazioni di Cinzia Piazza (qui il sito), per gentile autorizzazione.
E' presente nel cuore dell'esperienza.
Presente non come presenza totale, ma come la traccia
(Jacques Derrida, La scrittura e la differenza).
Cinzia Piazza, Contatto |
Il pensiero va subito agli effetti
deleteri di un certo uso dei social, espressione di una negazione della
riflessione e dell’argomentazione, spesso per scopi propagandistici volti ad
incrementare consenso. Si comunica con
slogan, si semplifica, si commenta senza leggere e senza pensare. Si
scrivono insulti e volgarità. Ci si nasconde dietro lo schermo per affermare e
dire ciò che non si direbbe nel rapporto vivo e personale (anche se c’è il
rischio che tanta violenza e tanto veleno stiano entrando o siano già entrati
nelle arterie e nelle vene del corpo sociale, non solo nelle sue espressioni digitali).
Ma c’è anche chi consegna alla scrittura
online (su siti, su blog, sui social stessi) pensieri complessi, punti di vista
articolati, arricchenti ragionamenti. Ci sono coloro che condividono articoli
di qualità, provenienti dalle più diverse agenzie culturali. Si trovano, su facebook
e su twitter, persone che pubblicano profonde
riflessioni, aforismi, ritagli di saggezza e poesia, annotazioni meditate e
colte, simili a schegge di un diario interiore.
Tutti (anche chi non frequenta i social)
sono coinvolti, in diversa misura: ciascuno porta con sé la propria personale
biblioteca (sms, pendrive, registrazioni).
Cinzia Piazza, illustrazione vincitrice del concorso: "L'avventura di scrivere" |
La tesi di Derrida può avere un grande
fascino e aprire nuove prospettive. Purché sia intesa bene: in modo del tutto
contrario a quella immediatezza con cui si vive oggi – in molti casi – la scrittura.
Pensare di postare o di commentare (nei social) in modo originario, come se si
dicesse la propria “libera” opinione - svincolata da ogni “costrizione” - è un’illusione
ingenua e pericolosa (perché soggetta ad ogni forma di manipolazione). Nel modo
di pensare è depositato un linguaggio che è stato ereditato ed entro il quale si
è da sempre inseriti, un discorrere che si è sedimentato nella mente, un
passato di luoghi, incontri, relazioni che ha formato ciascuno. Quello che noi siamo è il risultato di una
scrittura che ci precede e ci nutre (i libri che abbiamo letto o non letto, il
sistema di leggi scritte che ereditiamo e in cui viviamo, le istituzioni e i
regolamenti che le reggono, l’educazione che abbiamo ricevuto da chi, a sua
volta, ha ereditato un mondo già scritto). Siamo il frutto di tutta una serie
di mediazioni, spesso inconsce.
Cinzia Piazza, Scrittura e nascondimento |
Per Deridda la scrittura, anzi, è un
antidoto contro la morte, un modo per lasciare un traccia dopo di sé. Non la
scrittura irriflessa, immediata, “vomitata”, ma la scrittura che nasce dalla
laboriosa mediazione del pensare e si compone di parole “riservate e scelte”.
🌟 Thoreau ha saputo dire qualcosa di simile, con il linguaggio evocativo della letteratura, nel suo Walden (cfr. terzo capitolo: “Leggere”)
“…c’è un intervallo memorabile fra la
lingua parlata e la lingua scritta, la lingua udita e la lingua letta”.
“Per quanto possiamo ammirare le
occasionali esplosioni d’eloquenza di un oratore, comunemente le più nobili
parole scritte sono dietro o sopra la volatile lingua parlata, così come il
firmamento e le stelle sono dietro le nuvole”.
“Una parola scritta è la più scelta
delle reliquie. E’ una cosa allo stesso tempo più intima e più universale di
ogni altra opera d’arte. E’ l’opera d’arte più vicina alla vita stessa”.
Cinzia Piazza, Leggere |
“Leggere bene, cioè leggere libri
sinceri con spirito sincero, è un esercizio nobile e che metterà alla prova il
lettore più di ogni esercizio a cui danno valore i costumi del momento”.
“I libri sono la ricchezza di cui il
mondo fa tesoro e la giusta eredità delle generazioni e delle nazioni”.
“Quanti uomini hanno fatto risalire alla
lettura di un libro una nuova epoca della loro vita?”
“Spendiamo di più per quasi ogni
articolo di nutrimento o denutrimento corporale, che per il nostro alimento
mentale. E’ ora di cominciare ad avere scuole pubbliche al di sopra di quelle
di base, di non abbandonare l’istruzione quando cominciamo ad essere uomini e
donne”.
Da sempre mi interesso della scrittura e da alcuni anni ho iniziato ad organizzare dei corsi di "scrittura partecipata" con l'obiettivo di promuovere una pratica della parola responsabile e feconda.
RispondiEliminaRingrazio pertanto di questa riflessione chiara e articolata, con cui mi trovo in piena sintonia.
Molto interessante questa iniziativa relativa ai corsi di "scrittura partecipata". Abbiamo seguito il suo lavoro - tramite le fotografie pubblicate su facebook - e ci sembra veramente importante per "promuovere una pratica della parola responsabile e feconda". Grazie del commento e della condivisione.
EliminaNel circuito presente delle invettive, delle falsità, dei raggiri e dell’interessata propaganda , il tuo, Rossana, è un opportuno richiamo . Una provvida riflessione per andare alle radici della profondità della scrittura. 😊 Grazie
RispondiEliminaCaro Rosario, in questo momento così difficile per l'Italia, in cui la stessa tenuta democratica (la centralità del Parlamento, il rispetto delle Istituzioni, la politica della mediazione) sembra essere messa in discussione e si affermano pericolosi manipolatori della piazza, il nostro vuole essere un piccolo contributo di resistenza e di riaffermazione della parola che argomenta, ragiona, rispetta.
EliminaDa leggere.
RispondiEliminaGrazie per l'attenzione.
EliminaGrazie Rossana!
RispondiEliminaCara Laura, pensavo in particolare a te quando scrivevo: "Si trovano, su facebook e su twitter, persone che pubblicano profonde riflessioni, aforismi, ritagli di saggezza e poesia, annotazioni meditate e colte, simili a schegge di un diario interiore". Ti leggo sempre molto volentieri. Un caro abbraccio.
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