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sabato 1 settembre 2018

L'attuale corso politico: dove ci sta trascinando?

Uscire dal silenzio, avvertire gli indifferenti: questo il senso della presente riflessione sull'attuale situazione politica.
Post di Gian Maria Zavattaro 
Immagini di Stefano Rolli, vignettista presso il Secolo XIX (per gentile autorizzazione). 

Stefano Rolli, 
vignetta del 20 luglio 2018
Sanno quello che fanno? Dove stiamo andando e ci stanno trascinando?
Se qualcuno prima del fatidico 4 marzo mi avesse predetto  che due partiti, agli antipodi ed ai ferri corti tra loro nella corsa elettorale, si sarebbero spartiti il potere politico nel nome del cosiddetto sovranismo, la mia sorpresa sarebbe sconfinata nella più completa incredulità. Eppure, nonostante ciò e nonostante tutto, speravo, speravamo, nel “cambiamento”, insieme culturale e sociale, che concretizzasse nuovi comportamenti e normative tali da elevarci a livelli elevati di giustizia e di pace sociale. Beh, per ora le aspettative sono miseramente naufragate: un virus maligno ha contagiato la trasformazione politica in corso. Non ho blasoni scientifici né competenze specialistiche da sbandierare, vorrei semplicemente capire da uomo qualunque pensante, attento e preoccupato a quanto sta succedendo.
Stefano Rolli,
vignetta del 12 luglio 2018
So bene che la riflessione necessita di una piena consapevolezza e conoscenza della complicatissima variegata serie di cause ed effetti che mi sfuggono e non possiedo. Non mi sfuggono però da una parte l’opportunismo di una destra presa in contropiede che sempre ha misconosciuto e deriso la deriva sovranista; dall’altra una sinistra sfiduciata, attonita nella previsione del suo prossimo tramonto, in sofferenza ed in croce se qualcuno si prende la briga di confrontare idee programmi proclami con la loro effettiva realizzazione; dall’altra il sovranismo ridotto a politica parolaia che contrabbanda il dire con il fare e la seduzione digitale con il cambiamento, tessendo ogni giorno il disegno sempre meno velato di farci fuori dall’Europa o di restaurare alle prossime elezioni l’Europa sovranista, cioè illiberale, con gli amici fascistoidi.  
Stefano Rolli,
vignetta del 2 giugno 2018
Sono tante le forme in cui si sta manifestando il virus maligno:
- Ciò che più mi colpisce non è il servilismo a mio avviso inglorioso  di un primo ministro nullità, che quando parla non dice niente; non la sfrontatezza di chi stravolge e priva la Costituzione di ogni consistenza ideale e ogni slancio eroico, nel silenzio obbrobrioso dei costituzionalisti; non l’arroganza e l’incompetenza di troppi insipientes che ritengono la loro poltrona ministeriale dispensatrice  di scienza infusa e che prima di loro ci fosse solo il deserto e dopo ci sarà solo il diluvio. Ciò che mi ferisce è, smaltato di miriadi orpelli, il disprezzo per la donna e l'uomo qualunque, come me: da trattare alla stregua dei riflessi condizionati di Pavlov per produrre le risposte volute ed attese; da manipolare con grida e rumori parolai, dogmi oracolari, social media, twitter digitali, cumuli di pregiudizi predisposti perché tutti abbocchino. 
Stefano Rolli,
vignetta del 13 luglio 2018
E’ questo sfregio senza esitazioni che più mi offende: essere considerato clone costruito in serie, incapace di opporsi al lavaggio cerebrale per esprimere pensieri personali. Perché in fondo questo solo dobbiamo capire: finalmente si è individuato il nemico nell’Europa, nei migranti, nell’inutile democrazia parlamentare.   
- L’uso del terrore dell’insicurezza (esplosione visibile di un terrore sotterraneo pari un tempo alla caccia alle streghe) che sta dilagando in ambienti sempre più vasti, dove voci incontrollate si inseriscono e giocano sull’eterna paura dello straniero, trasformato in nemico, non hospes ma hostis. Psicosi del migrante che divide, semina sospetti, provoca panico.  
Stefano Rolli, 
vignetta del 20 agosto 2018
- L’opera di assidua penetrazione, di continua quotidiana pressione e insieme di colonizzazione di tutti i gangli dell’organizzazione pubblica, dal centro alla periferia, seminando sospetti, gridando al tradimento (“l’orribile grido della disfatta”), accusando tutto e tutti di complotti per giustificare a priori (escusatio non petita…) le proprie incapacità imperizie inadempienze  tradimenti (questo sì) delle promesse elettorali e perciò menzogne, attribuendo all’altro ogni magagna e misfatto per distruggerne ogni credibilità. Così si prepara il crepuscolo della catastrofe.
- Il linguaggio che mette alla gogna in un fascio solo la Costituzione (nel silenzio obbrobrioso dei costituzionalisti) che  ha perso ogni consistenza ideale e ogni slancio eroico, il Signor Presidente della Repubblica degno di impeachment, l’Unione europea e tutti gli avversari divenuti nemici  in un pantano di sospetti, di verità falsate ovvero di menzogne e quindi di calunnie, di insinuazioni dove le sole cose certe sono sempre le colpe altrui che ogni giorno  proclamano diffondono  inchiodano nel cranio degli italiani. E gli strilloni cartacei e digitali confermano  in ogni momento della giornata al mattino a pranzo a cena…  
Stefano Rolli,
vignetta del 26 luglio 2018
- Infine il punctum dolens: da una parte la guerra fratricida in seno all’opposizione dove, in luogo di concordare un’unità progettuale di intenti, le diverse anime continuano, e non si stancano, a farsi reciprocamente le scarpe, condannandosi senza remissione alla damnatio; dall’altra il mutismo dei più, il tacere, il silenzio, la rimozione della mobilitazione permanente, nonostante da tante parti si levino insistenti voci ad avvertire gli indifferenti, impegnati nel fare altro, a  non essere ciechi e sordi. Non leggono, non conoscono, vegetano nella più blanda democrazia del mondo, governata da un personale politico che di democratico ha conservato il nome vuoto e la cui unica preoccupazione, costi quel che costi, è rimanere in possesso dell’arma  formidabile del voto, spremere fino in fondo i frutti del suffragio universale, ogni giorno riconquistare l’elettorato con la propaganda e gli slogan in una nazione non pacificata in  cui si semina discordia, in balia  del vizio palese di un’alleanza in cui prevale il delirio degli estremisti.
Stefano Rolli,
vignetta del 7 agosto 2018
Eppure – pur con tutte le mie critiche - continuo ad avere speranza che  possa prevalere in tutti, in chi ci sta governando e negli oppositori, la mistica sulla politica, per dirla con Péguy. Se, come predicano, la giustizia e la libertà sono la priorità ontologica, cui segue come priorità cronologica la sicurezza, allora nessuno può sostenere a lungo il compromesso di trattare con i  nemici dichiarati dei diseredati e nello stesso tempo  fare appello ai sentimenti profondi dei diseredati, confondendo la sete di giustizia con la fame di ingiustizia. "Giustizia" è una parola ma di tutte le parole è la sola che trascende le situazioni di fatto e i diritti acquisiti: rifiuta ogni determinazione precisa, non si accontenta di equilibrismi provvisori, afferma il bisogno insopprimibile e urgente di radicale realizzazione di uguaglianza sociale. Su questo piano ben vengano il dialogo rispettoso per quanto serrato, l’ascolto sempre reciproco, gli accordi e le mediazioni senza compromessi tra  maggioranza, opposizione e parti sociali.  
Stefano Rolli,
vignetta del 16 luglio 2018
In ogni caso una società chiusa entro i suoi confini, ostile all’Europa ed all’accoglienza pur regolamentata, statica nel crogiolo del globale, non ha aperture possibili per l’aspirazione e l’avvento di una superiore giustizia sociale. Tutto forse si potrà sopportare finché terrà il canale dell’oratoria, ma temo che tutto potrà esplodere quando i dormienti all’improvviso si sveglieranno, presenteranno il conto e la rabbia della gente si farà stringente e dirompente.

19 commenti:

  1. Grazie, una riflessione attenta e puntuale come sempre.

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    1. Cara Martina, ti ringrazio ricordando il nostro servizio ai rifugiati in quel di Loano ed affidando alla tua generazione ed ai giovani come te il compito di non cedere allo sconforto... Buona domenica.

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  2. Maria Antonietta la Barbera1 settembre 2018 alle ore 16:16

    Risvegliare chi "dorme"... Concordo, occorre una mobilitazione contro l'indifferenza, ciascuno come può e come sa...

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    1. Condivido appieno il “ciascuno come può e sa”: sarebbe una rivoluzione non so se politica ma certamente culturale, quasi un miracolo. Grazie.

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    2. Maria Antonietta la Barbera1 settembre 2018 alle ore 20:13

      È una parola-monito di Paolo Borsellino, che Rita amava ripetere e che è stata ricordata durante la celebrazione dei suoi recenti funerali, un testimone per tutti.

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  3. Grazie per la riflessione lucida e disperante.

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    1. E’ così. Gent.le Professoressa: speranza e disperazione convivono in me, e credo in tanti, in questo tempo di contraddizioni, di fermenti e tensioni ambivalenti. “Disperazione aperta”, la definisce Mounier, che non ignora le profondità laceranti della vita, ma che porta in sé il senso della speranza la quale non teme il confronto con il gioco del male della tragicità e che opta per l’intensità della vita e non per il nulla della morte, per l’amore e non per l’odio, per la fraternità e non per la divisione. Spes contra spem era il motto di Giorgio La Pira, che aveva ben presente la lettera ai Romani di S. Paolo ed il suo riferimento ad Abramo.

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  4. Nello spirito del blog condivido in pieno lo scritto di Gian Maria. Nella discussione , lui ha dimostrato maggior tenacia e un tasso di speranza più fervente. È quella che traspare nell’ultima parte e che illumina il resto. Perché- non si dimentichi!- va bene distruggere, ma bisogna costruire.
    Su quest’ultimo appunto è maggiore la delusione per l’atteggiamento del Pd, prigioniero dei suoi fantasmi ( metafora per dire : dei suoi cacicchi ).
    È deprimente la deriva che il Paese, ad ogni livello, ha preso : governo insipiente ed incapace, che ovviamente nasconde il proprio deficit sotto una coltre di fumo. Società sbandata, che fatica a raccapezzarsi. Economia senza piano, fuori mercato e senza ossigeno. Cultura- quella che dovrebbe essere l’alimento - lasciata senza fondi... e sono di conferma : lo stato comatoso del patrimonio dei beni culturali, l’edilizia scolastica fatiscente, pseudoriforme di facciata che hanno aggrovigliato ogni centro nevralgico, la solitudine dei docenti....
    Il motto della Resistenza servirebbe ancora per rialzarci e cominciare il cammino. Forza!!

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    1. Caro Rosario hai ragione: guardiamoci bene dall’addomesticare l’asprezza del nostro tempo presente e quindi anche l’asprezza ed il paradosso della speranza. Dici bene: sperare significa resistere, ovvero non solo denunciare ed annunciare modi alternativi del vivere sociale, ma agire e reagire assumendo ognuno la sua relativa quota di responsabilità. Appunto quanto ci proponiamo con questo nostro piccolo blog. Grazie, caro amico.

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  5. Grazie, ancora una volta una fotografia nitida di questo nostro presente che rotola trascinando con se la costituzione, i diritti umani, pilastri della nostra società.
    Un grazie speciale per aver chiesto a Stefano di accompagnare la riflessione.

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  6. Tu scrivi che sperare è resistere. Io lo penso. Non mi pare che in giro ci sia un clima di indifferenza, piuttosto una sorta di vigilanza e attesa che alla fine di questo travaglio venga alla luce una nuova consapevolezza. Forse è solo un sogno. Tutto è diventato più complicato, perché si sa di più. La rete veicola molte falsità ma con esse anche la possibilità di smascherarle e ridimensionarle. Tutta questa complessità deve per forza creare una diversa consapevolezza dello stare al mondo. Non credo che le varie ideologie che hanno retto lo scorso secolo oggi abbiamo più peso. Ci vorrà una rivoluzione, silenziosa (sotto il rumore delle grida del politichese)incominciare ad udire i sussurri della buona volontà.

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  7. Maria Antonietta la Barbera2 settembre 2018 alle ore 14:01

    @Mariapaola Benedetti. Come sempre convivono due "umanità", ma quella degli indifferenti lievita e lieviterà ancora di più avendo come "maestri" gli youtuber e le fashion blogger... ma comunque ho sempre creduto e credo da sempre nel "resto d'Israele"... che non equivale a restare ancorati a ideologie datate, ma a quelle verità che sempre sussurrano nei terreni carsici dell'umanità.

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  8. @Maria Antonietta la Barbera. Mi sembra di essere sulla stessa sintonia.

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  9. Gent.mo Gian Maria: condivido la sua lucida analisi e, ahimè, fatico a trovare semi di speranza ... Ma la speranza è virtù teologale e bisogna alimentarla. Grazie.

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    1.  Gent.le Prof.ssa, innanzitutto un sincero grazie per la sua attenzione al nostro blog. Credo che si stia vivendo davvero un “tempo di privazione” e perciò condivido appieno “ lo scandalo della speranza”, virtù teologale, sottolineando il suo “bisogna alimentarla”.

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