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martedì 29 giugno 2021

La porta dello spavento supremo.

La fine è inizio, seme di nuova vita.
Post di Rosario Grillo
Immagini di Carlo Brenna (qui il sito instagram).

Carlo Brenna, Alla porta del cielo

Mi servo del titolo di una canzone di F. Battiato, cantautore scomparso di recente: è chiaro che indica il transito della morte. Il testo, cofirmato da Franco BATTIATO e da Manlio Sgalambro, nella chiusura recita: “il nulla emanava la pietra grigia/ e attorno campi di zafferano/ Passavano donne bellissime/ in seta altère” su un accordo musicale melodico e mistico. (1)
Sgalambro, in quel torno di tempo, era un divertito cantante-recitatore nei concerti di Battiato, anche se filosofo dichiaratamente nichilista, ispirato dal pessimismo di Schopenhauer. 
La filosofia di Schopenhauer, pervasa dell’irrazionalismo del Wille, nella morte indica il momento forte di liberazione umana, soglia che introduce al Nirvana. Una condizione rivestita della negazione della Voluntas, quindi Noluntas, comune alla tradizione orientale e propedeutica alla calma quietista. 
La liberazione, al dunque, non si raggiunge per la via fenomenica, subordinata al principium individuationis, ma per la via metafisica dove regna l’universalità cosmica: l’unità stretta di tutti gli esseri viventi, inrigenerazione. Di là: verità, di qua: illusioni.
Carlo Brenna, Al di là della soglia
In un’opera che porta uno strano titolo, Umberto Curi, nel 2011, affrontava il tema della morte, seguendo tutto l’arco di sviluppo del pronunciamento occidentale, dal mondo greco al Novecento. 
Quel titolo, quasi buttato lì, indica però la sostanza della lezione ricavata da Curi. “Via di qua”: ovvero la realtà fenomenica da gettare via per…, la vita come prepararsi a morire. (2) 
Denigrazione del “di qua e tensione spirituale all’ “aldilà? Occorre soffermarsi a “decantare il momento. (3) 
Curi mette mano allo scopo, attraverso la lettura di Timore e tremore di Kierkegaard, nel quale è centrale “l’eroe della fedeAbramo. Caso in esame: lo scandalo della fede. 
Per il danese, ogni stadio dell’esistenza dismette il punto di vista del progresso, che vedrebbe un progredire dall’estetica all’etica alla religione; assume invece il salto. 
Negazione di qualsiasi mediazione logica che preparava il passaggio dall’uno all’altro stadio. La fede è uno scandalo sul metro della valutazione logica; si accompagna invece all’angoscia. 
Nell’eroe della fede, Kierkegaard significò la “scheggia nelle carni con la motivazione della rottura del fidanzamento con Regina.
Carlo Brenna, Fratture
Nel progenitore Abramo fu il tremore davanti all’ordine divino, che intimava di sacrificare il figlio tanto desiderato, il figlio “donato, il figlio erede e continuatore della stirpe. 
Va sottolineato ben bene che in quell’atto si chiedeva di voltar pagina: si passava dal culto di JAWH al Dio Persona. L’ordine nasceva dentro la Legge ma simultaneamente cassava la Legge, per dare inizio all’Amore. 
In Abramo doveva esistere Fedeltà, Segretezza, Amore, tutti segni della confidenza in Dio: nessuna garanzia anticipata sul destino del figlio portato al sacrificio (la concentrazione di Abramo toglie dal raggio della sua vista il cinghiale, che sarà sacrificato al posto di Isacco). 
Curi introduce, per l’occasione, il concetto di catastrofe (4), momento mutante, di rivoluzione. 
Mentre prima la via di Abramo seguiva la linea della pianura, traccia di una tradizione iniziata dai primi Padri, dopo la strada va in verticale, in salita verso il monte Moria. Tesa, nuova, faticosa e radicale. (5)
 
La conferma della trans-formazione si trova nel contatto/transito Vecchio Testamento - Nuovo Testamento, visto che l’episodio trova analogia nella scena del Golgota, quando Gesù rimette nelle mani del Padre la sua volontà. 
Essa, la volontà, corifea e segnacolo della libertà riconosciuta all’essere umano, all’atto della morte va rimessa nelle mani del Creatore. Deve formare un tutt’uno con la Volontà Divina, riconoscersi nell’Atto di amore. In esso ha inizio la vita, in esso ha fine. 
Va da sé che la fine è inizio, seme di nuova vita. 
Il punto di congiunzione è lì. Mette in ineffabile unione il momento della nascita, quando ogni bambino/a viene alla luce con il pianto, ed il momento della morte, quando ci congiungiamo al Divino. (6)

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Note

(1) Canzone La porta dello spavento supremo da YouTube.
(2) Esortazione e/o argomentazione presente già in Platone  melete thanatou.
(3) Come il processo chimico della decantazione.
(4) Concetto ricavato dalle scienze fisico-sociali.
(5) Il testo riportato in immagine è di U. Curi, Via di qua, in eBook p.173.
(6) Canzone di BATTIATO Lode all’Inviolato YouTube.

4 commenti:

  1. Grazie, caro Rosario. Non so se per me il transito della morte sarà, come per Battiato, “la porta dello spavento supremo”, anche se lo spavento supremo - angoscia e tremore - precederà forse in qualche modo “la porta”. Angoscia e tremore però tacitati, come ben suggerisci e precisi, dalla “confidenza in Dio”, dalla speranza che il morire è nascere “quando ci congiungiamo al Divino”. Mi viene in mente il morire di M. Martinazzoli che nel suo appassionato saggio su Mosè (ed. La Scuola, 2015) così raffigurava gli ultimi istanti di Mosè: ”possiamo credere che in quell’attimo, a quel limite dell’orizzonte e dell’esistenza, nella rivelazione di ciò che finisce e di ciò che comincia, gli occhi stanchi del morente abbiano compreso l’immortalità”. E proprio lui, M. Martinazzoli - era il settembre 2011 – prima di entrare in agonia, a chi gli stava vicino sussurra, nella certezza di intravedere la risposta ultima, “domani saprò la verità”. Il tuo invito è chiaro: non smettere mai di farci domande sull’essenziale: domande che mettono in gioco la nostra coscienza, il nostro modo di intendere il tempo di vita, il dovere di ciascuno di assumersi “la responsabilità della propria responsabilità”.

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    1. Gian Maria ti ringrazio. Hai arricchito con la tua risposta il post, integrando e suffragando con la proposta fatta da M. Martinazzoli, in dimenticato segretario della DC e testimone di fede. L’angoscia insidia sì il credente , il suo cammino, ma porta con sé l’abbandono alla Misericordia di Dio che salva. Ieri, appunto, Papa Francesco, con la sua proverbiale comunicazione diretta, ha ulteriormente spiegato il rapporto di scelta che Dio intrattiene con ognuno di noi, nell’intrinseco di ogni individualità.
      Un grande abbraccio 🫂

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  2. " Momento sospensivo dell'etica " lo chiama Kierkegaard, allorché manca ogni riferimento ad un ordine morale cui far dipendere un atto legato alla volontà. E allora non c'è che l'agire o essere agiti, fidandosi e affidandosi. Come Gesu` sulla Croce:
    " Padre, nelle tue mani, rimetto il mio spirito". Lc 23,46 Estremo atto di fede difronte al silenzio di Dio. Perché l'atto di fede è un salto nell'ignoto, che compie solo chi ha sperimentato di essere amato
    Pubblico anche qui una bel commento integrazione di M.Moglia

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